Tesori del
Nord e delle altre province russe
Icone del XVI - inizio XIX secolo
dalla Collezione Orler e da altre collezioni private
A cura di Levon Nersesyan e Migena Hajdari
Galleria civica san Zenone
Piazzale
Maestri Campionesi - Campione d’Italia (CO)
Inaugurazione 10 dicembre ore 16
10 dicembre 2016 - 15 gennaio 2017
Dal 10 dicembre
alla galleria Civica di Campione d’Italia ospiterà la mostra “Tesori del Nord e
delle altre provincie russe”, che vedrà l’esposizione di 38 antiche icone russe
provenienti in larga misura dal patrimonio di Collezione Orler con sede a
Marcon (Venezia) e da alcune importanti collezioni private. Nel complesso le
opere esposte coprono un arco cronologico che va dal XVI al XIX secolo, con
tavole provenienti per lo più dai centri iconografici della Russia
settentrionale (Cholmogory, Kargopol’, dalla regione del fiume Onega, Vyg,
Belosersk, Ustiug la Grande dalla regione di Vologda) ma anche dalla Russia
centrale, dalla regione del Volga, da quella di Yaroslavl’ fino ad arrivare a quella
degli Urali con Neviansk.
Tra l’interessante
campione di opere esposte, riveste una particolare importanza scientifica anche
la presenza di una icona raffigurante il tema della “Resurrezione - Discesa
agli Inferi” della prima metà del XVII secolo proveniente da Sol’vycegodsk, a quel tempo possedimento
della famosa famiglia di mercanti e imprenditori Stroganov.
Perché proprio i
“Tesori del Nord”, perché proprio le icone provenienti da questi remoti,
isolati e talvolta inospitali aree della Russia settentrionale? La risposta a
queste domande la si ha leggendo la presentazione di Gabriele Orler, titolare
della ditta omonima e curatore della mostra: “Sono tornato di recente da un
viaggio che mi ha portato a visitare alcuni suggestivi villaggi e alcune più
grandi città del vasto Nord della Russia. Luoghi carichi di spiritualità, dove
il passato risplende ancora oggi, regalandoci gli scorci e le emozioni più
intense. Nel mio itinerario, ho avuto modo di incontrare isolati monasteri,
piccoli paesi con le tipiche case dai colori variopinti che si affacciano nei
fiumi, semplici chiesette di legno, vedute mozzafiato dai campanili, arabeschi
di nuvole che sembrano rubare l’azzurro del cielo... Tutto questo trattengo,
come ricordo ed emozione indelebili, nel mio cuore, oltre ai tesori custoditi
in musei magari poco noti eppure scrigni della "vera bellezza",
ovvero le meravigliose icone. Sono queste le immagini che porterò sempre con me
e che mi hanno arricchito enormemente. Ma la cosa che maggiormente ho percepito,
lungo il mio cammino, è stata la purezza… È nell'aria, la si può “avvertire” in
ogni cosa; persino nei silenzi… Perché la Russia, e il suo Nord non meno che
altri luoghi, serbano intatte oasi che invitano alla riflessione, alla
meditazione, alla preghiera. E generano viva una sensazione di pace, di estasi
divina che pervade la nostra anima, fa pulsare il nostro cuore e ci avvicina a
Dio.”
“Le più antiche
opere d’arte sacra nella Russia -ricorda il responsabile scientifico della
mostra Levon Neserjan- furono realizzate, com’è noto, sotto l’influsso di
Bisanzio e sovente con la diretta partecipazione di maestri greci. Tuttavia,
fin dalla seconda meta del XIII secolo, quando dopo l’invasione dei
tataro-mongoli i legami tradizionali con Bisanzio per qualche tempo si
indebolirono, la pittura russa di icone cominciò ad acquistare dei propri
lineamenti caratteristici, ben riconoscibili. Proprio in questo periodo presero
avvio centri artistici locali come Novgorod, Pskov e Rostov la Grande. Poco più
tardi, alla fine del XIV secolo, anche Mosca e Tver’ si presentarono come
centri artistici autonomi. Al XIV - XV secolo appartengono le più antiche icone
provenienti dal Nord russo, una sconfinata regione comprendente la regione
costiera del mar Bianco come pure i territori del bacino dei fiumi che vi si
gettano, l’Onega, la Dvina Settentrionale, la Pinega, la Mezen’ e la Vycegda.
