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venerdì 24 maggio 2013

ERI MIA. ERO TUO


eri culo
eri volto
eri mano
eri voce dispersa
eri pube
eri sorriso
eri vento
eri dura
eri pietra
eravamo mare
siamo stati bava
larga accoglienza della terra intorno
eri seno
eri capezzolo duro
eri famiglia
eri pelo pazzo
eri pelo folto
siamo stati un unico umidore
eri carezza
ero lingua
ero cazzo
ero turgore pieno
eri l'amore mio
eri cazzo mio
mi scopavi col mio cazzo
scopavi me
il mio cazzo
la mia bocca e la mente
era un'auto
era lucente
era blu
eri in piedi
eri l'allungata mano
sul mio cazzo
lungo e largo
eri alta
eri mia
ero incapace
ero il mio cuore nella gola
tua
eri e bevevi la colla
la bianca fattezza
del cazzo
eri mia
ero tuo

lunedì 20 maggio 2013

CLOUDS and WATER | A LA CONTEMPORANEA Studio | Art Gallery di Torino la personale dell'artista inglese Paul Goodwin


Nuova e attesa esposizione presso LA CONTEMPORANEA Studio | Art Gallery  che si accinge ad inaugurare Martedì 14 Maggio alle ore 18.30 la mostra dal titolo CLOUDS & WATER, personale dell’artista inglese Paul Goodwin.
Originario dello Yorkshire, piemontese di adozione e figlio d’arte, Paul Goodwin presenta una quindicina di opere informali di forte accento contemporaneo caratterizzate dall’utilizzo di colori ad olio su lastre di acciaio inox o tele di lino grezzo. Una selezione accurata di soggetti attraverso cui l’artista esprime con incisività pittorica e sintesi stilistica percezioni personali legate al contesto naturale.
Le opere di Goodwin sono il risultato di una lettura del mondo esterno che si condensa in protagonisti cromatici della scena pittorica, riportando l’artista stesso ad un processo introspettivo che individua le forme nella loro essenzialità.
Ben lontano da esecuzioni manieristiche ricche di minuziosi dettagli, Goodwin semplifica la realtà, la filtra attraverso i processi dell’osservazione e del sentire e la restituisce sotto forma di efficace e sintetica percezione astratta. I soggetti elementari che riempiono il campo d’azione assorbono l’attenzione dello spettatore che ritrova i termini necessari e personali di un’ottica che spoglia il contesto del superfluo, lo priva del rumore circostante, lo espone in tutta la sua fragilità, primitivo e sostanziale come l’Io, senza la protezione di sovrastrutture o l’ostacolo del particolare. Il soggetto è accuratamente selezionato dalla coscienza, deliberatamente tratto dallo sfondo che accompagna il lavoro di Goodwin, un casolare isolato nell’Alta Langa laddove gli elementi naturali  come terra, acqua, luce avvolgono e  riportano a contatto con gli aspetti primordiali dell’esistere.


 I colori, spesso presentati in una monocromia solista, sono anch’essi frutto un’elaborazione profonda educata alla sobrietà ed hanno il valore dell’immediatezza. Distesa con l’ausilio di spatole, la materia pittorica non assume un aspetto uniforme e nemmeno occupa l’intera base, ma comunica la sua realtà attraverso livelli diversi di intensità e trasparenza. Il differente grado di concentrazione del colore valorizza il supporto, che  è vivo e partecipe, sostiene fedelmente, non invade ma celebra, restituisce con orgoglio luminoso nel caso dell’acciaio o con tacita e opaca resistenza nel caso nel lino, sempre collaborativo e intrinsecamente indispensabile.
Le opere di Goodwin sono assoli pittorici, penetrano nell’anima con l’intensità di un mantra religioso,  totemici ed assoluti conquistano la scena e invitano alla contemplazione silenziosa.



