giovedì 20 luglio 2017

INTERVYOU. Nel privé con Salvatore Cammilleri, intervistato da Marla Lombardo.


Una personalità creativa e onnivora, capace di parlare differenti linguaggi ispirati però da un unico comune denominatore: l’avanguardia.

Provocatore e visionario, ha allargato magistralmente il concetto di passione per l’arte; le sue opere sono esperienze estetiche primordiali, contaminate da simboli e significanze che invitano e stimolano a processi creativi intimi ed esistenziali.

La sua fede nell’arte è pura, autentica, confida in un rinnovamento dell’arte e per l’arte, e proclama lunga vita ai sogni dei rivoluzionari.

Salvatore Cammilleri è l'ospite di INTERVYOU, il privé di Untitled Magazine 






Salvatore artisti si nasce o si diventa? 
Artisti si nasce senza ombra di dubbio.

Quando hai cominciato ad approcciarti all'Arte, qual è stata la spinta per cominciare? 
Come ho sempre detto il mio approccio all’Arte è nato sin dalla mia tenera età. Ho sempre vissuto 
l’arte come una pratica. La spinta per fare sul serio in realtà c’è stata in tarda età, ed è stata la matura 
consapevolezza di appartenere all’arte e quindi il processo è comunque sempre stato fisiologico.

Se io dico “Contemporaneo”, tu dici…
E’ ciò che ancora non conosciamo, che deve ancora accadere, che deve ancora sorprenderci, che deve ancora comprendersi.

  
Secondo te, cosa ci definisce? Ciò che siamo o ciò che facciamo?
Ovviamente sia ciò che siamo sia ciò che facciamo allo stesso tempo, secondo me si rischia di non essere definiti se siamo soltanto o se facciamo soltanto. Poi nel mondo dell’arte a mio parere oggi c’è un gran caos perché alcuni sostengono che a definire l’artista sia il suo bisogno di fare mentre altri sostengono l’idea di sentirsi artisti. Credo che questo ragionare sia inutile perché emerge o meno sempre il prodotto artistico che credo sia più importante dell’artista in sé.

Il gioco tra simbolo e rituale … Che senso gli dai nelle tue opere?
Nella mia arte uso tre simbolismi: le sfere, le uova e le ali. 
Attraverso le sfere concettualizzo e realizzo opere dedicate all’idea della nascita e della scintilla vitale, con le uova concettualizzo e realizzo opere dedicate all’idea della morte, con le ali, invece, concettualizzo e realizzo opere dedicate al percorso che va dalla vita alla morte. Fondamentalmente analizzo ciò che ogni essere umano si chiede, perché nasciamo, perché moriamo, perché viviamo … con la video installazione interattiva “PROTEIC O…” ho sviluppato negli anni l’idea di un vero e proprio rituale, in quanto l’opera invita il pubblico fruitore a farne parte spingendolo a compiere il rituale che prevede di cuocere e poi mangiare un uovo, metafora dell’uomo. Il risultato è una forma stramba di eucarestia che tende alla consapevolezza rispetto alla nostra caducità. 

 
Chi riconosci come tuoi simili? 
Tutti gli esseri umani poi mia madre dice sempre che sono un alieno per cui posso anche sbagliarmi.

Quali sono state le tue collaborazioni, o performance, più importanti?
Negli anni ho stretto svariate collaborazioni e concedo a tutte importanza proprio perché le ritengo funzionali ad un percorso di crescita. Per quanto riguarda le performances, è un linguaggio che mi ha sempre affascinato e su cui lavoro da anni coinvolgendo diversi artisti. Ultimamente con “PROTEIC O…” ho dato inizio a delle collaborazioni che si amplieranno modificandosi ed evolvendo attraverso il coinvolgimento di attori diversi.



Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
L’Italia è un Paese che ha dato tanto all’arte, si spera possa continuare a darlo. Noi italiani per primi dovremmo riconoscerci molto di più con il rinascimento e tutte le correnti artistiche che sono nate in Italia perché il problema è che all’estero se dici Italia pensi alla Pizza, con grandissimo rispetto per la pizza.

Tra le tue varie opere, ce n’è una cui sei più legato, diciamo per “affinità elettive”?
Credo siano le tre “installazioni del tempo”: “Una volta volavo”, “Anche per oggi non si vola”, “Non volerò più”, con cui credo di aver rappresentato la mia visione, il mio stato d’animo, che poi è insito in ogni essere umano, con estrema semplicità poetica.

 
Cosa accadrà in futuro? Cosa è scritto nell’agenda di Salvatore?
Cosa accadrà non lo posso sapere … l’agenda per fortuna è piena di eventi che organizzerò a cui parteciperò. Mi definisco un artista logorroico nel senso che mi piace esprimermi più possibile ogni volta che si presenta un’occasione.


Tre aggettivi che ti rappresentano, o ti definiscono.
Mentalmente ironico, sentimentalmente ironico, sostanzialmente ironico.

Qual è il tuo motto?
In realtà non mi piace seguire alcun motto, credo sia una di quelle cose che ponga molti limiti.

Ed il tuo vizio preferito? O hai solo virtù?
L’Arte è il mio vizio e la mia virtù.



Che cosa ami di più?
La mia famiglia e l’arte.

Qual è la tua più grande paura?
Con estrema sincerità dico che nella mia vita non ho mai avuto paura, ho solo semplicemente una forma di rattofobia.

Qual è, a tuo avviso, il compito dell’artista? Tu perché crei? Cosa ti spinge a dar forma ai tuoi 
pensieri ed alle tue emozioni?
Credo che l’artista debba semplicemente fare arte. Personalmente creo perché lo so fare e questo credo sia l’unico fattore scatenante. Mi diverte dar forma ai miei pensieri ed alle mie emozioni.

Cosa fa Salvatore quando non è un “Artista”?  Come trascorri i tuoi giorni, e, soprattutto, le tue notti?
Il mio pensiero è sempre rivolto all’arte, anche se non sto materialmente lavorando ad un’opera d’arte. Anche quando sono impegnato in semplici altre attività la mia mente elabora di continuo, anche di notte.




Se volete sapere di più su Salvatore Cammilleri, seguitelo nei sui canali social...
 
 
 
 


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