lunedì 2 gennaio 2012

ERIK SULLIVAN| LA DANZA DEGLI SPETTRI

Non appena fummo nella tua camera, mi chiedesti di voltarmi. Nella luce di una lampadina appesa a un filo, tolta la maglietta, nuda ti buttasti sotto il lenzuolo fresco, abbracciando quel letto che finalmente ti accoglieva senza riserve, mentre fuori alcuni fulmini estivi come bambini cercavano l'anima dei giocattoli a colpi di martello. Passò un'ombra sulla tua faccia, non so se fu il bagliore esterno oppure un pensiero. Quindi, ammiccando con l'indice, guidasti i miei occhi e i miei passi fino a te. Abbracciati, tracce sempre nuove affioravano dalla pelle. Impronte di pensiero vissute lì, tra i pori, da quand'eravamo piccoli ad oggi, danzanti quanto spettri invisibili agli altri, ma offerte a noi per una lucida caccia, una lunga fantasia. 

Mi sono domandato, negli anni, se è indispensabile avere luoghi deputati a mantenere la memoria.

Sì, quella notte fu così.

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