mercoledì 30 settembre 2015

Giulia Manfredi "Ouroboros", a cura di Irene Biolchini.



Giulia Manfredi Ouroboros a cura di Irene Biolchini

Dal 10 Ottobre al 9 novembre 2015.
Orari:
Fino al 18 ottobre dal martedì alla domenica ore 10-19
dal 20 ottobre dal martedì a venerdì ore 10-13.30 e sabato domenica e festivi ore 10-17.30 Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza.

In occasione di Giornata del Contemporaneo (organizzata da AMACI) all’interno di Kart15, Settimana del Contemporaneo, Faenza.

La mostra di Giulia Manfredi nasce da una riflessione degli elementi caratterizzanti della ceramica faentina. Una ceramica dipinta e con temi prevalentemente naturalistici fronteggia così le resine con inserimenti vegetali dell’artista. E se per Louis Marin l’opacità è consustanziale alla pittura stessa1, allora la mostra di Giulia Manfredi all’interno di questi spazi si presenta come una risposta tanto alla tecnica quanto all’iconografia delle opere esposte. Le resine, la cui trasparenza è evidenziata da un sistema di luci, rifiutano qualsiasi matericità (opponendosi quindi all’idea del supporto su cui la pittura deve necessariamente svilupparsi). Gli elementi naturali prescelti dall’artista diventano il nostro solo riferimento materico. Una materia che è analizzata secondo due metodologie operative: negazione della stasi ed accentuazione della stessa.
L’elemento naturale (il corallo, la pianta) vengono immobilizzati all’interno della resina. E’ l’organizzazione spaziale dell’opera a suggerire un movimento in potenza, come nel caso dei tre coralli esposti in sequenza, in una linea ascendente. Un’idea di movimento che diviene invece esplicita nel libro che “respira”, in cui le pagine del volume si muovono lentamente, come ad evidenziare che nulla è immobile, specie la conoscenza. Un movimento continuo in cui nulla finisce e sempre si rigenera, come nel caso del video interattivo in cui, davanti ai nostri occhi, la natura morta si deteriora gradualmente per poi tornare alla sua integrità. Un processo che nega l’idea stessa del bodegon come memento mori, che combatte l’idea della fine con la rinascita insita nella ciclicità naturale.
Come per l’ouroboros, il serpente che si morde la coda, l’impianto della mostra ha un andamento perfettamente circolare, obbligando lo spettatore a muoversi lungo il perimetro del primo piano. La ricerca dell’artista si base su una ciclicità che si riflette tanto nelle opere quanto nell’organizzazione del percorso espositivo. Partendo dalle piante in resina –nature congelate eternamente vive o eternamente morte- l’artista ci obbliga a fronteggiare il video – che apre ad una rinascita - per portarci davanti allo specchio dell’opera finale –dove contempliamo il rinnovamento. Ecco dunque che il ciclo diventa parte integrante della creazione; come l’ouroboros è simbolo dell’universo, di un’evoluzione che si racchiude in sé stessa, le opere di Giulia Manfredi si nutrono della «dialettica materiale della vita e della morte che esce dalla vita2» 

Giulia Manfredi (Castelfranco Emilia, 1984). Laureata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ha frequentato l'UDK di Berlino seguendo corsi sia nell'ambito delle belle arti che della comunicazione visiva. Il suo linguaggio spazia dalla video-arte alla scultura e all'installazione. Ha esibito in mostre personali, tra cui: As Above so Below (Bologna, Palazzo Bevilacqua, 2015); Orizzonte d'abbandono (Spazio 9, Bologna, 2014);AMT project (AMT project, Bratislava, 2012); Malanotte (Museo e biblioteca della musica, Bologna, 2012).. I suoi lavori sono stati inoltre esposti in diverse mostre collettive, in Italia e all'estero, tra cui: Safari Moon (Visionnaire, Milano, 2015); It's about time (Alte Kindl Brauerei Neckarstr, Berlin, 2014);Errors Allowed (Biennale del Mediterraneo, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2013); The Draughtmans Congress (su invito di Pawel Althamer, 7th Biennale, Berlino, 2012); Parafernalia, (Flausina, Lisbona, 2011); Metamorphoses, (Visions Contemporanaines, Paris, 2009).

