domenica 27 settembre 2020

CHARME. Tagli e tendenze moda capelli nella collezione Autunno/Inverno 2021 dell'hair stylist Antonio Gionfriddo.

 

La voglia di cambiamento caratterizza l'inizio di ogni stagione e segna anche nuove tendenze e stili da seguire o a cui ispirarsi per essere sempre in trend.

Noi di Untitled Magazine ne abbiamo parlato con l'hair stylist Antonio Gionfriddo che ci ha raccontato quali sono le nuove tendenze ed i nuovi must del momento in merito alla moda capelli Autunno/Inverno 2021



"Con Charme, la mia nuova collezione Autunno/Inverno, ho voluto esprimere e racchiudere l’essenza stessa della femminilità, che va oltre il semplice concetto di bellezza.

Ne emerge una donna mediterranea, raffinata, aperta e sicura di sè." 



Per l'autunno/inverno prepariamoci a dei tagli scalati o destrutturati ma con texture e forme piene, dal volume deciso e netto. Il taglio deve essere dinamico, libero di muoversi, il capello materico e morbido, ma non impoverito o sfilacciato.

Assolutamente banditi i capelli lunghi, mentre prendono sempre più piede i corti purché abbiano carattere e siano audaci ed i tagli long bob, resi contemporanei se accorciati fino al mento, per allungare la silhouette e renderla più grintosa.

Il must to have per la nuova stagione sarà la frangia, sbarazzina sulle punte e composta alla radice, ma purché venga realizzata in modo tale da mettere in risalto il viso ed evidenziarne i pregi, esaltando così la natura stessa del capello.















Sul fronte colore, invece, si è passati a dei toni più uniformi, un back to basic che convince; la fa da padrone il castano, questa nuance è un vero passepartout e dona ad ogni carnagione, mettendo in risalto la tonalità mediterranea per eccellenza. Anche il biondo, purché sia sempre dai toni freddi.

  








Se vuoi sapere di più di tutte le novità della collezione CHARME dell'hair stylist Antonio Gionfriddo
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Realizziamo insieme il tuo desiderio di bellezza!

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venerdì 25 settembre 2020

"Il diavolo è chiuso nell’armadio". Alla galleria Circoloquadro di Milano, in mostra le opere dell’artista bolognese Tommaso Buldini.


TOMMASO BULDINI

Il diavolo è chiuso nell’armadio



In mostra dal 30 settembre al 30 ottobre 2020 (solo su appuntamento)

Inaugurazione: mercoledì 30 settembre ore 18.00



Mercoledì 30 settembre 2020, dalle ore 18.00, Circoloquadro inaugura Il diavolo è chiuso nell’armadio, la prima mostra personale a Milano dell’artista bolognese Tommaso Buldini.

Reduce dalla Outsider Art Fair di New York e DDessinparis di Parigi, dove ha riscosso un grande successo, Tommaso Buldini presenta una serie di grandi nuovi dipinti, alcuni dei quali rifiniti ad arazzo con ricami fatti a mano, che raccontano storie e visioni ironiche e inquietanti.

Tele e tavole che raffigurano mondi immaginari e inferni odierni - inevitabile pensare a Hyeronimus Bosch quando si guardano i lavori di Buldini - con gusto e allegria a raffigurare situazioni limite in cui mezzi uomini e mezzi animali si muovono, corrono, nuotano, volano concentrati ognuno in azioni a volte impossibili e senza senso.




È una grande rappresentazione della nostra società ovviamente metaforizzata e spesso volutamente esagerata, un mondo assurdo eppure vicino alla realtà dei nostri sogni o dei nostri incubi.

Buldini, inoltre, che si dedica alla pittura così come all’animazione e alla musica, presenterà i due video realizzati per Colapesce, Dimartino e Carmen Consoli.

Una frenesia di corpi, di colori, di mille micro storie fantastiche accoglieranno i visitatori della mostra.

In occasione dell’inaugurazione invitiamo i visitatori a rispettare le norme anti Covid rispettando le distanze e indossando la mascherina.





