STAY COOL. BE SOCIAL.

giovedì 12 settembre 2024

DUE ID_ENTITA'. A Noto la doppia personale di pittura degli artisti Elio Comisso ed Elena Lucca a cura di Vincenzo Medica, con il contributo critico di Raimondo Raimondi.


DUE ID_ENTITA'

Doppia personale 
di 
Elio Comisso - Elena Lucca

A cura di Vincenzo Medica
Con il contributo critico di Raimondo Raimondi

Dal 14 settembre al 13 ottobre 2024
Vernissage: Sabato 14 settembre ore 18:30

Bassi del Palazzo Nicolaci di Villadorata - Noto


Noto, sabato 14 settembre 2024, i prestigiosi Bassi del Palazzo Nicolaci di Villadorata ospiteranno le opere pittoriche di due valenti artisti, ELENA LUCCA ed ELIO COMISSO, in una doppia personale curata dall'architetto Vincenzo Medica, presidente di NotArte Artisti associati, nonché consulente artistico di Studio Barnum contemporary. L'evento si avvale del contributo critico di Raimondo Raimondi, giornalista e critico d'arte siracusano, già direttore della Mediterranea Art Gallery di Ortigia.



La mostra DUE ID_ENTITA’ è inserita nell’ambito della Rassegna “Percorsi di NOTOrietà 2024”, curata per la sedicesima edizione da Studio Barnum contemporary, sotto il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Noto.


 “Occuparsi della più recente produzione pittorica di Elena Lucca - scrive Raimondi - significa immergersi in una formula narrativa fantastica, a volte umoristica, in un mondo favoloso che va ben oltre la pur evidente matrice pop. Una donna, una pittrice, protagonista di storie narrate con eleganza asciutta e certosina, fattore questo che rende le sue opere appetibili a un pubblico quanto mai vario... Artista che continua ad esprimersi con i campi uniformi dell'acrilico che conferiscono alle opere una elegante levità di linguaggio. E questo, unitamente a una grande fantasia compositiva, rende le sue opere, tutte di ragguardevole misura, così gradevoli e facilmente collocabili in qualsivoglia arredamento contemporaneo. Un'artista a tutto tondo che ha molto da dire e che si esprime magnificamente "in punta di pennello".


 “Riguardo l’opera pittorica di Elio Comisso, singolare pittore originario di Noto, - continua il critico - essa è basata preva­lentemente su un espressionismo che va alla ricerca dell’anima dei soggetti ritratti sulla tela e su una scarna cromia che richiama Lucian Freud, ambedue elementi unificati dal collante delle sue personali e originali sensazioni. La sua rappresentazione proviene dalle profondità dell'inconscio, la sua radice non è, come può sembrare al primo impatto, l’espressionismo tedesco, ma è una ricerca assai più sapiente ed elaborata nel campo della sintesi, occhieggiando perfino al fumetto d'antan e ai più recenti manga.  Ne risulta una pittura praticata per determinare uno stimolo ottico di ordine psicologico, un’espressione artistica quanto mai contemporanea e per niente superata dalle ultime esperien­ze nel campo delle arti visive".



INFO E CONTATTI

Vincenzo Medica
M. 347 6390763 – Email: vimedica@studiobarnum.it

ORARI

Tutti i giorni dalle ore 11/14 e dalle ore 16/20

INGRESSO GRATUITO

 

mercoledì 11 settembre 2024

#TOUCH. A Milano la presentazione della collezione Primavera/Estate 2025 di Maria Calderara in dialogo con le opere di Piero Manzoni.

 


#TOUCH

Presentazione della collezione Primavera/Estate 2025 di Maria Calderara
in dialogo con le opere di Piero Manzoni

Dal 17 settembre al 1 ottobre 2024
Opening: 17 settembre 2024, ore 18:30

SPAZIO MARIA CALDERARA, Milano




#TOUCH è esplorare con sensibilità ed eleganza il quotidiano. Una ricerca di motivi e texture che pone la tattilità al pari della visione, una ricerca in cui il corpo è posto su un piedistallo per divenire infine opera d'arte. La nuova collezione primavera/estate di Maria Calderara nasce in un sottile confronto con le opere di Piero Manzoni. Un lavoro di cura e comprensione di quelle sensazioni che le opere del grande artista italiano non smettono di evocare.