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1 L. Marin, Opacité de la peinture : essai sur la représentation au Quattrocento, Paris, Usher, 1989. (traduz. italiana: Louis Marin, Opacità della pittura: saggio sulla rappresentazione del Quattrocento, Lucca, La casa Usher, 2012).
2 L. Troisi, Dizionario dell’alchimia, Foggia, Bastogi Editore, 1997. 

martedì 29 settembre 2015

PEOPLE FROM MILAN | All'ArtGallery di Milano, la mostra personale del fotografo Lorenzo Sala.

"People from Milan" in mostra a Milano da giovedì 8 ottobre Eventi a Milano

L'Associazione ArtGallery è lieta di presentare "People from Milan", la nuova mostra personale di Lorenzo Sala che inaugurerà giovedì 8 ottobre 2015 alle ore 18.30, in via Orseolo n.3.



La mostra raccoglie numerose fotografie appartenenti a diversi progetti dell'artista degli ultimi 6 anni. Una raccolta di lavori rappresentativi che hanno visto crescere l'autore, da una pura ricerca della tecnica a quella delle emozioni. Le foto immortalano corpi nudi su sfondi neutri per esaltarne l'espressività rivelando l'intimità dell'essere umano. Le fotografie esplorano sentimenti universali attraverso linguaggi e tecniche artistiche differenti che riguardano persino la fase di post produzione. L'evento unisce infatti fotografie stampate su materiali insoliti e immagini stereoscopiche in 3D proiettate su una parete da visualizzare con appositi occhialini.


Oltre a poter avere uno scorcio sulla produzione artistica dell'autore, durante l'inaugurazione della mostra, chi dei visitatori si sentisse in grado di posare per la nuova serie potrà farlo.


Si concretizzerà infatti la prima tappa del progetto itinerante People from che prenderà avvio da Milano e proseguirà spostandosi a Londra, Parigi, Mosca e in altre città internazionali. People from è costituita da tre elementi: una scenografia semplice, un cartello stradale e una persona lasciata libera di esprimersi.



Lo shooting avverrà in una stanza appositamente adibita durante il vernissage e sarà composto da due fasi distinte: il soggetto verrà fotografato in un primo momento vestito e in seguito completamente nudo. I due scatti accostati evidenzieranno come il soggetto vive il proprio corpo a contatto con il mezzo fotografico: si mostrerà completamente o cercherà di coprire la propria nudità e le proprie imperfezioni ricorrendo agli oggetti dell'allestimento? Un progetto inedito e ambizioso che cerca di cogliere le numerose sfumature dell'inconscio umano.


PEOPLE FROM MILAN
Lorenzo Sala
ArtGallery - Associazione Culturale
Via Orseolo, 3
MILANO
Periodo espositivo: 8 ottobre - 29 ottobre 2015
Vernissage: 8 ottobre 2015 ore 18.30 - 21.00



www.lorenzosala.com

Presentazione libro: Il karma del pinolo di Luigi ‘Bigio’ Cecchi. Il 7 ottobre 2015 alla LIBRERIA FAHRENHEIT 451 di Roma.

Il karma del pinolo
di Luigi ‘Bigio’ Cecchi

7 ottobre ore 18.30

Presso la LIBRERIA FAHRENHEIT 451
Campo de’ Fiori, n.44 - Roma


Dal visionario, al surreale, al soprannaturale: 17 racconti fantastici sull’imprevedibilità dell’esistenza da uno dei più seguiti e apprezzati autori del fumetto italiano e delle webcomics

Uno sguardo aperto all’incredibile che ricorda al lettore quanto sarebbe inutile e dannoso decifrare il mondo secondo una visione giudicante o moralistica.


Il karma del pinolo di Luigi Cecchi, noto al pubblico del fumetto come Bigio, pubblicato da DelVecchioEditore, sarà presentato a Roma, presso la Libreria Fahrenheit451 il 7 ottobre alle ore 18.30.
Con l’autore sarà presente il giornalista Gioacchino De Chirico.

Luigi ‘Bigio’ Cecchi sarà disponibile per “dediche illustrate”. 

