sabato 19 maggio 2012

Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città | Allo Spazio Oberdan di Milano una mostra ne propone opere d'arte, progetti di carattere ambientale, proposte per arredi, mobili, stoffe, suggerimenti tipografici e pubblicitari.


Dario Brevi "Caffe' forte" 1984 100 x 120 
acrilici, smalti e gomma su truciolare.

Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Gianni Cella, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri, Plumcake, Umberto Postal
mostra promossa da Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
a cura di Renato Barilli
Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano
dal 20 giugno al 9 settembre 2012  
orari: 10-19.30 (martedì e giovedì fino alle 22)
chiuso il lunedì
ingresso libero
catalogo edito da Silvia Editrice
inaugurazione martedì 19 giugno ore 18.30 (vernice stampa ore 11.30)


Si tiene a Milano dal 20 giugno 2012, presso lo Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, la mostra: “Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città”, promossa dalla Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura e curata da Renato Barilli.
Il gruppo del Nuovo Futurismo è stato fondato, tra la fine del 1983 e l’84, da Luciano Inga-Pin che, nella gestione della Galleria milanese Il Diagramma, ha svolto una intensa attività di talent scout indirizzata su vari fronti. A costituire il Nuovo Futurismo, questo intraprendente critico e gallerista, scomparso di recente, ha cooptato successivamente vari artisti, fino a un numero massimo di dieci unità, divenute undici dopo la scissione del terzetto che si era detto dei Plumcake, un appellativo mantenuto da Romolo Pallotta e Claudio Ragni, mentre il terzo, Gianni Cella, ora si presenta a titolo personale, come del resto gli altri colleghi presenti in mostra: Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri e Umberto Postal, scomparso di recente, cui la mostra è dedicata. Un altro membro del gruppo nella sua formazione originaria, Innocente, si è separato dai colleghi indirizzandosi verso altri percorsi.

La denominazione di Nuovi Futuristi non è per nulla casuale, ma sta a indicare una profonda eredità che gli undici traggono proprio dal Futurismo storico e, in particolare, dall’ala rappresentata da Balla e Depero, assai diversa da quella rappresentata da Boccioni.
Tratto centrale di questa diramazione è di concepire un’arte che esalti l’urbanesimo, nel suo edonismo compiaciuto e fastoso, così bene manifestato dalla pubblicità, dai fumetti, da tutti gli incanti dei mass media. Per inseguire questa grande festa mobile bisogna distaccarsi dai confini tradizionali della pittura, elaborare immagini che se ne stiano tra le due e le tre dimensioni, talvolta adattandosi alle pareti, talaltra animando lo spazio con stele e monumenti, il tutto redatto utilizzando i nuovi materiali del progresso tecnologico - i poliesteri, i perspex, le resine sintetiche - che hanno il dono di essere leggeri e di prestarsi a un cromatismo acceso e brillante. Su questa strada i nostri artisti si accostano agli esiti di taluni dei più rinomati protagonisti del panorama internazionale, dallo statunitense Jeff Koons al giapponese Takashi Murakami.

Alla mostra di Spazio Oberdan, la derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori viene illustrata attraverso la presentazione di alcune opere proprio di Giacomo Balla e Fortunato Depero, cofirmatari del “Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo”, permettendo in tal modo di stabilire un confronto puntuale tra le opere dei padri e i risultati di questi efficaci nipoti. Risulta così come ne abbiano raccolto tutti gli stimoli, non solo e non tanto nel concepire opere a sé stanti, ma anche e soprattutto progetti di carattere ambientale, proposte per arredi, mobili, stoffe, suggerimenti tipografici e pubblicitari.
Naturalmente, i Nuovi Futuristi non sono i soli ad aver ricavato una precisa eredità da Balla e Depero, la discendenza è valida anche nel caso di altri protagonisti, particolarmente affermati nell’ambito dell’architettura e delle arti applicate, quali Ettore Sottsass Jr. e Alessandro Mendini, e dunque anche opere significative di questi autori entrano nel panorama offerto dalla mostra. A questo modo sarà come rilanciare la principale proposta formulata e organizzata proprio da Depero, una “Casa del Mago” riveduta e corretta secondo i parametri richiesti dai nostri tempi. I Nuovi Futuristi rendono tangibile questa idea esponendo sia opere significative delle loro origini, sia soprattutto gli svolgimenti più recenti, insistendo particolarmente su realizzazioni che entrino in questo grande circuito delle arti applicate e dell’arredo urbano. Le varie sollecitazioni che ne usciranno potrebbero pure confluire negli avanzatissimi traguardi verso cui Milano si sta protendendo per realizzare il grande evento dell’Expo 2015.
La derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori ha avuto un riconoscimento ufficiale in quanto hanno esposto nei mesi scorsi proprio alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto, nucleo iniziale da cui è partita la grande impresa del MART/Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

"Distruggere per (ri)creare, demolire per ricostruire. Il gergo futurista, lapidario e diretto, non lascia molto all’immaginazione. E’ questa l’eredità che i Nuovi Futuristi hanno scelto di accogliere e far loro, senza distruggere ciò che i loro predecessori hanno tramandato, ma usando invece questo slancio rivoluzionario come trampolino di lancio per l’elaborazione di un linguaggio nuovo e moderno" - spiega il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano - Porre attenzione al Futurismo significa ricordare un’epoca, quella risalente agli inizi del Novecento, che ha visto l’Italia riaffermare, anche grazie a questo importante movimento culturale e non solo artistico, uno dei primati che l’hanno storicamente contraddistinta nei secoli: il primato della Cultura e delle Idee. Il Futurismo, pertanto, ci rimanda direttamente al cuore dell’Identità e della Tradizione italiana".

Nel catalogo Silvia Editrice sono riportate a colori tutte le opere in mostra con testi di Inga-Pin e Barilli e biobibliografie degli artisti.


Informazioni al pubblico:
Spazio Oberdan, tel. 02 7740.6302/6381; www.provincia.milano.it/cultura


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