 
Si consolida il legame di Maria Calderara con le arti visive, che ha già visto le collezioni ispirate da Gianni Pettena, Luca Maria Patella, Antonio Scaccabarozzi ed Eugenio Tibaldi. Vengono alla luce nuovi capi, risultati di una concezione di arte viva e oggettuale come quella di Manzoni, in cui l'aspetto delle cose del quotidiano è neutralizzato, reso muto, eppure, proprio per questo, esse assumono un senso in più rispetto a loro stesse. Un'essenzialità che si traduce in eleganza e richiami alle forme iconiche dei capi di Maria Calderara, in cui la caratteristica opposizione tra morbidezza e struttura si sviluppa tra originali tessuti e preziosi dettagli dove i motivi estetici di Piero Manzoni si ritrovano interpretati e tradotti.


Si aprono allora le porte dello SPAZIO maria calderara di Milano in via Lazzaretto 15, il 17 settembre 2024 dalle ore 18.30, per una presentazione di alcuni capi e gioielli della nuova collezione SS25 dove moda e arte si guardano a vicenda, senza lasciare che l'una sovrasti l'altra, ma anzi facendo sì che il capo e l'opera si aprano a nuove letture e nuovi stimoli. A fianco alla nuova collezione sarà in mostra, fino al 1 ottobre 2024, un nucleo di quadri di Piero Manzoni, per un progetto curatoriale in stretta collaborazione con Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni.

«Adoro lavorare con gli artisti - racconta Maria Calderara - mi diverte avere sempre qualcosa di nuovo da indagare, comprendere la diversità e la complessità delle persone con cui mi confronto, i loro modi di pensare. Desidero che i miei capi riflettano questa apertura... si possono indossare in molti modi diversi per dare la possibilità a chi li indossa di creare altre forme».




Caratterizzati dell'attenzione all'oggetto, alle sue forme, e in primis al legame con la vita e il quotidiano che contraddistingue la produzione dell'artista milanese, i capi della collezione #TOUCH evocano senza imitare, sono creati a partire da intuizione e interpretazione per rivendicare a loro volta il proprio status di opera d'arte in movimento. È proprio l'intuizione che contraddistingue il fare di Maria Calderara, un sentire che si avvicina a quello di Manzoni. Così le grinze degli Achromes, creati sul finire degli anni Cinquanta, diventano un abito in tela paracadute dalla mano croccante e le forme espanse, in cui l'increspatura sul profilo delinea una silhouette inattesa. La lana di vetro utilizzata dall'artista per evocare una morbidezza tattile è sintetizzata dalla stilista in un'applicazione in pelliccia sintetica con bottoni a clip che isolata su camicie e gonne attiva una similare esperienza estetica. Allo stesso modo la delicata materialità degli Achromes in polistirolo è evocata nei dettagli applicati alle camicie in cui il bianco su bianco lascia che tutto il senso si definisca nell'opposizione di texture tra il tessuto morbido del capo e la leggerezza delle sfere di polistirolo cucite liberamente con un invisibile filo in nylon. Non possono mancare della serie di Achromes le celebri michette ricoperte in caolino, che appaiono stampate e applicate come motivo su un abito lungo in tela paracadute anch'esso, contraddistinte da una leggerezza compositiva che lascia che volino col movimento.




Più espliciti sono i riferimenti alla concezione di arte e identità artistica di Piero Manzoni. Nell'impronta e nella sua firma Manzoni riflette non solo su se stesso nel mondo, ma anche sul potere dell'atto artistico. L'impronta ripresa da Maria Calderara come stampa su gonne, camicie, canotte riporta alla luce quella traccia che l'artista ha lasciato nell'arte, ed è tradotta nei gioielli in una somiglianza formale con le celebri uova con l'impronta digitale presentate dall'artista nel 1960 nella mostra Consumazione dell'arte Dinamica del pubblico Divorare l'arte presso la galleria Azimut. Similmente la firma stampata ad hoc su ogni pantalone è un richiamo al gesto stesso del firmare, un gesto che Manzoni compie nell'azione del 1961 intitolata Sculture viventi in cui apponeva la propria firma sul corpo di modelle in carne ed ossa per farne un'opera d'arte viva, in movimento. Caratteristica della stampa sul capo di Maria Calderara è l'aver incluso la mano dell'artista, a indicare una lettura concettuale del lavoro di Manzoni in cui la firma è tanto importante quanto il gesto del firmare.


La linea bijoux è caratterizzata dalla medesima attenzione ai materiali e alle texture. Gioielli che creano spazialità amorfe e leggere, assortiti in composizioni delicate di sassi, polistirolo, stampe e fini dettagli in argento.