Paul Goodwin – CLOUDS & WATER
                                                               
Testo critico a cura di Michele Bramante

La scena fuggevole del mondo, nel linguaggio pittorico di Paul Goodwin, viene trasfigurata da una purificazione che riconduce lo sguardo verso una visione fluttuante e tattile del paesaggio, inteso non più come una combinazione ordinata di oggetti, bensì come ambiente primitivo della coscienza.
Di fronte al paesaggio contemporaneo, la gamma degli atteggiamenti dell’uomo occidentale si estende dalla distrazione all’istantanea digitale. Questa polarità fu teorizzata da Walter Benjamin, il quale oppose ai toni neutri della città moderna la capacità della macchina fotografica di ricreare un’attenzione concentrata, facendo risaltare una composizione di elementi nell’indifferenza dello sfondo urbano. Le ragioni dell’ottimismo riposto da Benjamin nel nuovo medium si trovano nello spirito del suo tempo, in cui le utopie esercitavano ancora una forte seduzione, mentre le tecnologie della riproduzione meccanica rappresentavano uno strumento utile alla diffusione transclassista e capillare dell’opera d’arte. Oggi, la rapidità della ripresa digitale viene quasi a coincidere con la velocità della distrazione, tra un tempo rigidamente amministrato e l’evasione soggiogata all’industria culturale. Ritrarre una persona, un monumento o un paesaggio è divenuto così facile e divertente che anche la fotografia è stata assorbita nella sfera della distrazione; l’atto di immortalare i luoghi ha assunto l’ordinarietà della scialba prosa delle azioni quotidiane. Il corollario di questo modus percipiendi risiede in uno spazio dato per scontato, cartesiano, assoluto, omogeneo e universale. Le cose hanno un loro posto riconoscibile, ben individuato da precise coordinate, ma i sentimenti dello spazio e del tempo sono troppo vaghi e lenti per essere traducibili dallo spirito di questo tempo.
La custodia di un modo contemplativo di guardare al mondo è affidata al pittore, alla continua ricerca delle idee e delle forme che animano la realtà. Prima dell’architettura che generalmente attribuiamo al reale fuori di noi, l’uomo possiede uno spazio e un tempo interiori, fisiologici, percettivi, condensati in un plesso esperienziale fatto di emotività, percezioni ottiche, tattili, uditive, pragmatiche. Il paesaggio non è mai distante, bensì tanto prossimo da essere fuso con il soggetto attraverso il suo sentimento. In Paul Goodwin, questo sentimento si raccoglie, si concentra, si contrae e si intensifica nei volumi cromatici diffusi sulle lamiere, nel plastico rapporto tra figura e sfondo che registra le forze di sviluppo dello spazio circostante.
A discapito delle apparenze, infatti, la pittura di Goodwin è realista. Si tratta, ovviamente, di un “realismo” non figurativo. La sua astrazione, lungi dall’essere la mera traccia di una pulsione inconscia, ovvero l’espressione di verità concettuali, si incarna nell’esperienza terrena. Se vi è una ricerca dell’assoluto, questo assoluto è immanente, immerso nella sfera del mondo e diluito nell’attività sensoriale del pittore di fronte al paesaggio, all’ambiente, all’architettura, a tutti i fenomeni che adornano il mondo esistente. Nella dialettica tra il realismo, in cui la rappresentazione coglie il proprio valore di verità e bellezza nel confronto con il modello della natura, e l’idealismo, che imprime nella realtà il marchio del soggetto e dei suoi moti interiori, Goodwin si pone nella zona liminare tra questi due poli, modulando le superfici con un ritmo biologico, un’emozione carnale, suscitati dall’intuizione dello spazio circostante che risuona negli organi di senso e nello spirito. Il gesto, che prolunga la presenza dell’uomo nel mondo e viceversa, dà origine a un lividore corporeo dello spirito umano, una reazione concreta alle suggestioni ambientali. L’impressione spaziale è colta e intensificata fino a riempire totalmente il senso dell’esistenza contratta nell’attimo, assorta nella singolarità eterna dell’intuizione dello scorcio di mondo contemplato.
Nel sentimento spaziale si cela il segreto dello spazio. La distanza diffusa tra l’uomo e la natura non è più calcolabile, bensì aperta dalla direzione del sentimento. È la contemplazione del pittore che ravviva, come un incantesimo, l’unità del luogo. Nel fluire ondivago di questa visione spaziale, la superficie ritrae un nuovo orizzonte all’intersezione del moto armonico tra pittore e realtà.
Sulla lastra metallica si staglia l’evento concreto del colore, si materializza l’esistente cromatico come intensità plastica che sorge alla vita fenomenica. Le dense masse di colore, liberate dalla cogenza dell’attrazione terrestre, si raggrumano intorno al principio di un’energia intrinseca, una forza raddensatrice che dinamizza la materia e la sospende nel centro agravitazionale dello spazio pittorico. Sullo sfondo di una pura, limpida, riflettente astrazione, la materia si opacizza divenendo sensibile per la possibilità di una percezione sensoriale originaria. Muovendo dalla propria immersione nel paesaggio, Goodwin rappresenta l’atto primigenio in cui lo spazio-tempo comincia ad espandersi nella sua alba umana.





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CLOUDS and WATER                           
Personale di Paul Goodwin


Location: LA CONTEMPORANEA Studio | Art Gallery, Via della Rocca 36b - 10123 Torino
Periodo: dal 14 maggio al 29  giugno 2013

Vernissage:  Martedì 14 maggio 2013 dalle ore 19.00  alle 21.30

Orari: feriali dalle ore 16.30 alle ore 19.30, domenica e festivi su appuntamento
Organizzazione: LA CONTEMPORANEA Studio l Art Gallery – ANTONIO NARDONE Gallery
Info: +39 011 0746769 +39 335 6233779 info@lacontemporaneatorino.com

A cura di: Michele BRAMANTE - Cristiana PECILE – Antonio NARDONE
Ufficio stampa: Nicoletta Pecile - tel. +39 339 7496818 - n.pecile@lacontemporaneatorino.com