venerdì 17 gennaio 2020

Ezio Bruno Caraceni: il gesto. Solo show di Eidos in anteprima europea per Artefiera di Bologna.


Ezio Bruno Caraceni – solo show
Il gesto
a cura di Raffaella A. Caruso

Eidos Immagini Contemporanee
Pad 18 Hall C39

DOVE
Quartiere Fieristico di Bologna, Padiglioni 15 e 18
Ingresso Fiera: Nord (per chi arriva in piazza Costituzione, servizio gratuito di navette)
QUANDO
24/26 gennaio 2020
ORARI
da venerdì a domenica: dalle 11 alle 19

PRESS PREVIEW A INVITI giovedì 23 gennaio: dalle 11 alle 12
PREVIEW A INVITI
giovedì 23 gennaio: dalle 12 alle 17
VERNISSAGE A INVITI giovedì 23 gennaio: dalle 17 alle 21


"Sono le 12.30 del 13 ottobre del 1944. Per Ezio Bruno Caraceni appena diciassettenne è il primo giorno di Accademia a Venezia. A Chioggia sale sul vaporetto Giudecca che lo porta verso il suo destino d’artista e di uomo...Nel giro di poco all’altezza di Pellestrina il traghetto viene bombardato e affondato, diventando una trappola mortale. Il giovane Caraceni pur gravemente ferito sarà tra i superstiti: una lunga barba d’artista a coprire le schegge della carne dell’uomo".

Inizia così il racconto su un grande pioniere del dopoguerra italiano, messo in scena da Eidos Immagini Contemporanee (pad 18 C39), nella solo show curata da Raffaella A. Caruso e prodotta appositamente per l'edizione 2020 di Bologna Artefiera.

In mostra il periodo centrale della produzione del Maestro, i Gesti: su tavole di legno, grezze o dipinte, egli sperimenta come variabili linguistiche l’attenzione ai materiali, le possibilità combinatorie della cibernetica, la scrittura in arte come medium fisico e creazione invece di nuovi alfabeti mentali, l’uso del filo come pentagramma o corda per strumenti da suonare con gli occhi dell’anima. È un ciclo su cui Caraceni lavora a lungo, proprio perché pur nell’apparente semplicità degli strumenti, gli permette variazioni continue con cui indagare aspetti differenti dell’animo umano e della “fisica”. Ed è forse per questo studio continuo, nel modulare alternativamente pochi ma precisi strumenti metodologici che ancora oggi questi suoi lavori non sono minimamente segnati dal Tempo, sono assolutamente inconfondibili anche a occhi profani, conservando come ebbe a scrivere Fagiolo Dell’Arco nel 1965 “il sapore fresco dell’inedito”. 

 

Non fu dunque un caso che di Caraceni si occuparono Lionello Venturi, Emilio Villa, Bruno Alfieri, Maurizio Calvesi, Fagiolo dell’Arco,Bruno Munari,. Tra le gallerie di riferimento ebbe Il Cavallino, la galleria Numero, Il Tringolo e Arco D'Alibert a Roma, Fumagalli. Partecipò a due Biennali di Venezia, a tre Quadriennali di Roma, alla Biennale di Tokyo, ad ArtBasel, tra i pochi artisti italiani ad esporre con continuità all'estero, intrattenendo forti rapporti con gli intellettuali dell'epoca.

A guidare il visitatore in questo percorso che dall'informale con cui brucia sul tempo le combustioni di Burri approda ad un personalissimo cinetico programmato e ad esperimenti di land art (“Sono gli anni in Italia di Uncini, di Castellani, di Colombo e di Enzo Mari tanto per citarne alcuni: eppure la ricerca di Caraceni nonostante il rigore costruttivista rimane personalissima e mai dimenticando la “terra”, di cui rende protagoniste forze lasciate da altri sotterranee a supporto della tela, diventerà presto una ricognizione “mentale” sul territorio, tra labirinto e utopia”) è la penna di Raffaella A. Caruso e un video prodotto da Eidos con documenti dell'epoca, gentilmente forniti dagli Eredi Caraceni. Una riscoperta critica che sicuramente interesserà mercato e collezionisti.

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