La collezione primavera/estate 2025 di Maria Calderara è allora un invito a salire sulla base magica e farsi arte, a condividere il proprio quotidiano e la propria esperienza all'interno del fluire stesso della vita. Una linea che collega nel tempo Piero Manzoni a Maria Calderara, nel cercare nei materiali e nella tattilità della visione una chiave attraverso la quale rendere arte ogni capo, ogni cosa.


Maria Calderara Showroom

Via Lazzaretto 15, Milano

ORARI
Da martedì a sabato ore 16:00-19:30
Ingresso libero



***


CSArt – Comunicazione per l’Arte

www.csart.it


Ufficio Stampa: Chiara Serri 

T. +39 0522 1715142 - M. +39 348 7025100 - Email: chiara.serri@csart.it


PEEK BEHIND THE CURTAIN. Alla galleria MA-EC di Milano, la mostra personale dello street artist Marco Abrate (Rebor), a cura di Chiara Canali.

 


PEEK BEHIND THE CURTAIN

Mostra personale 
di
 Marco Abrate (Rebor) 

cura di Chiara Canali

Con il supporto di Swatch Art Peace Hotel di Shanghai

Dal 18 settembre al 12 ottobre 2024
Opening: Mercoledì 18 settembre ore 18:00

MA-EC Gallery - Milano



La galleria MA-EC di Milano inaugura la sua stagione espositiva 2024/25 con la mostra personale dell’artista Marco Abrate, intitolata PEEK BEHIND THE CURTAIN, a cura di Chiara Canali e in programma dal 18 settembre al 12 ottobre 2024.

 

Classe 1996, conosciuto nell’ambito della Street Art con lo pseudonimo "Rebor", Marco Abrate ha concepito l’idea della sua mostra nel 2023 durante la residenza artistica presso lo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai (Cina), che qui supporta il progetto.

 

Il presupposto fondamentale da cui ha origine la nuova ricerca di Marco Abrate è che la generazione dei “Millennials” (a cui lo stesso artista appartiene) si caratterizza per un maggior utilizzo delle tecnologie digitali e per una estrema familiarità con i social media; i suoi attori esibiscono sé stessi, le proprie relazioni e i propri sentimenti per la telecamera, riflettendo una condizione di sovraeccitazione mediatica e di consumo su larga scala. La dimensione online sta radicalmente cambiando il modo di vivere la realtà stessa, non solo la fruizione dell’arte e delle sue immagini, ma anche la percezione di sentimenti privati come l’amore.

 

In una società completamente dominata dalla “spettacolarizzazione” dei mezzi di comunicazione, dalla “sovraesposizione” mediatica delle emozioni, dalla fruizione veloce delle immagini digitali, il progetto “Peek Behind The Curtain” di Marco Abrate vuole ribaltare il concetto odierno di esposizione.

Innanzitutto l’autore ricostruisce la “cornice di finzione materiale, tecnologica, istituzionale” (Boris Groys) nel quale le opere devono essere fruite. La galleria non è più un white cube ma viene trasformata in una vera e propria abitazione da vivere e percorrere: le stanze fungono da ambienti domestici quali il salotto, la camera da letto, il giardinetto privato. La condizione di finzione viene subito svelata nella prima sala dove una tenda rosa (colore che ritorna in tutta la produzione dell’artista come tratto distintivo), teatrale, funge da quinta scenica.



 

L’intera mostra è costruita sul registro del mistero, del segreto, del disvelamento: le quindici opere pittoriche, realizzate dall’artista, oltre ad essere state esposte sulle pareti, sono state celate all’interno di questo set architettonico e lo spettatore è chiamato a uscire dall’apatia del suo stato di fruitore passivo, per vivere in diretta un’esperienza partecipativa e immersiva.

 

Come se si trattasse di una caccia al tesoro, i quadri devono, infatti, essere cercati e ritrovati dallo spettatore stesso, il quale deve aprire le ante degli armadi, frugare nei cassetti, sdraiarsi sul futon per scoprire le opere d’arte che sono state disseminate nello spazio della galleria.

La fusione tra mondo analogico e digitale che permea la nostra esistenza si manifesta nella presenza di opere d’arte sia fisiche, nascoste nei cassetti, negli armadi e sugli scaffali, sia virtuali, fissate sullo schermo di un tablet o di uno smartphone, che lo spettatore può rinvenire tra gli arredi solo se presta ulteriormente attenzione ai particolari della installazione.

Così l’artista racconta il suo progetto espositivo: “Ogni mostra è un'architettura del tempo, dove l'idea si dissolve e si ricostruisce, stratificandosi tra passato e futuro. Dietro ogni dettaglio si nasconde una visione: trasformare ciò che si immagina in qualcosa di tangibile, esplorando la tensione tra realtà e finzione. È un processo di erosione e scoperta, dove il pensiero diventa materia e l'invisibile si rende visibile”.

