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giovedì 14 novembre 2024

Alla Paula Seegy Gallery di Milano, la presentazione in anteprima del libro di Ugo La Pietra “Il Giardino delle Delizie”, pubblicato da Manfredi Edizioni. Per l’occasione intervengono Ugo La Pietra, autore del libro e Manuel Orazi, curatore della prefazione.

 


NELL'AMBITO DELLA MOSTRA 
Ugo La Pietra. Il mio giardino
aperta fino al 30 novembre

Presentazione del libro

 

Ugo La Pietra
Il giardino delle delizie
Manfredi Edizioni

 

Martedì 19 novembre 2024 alle ore 18
Intervengono: 
l'autore Ugo La Pietra 
il curatore della prefazione Manuel Orazi




Nel corso dell’esposizione “Ugo La Pietra. Il mio giardino” presso la Paula Seegy Gallery, martedì 19 novembre alle ore 18 viene presentato in anteprima il libro di Ugo La Pietra “Il Giardino delle Delizie”, pubblicato da Manfredi Edizioni. Per l’occasione intervengono Ugo La Pietra, autore del libro e Manuel Orazi, curatore della prefazione.

 





Il volume esplora con un approccio innovativo e con creatività artistica la progettazione urbana, ponendo una speciale attenzione sugli effetti ambientali. La visione di La Pietra, che nella sua metodologia introduce i concetti di spettacolarità e concettualità, si traduce nella creazione di lavori di vario genere: disegni, fotomontaggi, acrilici, arazzi, gazebi e vasi da giardino trasformati in simbolici “vasi-città”.

Attraverso la conoscenza delle specie arboree e vegetali, l’artista collega artigianalità e progettazione offrendo una riflessione sui temi contemporanei come la relazione tra spazi pubblici e privati e i continui cambiamenti delle dinamiche sociali. 

 

La mostra, aperta fino al 30 novembre, ospita un corpus di 27 opere in gran parte inedite tra acrilici su tela, su legno e lavori su carta, frutto della ricerca dell’artista - figura di spicco nel campo dell'arte, architettura e design - sul rapporto tra l’uomo e la natura, con una particolare attenzione ai giardini urbani e domestici. 






Nei lavori in mostra, La Pietra esplora il tema del giardino come spazio reale e simbolico, topos a lui molto caro. L’artista infatti conduce da decenni una ricerca che si muove tra i territori dell'arte visiva e del progetto, mantenendo un’attenzione costante per i temi ambientali e urbani. In particolare, l’esposizione riflette sul ruolo del giardino come luogo di rifugio e contemplazione, oasi nell’arido contesto urbano contemporaneo, su cui l’uomo impone le proprie leggi di geometria e struttura. Il giardino diventa così una metafora della relazione tra artificio e natura, ordine e caos, in cui l’intervento umano cerca di definire e dominare le leggi dell’ambiente stesso. Al contempo, come afferma Ugo La Pietra, esso rimane “meta di riposo psicofisico, luogo dove coltivare contemporaneamente la spettacolarità e la concettualità, spazio organizzato per il piacere, espressione del superfluo, sinonimo di ‘paradiso’, paradigma di atemporalità e universalità”.

A questo proposito la serie “Il Giardino delle Delizie” (2020) evoca l’idea di quel giardino “paradisiaco” come spazio mentale in cui l’intervento umano si mescola armoniosamente con l’ambiente che lo circonda.






Tra i lavori più emblematici si distingue anche la serie dei “Gazebi” del 2023-24, come “Casetta alberata” e “Gazebo Gotico”, che ritrae piccoli rifugi immersi nel verde, dove l’artificio architettonico si sposa con l’elemento naturale.

Emerge con chiarezza un intreccio tra immaginazione e rigore progettuale, tra poesia e pragmatismo, un gioco tra geometria e l'imprevedibilità della natura. Attraverso il suo linguaggio Ugo La Pietra ci invita a guardare al giardino da prospettive diverse, come luogo di piacere estetico e come spazio di riflessione sulle dinamiche tra uomo e ambiente.

Accompagna la mostra la pubblicazione "Il mio giardino", edita dalla Paula Seegy Gallery, con introduzione di Ugo La Pietra, testi critici di Marco Meneguzzo e Simona Bartolena, e immagini di tutte le opere esposte. 









INFO E CONTATTI



Paula Seegy Gallery
Via San Maurilio 14 - Milano
Mob. + 39 340 4215312 - Email: paula@paulaseegygallery.com 

Organizzazione Archivio Ugo La Pietra

ORARI
Da martedì a sabato, ore 12 - 19
INGRESSO LIBERO




INFO LIBRO


Il Giardino delle Delizie 

Manfredi Edizioni
Lingua italiano
Pagine 164
Formato cm 19x26 cm
Rilegatura a filo refe
Copertina flessibile
Prezzo € 28 





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Ufficio stampa

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MI SONO SCORDATO DI TE. Alla MA-EC Gallery di Milano, la mostra personale dell'artista dalla creatività poliedrica Giulio Galgani, a cura della storica dell’arte Daniela Pronestì.