Il libro raccoglie 17 racconti inediti che passando con ironia e agilità dal fantastico al realistico conducono il lettore a una differente percezione della realtà che viene indagata, con uno stile originale e coinvolgente, scoprendo il mistero nascosto negli avvenimenti della vita quotidiana e non. In alcuni un elemento o una situazione straordinaria irrompono a sconvolgere l’ordine del reale, per restituirne una visione diversa, a volte più nitida, altre crudele, altre ancora commovente o ironica e in ogni caso più profonda.
In altri racconti, invece, vicende, eventi, personaggi danno vita a storie spiazzanti e paradossali sul senso dell’esistenza. Dall’agghiacciante possibilità del male alla lucidissima visione dell’essere umano di un paziente psichiatrico che si crede Dio; dalla violenza innocente di un bambino all’esilarante ritorno sulla terra d’un angelo distratto; dal mistero d’un singolare negozio di tè alla quotidianità della malattia mentale, tutta la raccolta è un intenso viaggio, coerente e imprevisto, che si snoda attorno al racconto che dà il titolo alla raccolta e in cui la protagonista, osservando l’universo e interrogandolo con l’ironia delicata dello sguardo e l’attenzione distaccata alle cose, invita il lettore a uno sguardo differente sulla vita e i suoi accidenti.


L’autore
Luigi “Bigio” Cecchi è nato nel 1977 e vive a Bracciano, in provincia di Roma. È autore delle strisce a fumetti Drizzit, in cui fa parodia del genere fantasy, e del comic The Author, in cui mette in scena un suo alter ego per rovesciare con tagliente ironia luoghi comuni ed errate concezioni sugli autori di opere di fantasia. Alcuni suoi racconti sono pubblicati in antologie e su «Nuova Prosa».

Pagine: 240 - euro 15 - ISBN: 9 788861 101470
  
DelVecchioEditore via dei Giardini, 2 00062 Bracciano (RM)
redazione: tel.06 97240096
UFFICIO STAMPA

Francesca Bellino – ufficio.stampa@delvecchioeditore.it – 338.2791296 www.delvecchioeditore.com

Pietro Gargano: Quando il "graffio" diventa linguaggio primordiale, sciamanico, per esplorare i complessi labirinti dell'inconscio.

"Pietro tetro"
(Autoritratto)
2009
Pastelli ad olio su cartoncino
48x33
Pietro Gargano nasce a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, nel 1979. Pittore informale autodidatta e ceramista, si definisce un artista "antiaccademico" che dipinge per pura passione creativa e spirito di rivoluzione.

Gargano, sempre attratto dalla pittura d'azione e dall'astratto informale, dipinge con gesti istintivi immediati, senza premeditazione. I suoi "graffi", rapidi e decisi, sono guidati dal suo inconscio slegato e dal suo intuito molto sensibile, da cui prende spunto, facendo esplodere tutta la sua rabbia, le sue paure, i suoi fantasmi, con lo scopo di inquietare e turbare la coscienza di chi osserva i suoi dipinti ma, soprattutto, di scardinare la falsa morale che inquina la società contemporanea.

Iscritte al segno dell’aggressività e della conflittualità, spiriti, ossa e tendini del bestiario di Pietro Gargano presentano un’intensa forza di rilascio improvviso dell’energia aggressiva accumulata, come se, a lungo trattenuti e prigionieri, fossero catapultati all’esterno per digrignare i denti contro il mondo. Sono creature scarnificate e ridotte alla sintesi, dovuta alla progressiva consunzione della carne, felini risorti al ciglio della strada dopo esser stati svuotati d’ogni vitalità e ora parzialmente consegnati a una dimensione spettrale per un piano di sterminio e di vendetta, relitti di dinosauri come chiglie di barche sfasciate che all’improvviso si ergono dalla sabbia con il desiderio di trasmettere il bacillo del Nulla a coloro che incontreranno lungo la strada. Non è una vita autentica, quella che attraversano, post mortem, le forze animali telluriche di Gargano, ma un risentimento elettrico, che li ricompone. Assetati di male e di vendetta divorano il cuore di tenebra che domina la società umana. Sinistre proiezioni dell’inconscio collettivo, sensi di colpa, peccati di sopraffazione commessi quotidianamente all’interno delle nostre comunità, a cui non diamo più una connotazione riconoscibile, un’incarnazione personificata, se non rilevandoli come puri concetti, a differenza dei nostri antenati che li iscrivevano nella negatività demoniaca.