E ancora, dalle
parole dello studioso russo: “Data l’esistenza di due principali vie di
colonizzazione del Nord russo, provenienti da Novgorod e dalle terre di Rostov
e Jaroslavl’, le poche icone settentrionali del XIV -XV secolo conservatesi
fino a oggi possono essere ascritte senza difficoltà alle due rispettive
tradizioni artistiche di Novgorod e della Russia Centrale. Forse, parte di esse
era stata dipinta direttamente a Novgorod e nei centri artistici della Russia
Centrale, ma la semplificazione delle tecniche artistiche che si osserva in
varie opere consente di ipotizzare che fin da quest’epoca nel Nord russo
esistessero delle botteghe artistiche più o meno autonome. In tali botteghe,
probabilmente, si dipingevano icone per le prime chiese dei monasteri e le
poche chiese parrocchiali del territorio. La fioritura della pittura di icone
nel Nord e il processo di formazione delle sue peculiarità iconografiche e
artistiche si situano nell’epoca del tardo Medioevo, nel XVI-XVII secolo.
Questo fenomeno venne favorito dallo sviluppo economico delle terre costiere e
del loro entroterra, la cui importanza in questo periodo non era più
determinata semplicemente dalle ricche risorse naturali, ma anche dalle grandi
vie commerciali che attraversavano questi territori.”
Insieme a botteghe
locali, che almeno dalla meta del XVI secolo operarono attivamente a Vologda,
Kargopol’, Cholmogory, e poi anche ad Archangel’sk, importanti centri di
pittura di icone furono anche i principali monasteri del Nord, alle Solovki, le
comunità di sant’Antonij di Sijsk, dell’Esaltazione della croce a Kij e altre
ancora, dove in questa attività erano impegnati monaci, servi del monastero e
pellegrini. Sempre dalla prefazione di Levon Neserjan al catalogo della mostra
si ricava che: “Pur mancando una formazione professionale come quella esistente
nella capitale, nelle botteghe di queste città e monasteri furono dipinte opere
di indubbio talento, che colpiscono ancor oggi per la loro intensa e a volte
ingenua espressività, e per l’originalità artistica. Gli iconografi che
lavoravano in città, in particolare a Kargopol’ e Cholmogory, eseguivano anche
opere destinate a chiese rurali, costruite per iniziativa delle parrocchie
locali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi le icone per queste chiese
venivano dipinte dai contadini stessi, alcuni dei quali conoscevano i rudimenti
del mestiere di iconografo e non di rado se li trasmettevano di padre in
figlio. Questi artigiani semiprofessionali erano abbastanza numerosi, e proprio
essi costituivano la massa principale degli iconografi settentrionali: questo
spiega, da un lato, l’evidente semplificazione delle tecniche tradizionali, e
dall’altro l’apparire di originali peculiarità iconografiche e di soluzioni
artistiche insolite ma generalmente molto efficaci. Un certo isolamento e la
trasmissione dei segreti del mestiere di padre in figlio contribuivano a
serbare e a fissare gli elementi caratteristici, cosa che talvolta (in
particolare nella pittura di icone di epoca più tarda), consente di distinguere
l’arte delle singole regioni settentrionali – i territori dell’Onega, di
Kargopol’, Vologda e Beloozero, del mar Bianco e cosi via. Non si può dire,
tuttavia, che queste regioni conducessero un’esistenza completamente separata
dagli altri centri artistici. La pittura russa di icone del XVI-XVII secolo e
l’arte di un grande Stato centralizzato, in cui gli impulsi artistici
provenienti dalla capitale svolgevano un ruolo fondamentale.
INFO
Galleria civica san
Zenone
Piazzale Maestri Campionesi - Campione d’Italia (CO)
Inaugurazione 10 dicembre ore 16
10 dicembre 2016 - 15 gennaio 2017
orari:
sab. 10.00-13.00 / 14.00-17.00 - dom. e festivi 10.00-13.00 / 14.00-17.00
lun. mer. ven. 9.00-13.00 - mar. giov. 9.00-13.00 / 14.30-17.30
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(+39)0414567816 / +41916419141
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Comunicato stampa a cura Frattura
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