giovedì 15 aprile 2021

A OCCHI APERTI. A Palazzo Zoya di Asti, l'installazione dell'artista Erk14, a cura di Raffaella A. Caruso.

 


ERK14

A OCCHI APERTI

a cura di Raffaella A. Caruso


Aprile – Maggio 2021


PALAZZO ZOYA

Asti – Via Carducci 63



In collaborazione con EIDOS IMMAGINI CONTEMPORANEE

www.galleriaeidos.com




Lockdown, smartworking, dad, parole nuove di un'apparente nuova normalità. La realtà è che siamo chiusi: scuole chiuse, negozi chiusi, musei chiusi, teatri chiusi, noi chiusi in casa, la testa piena di preoccupazioni e il cuore indurito tra ricordi e rimpianti. In un mondo che ha dovuto improvvisamente modificare un parametro prossemico (la distanza sociale) all'artista spetta il compito di aprire e di riprogettare il mondo.


E così capita che Erk14 ripercorra con la levità di un linguaggio dolente e colorato la storia di questi lunghi mesi chiusi. Lo fa in maniera imprevista e irrituale, assolutamente fisica, lontana dalle derive di una virtualità cui vorrebbero abituarci. Lo fa ad Asti, a Palazzo Zoya, rendendo le sue finestre aperte veri tableau vivant. Ci invita a non rinunciare alla bellezza, a non perdere mai il coraggio di guardare a occhi aperti






Chi si troverà dunque a passare per via Carducci 63 davanti a Palazzo Zoya (uno dei palazzi più antichi di Asti, nel cuore della città medievale) potrà visitare una mostra in assoluta sicurezza, senza alcuna barriera fisica tra sé e l'opera se non l'aria di questa nuova strana primavera, senza alcun brusio se non quello dei propri pensieri e il tuffo al cuore delle proprie emozioni. 




Qui in un pop object che mischia oggetti di archeologia quotidiana (tazze e caffettiere, sedie e finestre aperte sul niente, sole e lampadine, tavoli e specchi, forbici e fiori, pattern eleganti da tappezzerie british decor) c'è tutta la storia di un anno vissuto davanti agli schermi di tv, pc, smartphone e videogiochi, in un ansia bulimica di notizie e di cibo, nascondendo tra le tende e le coperte improvvisi tzunami emotivi che non sapevamo di possedere. E poi c'è l'armadio dei ricordi,  durissimo da aprire senza la possibilità delle lacrime davanti a chi non abbiamo salutato, senza abbracci. Le spine di giorni e di giochi sbagliati e le fiamme di un dolore in gabbia. 



Uno story-board dal maturo sincretismo tra surrealismo, pop  e metafisica, sempre sorretto però dalla speranza di un colore assolutamente onirico e innaturale e aperto al volo finale degli aquiloni.

Sta forse nascendo qualcosa di nuovo a Palazzo Zoya?




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