mercoledì 12 dicembre 2012

Lascia che cada il foglio | Alla CoArt Gallery la mostra personale di Francesca Loprieno a cura di Alexander Larrarte con intervento di Roberto Lacarbonara


La galleria d’arte contemporaea CoArt è lieta di proseguire la sua stagione espositiva con Lascia che cada il foglio, mostra personale di Francesca Loprieno. Un lavoro tanto evocativo quanto suggestivo quello che si dipana fra le mura della galleria, con un ciclo di fotografie di piccolo formato che, come dei delicati scrigni, sprigionano tutto il loro suggestivo potere narrativo, attraverso scorci di cielo, rubati probabilmente fra Parigi e Roma luoghi assai cari all’artista, e frammenti di mare della sua terra di origine: la Puglia.
Un racconto che procede e sollecita lo sguardo dello spettatore attraverso spazi vuoti (o forse no, come suggerisce il curatore Alexander Larrarte) che “nell'insieme codificano il suo immaginario interiore, la ricerca di spazi immensi, di straniamento, contemplativi. Frammenti di realtà sezionate” quasi monocrome, dove questi “spazi di “vuoto” perdono inconsistenza e si rivelano”. Un lavoro delicato e silenzioso, ma non per questo meno incisivo, quello della Loprieno, perfettamente inserito in una ricerca artistica che, seppur giovane, già si afferma con coerenza e determinazione in nome della contaminazione fra mezzi espressivi (in passato con successo l’artista si è confrontata con la performance come in Stato di necessità (2010) e la video arte, come in Next Station (2012)) e riferimenti teorici/concettuali  e che ha visto nel suo ultimo anno di attività dedicarsi con particolare attenzione allo studio dell’habitat contemporaneo e del paesaggio naturale in relazione all’individuo che lo vive (Paesaggi/Passaggi, (2012)). E’ proprio seguendo queste indicazioni che si inserisce il lavoro presentato, in cui lo spazio personale, del ricordo autobiografio, diventa, allo stesso tempo, quello condiviso della memoria collettiva.


INTERVENTI CRITICI
a cura di Roberto Lacarbonara


La collera sembrava svanita

La collera sembrava svanita. Rimaneva il risentimento, quello sì, tutt’uno con la carta da parati ancora sottovuoto e le due ciminiere ingolfate, una del camino, l’altra della caldaia ormai spenta da vent’anni. E nevicava da ore, Parigi aveva le brache infilate in un torbido grumo di fango e di ghiaccio, era grigia, limacciosa però soffice, e aveva la poca luce dei suoi occhi.
Prima o poi bisognava tornare. Far le valigie, il biglietto, le scale, tutto per l’ultima volta. Se solo lo avesse massacrato di botte - pensava - adesso ogni cosa sarebbe più giusta, al suo posto, risolta per sempre. Per sempre per sempre: maledettamente nella testa questa ostinazione all’eternità. Forse era colpa del mare, o di suo padre che diceva, in ogni occasione, tanto qua devi tornare.
L’ultima volta che le aveva parlato era al Pont Neuf, con i sacchetti della spesa traboccanti e con le dita ghiacciate al vento di dicembre. Il dubbio su quel “forse” nervoso con cui si erano salutati era diventato ancora più pungente dopo la notizia del fallimento di Le Jardin, la libreria dove lei lavorava al pomeriggio. L’anziana proprietaria aveva venduto sei mesi fa a due coniugi spagnoli e da allora solo grane.
Ma di Elodie e di sua sorella adesso non le importava più nulla. In fondo era colpa loro se tutta questa storia aveva preso il sopravvento sulle loro vite. Rimaneva il rimpianto per non aver detto subito e coraggiosamente la verità e per aver buttato all’aria un’occasione per dimostrare che quella donna era davvero la loro mamma.

3 dicembre 2012, Roberto Lacarbonara



Lascia che cada il foglio

Serie di frammenti, immagini  prendono forma da una necessità [forse personale o forse no], un bisogno di alzare gli occhi verso il cielo o di abbassarli verso il mare, uno “strappo” della realtà con la speranza che la linea dell'orizzonte possa confondersi e non esistere più.
Un percorso autobiografico, quello di Francesca Loprieno, cominciato nel gennaio  2012  [in progress o forse no], e non ci è dato sapere quando terminerà, forse con questa mostra o forse mai così come tutte quelle domande che non avranno mai risposta.
Due serie di immagini si sovrappongono tra cielo e mare e ne offrono una narrazione sottraendo uno spazio dallo sguardo d'insieme della realtà.
Lo sguardo si concentra in due spazi, [di vuoto o forse no] dove i cieli rappresentano le città di Roma e Parigi,  il mare la sua terra d'origine, la Puglia e nell'insieme codificano il suo immaginario interiore, la ricerca di spazi immensi, di straniamento, contemplativi.
Un'installazione con foto di piccoli formati delinea frammenti di realtà sezionate in inquadrature tra cielo e mare, dove spazi di “vuoto” perdono inconsistenza e  si rivelano.  