Sotto il profilo stilistico, ciò che colpisce in Pietro Gargano è l’unicità di un segno che non si misura con il graffito metropolitano, ma ne diventa il suo vibrante antipode. Mentre infatti nei disegni dei writers ogni segno è depurato e trascinato ad una sintesi simbolica, l’opera dell’artista siciliano è profondamente ancorata alla trasfigurazione di una realtà esplorata con massima capacità di analisi cosicchè queste inquiete squadracce di predatori notturni non divengono mai un geroglifico, un lemma sospeso, una pura convenzione linguistica. Gli animali dei pittori delle metropoli hanno perso ogni contatto con la realtà per divenire forme manierate di un linguaggio, che trae origine dall’amplificazione psichedelica dei personaggi dei fumetti. Nella pittura di Pietro Gargano, invece, i modelli sorgono direttamente dalla terra; sono immagini ossessive di carcasse che imputridiscono sui cigli della strada, accanto a fossi o negli angoli in cui il moto ondoso rivolta, sulla sabbia, il peso indesiderato di conchiglie, sassi, lacerti di pelliccia che tengono ancorati in sè mucchi di ossa. Ma queste creature si rialzano all’improvviso nel momento in cui avvertono la possibilità di trarre energia da ogni pensiero d’aggressione e di sopraffazione espresso dall’umanità. E l’energia a disposizione non è poca. Sono i fiori risorti del male. Bestie senza considerazione, reiette, abbandonate e morte che risalgono all’improvviso dalla china di un vallone per avventarsi sullo spettatore.




Sotto il profilo stilistico, nonostante alcune citazioni delle icone mass-mediali come quelle di robot- animali, che sono qui frutto di un accoppiamento insano tra Mazinga e una laida bufala, il segno di Gargano trae forza dagli archetipi più antichi. Le sue opere, realizzate con tecnica mista su cartone, con derivati dei colori a olio, presentano arti anti-realisticamente ampliati dalla funzione preponderante che essi hanno nel corpo, mandibole scardinate, code, denti, tutti osservati nel momento in cui la forza li proietta rapinosamente contro lo spettatore.

Pietro Gargano sceglie una via sciamanica. Si identifica con lo spirito dei felini, che appaiono ampiamente citati, fino alla sigla triglifa che l’artista pone come marchio delle proprie opere:tre profondi, paralleli graffi. Gargano risale e ridiscende nei luoghi degli animali mitici e, trasformandosi in felino, ha la possibilità di agire sul quadro con le proprie unghie. Ne escono opere di sicuro rilievo, di grande impatto e di ottima costruzione che rendono l’autore siciliano uno dei più interessanti giovani artisti europei.
(Testo critico a curra di Curuz) 


Email: gattosiculo@libero.it | Instagram: pietrogargano_artista



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Il mio primo approccio alla pittura è stato qualche anno fa, anche se da fin da piccolo a volte mi piaceva disegnare e colorare. Ma grazie al mio inconscio slegato e alla visione della mia aura spirituale avuta in sogno ho sentito l'impulso e il desiderio naturale di iniziare a dipingere in maniera più assidua e frequente, è stata come una magia che anno dopo anno viveva con me rendendomi sempre più consapevole ed evolvendo in maniera rapida la mia arte. A volte il mio inconscio mi consiglia o mi fa vedere cosa dipingere tramite il sogno, il mio mondo onirico e fantastico che poi rappresento in maniera istintiva e pura con la mia fantasia come farebbe un bambino usando solo le sue mani e nel mio caso anche le unghie con gesti rapidi e incisi come un felino sulla superficie creando cosi un nuovo linguaggio pittorico e per avere un contatto più diretto con la mia arte. Cosi facendo esorcizzo le mie paure e quelle collettive usando l'inconscio puro del bambino, senza contaminazioni da forze esterne che mi circondano, cosi facendo risalgo all'archetipo e all'essenza dell'arte stessa che è senza artifici. La mia fonte di ispirazione è di sicuro la rabbia che ho dentro per la superficialità dell'umanità che vive male, accompagnata da una follia unita alla consapevolezza che la società è mostruosa e autodistruttiva che vive la sua esistenza in modo troppo materialista e per nulla a contatto con la sua spiritualità, per questo uso molte volte queste iconografie mostruose per rappresentare la società e l'essere umano.
Nel mio caso la pittura informale è qualcosa che esce fuori dagli schemi, è un modo di essere e di vivere la propria vita non è solo dipingere e basta. Un “vero” artista sente quella passione, quella scintilla che ha dentro e che convive con lui tramite il suo inconscio, la sua fantasia, il suo intuito molto sviluppato, e a volte anche alla chiaroveggenza, che utilizza poi in maniera naturale ed istintiva quando dipinge e che nelle accademie non posso mai insegnarti o trasmetterti, artisti si nasce non si diventa e non si può insegnare qualcosa che hai già dentro e d'innato. Invece l'arte figurativa sta al di fuori dell'essere e dallo spirito è quella che vediamo intorno a noi è per rappresentare questo ormai vi è la fotografia da moltissimi anni,quindi per me è solo un bravo pittore ma non un “vero” artista che sente e dipinge quello che ha dentro di se,le sue emozioni più profonde, no quello che vede al di fuori di se e che si trova intorno a lui.
I miei dipinti in alcuni casi rispecchiano l'umanità, la società in cui viviamo che non vive in armonia con il mondo e il suo prossimo, quindi è “cattiva”, ma alcuni soggetti rappresentano anche il mondo interiore di ognuno di noi, quello più nascosto ed oscuro che con si conosce bene e che io esorcizzo tramite la mia arte. Quindi la mia arte anche se rappresenta “il male” dei nostri giorni, ha lo scopo sia per me che per lo spettatore di esorcizzare e di liberarci dal male e da chi vuole controllare e comandare l'umanità.
Pietro Gargano 

