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martedì 10 settembre 2024

OSSIMORI URBANI. Alla galleria Manifiesto Blanco di Milano, la personale di fotografia dell'artista Lara Zibret, a cura di Massimiliano Bisazza.

 


OSSIMORI URBANI

Mostra fotografica
di
Lara Zibret

A cura di Massimiliano Bisazza

Dal 19 settembre al 19 ottobre 2024
Vernissage: Giovedì 19 settembre ore 18:30
Sarà presente l'artista

Manifiesto Blanco - Milano
Ingresso libero


Noi non diventiamo quello che siamo se non con la negazione intima e radicale di quello che

hanno fatto di noi.

- Marc Augé -



Lara Zibret, fotografa, artista sensibile e attenta a quanto ruota attorno a noi, osserva non l'essere umano, bensì quanto utile possa essere la sua assenza. I silenzi presenti in luoghi e spazi architettonici attirano la sua attenzione tanto da farne la sua poetica. Intimamente e profondamente ci conduce virtualmente con la sua mano in un mondo altro, in un non-luogo, dove tutto è possibile ma dove soprattutto vi è bellezza, espressa da linee che si incrociano e che ci narrano storie, racconti urbani; spesso contrastanti tra loro, ma vere e introspettive,

Per Walter Benjamin l'architettura del secolo successivo (ndr. cioè il nostro secolo) è prefigurabile come un sogno o un'anticipazione.

Ecco che Lara Zibret è anticipatoria nel suo “fare arte” e lo dimostra con i suoi scatti; in bianco e nero dove regna un preciso ordine, dona simmetria a tutto l'impianto scenico della fotografia; in modo del tutto spontaneo e personale.


Riconosco i riferimenti che spaziano dal minimalismo al brutalismo, stili e tematiche scelti con grande cura e al fine di attrarre il fruitore che osservando le fotografie diventa consapevole che tali riferimenti sono indispensabili al fine di colpire l'attenzione anche del più esperto in materia

fotografica..

I lavori esposti presso la nota galleria milanese Manifiesto Blanco riassumono in modo tautologico l'essenza dell'artista catturata in momenti caduchi e fuggenti; in quei momenti precisi in cui il tempo si ferma, resta sospeso in attimi di atemporalità, dove tutto è immobile in modo perfettamente perpendicolare.



La fotografia digitale (o analogica ??) è figlia di quel dagherrotipo da cui tutto si dipana e ci narra di città in italia, ci mostra New York e scatti del Giappone, dove l'uomo è quasi del tutto assente in quanto la sua “mancanza”, all'interno delle opere di Zibret, è la vera indagine antropoligica che vuole condurre.


Priva di interesse nei confronti della compresenza umana, bensì attratta dalla persistenza architettonica in quanto anima, involucro, contenitore narrante, dove la non-presenza, i non-luoghi giocano da ruolo fondamentale e da protagonista, mentre l'uomo ha solo la funzione di attraversamento del non-luogo, è quindi marginale, ma indispensabile al contempo tanto da risuonare come un vero e proprio ossimoro.



Il mondo sta diventando un'immensa città e il potere demiurgico dell'architetto è un segno dei

tempi.

- Marc Augé -


18 sono gli scatti presentati nella mostra milanese articolati con un ordine visivo, un rigore della costruzione dello spazio che molto è stata influenzata da quella che in arte è denominata sezione aurea come risultato di una divisione secondo la proporzione matematica e divina che Fidia ci ha trasmesso dalla lontana antichità greca. Proporzione che ha regolato tutta l'arte in divenire anche nel rinascimento e sino ai giorni nostri.

Non resta dunque che avventurarsi su questi sentieri caduchi ma liberi nella loro espressività fotografica ed artistica; in questi ambienti, ricchi di costruzioni, che nel loro ordine compositivo ci accolgono con eleganza e raffinatezza; dove tutto è luminoso ed adombrato; dove ogni dove è il contrario del tutto.


(Testo critico a cura di Massimiliano Bisazza)




BIO
Lara Zibret
, classe ’83, ha conseguito la Laurea Magistrale in Fotografia Accademia di Belle Arti di Bologna. Fotografa per passione e per professione, riflette con sensibilità sulle potenzialità dell’immagine, sulla sua presenza all’interno dell’ambiente urbano nel quale vive e opera, e dal quale è circondata, traendo da esso ispirazione, indagandolo e catturandone quella bellezza che spesso è nascosta ad un occhio impreparato.
Attualmente svolge attività professionale per Fashink Architecture Magazine e precedentemente con RedBull "Wooden Energy station".
Dal 2004 espone regolarmente in Italia e all'estero.



M. 389 5693638 - Email: info@manifiestoblanco.com

mercoledì 4 settembre 2024

DANZA INTERCULTURALE. Al Teatro Manzoni di Milano lo spettacolo di danza ideato dall’organizzazione A CODED WORLD, per celebrare la bellezza della diversità e riflettere sull’importanza dell’arte come strumento di dialogo interculturale.