dicembre 2012, Alexander Larrarte



Biografia

Francesca Loprieno vive e lavora tra Bari e Roma.
Affianca l'attività di fotografia a numerose collaborazioni in ambito teatrale e della comunicazione.
Si forma presso l' Accademia di Belle Arti di Foggia e Roma e presso l' ENSAD di Parigi dove conclude i suoi studi.
Numerose le esposizioni collettive e personali tra cui citiamo la presentazione di un suo progetto alla “54° Esposizione Internazionale Biennale di Venezia”, alla rassegna internazionale “Shades of Women, la fotografia a colloquio con le arti” a Roma e l'esposizione  al Museo della Storia e dell' Immigrazione di Parigi.
Predilige il linguaggio fotografico e video per analizzare le problematiche dei non-luoghi (luoghi del disagio sociale e dello straniamento) e della non-identità (temi della mancanza dei diritti umani), spesso coniugati ai temi del Viaggio inteso come attraversamento dello spazio fisico ma anche dello spazio mentale (lo spazio del ricordo personale e della memoria collettiva), e come occasione di perdita del senso della condizione del tempo che non appartiene più all'interiorità dell'individuo ma si fa condizione essenziale della vita..
Ad esempio l'articolato work in progress Identi-Kit (2008-2011) raccoglie le duplici immagini fotografiche di donne ritratte in dittici. Il titolo riconduce a un metaforico Kit d'identità costituito da oggetti dell'universo simbolico femminile. Il tema è quello dell'identità o meglio della non-identità  dell'altra metà del cielo soffocata da stereotipi occidentali e condizionam,enti della cultura occidentale tra tabù religiosi e inumani riti tribali. E' incentrato, invece, sulla precarietà delle relazioni umane il progetto fotografico dedicato all'immigrazione Soi meme pourtant condotto nel 2010 nei quartieri multietnici di Parigi.
Del 2009 è Transizioni, lavoro focalizzato sulla perdita della condizione stabile dello spazio e della condizione certa del tempo. Spaesamento, incertezza, perturbanza, le strade e le piazze della metropoli (in questo caso Roma) sono condizionate dalla mutante presenza umana.
Nel video Next Station, Loprieno indaga il non – luogo di una stazione ferroviaria abbitata dal vuoto, dalla velocità, dall'impersonalità, dall'impermanenza  di spazi/tempi/narrazioni/volti/nomi/corpi/immagini/suoni/eventi.
Mentre il ciclo di Autonarrazioni visive (2010) si affida alle sperimentazioni di  flussi con-fusidi  di storie intime vissute al margine tra corpo e scrittura. Insistendo sul concetto di tempo  all'interno della narrazione contemporanea, Loprieno approfondisce il tema del non-racconto quotidiano. Influenzata dal lavoro di Sophie Calle, dal cinema dei fratelli Coen, dalle scritture di Pessoa, Auster, Sarah Kane e molti altri si interessa di meta-narrazione. In Francia sviluppa Appunti per caso, che ben rappresenta gli aspetti del vivere quotidiano. Ciò che conta è il mentre, momenti diversi e storie che si sovrappongono fino a costituire una narrazione priva di inizio e senza una fine. Eppure ciclo vitale di spazi alcune volte privati e altre volte condivisi.
Attualmente dirige la propria ricerca fotografica verso lo studio dell'habitat contemporaneo e del paesaggio in relazione all'individuo che lo vive. Qui, il soggetto (quasi sempre soggetto femminile) sembra tessere una trama invisibile, vitale che lega ampi panorami, dettagli ogettuali, semplici azioni, gesti surreali, magici stati d'attesa.

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INFO

Francesca Loprieno
Lascia che cada il foglio

a cura di Alexander Larrarte
con intervento di Roberto Lacarbonara
Vernissage: Domenica 16 Dicembre, ore 19.00
Apertura: 16 Dicembre 2012 – 25 Gennaio 2013
CoArt Gallery, Vico San Francesco 4/6 - Corato (Ba)
Orari: tutti i giorni 10.00/12.00 - 18.00/22.00
info: +39 349.6141159 | e-mail: coartgallery@hotmail.it


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