lunedì 7 maggio 2012

ERIK SULLIVAN | IPOTESI DI COMPLOTTO


Una Chevrolet Corvette Convertible del '58 sfreccia rosso fuoco sbattendo violentemente i pneumatici sull'asfalto dismesso.
E' polvere di gomma sui tratti opachi e mal tenuti dopo le recenti intemperie.
E' il tremore d'un secchio con l’acqua marcia per fiori che aspettano al cancello dei morti.
E' quel fumo là sì, attraverso lo scarico di un motore arrogante che inquina anche l'eco del silenzio tra i muri delle case, sono due fari color ambra come spettri dentro tracce d'inferno, il volante stretto, le tue cosce nude senza più calze a rete; sono quelle punte nere sui pedali, il foulard nel vento della notte, i tuoi capelli pettinati dalla luna.
Sì, tutto è immerso dentro scatto velocità spinta.
Tutto è mobile quanto una cellula sanguigna nel corpo di un uomo.

Cambi marcia, terza-quarta, scostando poco la gonna bianca a portafoglio e, senza curarti, mostrando le trine rosso brillante delle mutande di misto nylon e poi, facendo così nella borsetta sul sedile accanto, trovandoci cellulare e nuova concentrazione per digitare 'lui'.
"Sono io..."
"Ofelia?... ma che ore sono?"
"Non importa, vestiti, su, ce ne andiamo."
"Cosa?..."
"Ho fatto un sogno, ho visto delle cose. Prepara una valigia, riempila pure tanto da farla straripare... io voglio allontanarmi da qui, avere la possibilità di un nuovo inizio, voglio saziarlo di respiri... saziarmi di sorrisi... di te."
"Sei matta?"
"Sto dicendo sul serio."
"Ma se abbiamo litigato nel pomeriggio, ti sei alzata dal mio letto sbattendo i 'miei stracci maschili' e le coperte, hai bisbigliato un duplice vaffanculo sistemandoti la coppa del reggipetto, mi hai apostrofato di non avere i coglioni per amarti!"
"Già, me lo ricordo, è andata proprio così."
"... E quasi t'ammazzavi sui tacchi spaccandone quasi uno per stizza e fretta, chiudendo alle spalle la porta! Ofelia, cos'è tutta questa frenesia?"
"Senti... io non sarò mai stanca dei tuoi baci, le discussioni, le scopate, i mal di testa, le vertigini... tuttavia, dopo essere tornata a casa, dormendo ho realizzato qualcosa di estremamente bello che al risveglio, per la prima volta, mi ha lasciato un leggero fresco sulla pelle."
"Cioè?"
"Noi. La parola 'noi', hai presente? Quella che usiamo per mille ipotesi di complotto di futuro. Quella. Dobbiamo andarcene da qui, capisci? Non aspettare più il momento perfetto... non arriverà mai se non siamo 'noi' a crearcelo."

Sei ferma ad un semaforo, ora, in ascolto.
Con gli occhi fissi al rettilineo davanti e indifferente allo sputo d'umanità proveniente dal piccolo gruppetto di ragazzi fuori da un bar ormai chiuso, domandi:
"Allora?"
"Vieni. Muoviti."

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