lunedì 19 agosto 2013

MANIFESTO DELLA BELLEZZA | A cura di Fabio Gabrielli, filosofo e Preside della Facoltà di Scienze Umane Università L.U.de.S., Lugano

Mauro Rea | Foto di Donato Di Poce 

Manifesto della bellezza

Viviamo in un’epoca di diffusa precarietà, dove il futuro appare sempre più come minaccia piuttosto che luogo di speranza o di semplice attesa, e dove il tragico senso di impotenza, di smarrimento etico ed esistenziale, a seguito del progressivo de-centramento dei valori, stride profondamente con l’imperativo dell’efficientismo e del produttivismo senza posa, secondo cui, per dirla con Benasayag e Schmit, tutti i pensabili sono possibili.

Occorre, allora, una sorta di controrespiro, un balzo della mente che ci consenta di riorientare vissuti e agiti, di dare cittadinanza attiva a progetti umanizzanti, di attribuire ordine e senso alle idee, invece che accatastarle in qualche modo o, peggio, lasciarle decomporre con muta indifferenza.
In una sola parola, urge ridare voce all’educazione.
Educare ed essere educati significa, infatti, vincere la pigrizia che sclerotizza le idee, l’accidia che le lascia precipitare prima che il loro tragitto sia compiuto, la paura che svuota ogni scelta della sua operatività.
In sintesi:
- L’educazione nasce per difetto, ovvero da uno stato di povertà di conoscenze che ci porta a inaugurare ogni volta, sbigottiti di fronte all’enigmaticità del mondo, il nostro sguardo nella sua ideale tensione al vero;
- l’educazione, come sottolinea con questa bella immagine Duccio Demetrio, consiste nel “varcare le brume del sopore e del languore”, ovvero scavare sotto l’apparente, levigato sentiero di tutto ciò che crediamo consolidato, trovare e mostrare con coraggio i crepacci nascosti, privilegiare l’ombra rispetto alla luce, la solitudine della coscienza vigile rispetto al chiasso accomodante e lusinghiero di quanti, per pigrizia o viltà, congelano idee e visioni del mondo nel pensiero unico;
- l’educazione è riconciliarsi con il mondo: lo scopo di tutta una vita dovrebbe essere quello di aprire le proprie dinamiche conoscitive al mondo, al fine di lenire, per quanto la nostra contingenza ci permetta, le ferite che la vita ci procura e che abitano crudelmente i nostri progetti e i nostri sogni;
- l’educazione, tuttavia, è anche riconoscere la luce del mondo, il suo continuo rinnovarsi, la sua capacità di produrre in noi copiose e feconde ideazioni.


In questo contesto, il Laboratorio dell’ Arte intende promuovere l’arte, in tutte le sue vertiginanti espressioni, attraverso corsi, seminari, eventi, convegni, nell’intima convinzione che educare alle emozioni e ai sentimenti costituisca un’urgenza ineludibile per le nostre livide, informi anime piatte.
Perché partire proprio dall’arte?
Perché ogni artista incarna a pieno titolo quello che Hugo von Hofmannsthal diceva dei poeti: vivono confinati nel “sottoscala”, da cui, senza che nessuno se ne avveda, possono osservare con attenzione il flusso della vita che gli scorre di fronte.
Essi sono “null’altro che occhi e orecchi”.
E ancora: gli artisti, per le tensioni esistenziali da cui sono attraversati, sono come “palombari” sui quali agisce”la pressione di incommensurabili atmosfere”, ma sono anche come “sismografi” capaci di trasporre “in vibrazione ogni scossa, prodotta anche migliaia di miglia lontano”.
L’artista è l’Occhio e l’Orecchio del mondo, è colui che non teme il naufragio della parola, poiché, prima che dalla parola, è abitato, nelle sue opere, dalla verginale
voce del cuore e dalle grammatiche esistenziali dell’anima, che non scalpellano asettici codici morali, non sentenziano, non vaticinano, non afferrano per possedere, ma sfiorano e lambiscono, per riconoscere e rispettare la sacralità del volto.
Di ogni volto!
Grazie all’arte, possiamo riscoprire il senso che collega le cose tra loro, la bellezza capace di ricondurre a unità terra e cielo, uomo e natura, carne e spirito.
Un concetto, questo, che Hölderlin suggella in modo davvero superbo: “Chi non vive in ambivalente reciprocità d’amore con il cielo e con la terra, chi, in tal senso, non vive in unità con gli elementi entri i quali vive, non è, per natura, neanche in armonia con se stesso e non prende conoscenza dell’eterna bellezza”.
Ebbene, il Laboratorio dell’Arte vuol farsi testimone e veicolo della bellezza, grazie al coinvolgimento mirato di personalità non solo esperte nei diversi ambiti artistici, ma anche davvero convinte che la rinascita dell’uomo dipenda strutturalmente dal recupero non esibito ma vissuto del bello e del vero.


Fabio Gabrielli, filosofo
Preside della Facoltà di Scienze Umane
Università L.U.de.S., Lugano

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