 

Dichiara la curatrice Chiara Canali: “Se, apparentemente, la mostra risulta essere un viaggio tangibile e da realizzare concretamente e in prima persona, alla scoperta diretta delle opere dell’artista, in realtà racchiude una potente metafora concettuale su un tema che sta profondamente a cuore all’artista: l’Amore. Rebor si interroga sul significato dell'Amore nell’era del Web 3.0 e dei suoi tumultuosi cambiamenti tecnologici: oggi l’amore, secondo l’artista, non viene più vissuto nei suoi aspetti di mistero, segreto e tenerezza, ma le relazioni si riducono a tre elementi: immediatezza, velocità e visibilità. Per questo motivo il dispositivo scenico creato dall’artista per introdurre il visitatore al centro delle sue opere e delle sue tematiche si appella a tre caratteri diametralmente opposti: attesalentezza, segretezza”.

 

La mostra sarà accompagnata da un catalogo, edito dalla galleria, con un intervento dell’artista, il testo critico della curatrice Chiara Canali e la sezione iconografica delle opere. La mostra è resa possibile grazie al supporto di Swatch Art Peace Hotel di Shanghai.

Con Peek behind the curtain, MA-EC Gallery aderisce alla ventesima giornata del contemporaneo AMACI  del 12 ottobre 2024.

 

In occasione della mostra, il 7 ottobre dalle ore 17:00 alle 18:00  si terrà un talk dal titolo "Come abitiamo l'amore oggi?" moderato dalla curatrice Chiara Canali. 

L'evento vedrà la partecipazione dello psicoanalista e saggista Massimo Recalcati, di Carlo Giordanetti, CEO dello Swatch Art Peace Hotel, e dell'artista, che dialogheranno sulle diverse visioni tra arte, impresa e scienza. 

Per informazioni sulla sede del talk, vi invitiamo a seguire le pagine Instagram di MA-EC maecgallery e di Marco Abrate  marco.rebor


 

BIO

Marco Abrate, noto come Rebor nel mondo della street art, è un artista nato nel 1996. Si avvicina all'arte durante il periodo del liceo, quando scopre di essere dislessico, trasformando quella che poteva sembrare una difficoltà in una spinta creativa unica. Le sue opere fondono abilmente concretezza e illusione, riflettendo sulla percezione e sull'uso della tecnologia nei contesti contemporanei.

Marco Abrate racconta il presente attraverso la creazione di muri di cemento, ornati da frammenti di intonaco che nascondono immagini da scoprire. Questo processo richiama il fenomeno della pareidolia, dove lo spettatore è invitato a identificare forme nascoste.

Nel corso della sua carriera, Rebor ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha partecipato a prestigiose esposizioni internazionali. Nel 2021, ha presentato la mostra personale "Hidden Images" curata da Giorgio Bonomi presso Hub Art Gallery di Milano. L'anno successivo, è stato vincitore nella sezione Street Art alla 59ª Esposizione Internazionale d'Arte di La Biennale di Venezia, dove ha anche realizzato un'opera su commissione per la facciata della Città di Venezia Mestre, in collaborazione con La Biennale stessa. Nel 2023, alcune delle sue opere sono state acquisite dal Museo Ca’ Pesaro di Venezia, e nello stesso anno è stato selezionato per una residenza di tre mesi presso il prestigioso Swatch Art Peace Hotel di Shanghai. 

 




INFO E CONTATTI



MA-EC Gallery
Palazzo Durini, via Santa Maria Valle 2, Milano
Tel: +39 02 3983 1335 - Email: info.milanart@gmail.com

ORARI
Martedì-Venerdì ore 10-13 e 15-19
Sabato ore 15-19


Eroticism in Fashion Photography. Alla Glenda Cinquegrana Art Consulting di Milano, la doppia mostra dedicata ad Helmut Newton ed Ellen von Unwerth, a cura di Glenda Cinquegrana.

 


Eroticism in Fashion Photography

Doppia mostra personale
di
Helmut Newton ed Ellen von Unwerth 

A cura di Glenda Cinquegrana

Dal 20 settembre al 16 novembre 2024
Opening: Giovedì 19 settembre ore 18:30

Glenda Cinquegrana Art Consulting - Milano




Glenda Cinquegrana Art Consulting è lieta di presentare Eroticism in Fashion Photography, la doppia mostra dedicata ad Helmut Newton ed Ellen von Unwerth che mette in dialogo due fotografi uniti dal fil rouge dell’erotismo e della sensualità quali elementi caratterizzanti la propria visione molto personale della fotografia di moda e di celebrity. L’esposizione, che si compone di più di venti immagini vintage in B/N e a colori che coprono un arco temporale che va dagli anni Settanta ai Duemila, vede una selezione di ritratti di supermodels e celebrities, paesaggi, polaroid.