lunedì 28 settembre 2015

Il più cretino | Alla Galleria Lo Magno di Modica, mostra personale di Giovanni Robustelli, a cura di Giuseppe Lo Magno, con testi critici di Elisa Gradi.


Domenica 11 ottobre alle ore 19.00 nella Galleria Lo Magno di Via Risorgimento n. 91/93 si inaugura una mostra personale di Giovanni Robustelli dal titolo “Il più cretino”, a cura di Giuseppe Lo Magno, con testi critici di Elisa Gradi.

Il titolo della mostra, tratto da un monologo dell'attore e drammaturgo Carmelo Bene nel film "Nostra Signora dei Turchi" da lui diretto (1968), allude a quello stato di semplicità e innocenza, di istupidimento che sconfina nell'abbandono e nella contemplazione visionaria e mistica. Non solo. «Il titolo di questa mostra – aggiunge l'autore - è anche riflesso su di me, sullo stesso auspicio di Carmelo Bene, giocando anche sulla provocazione del ridicolizzarmi, per mostrare il fianco, per non scherzare come gli adulti ma giocare come i bambini».

Quindici le opere in mostra, per lo più acquerelli. I lavori di Robustelli, come scrive la curatrice Elisa Gradi nel testo che accompagna la mostra, si muovono tra pittura figurativa e astrazione.


La sua scrittura «non segue [...] un partito pittorico prestabilito, segnando un punto di congiunzione con la precisa volontà non-rappresentativa del teatro di Carmelo Bene. Né altrimenti si potrebbe restituire la fedeltà dell’esplorazione di un territorio pittorico che inglobi spazio, tempo e movimento, aprendosi fino allo sconfinamento nel campo dell’astrazione. Si tratta, dunque, di una sfida di sintesi fra pittura ed improvvisazione che il pittore tenta di far emergere in ogni composizione: della prima, egli conserva l’importanza del gesto, legato alla liricità della forma; della seconda, l’eco del movimento e del suono, in quanto portatori di valori trascendentali. Dal loro incontro scaturisce un concerto di sensi, le cui impressioni si rimandano l’una all’altra in un crescendo di variazioni e incrinature, che il pubblico sarà invitato a vivere nella piena libertà interpretativa, apprezzando la ricerca di un autore per cui non nel quadro finito si esaurisce lo sforzo creativo, ma da questo, tutto ha inizio».


Giovanni Robustelli (Vittoria, 1980), pittore, illustratore, sperimentatore si è formato artisticamente a Genova, avviando proficue collaborazioni con gallerie d'arte, curatori e critici tra la città della Lanterna e Milano. Di recente la sua ricerca artistica si è orientata verso performance cinestesiche, dove le note del sax del jazzista Francesco Cafiso o l'orchestra di sapori nei piatti dello chef Ciccio Sultano si fondono con il suo gesto pittorico. Le sue opere fanno parte di varie collezioni private italiane ed estere.

La mostra resterà aperta fino al 14 novembre (visite tutti i giorni, ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, chiuso la domenica).

Info e contatti
Galleria Lo Magno, 
Via Risorgimento, 91-93, Modica (RG)
tel. 0932 763165
mail: gallerialomagno@virgilio.it

LA MOSTRA DEI MOSTRI | Ruggero Asnago, Elena Campa, DEM, Hurricane, Silvia Mauri, Gio Pistone, Senz'h, Spugna, Danilo Vadis, a cura di Elisa Fusi.

Domenica 4 ottobre 2015 il Teatro San Teodoro di Cantù apre la nuova stagione espositiva dedicata all'arte contemporanea con l'inaugurazione di una mostra collettiva dal titolo La Mostra dei Mostri. I nove artisti che prendono parte alla collettiva sono: Ruggero Asnago, Elena Campa, DEM, Hurricane, Silvia Mauri, Gio Pistone, Senz'h, Spugna e Danilo Vadis.