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Tommaso Buldini. Nato a Bologna nel 1979, si dedica all'animazione video e alla grafica per circa 10 anni, dopo aver finito lo IED di Milano. Nella primavera del 2016 inizia un'intensa produzione artistica che, grazie alla galleria Rizomi di Parma, lo vede esordire in personale a Scope Basel a Basilea a giugno 2018. Nei mesi successivi il suo lavoro sarà pubblicato dalla magazine francese Hey! Art Magazine e inizierà una collaborazione con la rivista, partecipando a due mostre collettive tenutesi ad Arts Factory a Parigi. Sempre con la galleria Rizomi presenta in personale il suo lavoro alla fiera P/Cass di Parigi e a Ddessin, assieme a Simone Pellegrini. Partecipa all'edizione 2020 di Art Verona; viene presentato da Rizomi all'Outsider Art Fair di New York e partecipa a Ddessinparis a Parigi. La ricerca artistica di Tommaso non si limita alla pittura, ma, seguendo il proprio background di animatore video, collabora da un anno come scenografo video per la compagnia teatrale Parigina Nonna Sime di Silvia Malagugini, esibendosi tra la Francia e l'Italia. Ha realizzato dei videoclip per Colapesce, Dimartino e Carmen Consoli. Sta inoltre realizzando per Studio Evil di Bologna "Hallucinator", un videogioco parapsicologico basato sulle proprie visioni inquietanti.


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CIRCOLOQUADRO arte contemporanea

Via Gian Battista Passerini 18 Milano

Telefono +39 324 8392144 | Email: info@circoloquadro.com

www.circoloquadro.com


ARNALDO POMODORO. {sur}face. Al Castello Campori di Soliera, la mostra personale di uno dei più grandi scultori viventi, le cui opere sono presenti in spazi aperti e collezioni pubbliche di tutto il mondo. A cura di Lorenzo Respi.

 


ARNALDO POMODORO . {sur}face
A cura di Lorenzo Respi
Castello Campori, Soliera (Mo) 

17 ottobre 2020 - 10 gennaio 2021 
Inaugurazione: sabato 17 ottobre, ore 11.00


Il Castello Campori, simbolo storico-architettonico della Città di Soliera (Mo), conferma la propria vocazione al contemporaneo con Arnaldo Pomodoro. {sur}face, mostra personale di uno dei più grandi scultori viventi, le cui opere sono presenti in spazi aperti e collezioni pubbliche di tutto il mondo. 
Curata da Lorenzo Respi, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Arnaldo Pomodoro, l'esposizione racconterà, dal 17 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021, la personalità di un artista visionario che ha segnato profondamente la seconda metà del Novecento italiano. In occasione della mostra, nella piazza antistante il Castello, sarà installato l'Obelisco per Cleopatra, opera monumentale che per i successivi tre anni diventerà parte integrante del contesto urbano.


Arnaldo Pomodoro


L'esposizione, promossa dal Comune di Soliera e dalla Fondazione Campori, con il contributo della Regione Emilia Romagnanell'ambito del bando straordinario per la rivitalizzazione dei centri storici, è prodotta da All Around Art in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. L'inaugurazione si terrà sabato 17 ottobre alle ore 11.00 in Piazza Lusvardi, alla presenza dell'artista, del curatore, del sindaco del Comune di Soliera Roberto Solomita e del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

Il titolo della mostra - Arnaldo Pomodoro. {sur}face - nasce da un gioco di parole fra il termine "superficie" (surface) e il termine "volto" (face), che ne evidenzia il doppio livello di lettura. La finalità del progetto è infatti quella di raccontare un aspetto inedito dell'arte di Arnaldo Pomodoro, l'uomo prima dell'opera, attraverso un percorso che affonda le proprie radici nelle esperienze teatrali iniziate sin dagli anni Cinquanta, luogo di ricerca e di grande libertà creativa, passando per l'Obelisco e le sculture degli anni Duemila, sino al bozzetto in bronzo dell'opera ambientale Ingresso nel labirinto (1995-2011) che, come scrive l'artista, è «una riflessione su tutto il mio lavoro: il gesto di riappropriazione e di recupero di un'attività artistica che ha attraversato i decenni della mia vita e ne costituisce una sorta di sintesi». 

Attraverso due postazioni Gear VR i visitatori potranno entrare nel Labirinto, in un'esperienza multisensoriale in realtà virtuale di grande coinvolgimento e suggestione.



