***
"L’ETERNA PARTITA TRA VERITA’ E MENZOGNA"
Testo critico a cura di Salvatore Sequenzia
Nel 1789 a Palermo, nella Reale Stamperia, venne pubblicato il primo volume di un codice in lingua araba, intitolato “Il Consiglio di Sicilia”, tradotto dal monaco maltese Giuseppe Vella. L’opera era, in realtà, una falsificazione documentaria destinata ad avere grande eco in tutta Europa e ad influenzare importanti scelte politiche nel Mediterraneo del tempo. Di quella lontana vicenda Leonardo Sciascia trasse ispirazione per il suo romanzo Il Consiglio d’Egitto, pubblicato nel 1963, e per affermare la tenace convinzione che la storia oggettiva non esiste e che la storia, come la verità, è quella scritta e dettata dal potere. L’abate Vella, di fatto, costruì una straordinaria fake news passata alla storia come la «minzogna saracina» mescolando verità e invenzione e raggirando linguisti, filologi e storiografi di mezza Europa. La ‘bufala’ dell’astuto monaco produsse un terremoto politico e portò alla tortura, alla condanna e alla morte alcuni intellettuali liberali del tempo che si erano schierati contro il potere baronale in Sicilia.
«In un mondo come il nostro, inondato dalle fake news, l’invito a leggere le testimonianze tra le righe, per coglierne le rivelazioni involontarie, è più che mai attuale: insegna a riconoscere la forza dei miti e delle menzogne, e a smascherare gli uni e le altre».
Così lo storico Carlo Ginzburg chiude Rivelazioni involontarie. Leggere la storia contropelo, uno dei saggi che compongono La lettera uccide (2021), libro nel quale lo studioso ha raccolto una serie di contributi scientifici, cronologicamente situati lungo l’arco di un ventennio, caratterizzati da argomenti eterogenei ma legati insieme da un tema dominante: la elaborazione di un metodo che consenta allo storico – e a qualsiasi ricercatore – di vagliare le fonti e i documenti stabilendone l’attendibilità al di là degli elementi di influenza e di condizionamento che essi possano avere assorbito dal loro rapporto con i dispositivi di produzione, con le istituzioni, con la società e con la cultura di appartenenza.
La riflessione di Ginzburg non riguarda esclusivamente il mestiere dello storico. Essa investe qualsiasi mestiere il cui scopo ultimo sia l’accertamento della verità o dell’attendibilità di un fatto e di un documento: dallo storico all’investigatore, dal critico d’arte al giornalista.
Di fake news, verifica delle fonti, post-verità e deontologia professionale tratta il documentatissimo e appassionato pamphlet Verità fai-da-te. Il pensiero critico argine alla disinformazione (Melino Nerella, 2022) di Aldo Mantineo. L’autore, giornalista di lungo corso e scrittore, è oggi una delle voci più lucide e coerenti del nostro giornalismo.
Il libro di Mantineo entra nel vivo del dibattito su verità e disinformazione nell’epoca della post-verità. Il flusso dell’informazione si è così velocizzato che per molti giornalisti è oggi difficile restare al passo e adeguarsi ai cambiamenti digitali. I lettori di oggi partecipano a gruppi, a forum; sono social e vogliono manifestare il loro parere su tutto, producendo, più o meno consapevolmente, flussi di informazione che abbattono le tradizionali barriere.
Con uno stile chiaro e incisivo, ironico e mai assertivo, in sette pregnanti capitoletti accompagnati dal viatico prefatorio di Antonio Nicita e da una stimolante Introduzione, Mantineo prende per mano il lettore portandolo dentro quella densa e ramificata nebulosa che Luciano Floridi (2014) definisce ‘infosfera’: la globalità dello spazio delle informazioni e di qualsiasi sistema in grado di interagire con esso. L’infosfera è l’intero ambiente informazionale delle reti globali, habitat nel quale gli utenti si trovano immersi e condizionati dalle logiche di influenza degli algoritmi e dai flussi di informazioni prodotti dai sistemi di controllo politico, finanziario e culturale, ma anche dal popolo del web, uno «sciame» inverificabile composto da odiatori seriali, troll, fagocitatori di informazioni e produttori di bufale. Dentro l’infosfera si gioca la millenaria partita tra verità, manipolazione, influenza e demistificazione.
Scrivo «millenaria» perché si è soliti credere che le bufale – le fake news – siano il prodotto della società di oggi. Ma non è così. Come felicemente l’autore spiega, infiorettando i capitoli del saggio con aneddoti e notizie rivelatrici, la storia dell’umanità è costellata di bufale. Testimonianze persuasive, oltre a quella dell’abate Vella, si rinvengono in ogni epoca, come possiamo esperire dalla vicenda della falsa donazione di Costantino, sbugiardata dall’umanista Lorenzo Valla nel 1440; o nell’Affaire Dreyfus, l’ufficiale alsaziano, «colpevole perfetto» perché ebreo, dissoluto, pieno di debiti e di amanti, che la stampa mette alla gogna dal 1894 al 1906 a seguito dell’accusa di tradimento e spionaggio a favore della Germania. Dreyfus era innocente, ma l’orientamento dell’opinione pubblica del tempo, influenzata dalla stampa, fu per la colpevolezza. Mantineo riporta casi concreti molto significativi come la campagna di informazione legata al COVID 19, mettendo in luce le complesse strategie di controllo e di manipolazione di informazioni e gli effetti rilevanti prodotti sull’opinione pubblica.
