martedì 21 giugno 2016

Mario Vespasiani - L'arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi. In mostra alla Pinacoteca Civica - Fortunato Duranti dal 26 giugno al 4 settembre 2016.

La Città di Montefortino e la Rete Museale dei Sibillini sono lieti di invitare all'inaugurazione della mostra Mario Vespasiani L'arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi, che presenta la più recente ricerca dell'artista Mario Vespasiani (1978) in dialogo con le opere della Collezione Duranti della Pinacoteca Civica, secondo un preciso percorso stilistico ed iconografico, che collega e dona un'inedita chiave di lettura, non solo ai lavori esposti ma anche a un luogo che come pochi intreccia spiritualità e leggenda.
Mario Vespasiani non nuovo alle contaminazioni con la grande arte (da ricordarsi le sue mostre con Mario Schifano nel 2008, con Osvaldo Licini nel 2010, con Lorenzo Lotto nel 2012 e nel 2015 con Mario Giacomelli) sceglie questa volta non un autore bensì un'intera pinacoteca, per cercare di trasmettere le metamorfosi che nell'arte avvengono nella materia e dunque nel gesto, quanto nel suo significato simbolico.
Innanzi tutto è importante precisare che Arte alchemica è da intendersi non come una pratica esoterica bensì in un processo di conoscenza, di individuazione del proprio sé, suddiviso in tre fasi: psichica (il significato dell'opera), sensoriale (la funzione emotiva) e intuitiva (la gestualità pittorica).
Varcando i limiti imposti dalla visione tradizionale del museo, le opere in mostra si aprono all'esperienza che svela non soltanto il risultato finale dell'immagine, ma anche gli archetipi da sempre esistiti, che si ritrovano nelle tracce lasciate dalla natura sul paesaggio e dall'uomo sulle pareti delle caverne e delle chiese, nella mitologia e nel sacro.
Le opere si caricano dunque di una valenza simbolica, che trasforma la materia al punto da farla sparire e ricomparire sotto altre sembianze, sotto altri temi, come fosse la scoperta di un altro particolare aspetto della natura umana. Seguendo il criterio di Duranti, di una collezione che porta con sé il fascino e il mistero di una "wunderkammer", Vespasiani sceglie di presentare le sue opere più recenti e mai esposte, le quali abbandonano la figurazione per sporgersi nel territorio dell'informale, dove il segno estremo ed essenziale, si pone nel momento in cui la visione diventa micro e macrocosmica, aperta ad un movimento che appare come un processo conoscitivo in atto.
L'autore mette al centro dell'evento la vitalità del gesto, l'atto di coraggio di chi con decisione si immerge nel magma incandescente dei sensi che, nella fusione col tutto, riportano in superficie non forme immediatamente riconoscibili, bensì il principio in cui la materia recupera il suo aspetto originario.
I nuovi dipinti di Vespasiani non citano dunque le opere presenti nella pinacoteca nei temi o nelle tecniche, ma mostrano l'avanzamento della pittura da cogliere nel segno iniziale, ciò che le dà origine e che sfuma non nell'imitazione quanto nell'aderenza ai principi creativi del mondo.
Il senso di Arte alchemica, non è perciò da confondere con un certo pensiero comune che è solito identificarla in una scienza immaginaria, in una sorta di pratica magica che trasforma gli oggetti in oro, ma si rivolge alle virtù innate dell'uomo, le quali si manifestano in quel fare esperienza di sé, oggettiva e soggettiva che sia, nell'interiorità come al di fuori, nello spirito e nella materia.
Una mostra che si presenta in aderenza col tessuto vitale del territorio, rispecchiando gli scenari naturali che si perdono nelle vette e nei corsi d'acqua, di cui le opere sembrano fissarne il fluire, come la vita effimera dei fiori e le impronte lasciate dagli animali selvatici, avviando il racconto di quelle storie mitiche che nel vicino Santuario della Madonna dell'Ambro affrescato persino con le immagini delle Sibille, si abbracciano con la fede.
Anche il criterio dell'allestimento rispecchia l'indole visionaria di Duranti, e quella sua qualità eccentrica di pittore nel comporre le figure in rapporto alle opere altrui, che in quel suo volontario isolamento era solito circondarsi da veri e propri "assemblages" di dipinti con i quali si poneva in continuo colloquio, occupando tutto lo spazio disponibile.
Vespasiani adotta il gusto da allestitore di Duranti, che in controtendenza rispetto all'organizzazione razionalizzata della galleria nobiliare del suo tempo, trovava in quella più arcaica del "cabinet des curiosités" la sua volontà enciclopedica di riunire il sapere in un "fare alchemico", dove le difformità degli insiemi, ieri come oggi vanno a caricare il luogo di valenze criptiche, personali e comunque legate ad una profonda spiritualità.
Il collegamento con le opere della collezione permanente si scorge dunque nella continua connessione tra le varie epoche, sottolineando come la natura e l'uomo nel corso dei secoli siano sempre gli stessi, ma sono trasformati nelle loro apparenze. Perciò la ricerca di Vespasiani si svela come un'apparizione, come un volo o un ritmo che coglie, non la ripetizione di uno stile o di un linguaggio già assimilato, ma una sottile vibrazione da tramandare, che narra coi suoi colori la leggenda della pittura.





Titolo: Mario Vespasiani - L'arte alchemica e la leggenda della pittura dal 1400 ad oggi

Inaugurazione: domenica 26 giugno alle ore 17,00
Curatori: Daniela Tisi e Onorato Diamanti
Luogo: Pinacoteca Civica - Fortunato Duranti, Montefortino FM
Info: Palazzo Leopardi, Largo Duranti 5 - Tel. 0736-859491
Periodo: 26 giugno - 4 settembre 2016
Orari: giugno e settembre aperto sabato e domenica: 10-13 - 16-19
Luglio e agosto aperto tutti i giorni: 10-13 - 16-19
Siti web: www.pinacotecafortunatoduranti.it - www.mariovespasiani.com

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