«I progetti scenici, le grandi opere e le installazioni ambientali - spiega il curatore Lorenzo Respi - sono le testimonianze tangibili che l'uomo-artista ha cercato instancabilmente la complessità della realtà nelle forme perfette, corrodendole con un potente segno informale, istintivo ma sempre razionale, in grado di svelare l'inganno dei sensi quando la vita è vissuta solo superficialmente. {sur}face è un viaggio in timelapse nell'interiorità di Arnaldo Pomodoro alla scoperta delle passioni che hanno stimolato la sua creatività e orientato il suo sguardo critico verso la vita e la storia. La maschera teatrale che indossa l'attore consegnando la ribalta al suo personaggio e il labirinto sotterraneo che disorienta avvolgendosi incessantemente su se stesso sono i confini di uno spazio mentale dentro cui Arnaldo Pomodoro fatica a delimitare il suo anelito di infinitezza, metafora di libertà e di serenità che ogni essere umano dovrebbe meritare. {sur}face è un'esperienza totale, spaziale e virtuale, analogica e digitale, per conoscere l'uomo». 

Il percorso della mostra si articola in due parti, per un totale di sette sale espositive. La prima parte è dedicata alla messinscena per La passione di Cleopatra di Ahmad Shawqi sui ruderi di Gibellina (1989) e presenta i costumi di scena originali, i disegni preparatori e i bozzetti scenografici, oltre alle fotografie e ai video dello spettacolo. La seconda parte della mostra racconta la genesi di Ingresso nel labirinto, un'opera ambientale di circa 170 mq iniziata nel 1995 e costruita quasi interamente in fiberglass patinato con foglia di rame nei sotterranei dell'edificio ex Riva-Calzoni di Milano (già sede della Fondazione Arnaldo Pomodoro), attraverso i rilievi Untitled(fiberglass, 2005) e Continuum (bronzo, 2010) ed Ingresso nel labirinto, studio (bronzo, 2011-2020), realizzato appositamente per questa mostra ed esposto per la prima volta al pubblico al Castello Campori di Soliera.




Nell'ultima sala i visitatori potranno fare esperienza di Labyr-Into, una delle prime applicazioni immersive in Italia nell'ambito dell'arte contemporanea e la prima in assoluto dedicata ad un'opera di Arnaldo Pomodoro, basata sulla tecnologia Gear'VR' e 'Oculus'RifT. Il progetto, realizzato da Oliver Pavicevic e Steve Piccolo, costituisce una libera interpretazione di Ingresso nel labirinto, nella sua versione 3D, un'opera nell'opera, oltre che dentro l'opera. 



L'Obelisco per Cleopatra, concesso in comodato d'uso gratuito al Comune di Soliera per tre anni, è un'opera di quattordici metri, progettata nel 1989 in riferimento alla messinscena della Cleopatra e realizzata nel 2008 in acciaio corten e bronzo. Le quattro facce verticali presentano una serie di segni emblematici e simbolici che rimandano ai geroglifici egizi e al segno informale. La diversità cromatica tra il fusto in corten arrugginito e gli inserti in bronzo patinato conferiscono solennità all'opera che connota profondamente lo spazio pubblico in cui è installata. 

«La presenza magnetica dell'Obelisco per Cleopatra, che per tre anni abiterà la piazza di Soliera - spiega il sindaco Roberto Solomita- dà la misura immediata di quanto sia cruciale l'apertura ai linguaggi dell'arte contemporanea per consolidare l'identità culturale della nostra città. Grazie al percorso, intimo e straordinario, all'interno dell'opera di Arnaldo Pomodoro, il Castello Campori conferma la propria vocazione al contemporaneo, come luogo in grado di accogliere il visitatore e di accendere curiosità profonde».

Il progetto prevede, infine, l'allestimento di una sala interamente dedicata ai più piccoli, pensata ad "altezza di bambino" e dotata di supporti didattici audio e video, e visite guidate e laboratori didattici curati dal Dipartimento Educativo della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano e realizzati in collaborazione con la Ludoteca "Il Mulino" di Soliera. Nel corso della mostra saranno quindi organizzate visite guidate per gruppi di adulti, visite guidate per le famiglie (con piccoli laboratori) e visite guidate interattive rivolte alle scuole di ogni ordine e grado. Previa registrazione online, sarà inoltre possibile accedere ad attività interattive alla scoperta dell'opera ambientale Ingresso nel Labirinto, sviluppate all'interno del sito web della Fondazione Arnaldo Pomodoro e rivolte a tutti.

La mostra Arnaldo Pomodoro. {sur}face, realizzata con il supporto di Le Gallerie Shopping Center (main sponsor) e Granarolo, sarà visitabile presso il Castello Campori (Piazza Fratelli Sassi 2, Soliera) il sabato, la domenica e nei giorni festivi con orario 9.00-13.00 e 15.00-19.30. Ingresso gratuito. Nel rispetto della normativa vigente, saranno contingentati gli accessi; è pertanto consigliata la prenotazione (T. +39 059 568580, info@fondazionecampori.it). Catalogo All Around Art con testi di Arnaldo Pomodoro e Lorenzo Respi e ricco apparato iconografico.

