giovedì 6 aprile 2017

INTERVYOU. Nel privè con Livio Moiana, intervistato da Marla Lombardo.

Photographer Credits Yuri Catania

 Amante delle sfide, trasversale ed eclettico, ha da sempre frequentato tanti ambienti.
Negli USA, a Miami, dopo aver lavorato per Mickey Rourke sceglie di allargare il suo lavoro anche al settore pubblicitario e dello spettacolo.

Lavora da venti anni come fotografo, prediligendo il ritratto d’autore. Negli ultimi dieci anni si è focalizzato sulle immagini in bianco e nero e sullo studio del corpo umano, in particolare del nudo artistico, visto come sinonimo di libertà e coniugato senza barriere e chiusure.
Al FIOF international photography awards 2017 si è classificato Vincitore assoluto, sbaragliando tutti e conquistando il primo, secondo e terzo posto nella categoria Nudo, con Menzione d’onore.

Mente erotica sopraffina, ama stupirsi e stupire e nel suo lavoro pignoleria, sentimento e bravura tecnica sono dosate magistralmente.
Per lui “fotografare” non è descrivere vari mondi ma cercare di conoscerli.

Livio Moiana è l'ospite di INTERVYOU, il privé di Untitled Magazine   




Livio fotografi si nasce o si diventa?


Forse si scopre di poterlo diventare.

C'è chi lo è ma non lo fa attraverso una macchina fotografica e chi ne usa una.
Fotografi si può diventare se si sa osservare, se si è curiosi.
Non è una questione di macchine e parametri tecnici, peraltro importanti, ma di pulsioni, di passione e di sensi.


Quando hai cominciato ad approcciarti all'Arte, qual è stata la spinta per cominciare?
La curiosità di conoscere, capire. Una caratteristica che ho da sempre. Sono onnivoro di conoscenza. La comunicazione è uno dei cibi che più mi affascina. Soprattutto quando non è immediata nella sua possibile interpretazione.


Come mai hai scelto come mezzo espressivo la fotografia? Perché ti sei avvicinato a questo linguaggio?
Un po' per caso. Non avevo la passione per la fotografia e non sapevo assolutamente nulla di macchine fotografiche. E' stata una scelta di vita. Volevo fare un lavoro che mi permettesse di viaggiare, conoscere altre culture, vestirmi come mi pare e parlare inglese. Un lavoro che mi desse la possibilità di sentirmi libero. Ho rischiato. E' andata bene e ora non cambierei questo lavoro con nessun altro. Nemmeno se mi permettesse di guadagnare di più. La libertà non ha un prezzo.


Se io dico “Corpo”, tu dici…
Meraviglia. Ammiro, adoro e sento un legame strettissimo col corpo umano. Le sue linee, il suo creare forme ad ogni movimento, l'armonia, i suoi contrasti tra rotondità e spigolosità. Il corpo è arte anche senza che nessun artista lo rappresenti. Lo è nella sua essenza.
Mi fa male quando vedo che alcune persone lo guardano considerandolo volgarità. Come può esserlo qualcosa così puro? La volgarità è un aspetto cerebrale non corporale.











Secondo te, cosa ci definisce? Ciò che siamo o ciò che facciamo?

Penso entrambi. Ciò che siamo emerge anche quando tentiamo di nasconderlo. In ogni nostra manifestazione, anche costruita, siamo noi stessi perché quello è il risultato di una nostra scelta.
Quello che facciamo è un sottotitolo scritto in grassetto.


Chi riconosci come tuoi simili?
Possono esserci varie similitudini. Potrei riconoscermi in più categorie non necessariamente complementari. Se devo sceglierne alcune direi le persone che amano la libertà e rispettano quella degli altri.


Quali sono state le tue collaborazioni più importanti?
Quelle con persone che stimo e con cui è nata un'amicizia che dura da anni.

Portrait Regina e Beppe Baresi

Portrait M. Laudadio

Portrait L. Manera

Portrait F. Trentalance


Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
Anni fa avremmo potuto descrivere il nostro paese in 50 parole. Oggi servirebbe un libro. L'Italia è cambiata molto e non mi sembra in meglio. Siamo una nazione con picchi di eccellenza a livello di umanità e opposti di un livello talmente basso da farmi esaltare e vergognare al tempo stesso del mio Paese.
Anni fa ne ero fiero. Ora spesso abbasso lo sguardo.