 


DANZA INTERCULTURALE

Spettacolo di danza
Ideato dall’organizzazione A CODED WORLD

Martedì 17 settembre 2024 ore 20 - 23:30

Teatro Manzoni - Milano

Un evento che trascende i confini linguistici e culturali, dove la danza diventerà il mezzo per abbattere le barriere e unire le persone attraverso l’arte del movimento.




In un mondo dominato dalla comunicazione verbale, le parole sono lo strumento principale con cui esprimiamo pensieri, sentimenti e desideri. Eppure, esiste un linguaggio universale, profondo e viscerale, che non conosce confini e che trascende le barriere linguistiche e culturali: il linguaggio della danza, che nasce istintivamente dal desiderio di condividere qualcosa che va oltre il gesto raccontando la storia dell’uomo.

CONOSCERE, COMPRENDERE, CONDIVIDERE

Il movimento visto come una forma primordiale d’arte,  che utilizza il corpo, lo spazio, la musica e il ritmo come strumento di dialogo interculturale. Da questo pensiero ha preso forma l’evento “DANZA INTERCULTURALE”, ideato dall’organizzazione A CODED WORLD, nata nel 2014, il cui DNA si basa sulla volontà di promuovere i valori artistici interrazziali con uno spirito che si riassume perfettamente nella definizione "Combining Our Diverse Ethnicities Differently". Una piattaforma che vuole integrare fra loro le diverse etnie per costruire una cultura comune, laica e apolitica che mira a creare occasioni di "Melting Pot", incoraggiando e supportando creativi contemporanei indipendentemente dal loro background sociale, dalla loro religione, razza o nazionalità. 

L'inclusione è un concetto fondamentale - sottolinea Bali Lawal, fondatrice dell’OdV e organizzatrice della manifestazione - che rappresenta l'abbattimento di barriere, siano esse fisiche, sociali o culturali. Questo principio si esprime in maniera potente attraverso la danza, un'arte che va oltre le parole e le differenze, creando un'unione vera tra le persone. L'idea è nata dal desiderio di dare vita a un’azione concreta per celebrare la bellezza della diversità.” 

DANZA INTERCULTURALE si propone di essere un crocevia di culture, un palcoscenico dove oltre 100 danzatori provenienti da 14 paesi, tra cui Italia, Giappone, Albania, Cina, Brasile, Congo e molti altri, potranno esprimere la loro identità culturale attraverso coreografie che fondono tradizione e innovazione. Un evento che vuole dimostrare come il linguaggio del corpo possa essere un potente strumento di unione e comprensione reciproca, oltrepassando le barriere linguistiche e valorizzando la ricchezza delle differenze umane.

Lo spettacolo, che si terrà a Milano, martedì 17 settembre presso il Teatro Manzoni, sarà un momento di celebrazione delle diversità ma anche di riflessione sull’importanza dell’arte come strumento di dialogo interculturale, un’esperienza unica e indimenticabile, dove il corpo diventa il veicolo di un messaggio universale di pace, comprensione e unità. 

Ogni paese partecipante si presenterà attraverso un racconto iniziale che servirà a dare profondità e significato alla performance di danza. Questo approccio permetterà di mettere in luce le diverse esperienze e tradizioni che convivono nel nostro paese, creando un mosaico ricco e variegato di voci e movimenti.

Nazioni presenti:

Albania, Brasile, Cina, Congo, Cuba, Ecuador, Giappone, Ghana, Italia, Perù, Sierra Leone, Senegal, Spagna, Sri Lanka.


Per la partecipazione della Cina A Coded World si è avvalsa della collaborazione di MA-EC Gallery Milano, galleria d'arte e centro culturale che da sempre promuove progetti di valorizzazione e di integrazione.











martedì 3 settembre 2024

IN BETWEEN. Alla Galleria Triphè di Roma, la mostra collettiva di giovani artisti ungheresi della Hadron Art Association, a cura di Maria Laura Perilli.

 


IN BETWEEN

Mostra collettiva
della
Hadron Art Association

A cura di Maria Laura Perilli

5 - 21 settembre 2024
Vernissage: Giovedì 5 settembre ore 19-21

Galleria Triphè - Roma

ARTISTI UNGHERESI IN MOSTRA
Zita Aranyàsz,GergelSàrrèti,Marta Gabulya,Zsuzsanna Piti,Jànos Miklòs Boros, Tàmas Havasi,Dòra Eszter Mòlnar,Gabriella B.Nagy, Tamàs Havasi,Judit Komlòdi, Dòra Bori,Erika Nemeth,Lilla Vàczi, Edit Huszthy, Elvira Timàr.