 


Mi sono scordato di te

Mostra personale

di

Giulio Galgani

A cura di Daniela Pronestì

 

28 novembre – 15 dicembre 2024 

Inaugurazione: giovedì 28 novembre ore 18

Intervergono:

Giulio Galgani – artista

Daniela Pronestì – storica dell’arte e curatrice della mostra 

 

MA-EC Gallery 

Palazzo Durini, Via Santa Maria Valle, 2 Milano 

 

Giovedì 28 novembre 2024 alle ore 18, presso la sede della MA-EC Gallery in Palazzo Durini a Milano (via Santa Maria Valle 2), s’inaugura la personale Mi sono scordato di te dell’artista Giulio Galgani a cura della storica dell’arte Daniela Pronestì. In mostra un ciclo di opere recenti – ad eccezione di alcune sculture dei primi anni Duemila – che ben raccontano i concetti su cui si fonda, da sempre, la ricerca artistica di Galgani (1958), ovvero memoria, radici, appartenenza. Tutto il contrario di quanto suggerito dal titolo, che, in maniera provocatoria, parla di oblio, dimenticanza e distrazione per porre l’accento su tutto ciò che, al contrario, merita di essere ricordato e riportato al centro dell’attenzione sia individuale che collettiva. 

 

Un’idea di “recupero” che l’arte di Galgani declina sul fronte tecnico-espressivo come su quello concettuale. Da una lato, infatti, il suo lavoro denota un rapporto vitale e feroce con la materia sia essa naturale o artificiale, organica o inorganica, espressione della cultura contadina o della produzione industriale: quello che avviene, in ogni caso, è al contempo un recupero e un riscatto sul piano estetico di elementi che l’artista non solo trasforma in qualcosa di nuovo, grazie ad un processo di radicale risignificazione, ma ne conserva anche la memoria originaria facendola entrare all’interno dell’opera. La “materia” diventa, dunque, protagonista non solo perché oggetto di “trasformazione” ma anche perché valorizzata alla luce dei propri simboli, significati e segni. 




Il risultato sono lavori che, sottraendosi alle consuete categorie artistiche, confermano la natura ibrida del registro espressivo di Galgani, che non ammette alcuna distinzione tra pittura e scultura, materiali vegetali ed elementi industriali, strumenti tradizionali e tecniche personali. L’organico e l’inorganico convivono nelle sue opere, richiamando il contrasto tra autenticità e artificio, energia vitale della natura e azione dell’uomo. L’intento è anzitutto risalire alle radici dell’identità toscana, quella in cui Galgani si riconosce e che alimenta la sua ispirazione fin dagli esordi figurativi con opere ispirate alla scultura arcaica etrusca, per poi approdare, diversi anni dopo, ad oggetti come vanghe, forconi e falci – vessilli del lavoro umano che entrano a far parte del suo repertorio simbolico sia come installazioni che come elementi rielaborati in chiave grafico-pittorica – e quindi giungere ai Paesaggi evasi, zolle di terra toscana prelevate idealmente dal contesto d’origine e messe in un vaso per alludere al paesaggio come insieme di memorie da tramandare e proteggere. Un modo, quindi, per esprimere il suo legame con la cultura e i “segni” del territorio in cui vive e più in generale con i valori della terra intesa come patrimonio di simboli e saperi che rischiano di andare perduti nell’era della globalizzazione.




In questa mostra, lo sguardo di Galgani va dall’omaggio a grandi protagonisti della cultura – come nel ciclo dedicato a Giacomo Puccini nell’anno dell’anniversario della morte – alle “presenze” del paesaggio con la serie degli Alberi nomadi, ovvero installazioni – ottenute mescolando pezzi di legno, colore ed altri materiali – in cui l’albero,  non più stanziale, si mette in movimento per esprimere, sul piano simbolico, un radicamento alla propria cultura, al proprio territorio, che non sfocia nell’essere “radicali”, e quindi non chiude né limita il pensiero, ma anzi lo facilita, lo rende possibile, perché consente di portarsi dietro un patrimonio identitario che diventa ricchezza da condividere. La natura, quale esplicito richiamo ai valori fondamentali del vivere, si offre, dunque, come contesto di una riflessione con cui Galgani ci rammenta che, nell’era post-modernità caratterizzata da assenza di legami, vulnerabilità e incertezza, siamo tutti nomadi in cerca di radici. Alberi – suggerisce l’artista – in transito da una terra all’altra, ciascuno carico di memorie e significati – come quelli che evocati dalla materia e dal segno in queste opere – che ci portiamo dietro quale eredità al contempo personale e collettiva, simboli di un’appartenenza perduta o dimenticata e del bisogno di ritrovare le proprie radici. 

 


Possono leggersi in questa chiave anche la serie dei Girasoli, stilizzazione materico-pittorica di forme che ricordano il fiore e la sua collocazione nel paesaggio, ma anche il recente progetto con cui dalla terra Galgani passa al mare e alle “presenze” che lo connotano, come la rete da pesca, che in queste opere simboleggia dinamiche sociali e culturali, personali e collettive che imbrigliano vite, esperienze, rapporti, in una matassa inesplicabile. Reti che catturano, quindi, rappresentano un ostacolo, limitano la libertà, ma possono intendersi anche come un’opportunità di collegamento, un tramite per entrare in relazione con gli altri, con la realtà circostante, in maniera non virtuale ed effimera, ma reale e concreta, in un rapporto diretto con le cose. Le reti che Galgani applica sulla tela, mescolandole ad altra materia e colore, sono un modo per ricordarci – di nuovo il valore della memoria – che siamo tutti collegati, noi e gli altri, noi e la natura intorno, creature tra le creature, in connessione profonda con il vivente.   


La mostra, in corso fino al 15 dicembre, sarà aperta al pubblico da martedì al venerdì ore 10-13 e 15-19, il sabato 15-19.











MA-EC Gallery
Palazzo Durini, via Santa Maria Valle 2, Milano

Tel: +39 02 3983 1335 - Email: info.milanart@gmail.com