sabato 4 maggio 2019

Alla Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte di Bologna, le mostre personali di Martin, Ranucci e Zappa.


Mostre personali di

MAURO MARTIN
LUCIO RANUCCI
LARA ZAPPA

Dal 04 maggio al 16 maggio 2019

Inaugurazione: sabato 04 maggio 2019 ore 18:00

Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte
in Via San Felice 18, Bologna

Durante la serata presenzierà la Dott.ssa Denitza Nedkova


"Finchè il giorno splendea, tessea la tela / Superba, e poi la distessea la notte..."

Se il tessuto non procede, il tempo è costretto a rallentare. Nel racconto omerico Penelope usa la tela come orologio a cui sposta le lancette, ma nella realtà le cose vanno in modo diverso: disfare una tessitura può essere un'impresa altrettanto disperata quanto il tentativo di arrestare lo scorrere del tempo. Per riportare la tela allo stato del giorno precedente, Penelope deve necessariamente spezzare il filo, compromettere il lavoro - il sudario di re Laerte – ma sopratutto violare l'antichissima credenza che la trama è il simbolo di un processo lineare potenzialmente infinito. 
Quando si dice “il filo del discorso” o “perdere il filo di un ragionamento”, si dà per scontato che questo filo sia qualcosa di continuo e irreversibile, che tenga insieme il discorso e gli dia senso. 

Negli anni Settanta, nonostante considerata un intervento artigianale, la Fiber Art confluisce nella Conceptual art contribuendo alla sua natura conflittuale di smaterializzazione dell’oggetto artistico. Questo mixaggio tra concetto ed artigianato è espresso nella tessitura stringata di Lara Zappa. L’operato - realizzato grazie alla tecnica dell’annodamento e la tensione di fili su chiodi fissati - genera sculture tessili rigorosamente monocromatiche, un tessuto tridimensionale che ricorda le forme virtuali d’origine digitale. 

Una dimensione, dunque, di matrice installativa che celebra la contaminazione - ormai in atto da decenni - tra cultura tessile e arti visive. Il purismo formale, essenziale e geometrico che sorge dalla tensione lineare tra due punti costruisce la visione realistica stilizzata di Lucio Ranucci. Uno dei principali rappresentanti italiani del realismo cubista, Ranucci interpreta in maniera meno cerebrale i canoni cubisti per stilare una narrazione precisionista di un mondo – quello dopo il secondo conflitto mondiale - avido di progresso. 
La “funzione grafica di testimonianza” dei fenomeni sociali e politici è, secondo l’artista, il primo compito del pittore. La decomposizione geometrica effettuata dal movimento picassiano è aggiornata in una ricomposizione veridica della realtà che, nell’interpretazione personale di Ranucci, si allontana dalla venerazione dell’era industriale che definisce questo stile Futurista Precisionista, per concentrasi sulla figura umana nella sua poliedricità esistenziale. Vero precursore del realismo magico, l’artista restituisce quella visione lirica e umana di cui è carente l’era erede dell’entusiasmo futurista – quella digitale. Nella sua visione nitida e policroma, critica e ribelle, ma ugualmente onirica e idealista Ranucci esorta, “Basta con la pseudo profondità di cose che profonde non sono”, facendo riflettere oggi più che mai sulla vera sostanzialità delle immagini artistiche. 

Nella costruzione di una realtà superiore e irreale volge tutto l’operato – pittorico, fotografico, poetico – di Mauro Martin. L’impostazione dell’immagine è sempre calcolata, i colori sempre tonalizzati, i volumi equilibrati in una ricerca di armonia e perfezione che rimanda all’inspirazione rinascimentale. L’artista non è concentrato su una formalizzazione o, contrariamente, concettualizzazione del mondo fenomenico bensì sulla registrazione, la più precisa possibile, della risonanza delle cose, della capacità – silente ma potente - delle presenze fisiche e materiali di interagire con noi e coinvolgerci in azioni – spesso automatiche e inconsce – che danno senso all’esistenza oggettuale. Un’immagine artistica esiste, dunque, perche noi la vediamo, la leggiamo e l’interpretiamo sempre diversamente e sempre coerentemente alla ricerca di una storia che e sempre la nostra. 
Martin accarezza la superficie dei corpi – organici e non – con la delicatezza della luce e senza invadere la loro struttura, la loro posa migliore – quella che registrerà l’atto creativo e quella che vedrà il mondo. Mettersi in posa oggi è diventata prerogativa di tutti, ma la magia dell’eterno sorriso rimarrà per sempre privilegio di pochi. 

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