giovedì 2 aprile 2015

Echolilia. Quando la fotografia diventa mezzo privilegiato per un padre di capire il figlio autistico.

In occasione della Giornata Mondiale per la consapevolezza dell'autismo, istituita dalle Nazioni Unite ogni 2 aprile, a partire dal 2007, proponiamo la storia del fotografo Timothy Archibald con suo figlio Elijah, affetto da autismo.

La persona autistica è una persona alla quale molti non riescono a dare un senso, a capire, ad interpretare, è facile dire che una persona è felice quando la si vede sorridere ed è facile dire che qualcuno è triste se lo si vede piangere… ma quando da un volto non trapelano emozioni, quando i comportamenti non permettono alcuna interpretazione diventa complicato rapportarsi con quella persona, e quando quella persona è tuo figlio la cosa è ancora peggiore.

La frustrazione che prova questo padre nel non comprendere il figlio è tale che lui ha provato a fotografarlo, a fotografare lui e la sua vita, i suoi comportamenti, per provare a darne una spiegazione, un’interpretazione.


Così nasce  Echolilia un progetto fotografico che raccoglie foto di un padre che cerca di capire il figlio.
Grazie agli scatti fotografici Timothy è riuscito ad entrare in sintonia con suo figlio, cosa che prima rendeva la sua vita impossibile, era troppo complicato riuscire a capire perché la sua mente era rivolta ai bambini che facevano cose “normali”, attraverso l’obiettivo fotografico è invece riuscito ad abbattere gli stereotipi e ha finalmente capito suo figlio, o almeno è riuscito ad entrare nel suo mondo, nelle sue abitudini per molti strampalate.



La prospettiva di Elijah non è quella degli altri bambini, il suo modo di vedere le cose è diverso, è intimo e personale, melanconico e le foto del padre racchiudono questo suo essere, così perfetto e normale se visto attraverso i suoi occhi.
E’ lo stesso bambino che si è appassionato al lavoro che il padre stava facendo, suggerendo location e posizioni, e il lavoro che ne è scaturito non è solo un album fotografico di grande effetto, ma un legame che va via via fortificandosi, tra padre e figlio, tra due mondi perfettamente in sincronia, tra due visioni che si fondono in un unico sentimento, in un unico modo di comunicare. Il loro lavoro fotografico è diventato il codice per “decodificare” il linguaggio che li unisce.





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