martedì 13 giugno 2017

INTERVYOU. Nel privé con Monica Marioni, intervistata da Marla Lombardo.


 Una personalità straripante e multanime, di onnivora curiosità intellettuale.
Uno spirito mistico e appassionato di operosità innovatrice e leggerezza.

Davanti a me ho una donna coraggiosa che ama mettersi in gioco, che sa prendere posizioni estreme ed anticonformiste, quando rispondono a dei valori che lei sente profondamente.

La sua arte è tagliente, le sue opere cariche di tutta la crudeltà e l'ambigua bellezza della natura umana. 

Lei è un'Alice moderna, disincantata, ed il Paese delle sue Meraviglie sono le umane paure.


Monica Marioni è l'ospite di INTERVYOU, il privé di Untitled Magazine  



Monica artisti si nasce o si diventa?

Lo si nasce nei contenuti, lo si diventa nella forma.



Quando hai cominciato ad approcciarti all'Arte, qual è stata la spinta per cominciare?

Il bisogno di dare forma e porre al di fuori da me i demoni che mi abitano. C’è chi fa arte per scelta, per me è una necessità. Se non avessi avuto l’opportunità di fare arte vivrei molto peggio oggi, proprio a livello mentale.          



Se io dico “Contemporaneità”, tu dici…

Spaesamento. Mi pare la matrice del vivere odierno, troppi punti di riferimento sono scomparsi troppo in fretta e ora si va in ordine sparso, non come respirando la libertà bensì come sperduti in un mondo troppo vasto.  







Ci sono alcuni artisti che hanno influito o influiscono sul tuo lavoro? A cosa ti ispiri?

Moltissimi sono gli input che attivano il mio output, non tutti coscientemente peraltro. Certamente grandi creatori di visioni come Hitchcock e David Lynch, Stanley Kubrick, David Lynch e Quentin Tarantino per stare sul cinema. E poi Kafka ed Edgar Allan Poe sul versante letterario, li sono molto classica. In arte, dall’uso della luce caravaggesco al decorativismo di Klimt, credo di essere sotto l’influenza praticamente di tutta la storia dell’arte; ma di più, di tutto ciò che vedo.   



Secondo te, cosa ci definisce? Ciò che siamo o ciò che facciamo?

Dipende dal punto di vista: dal nostro, facciamo secondo ciò che siamo, a guardare da fuori è più vero il contrario. L’importante è che si riesca a mantenere molto vicine le due cose, perchè il fare cose lontane dal nostro essere non può che crearci nevrosi e insoddisfazioni.



Chi riconosci come tuoi simili?

In primis chi fa; non importa cosa nello specifico, ma tanti sono i miei incontri con chi parla, e così spesso ho verificato l’assenza di sostanza e azione dietro narrazioni anche favolose, che ho capito con chiarezza anche qualcosa di me. Io ho davvero poco da spartire con chi trova mille ostacoli per non alzarsi e fare. 



Tra le tue opere, ce n’è una cui sei più legata, diciamo per “affinità elettive”?

Faccio figli e figliastri si, ed in genere sono le opere meno “estetiche” le mie preferite, quelle che alla fine entrano di rado tra le selezioni in mostra. Probabilmente è lo stesso principio con cui adotto i cani, mi porto a casa sempre il più sfigato della cucciolata.



Chi, o che cosa, alimenta la tua passione per l’arte?
Direi le persone. Nel senso che spesso creo a seguito di incontri, conversazioni con persone stimolanti. Quasi mai si tratta di personaggi noti, c’è tanta ricchezza nascosta tra la gente qualsiasi.


Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
La terra del chi striscia non inciampa, soprattutto nel contemporaneo, che qui da noi è un settore molto piccolo e pesantemente relazionale. Ancora oggi incontro continui ostacoli nel mio lavorare con la nudità, per dire. E un certo fatalismo piagnucoloso che mi fa dire: c’è più tristezza che miseria in Italia. 

E a Milano, che scena vedi? Cosa sta succedendo in questa città?
Milano non è diversa in quanto detto prima, lo è nel consentire a tutti una nicchia: Qui puoi  seguire la tua strada e crearti una tua dimensione lavorativa. Naturalmente fuori dai radar, che in arte viene censito solo ciò che è in galleria o in accademia. 






Cosa accadrà in futuro? Cosa è scritto nell’agenda di Monica?

C’è scritto Napoli. Dall’anno prossimo sarò in una nuova città, splendida per cibo clima e attenzione alle proposte culturali. Vi ho esposto FAME! nel 2015 con grande successo, l’ho vissuta per un mese durante la realizzazione del corto LE UMANE PAURE, ora in scena al Teatro Parenti e che concluderà al MADRE proprio di Napoli la sua “tournee”. La facilità ed il trasporto con cui tante persone già collaborano con me mi conduce lì.  


Tre aggettivi che ti rappresentano, o ti definiscono.
Pigra determinata e megalomane.

Qual è il tuo motto?
La regola delle 3 C: alzare il Culo, farsi il Culo, avere Culo.


Ed il tuo vizio preferito? O hai solo virtù?
In realtà sono fatta per lo più di vizi, ma ho anche qualche virtù, tipo fumare e bere molto rum scuro.
 

Qual è, a tuo avviso, il compito dell’artista? Tu perché crei? Cosa ti spinge a dar forma ai tuoi pensieri ed alle tue emozioni?

Io creo per necessità psicologica, non lo facessi starei in clinica. Altri lo fanno per fama, testimonianza sociale, o perchè è sempre meglio che lavorare. Tutto valido al pari, siamo tutti semplici testimoni del nostro tempo, non insegnanti. La cultura non è l’educazione.



Che cosa ami di più?
I miei cani, la mia famiglia naturale e lavorativa e i maghi in TV.

Qual è la tua più grande paura?
L'abbandono. in assoluto! E' come si ti strappassero il cuore dal petto.


L’Uomo è ancora misura di tutte le cose?
Oh no, le cose sono a misura d’uomo, ma l’uomo è tale solo se in grado di misurarsi con le cose, in termini di produttività e funzionalità. No, c’è molta più teknè che humanitas oggi. 

Cos’è per te la Bellezza?
L’italia e la sua arte classica, Rinascimento in primis. Ho avuto la fortuna di vedere tutto il mondo fin da bambina ed il nostro paese continua a sembrarmi il più bello. All’arte di casa nostra poi io devo molto in termini formali e cromatici.

Cosa fa Monica quando non è un “Artista”? Come trascorri i tuoi giorni, e, soprattutto, le tue notti?
Sono artista soprattutto di notte, di giorno a metà tra un ghiro e uno studioso ricercatore, la sera una cacciatrice di stimoli e leggerezza.    



"Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. 
Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. 
Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò."




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