Nella preziosa Prefazione al libro di Mantineo, l’economista Antonio Nicita, uno dei più accreditati studiosi ed esperti di tematiche inerenti la comunicazione, affronta la «questione della disinformazione», questione capitale dei nostri tempi. Nicita si domanda: «Com’è possibile che la disinformazione trionfi anche in una società nella quale, spendendo qualche tempo sul web, si possono verificare le notizie, approfittando della grande disponibilità di informazioni che il web ci offre?». È l’autore a dare una risposta esauriente a questa domanda, spiegando ai lettori con semplicità e chiarezza come nasce una notizia, come viene ‘fabbricata’, come può essere manipolata e come può essere sottoposta a verifica.
In questo libro non si parla della ‘verità’ in senso filosofico, di quell’aletheia che il pensiero greco classico ha concepito e ci ha tramandato in quanto processo di ‘disvelamento’. Nell’epoca dei Big Data e della connettività l’eccesso di informazione e di dati a disposizione degli utenti mette in difficoltà i sistemi di controllo e di verifica, non soltanto per il determinante «fattore T», come icasticamente l’autore definisce il tempo nella sua duplice dimensione di Kronos e di Kairos, tempo cronologico e tempo dell’opportunità, entro cui nascono e si diffondono le informazioni; ma anche per la difficoltà a districarsi nell’immenso «cimitero degli elefanti» che è il web, dove convivono informazioni inerti, ‘scadute’, e informazioni attive.
Scrive Mantineo: «La verificabilità di ogni notizia è fondamentale. È un’operazione che va sempre fatta». L’autore suggerisce alcuni metodi di validazione: «La prima domanda da porsi è: da dove proviene una notizia? “Una fonte fidata è l’opzione migliore. Se non c’è una fonte, cercala. Se c’è qualcosa che non ti convince, fai attenzione. Il secondo quesito da porsi è: Cosa manca? Non fermarti al titolo, leggi tutto l’articolo. Ricorda che le immagini possono essere falsificate. Controlla quello che dicono gli altri. Infine, la terza domanda da porsi è: Come ti senti? È utile rammentare che chi costruisce notizie false cerca di manipolare le emozioni. […]E per fare questo ci può aiutare un’altra – la quarta – domanda da porci: chi lo conferma? Se c’è una qualche voce che dà conferma ne va, a sua volta, valutata l’autorevolezza che può essere basata su due parametri: vicinanza al fatto e competenza». L’esercizio del pensiero critico – afferma l’autore – che nasce dalla ragione e dal buon senso, è presidio di libertà e di verità. Su questo delicato crinale si gioca la partita della verità, e la professione di giornalista diventa una missione.
L’informazione, conclude l’autore, è uno strumento essenziale per la democrazia: essa permette di acquisire la conoscenza alla base dei processi decisionali dei cittadini nei differenti ambiti della vita quotidiana. Ma è fondamentale saper valutare bene la libertà di pensiero ed espressione al fine di dare l’assenso ai contenuti di qualità. Diversamente, rischiamo di farci male.
Il saggio di Mantineo si rivela un utilissimo strumento per comprendere i meccanismi del mondo nell’informazione nell’era della misinterpretazione (la manipolazione dei dati e del flusso informazionale per condizionare l’opinione pubblica) e della disintermediazione(produttori e consumatori di merci e di informazioni – prosumer – entrano in contatto senza la necessità di alcun intermediario), e rappresenta anche un formidabile vademecum per chi voglia intraprendere il mestiere di giornalista, ammonendo i lettori, con una saggia consapevolezza che nasce dall’esperienza, che dietro un giornalista o un bravo blogger si nascondono ore e ore di approfondimenti e di verifiche e un costante esercizio critico per evitare che l’abate Vella di turno possa ordire la sua ‘impostura’ e mettere in pericolo la democrazia e il libero pensiero.
***
Aldo Mantineo è nato a Siracusa nel 1960. E’ giornalista professionista e caposervizio della redazione di Reggio Calabria della Gazzetta del Sud ed è stato per oltre venti anni corrispondente dell’Agenzia Ansa da Siracusa.
Ha pubblicato diversi libri dedicati soprattutto a vicende di cronaca legate al territorio siracusano. Tra essi, ricordiamo: 6 GENNAIO 2012. ALLE RADICI DELLA PROTESTA DEI FORCONI, MELINO NERELLA, 2012; CAPACI DI RICORDARE. Conversazione con Giuseppe Ayala, 2012; L’UFFICIO STAMPA NELLA COMUNICAZIONE PUBBLICA. APPUNTI DI GIORNALISMO, in “L’ufficio stampa nella comunicazione pubblica” di Carmelo Miduri, LOMBARDI Editore, 2013.
Ha ottenuto diversi riconoscimenti tra i quali nel 1994 una menzione d’onore al Premio cronista dell’anno; nel 2000 al Premio Saint Vincent (sezione libri di cronaca). Nel 2005 ha vinto il Premio addetto stampa dell’anno, categoria non profit, per la gestione della comunicazione del Movimento antiracket siracusano. E’ stato componente del Collegio dei revisori dei conti dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, segretario del Collegio dei Probiviri dell’Associazione siciliana della stampa e più volte segretario provinciale del Sindacato dei giornalisti siracusani.