Giulia Manfredi Ouroboros a cura di Irene Biolchini
Dal 10 Ottobre al 9 novembre 2015.
Orari:
Fino al 18 ottobre dal martedì alla domenica ore 10-19
dal 20 ottobre dal martedì a venerdì ore 10-13.30 e sabato domenica e festivi ore 10-17.30
Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.
In occasione di Giornata del Contemporaneo (organizzata da AMACI) all’interno di Kart15, Settimana del Contemporaneo,
Faenza.
La mostra di Giulia Manfredi nasce da una riflessione degli elementi caratterizzanti della ceramica
faentina. Una ceramica dipinta e con temi prevalentemente naturalistici fronteggia così le resine con
inserimenti vegetali dell’artista. E se per Louis Marin l’opacità è consustanziale alla pittura stessa1,
allora la mostra di Giulia Manfredi all’interno di questi spazi si presenta come una risposta tanto alla
tecnica quanto all’iconografia delle opere esposte. Le resine, la cui trasparenza è evidenziata da un
sistema di luci, rifiutano qualsiasi matericità (opponendosi quindi all’idea del supporto su cui la pittura
deve necessariamente svilupparsi). Gli elementi naturali prescelti dall’artista diventano il nostro solo
riferimento materico. Una materia che è analizzata secondo due metodologie operative: negazione della
stasi ed accentuazione della stessa.
L’elemento naturale (il corallo, la pianta) vengono immobilizzati all’interno della resina. E’
l’organizzazione spaziale dell’opera a suggerire un movimento in potenza, come nel caso dei tre coralli
esposti in sequenza, in una linea ascendente. Un’idea di movimento che diviene invece esplicita nel
libro che “respira”, in cui le pagine del volume si muovono lentamente, come ad evidenziare che nulla
è immobile, specie la conoscenza. Un movimento continuo in cui nulla finisce e sempre si rigenera,
come nel caso del video interattivo in cui, davanti ai nostri occhi, la natura morta si deteriora
gradualmente per poi tornare alla sua integrità. Un processo che nega l’idea stessa del bodegon come
memento mori, che combatte l’idea della fine con la rinascita insita nella ciclicità naturale.
Come per l’ouroboros, il serpente che si morde la coda, l’impianto della mostra ha un andamento
perfettamente circolare, obbligando lo spettatore a muoversi lungo il perimetro del primo piano. La
ricerca dell’artista si base su una ciclicità che si riflette tanto nelle opere quanto nell’organizzazione del
percorso espositivo. Partendo dalle piante in resina –nature congelate eternamente vive o eternamente
morte- l’artista ci obbliga a fronteggiare il video – che apre ad una rinascita - per portarci davanti allo
specchio dell’opera finale –dove contempliamo il rinnovamento. Ecco dunque che il ciclo diventa parte
integrante della creazione; come l’ouroboros è simbolo dell’universo, di un’evoluzione che si
racchiude in sé stessa, le opere di Giulia Manfredi si nutrono della «dialettica materiale della vita e
della morte che esce dalla vita2»
Giulia Manfredi (Castelfranco Emilia, 1984). Laureata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ha frequentato
l'UDK di Berlino seguendo corsi sia nell'ambito delle belle arti che della comunicazione visiva. Il suo linguaggio spazia
dalla video-arte alla scultura e all'installazione. Ha esibito in mostre personali, tra cui: As Above so Below (Bologna, Palazzo
Bevilacqua, 2015); Orizzonte d'abbandono (Spazio 9, Bologna, 2014);AMT project (AMT project, Bratislava,
2012); Malanotte (Museo e biblioteca della musica, Bologna, 2012).. I suoi lavori sono stati inoltre esposti in diverse mostre
collettive, in Italia e all'estero, tra cui: Safari Moon (Visionnaire, Milano, 2015); It's about time (Alte Kindl Brauerei
Neckarstr, Berlin, 2014);Errors Allowed (Biennale del Mediterraneo, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2013); The
Draughtmans Congress (su invito di Pawel Althamer, 7th Biennale, Berlino, 2012); Parafernalia, (Flausina, Lisbona,
2011); Metamorphoses, (Visions Contemporanaines, Paris, 2009).
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1 L. Marin, Opacité de la peinture : essai sur la représentation au Quattrocento, Paris, Usher, 1989. (traduz. italiana: Louis Marin, Opacità della pittura: saggio sulla rappresentazione del Quattrocento, Lucca, La casa Usher, 2012).
2 L. Troisi, Dizionario dell’alchimia, Foggia, Bastogi Editore, 1997.