 
Arnaldo Pomodoro ritratto con la maschera di Cessazione, 1990. 
Foto Carlo Orsi


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Per informazioni: 
Fondazione Campori (T. +39 059 568580, info@fondazionecampori.itwww.fondazionecampori.it); All Around Art (M. +39 366 5232551, info@aaa-allaroundart.comwww.aaa-allaroundart.com). Per prenotare le visite guidate e i laboratori didattici: Ludoteca "Il Mulino" (T. +39 059 568587, ludoteca@fondazionecampori.it).

Nella sala consiliare del Comune di Soliera, in concomitanza con la mostra, sarà infine esposta l'opera di Emilio IsgròOpen Up Arnaldo (2007), concessa in comodato d'uso gratuito triennale dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro.


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CSArt - Comunicazione per l'Arte
Via Emilia Santo Stefano, 54
42121 Reggio Emilia 
T. +39 0522 1715142 - info@csart.it    
Chiara Serri
M. +39 348 7025100
 

 

“Tindaro La Grua”. Si presenta a Modica il nuovo romanzo dello scrittore canicattinese Diego Guadagnino.

Dopo “I filosofi della Quarta Sezione” (Edizioni Clandestine, 2013), lo scrittore canicattinese Diego Guadagnino torna in libreria con il romanzo “Tindaro La Grua” (Kromato edizioni). Il libro sarà presentato a Modica in prima assoluta sabato 3 ottobre alle ore 17 nella scenografica cornice dell'Hotel San Giorgio, in Via Lanteri 45. A dialogare con l'autore sarà Orazio Giannì, docente e autore teatrale. La lettura attoriale di alcuni brani del libro sarà affidata alla voce di Daniele Cannata. 


L’ultima fatica letteraria di Diego Guadagnino promette di bissare il successo del precedente romanzo, “I filosofi della Quarta Sezione”. A rivelare la felice vena letteraria dell'autore sono stati, fin dal 2007, la silloge poetica “Trasmutazione” (ristampata di recente da Ottavio Navarra editore) e i racconti de “La via breve” (2009), che recano la prefazione della scrittrice Maria Attanasio. Da allora  Guadagnino si è cimentato in diversi generi  letterari (saggistica, critica letteraria, narrativa, poesia), incontrando il favore sempre crescente del pubblico e della critica. 

Nel nuovo romanzo, ambientato nella piccola provincia siciliana nell'ultimo scorcio del Novecento, un giovane avvocato, Attilio Bonafede, è chiamato a celebrare il principe del foro Tindaro La Grua, precocemente scomparso. L’avvocato La Grua era stimato, oltre che per lo spessore professionale, anche per la sua inclinazione alle Belle Lettere, che aveva trovato espressione in alcune pregevoli traduzioni dal latino e altri scritti, tra cui uno su Cagliostro. Dai lasciti letterari di La Grua, affidati dalla vedova al giovane Bonafede per curarne la pubblicazione, ma soprattutto dallo scavo biografico sui suoi oscuri anni giovanili, Bonafede fa emergere lentamente una personalità antitetica a quella del professionista colto e stimato che tutti hanno conosciuto. Il colpo di scena finale illumina a ritroso l'intera vicenda, consegnando al lettore una vicenda sorprendente dai contorni pirandelliani. 


Lo scrittore Diego Guadagnino


Con questo suo secondo romanzo – ha scritto Angelo Lo Verme, recensendo il volume - l'Autore indaga il tema del doppio e dell'ambiguità del bene e del male coesistente nella personalità di ogni individuo. Di questa molteplicità dell'Io egli elegge a simbolo, appunto, Cagliostro, e La Grua ne diviene l’alter ego nel corso dell’incedere narrativo”. 

*I posti per gli spettatori saranno contingentati nel rispetto delle normative Anti-Covid.

“SECRETUM” E “PLIQUE A’ JOUR”. L'arte riparte alla galleria Micro di Roma, con una doppia personale di Alessandra Maxaculi e Paola Casalino.