Tra le tue varie città, in cui hai vissuto, lavorato, amato, fotografato, ce n’è una cui sei più legato, diciamo per “affinità elettive”?
Più che di città preferirei parlare di nazioni, in particolare quelle scandinave. Lì spesso mi sono sentito a casa senza tutte quelle arrabbiature inutili che riempiono le nostre giornate in Italia.
Se una cosa può essere risolta o gestita in modo semplice, in pochi minuti lì avviene così. Da noi invece inciampiamo in mille ostacoli, passaggi inutili, vai e vieni come jo-jo, scortesie, arrabbiature e insensatezze che ci svuotano di energie che avremmo invece potuto usare per costruire qualcosa di positivo.



Cosa accadrà in futuro? Cosa è scritto nell’agenda di Livio?
Nella vita ho imparato che fare progetti e programmi a lungo termine è completamente inutile. E' importante avere sogni, obiettivi ma non programmi perché la loro riuscita non dipende mai totalmente da noi.
Nel mio caso cerco di fare sempre il meglio che posso per crescere come persona e nel lavoro. Soprattutto attraverso l'autocritica. Se dopo mesi mi guardo indietro e mi accorgo di essere allo stesso punto vuol dire che ho sbagliato qualcosa.



Tre aggettivi che ti rappresentano, o ti definiscono.
Non amando, in generale, il parlar bene di se stessi preferisco dire tre difetti: pignolo, rompiballe e a volte pigro.

Qual è il tuo motto?
Non mollare mai

Ed il tuo vizio preferito? O hai solo virtù?
Ho tanti difetti. Un vizio sicuramente è il mangiare! Passerei la giornata a farlo (e a volte lo faccio) assaggiando cibi di ogni tipo. Per fortuna non ingrasso! Sia benedetto il mio metabolismo.

Che cosa ami di più?
La serenità. Stare con le persone che amo e conoscerne altre che mi arricchiscano. Una cosa che nella vita mi entusiasma sono le persone che sanno fare sacrifici ma ti regalano sempre sorrisi senza lamentarsi. Le persone semplici che poi magari raggiungono grandi risultati restando umili. E amo guardare chi fa con passione il proprio lavoro. Qualsiasi esso sia. Non esistono lavori umili. Tutti sono importanti.

Shooting campagna istituzionale AIRC a sostegno della ricerca sui tumori

Qual è la tua più grande paura?
La paura fa parte della vita. Quando arriva il fatto da affrontare non hai molto tempo per riflettere. Ti ci ritrovi faccia a faccia e non puoi nasconderti. In quel momento fai quel che puoi. L'importante è affrontarlo invece di scappare. Avere paura prima che qualcosa succeda è una cosa che la mia mente di solito respinge.
Non sono io a farlo razionalmente. Sono fortunato. Essere credente mi aiuta molto.

Qual è, a tuo avviso, il compito del fotografo? Tu perché fotografi? Cosa ti spinge a dar forma ai tuoi pensieri ed alle tue emozioni?
Dipende quale è il motivo per cui si fotografa. Lavoro, passione, ricerca personale o sfogo.
Penso che un fotografo debba saper ascoltare a fondo, un cliente o la propria passione, e poi cercare il modo migliore per raggiungere il risultato richiesto.
Fotografare è un mio modo di vivere la libertà. Anche se è un lavoro commissionato sono comunque libero di scegliere come scattare una foto perché mi si chiede di farla secondo il mio stile. E' una sensazione bellissima da vivere.



Cosa fa Livio quando non è un “Fotografo”?  Come trascorri i tuoi giorni, e, soprattutto, le tue notti?
Quando posso cerco un contatto con la natura. Ha un enorme potere rilassante su di me. Mi svuota delle arrabbiature dandomi in cambio sorrisi. Poi, sebbene il tempo libero sia poco, amo fare un po' di tutto, anche lavori manuali, oppure cercare nei mercatini non itineranti oggetti usati del passato, vecchie riviste, fumetti o complementi d'arredo. La sera invece, quando sono a casa e non ho impegni, amo godermi in relax qualche serie tv, della musica, leggere o a volte lavorare alle mie foto di Shapes (of freedom). Le notti sono bellissime. I ritmi della vita rallentano, molti rumori si acchetano e c'è la tranquillità per gustarsi la passione che si sceglie di vivere in quel momento.



Se volete sapere di più su Livio Moiana, seguitelo nei suoi canali social...




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