I mostri rappresentano un eterno soggetto di meraviglia e stupore per l'uomo. Già dal Medioevo l'attrazione verso l'elemento mostruoso si lega al mistero della creazione e al potere metamorfico della natura. Nei cicli dell'Inferno, in margine alle pagine miniate o dall'alto dei capitelli delle chiese romaniche e delle decorazioni gotiche (vedi le garguglie), i mostri si moltiplicano assecondando il gusto per il meraviglioso leggendario e assumono in sè le più bizzarre combinazioni di connotati animaleschi e umani. Contenute nei bestiari medievali, le descrizioni fantasiose dei mostri ne immaginano i lineamenti a partire dai racconti di viaggiatori di terre lontane abitate da animali esotici. Nel mondo cristiano si procede poi a una moralizzazione del mostro, che, differenziato in esemplare buono o cattivo, diventa veicolo di un insegnamento etico e teologico.





Il mostro abita l'immaginario di molti artisti del Rinascimento, come Bosch o Bruegel il Vecchio, i cui mondi favolosi e grotteschi risentono dell'interesse per il meraviglioso che caratterizza l'intero periodo. Nel Cinquecento nascono infatti le prime Wunderkammern, ovvero camere delle meraviglie dove si raggruppano oggetti straordinari ed esotici e interessanti da un punto di vista scientifico. Il Barocco e il Rococò ricorrono anch'essi a elementi bizzarri e misteriosi nelle decorazioni e negli stucchi, mentre il Neoclassicismo ricorre a una mostruosità più pacata, che si rifà a forme ispirate alla mitologia. Ma è con l'Ottocento che il soggetto mostruoso si rinnova, nutrendosi di temi angoscianti e visioni oniriche (Füssli), accompagnando la descrizione degli orrori della guerra e della follia dell'uomo (Goya), o ancora esprimendo l'irrazionalità della psiche (Munch).

Arrivando ai giorni nostri, nuove mitologie e iconografie si sono sviluppate nel tempo, dalle creature di Dracula, a Frankenstein, a mister Hyde, e le incontriamo nel cinema, nel fumetto, nei videogiochi e nell'arte. Nuovi mostri si sono inventati, riscoperti, modellati, ma nonostante il cambiamento le loro fattezze straordinarie e irrazionali non smettono di suscitare meraviglia e interrogazione.
Così gli artisti in mostra declinano il tema della mostruosità secondo un'interpretazione personale e stilistica originale, liberando il proprio inconscio attraverso la pittura, l'illustrazione, l'acquerello, il disegno. Figure fantastiche e grottesche, personaggi mitologici e caricature dalle forme bizzarre si susseguono in un omaggio al tema del mostruoso che da sempre attraversa le forme artistiche suggestionando e ispirando la fantasia creatrice.







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Ruggero Asnago è nato nel 1984 a Seveso, vive e lavora a Milano. www.erugiery.com
Elena Campa è nata a Lecce nel 1985, vive e lavora a Milano. www.elenacampa.com
Marco Dem Barbieri è nato nel 1987 a Codogno, dove vive e lavora. www.demdemonio.org
Ivan Hurricane Manuppelli è nato nel 1985 a Milano, dove vive e lavora. www.hurricaneivan.blogspot.it
Giovanna Gio Pistone è nata a Roma, dove vive e lavora. www.giopistone.it
Debora Senz'h Giudici è nata nel 1988 a Meda, vive e lavora a Monza. senzh.illustra@gmail.com
Silvia Mauri è nata nel 1984 a Cantù, vive e lavora a Milano. www.silviamauri-illustration.tumblr.com
Tommaso Spugna di Spigna è nato a Brescia nel 1989, vive e lavora a Milano. www.tommasodispigna.tumblr.com
Danilo Vadis è nato nel 1981 a Como, vive e lavora ad Albese con Cassano. vaiz.danilo55@gmail.com

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La Mostra dei Mostri
Ruggero Asnago, Elena Campa, DEM, Hurricane, Silvia Mauri, Giò Pistone, Senz'h, Spugna, Danilo Vadis
a cura di Elisa Fusi
Inaugurazione domenica 4 ottobre 2015 ore 19
In mostra fino al 31 ottobre
Teatro San Teodoro - via Corbetta 7, Cantù (CO)
Ingresso libero