 


ALESSANDRA MAXACULI / SECRETUM 

PAOLA CASALINO / PLIQUE A’ JOUR

Inaugurazione: Giovedì 8 ottobre 2020 ore 18:00



MICRO Arti Visive 

Viale Mazzini 1, Roma

Orari al pubblico – da lunedi al venerdi: 15-19,30  Sabato: 16-19,30  (domenica chiuso) 

Info & contatti 

Paola Valori 

+39 347 0900625 

www.microartivisive.it


La galleria Micro Arti Visive di Paola Valori, realtà vivace anche in modalità virtuale durante il lockdown, adesso riapre i battenti. 


Sobrio, elegante e in bianco e nero, questo lo stile con cui la Galleria Micro Arti Visive riparte dopo i lunghi mesi di chiusura forzata. Un periodo in cui però, ha continuato a essere un punto di riferimento, sollecitando con una finestra quotidiana sull’arte, il suo pubblico alla visione, seppur a distanza della Bellezza. 

Si inaugura giovedì 8 ottobre alle 18,00 con due mostre, e due artiste, Alessandra Maxaculi e Paola Casalino entrambe legate da un nodo a doppio filo che le vede interpretare la realtà, pur con medium differenti, in modo onirico, surreale.

I lavori dell’italo-greca Alessandra Maxaculi , saranno visibili con una modalità originale attraverso un progetto di più ampio respiro curato da Paola Valori, dal titolo “Talent Exchange”. Non sarà una semplice esposizione, bensì un ciclo di mostre che, nella sala più grande degli spazi di Micro, vedrà alternarsi tre percorsi ognuno per un mese, fino a dicembre. Si inizia con “Secretum” una serie di opere a incisione.

Parallelamente, Paola Casalino, negli spazi attigui e con una esposizione più breve della durata di una settimana – inserita nell’ambito di WEFO2020, weekend fotografici della Capitale - permette di assaporare una  piccola ma intensa mostra con il ciclo di scatti “plique à jour”, una interessante raccolta fotografica di un’artista che si esprime a tutto tondo, dalla fotografia alla pittura, al design.  

I monocromi di Alessanda Maxaculi compongono un mosaico suggestivo di disegni, schizzi e incisioni. È una ricca produzione di opere, che ricalcando lo stile dei bulini, delle chine e delle incisioni rinascimentali, pensiamo a Durer, in alcuni casi, si raccoglie in realtà intorno a due colori, il bianco e il nero. Attraverso la miscela resa in modo suggestivo, di queste due sfumature, l’artista traduce un mondo parallelo che ha saputo sapientemente costruire con forme sfuggenti e trame imprecise. Traspare così un senso di irrealtà da queste forme quasi astratte e evocative, che affascina e incanta. Lo sguardo di Alessandra Maxaculi si rivela quindi attraverso un stupore chiaroscurale quasi fiabesco.







Si rifanno invece alla tecnica pittorica antica francese, plique à jour le opere fotografiche di Paola Casalino, dove i corpi femminili, i nudi, resi ancor più effimeri con l’uso manipolativo delle tecniche digitali, esprimono un’essenza sfuggente, svuotate come sono dal colore che in precedenza le caratterizzava. Sono sagome, quasi un semplice tratteggio che ricordano sia le “Danzatrici” disegnate da Antonio Canova che, in età più moderna, la fotografia minimalista ma senza la componente polemica dell’incomunicabilità dell’età contemporanea. Qui è più presente il linguaggio del femminile, è la donna, il suo corpo soave, un corpo che vuole rimanere leggiadro, senza peso. Un corpo che è anima, distante da quella dicotomia anima-corpo che in epoca antica i filosofi greci vedevano compresenti nell’essere umano.






Il doppio appuntamento sarà inaugurato giovedi 8 ottobre alle ore 18 con una degustazione di vini a cura di Attratti Wine (Romaggioli vini).

lunedì 21 settembre 2020

IL NUDO E’ MORTO. L’abito è il monaco. Alla Galleria Biffi Arte in mostra fino al 7 novembre 2020 le opere dell'artista AFRAN, originario del Camerun ma dalle multiformi radici culturali, a cura di Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli.

 

AFRAN

IL NUDO E’ MORTO

L’abito è il monaco

A cura di Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli


Dal 5 Settembre  al 7 Novembre 2020

Salone d’Onore e Sala delle Colonne




www.biffiarte.it


Piazza Sant’Antonino - Via chiapponi 39, Piacenza

Biffi Arte | Via Brera 16,  Milano


da martedì a sabato 10.30 – 12.30|16.00-19.30

domenica 15.00 – 19.00

tel. 0523 324902 - galleria@biffarte.it


direttore artistico Carlo Scagnelli

curatore Susanna Gualazzini




In mostra alla Galleria Biffi Arte fino al 7 novembre 2020, gli esiti recenti dell’ispirazione di Afran, artista originario del Camerun ma dalle multiformi radici culturali. Padre della Guinea Equatoriale, una moglie italiana, un pezzetto di vita in Spagna e da anni in Italia, Afran ha avuto una formazione “occidentale”, ma non ha mai perso di vista il dna della sua cultura d’origine. Che è poi quella Fang di cui, all’inizio del ‘900, si innamorarono Picasso e Modigliani.