"In between" è la mostra collettiva di giovani artisti ungheresi della Hadron Art Association che, la Galleria Triphè, presenterà al pubblico giovedì 5 settembre alle ore 19.00 presso i suoi spazi in Roma Via Fosse di Castello 2 (area Castel Sant'Angelo-San Pietro).

Per una corretta comprensione dei lavori di questi giovani artisti ungheresi è necessario partire proprio dal concetto di “in between”.

In between significa stare nel mezzo, rimanere in una sorta di stato perpetuo di oscillazione, di sospensione tra essere e non essere, tra visibile e invisibile, tra ignoto e non.

Si innesta, così, il concetto di co-esistenza, unico modo per sopravvivere alle contraddizioni del mondo.

La coesistenza presuppone, infatti, due modi differenti di osservare cose, situazioni e   persone quali: la verità ottica e quella mentale che sfrutta il cervello e quindi è più razionale.

Nella coesistenza regna, quindi, uno stato di oscillazione tra una visione idealizzante ed una cosciente.




In between nasce quindi, da un'opposizione di coscienza, uno scontro tra nero e bianco e la perenne difficoltà a trovare un vero punto di equilibrio " il grigio".

I giovani artisti della Hadron Art Association attraverso l'interdisciplinarietà delle loro espressioni artistiche (scultura, pittura, installazioni) indagano il rapporto tra arte, urbanistica, ambiente-natura e relazioni. Da qui il concetto di co - esistenza e dell'imparare a posizionarsi nel mezzo di questi eventi quasi oscillando.

Per questo, interessante è il saggio di Gianpaola Spirito (architetto e dottore di ricerca in composizione architettonica) dal titolo "in between places", incentrato sulle forme dello spazio relazionale dagli anni 60 a oggi.

Come da lei suggerito:  “in between” è un concetto che nasce nella seconda metà degli anni cinquanta del secolo scorso come risposta alla visione dualistica del Moderno ed è assunto come spazio tra le cose o gli elementi del progetto da Aldo Van Eyck e altri architetti appartenenti al Team X. Privato delle ideologie che hanno attraversato il secolo scorso, in between può esprimere la condizione intermedia e terza del contemporaneo , ma soprattutto può rappresentare lo spazio di relazione tra gli individui e di connessione degli elementi del progetto architettonico che, in questo modo , torna a essere una composizione e ,una volta costruito, un luogo abitato."




Il Team X prendeva, infatti, maggiormente in considerazione gli interessi e i bisogni dell'individuo; il punto centrale del loro argomentare era "Costruire" anche in chiave utopistica.

Questa premessa è fondamentale per capire come gli artisti della Hadron Art Association traducono questo concetto di In Between attraverso l'arte. Questa, nella molteplicità delle sue espressioni, diventa strumento per concretizzare quel concetto di coesistenza tra individuo, spazio urbano e ambiente.

La mostra presenterà al pubblico più di 30 lavori prodotti da una quindicina di giovani artisti ungheresi.

Le opere sono ciascuna intrisa di un messaggio: da quello che sottolinea il rapporto tra gli animali e l'uomo come "Oedipus and the Sphinx l", realizzato da Edit Huszthy : un gatto gigante si avvicina ad un piccolo uomo quasi a voler indicare come la natura stia sovrastando l'essere umano a risposta dello sfruttamento subito in questi anni.

A seguire le opere di Lilla Vaczi con " Isolation I, II, III.", dove il rapporto tra casa e inquinamento diventa messaggio di supporto ad un futuro fatto di sostenibilità anche negli ambienti domestici e di come le abitazioni siano esempio di fonti di inquinamento.

Da segnalare anche le opere di Judit Komplodi dove protagonisti sono uomini il cui pensiero è intriso di natura, piante e verde, rappresentati con grandi teste giganti che richiamano le tematiche ambientali.






“Double life" sono le opere di Erika Németh una sorta di linea continua simile ad un gomitolo, corpi che si intrecciano accomunati dalla volontà di liberarsi dalle dinamiche socio- culturali premoderne per aprirsi speranzosi ad un futuro sostenibile sia nell'anima che nella mente e ancor di più, nello spazio urbano circostante.

Le opere, poi, di Dora Eszter Molnar tracciano un mondo dove una mano esce per ricongiungersi ad una Lupa quasi a voler recuperare un rapporto con la madre terra che allatta i suoi figli.

È una mostra che, proprio per la sua poliedricità artistica, merita particolare attenzione. La Galleria Triphè invita a partecipare a questa sorta di messaggio artistico che confida in un futuro migliore che proprio grazie all'arte potrà superare ostacoli apparentemente impossibili.




INFO E CONTATTI


Galleria Triphè

Via delle Fosse di Castello n. 2 - Roma


www.triphe.it


Maria Laura Perilli

Mob. 366 1128107 - Email:  info@triphe.it

ORARI

Mar. / Sab. 10:00 – 13 :00 e 16:00 – 19:00; lunedì e domenica chiuso

Ingresso Libero