Per lungo tempo la pratica artistica con materiali multiformi e, pochi anni fa, la scelta quasi esclusiva di un materiale non proprio ortodosso: il denim. Tessuto global e metamorfico, il jeans incorpora tante latitudini e una storia di lungo corso: già nel 500 un blu ottenuto dal guado (una pianta tintorea di origine africana), veniva utilizzato a Genova per tingere la tela destinata alle vele delle navi e usata per coprire le merci durante il loro trasporto, oltre che per i vestiti dei marinai. Tessuto ideale per la realizzazione di pantaloni da lavoro (prediletto, alla metà dell’Ottocento, dai cercatori d’oro, dai cow boy e dai minatori), a partire dagli anni Sessanta del Novecento il jeans si fa icona di protesta antiborghese per rinascere, verso la fine degli anni Ottanta, come outfit glamour, con una nuova identità e in lussuose contaminazioni.

Con questo complesso pedigree antropologico, nelle mani di Afran il denim si fa materiale plastico, humus ideale di espressione: l’artista predilige quel jeans su cui è rimasta in qualche modo imprigionata la memoria del corpo che lo ha abitato e con questo outfit sformato, sbiadito, slabbrato, strappato, taglia, ricuce, intarsia e scava nella carne del tessuto. Con una prodigiosa pratica del montaggio, rifila tracciando nuove tramature, privilegiando le superfici più scabrose, quelle più disturbate da cuciture, passanti, tasche, fibbie. Ed è così che il jeans (e il suo pantheon di accessori) cambia fatalmente di segno, perde la sua democratica disinvoltura e si fa forma scultorea. Nascono icone forti, spesso, come le definisce l’artista stesso “urlanti”, eventualmente spaventevoli, figlie di ingegnosi sistemi di annodamenti e incastri, in una estetica del montaggio, dell’uso e del riuso che guarda alle avanguardie artistiche di primo Novecento, rinnovandone alcuni esiti.



Questa è la tecnica, ma è soprattutto la strada che porta Afran a compiere una riflessione sul tema dell’identità, che da sempre gli è caro, proprio partendo dall’abito inteso come metafora e come luogo di possibili trasmigrazioni semantiche. Se, come in un gioco di scatole cinesi, il corpo abita un abito che è poi a sua volta involucro che abita il mondo, allora il vestito può essere il palinsesto su cui tracciare la sintassi della identità. Ma nel momento in cui questo involucro si fa sostanza, anima e carne viva dell’uomo, allora è in atto una perdita che non può che essere, appunto, spaventevole. Perché dichiarare la morte della nudità, parafrasando l’annuncio nietzschiano “Dio è morto”, significa congedare la più intima parte di noi stessi.

Con questo materiale rinnovato, Afran, per la prima volta e proprio in occasione di questa mostra, esplora un nuovo campo tematico e attinge alla classicità che tanta parte ha avuto nella sua formazione: il jeans incontra il volto di un David che viene da lontano, è quello di Michelangelo, o si innerva nelle morbidezze della Venere di Milo o nella durezza del volto di Eracle. Oppure, e qui ancora una volta Afran sperimenta e combina i linguaggi, compare dietro la griglia di colate cromatiche, nei lavori a parete (Venere della sobrietà).

Completano il percorso espositivo due famiglie di istallazioni: i due Sartropodi in cui ancora una volta l’artista sperimenta con i processi del ready made, e l’enorme Scheletro di niente: il poetico assemblaggio di grucce appendiabiti si dispiega nello spazio del Salone d’Onore della Galleria, come una sorta di gigantesco fossile: le grucce vuote raccontano ancora una volta la storia di una assenza. L’abito se ne è andato, lasciando dietro di sé la traccia nostalgica della sua transitoria ed effimera esistenza.

La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Galleria MA-EC (Milan Art & Events Center) di Milano.



Milan Art & Events Center 
Via Santa Maria Valle 2, Milano Italy 20123
Tel: +39 02 39831335