Di Helmut Newton vengono esposte alcune foto vintage che vanno dagli anni Settanta ai Duemila tratti da celebri portfoli Rosalyn at Arcangue degli anni Settanta, fino al Woman on a Level Four scattato a Monte Carlo negli anni Duemila; un ritratto di Ava Gardner degli anni Settanta fino ad uno di Kristen McMenamy degli anni Novanta; infine, uno scatto della serie Sex & Landscapes.





Di Ellen von Unwerth sono presenti in mostra stampe provenienti dallo studio dell’artista di cui un celeberrimo ritratto di Claudia Schiffer per Guess degli anni Novanta, alcuni scatti delle supermodels Naomi Campbell, Linda e Christy; un iconico scatto di Monica Bellucci e Vincent Cassel; alcune immagini significative della serie Revenge, fino alle iconiche fotografie a colori degli anni Duemila.





La narrativa sull’eros e la donna sottintesa alle immagini dei due autori è la vera protagonista dell’esposizione. 

Helmut Newton negli anni Ottanta realizzava il doppio scatto Sie Kommen (Naked/Dressed) ponendo al centro della fotografia di moda non più la donna vestita, ma il corpo femminile quale elemento fortemente significante della personalità della donna, capace di costruire una narrativa scandalosa e potente del femminile, che prende il potere sul suo stesso corpo, sui media. Una narrativa, quella di Newton capace di dare corpo visivo ad universo del desiderio, in cui la donna è per la prima volta protagonista volontaria e libera di interpretare i sogni che essa stessa crea. 


A partire da questa visione i fotografi delle generazioni successive, come Ellen von Unwerth, hanno ampliato ulteriormente il racconto che, attorno a donna e desiderio, è divenuto sempre più immaginifico. La Von Unwerth mischia liberamente erotismo al sense of humor, in una miscela che si rivela esplosiva.






INFO E CONTATTI

Glenda Cinquegrana Art Consulting
Via Luigi Settembrini 17, Milano
T. 02 4942 9104 - Email: info@glendacinquegrana.com


In collaborazione con




martedì 10 settembre 2024

OSSIMORI URBANI. Alla galleria Manifiesto Blanco di Milano, la personale di fotografia dell'artista Lara Zibret, a cura di Massimiliano Bisazza.

 


OSSIMORI URBANI

Mostra fotografica
di
Lara Zibret

A cura di Massimiliano Bisazza

Dal 19 settembre al 19 ottobre 2024
Vernissage: Giovedì 19 settembre ore 18:30
Sarà presente l'artista

Manifiesto Blanco - Milano
Ingresso libero


Noi non diventiamo quello che siamo se non con la negazione intima e radicale di quello che

hanno fatto di noi.

- Marc Augé -



Lara Zibret, fotografa, artista sensibile e attenta a quanto ruota attorno a noi, osserva non l'essere umano, bensì quanto utile possa essere la sua assenza. I silenzi presenti in luoghi e spazi architettonici attirano la sua attenzione tanto da farne la sua poetica. Intimamente e profondamente ci conduce virtualmente con la sua mano in un mondo altro, in un non-luogo, dove tutto è possibile ma dove soprattutto vi è bellezza, espressa da linee che si incrociano e che ci narrano storie, racconti urbani; spesso contrastanti tra loro, ma vere e introspettive,

Per Walter Benjamin l'architettura del secolo successivo (ndr. cioè il nostro secolo) è prefigurabile come un sogno o un'anticipazione.

Ecco che Lara Zibret è anticipatoria nel suo “fare arte” e lo dimostra con i suoi scatti; in bianco e nero dove regna un preciso ordine, dona simmetria a tutto l'impianto scenico della fotografia; in modo del tutto spontaneo e personale.


Riconosco i riferimenti che spaziano dal minimalismo al brutalismo, stili e tematiche scelti con grande cura e al fine di attrarre il fruitore che osservando le fotografie diventa consapevole che tali riferimenti sono indispensabili al fine di colpire l'attenzione anche del più esperto in materia

fotografica..

I lavori esposti presso la nota galleria milanese Manifiesto Blanco riassumono in modo tautologico l'essenza dell'artista catturata in momenti caduchi e fuggenti; in quei momenti precisi in cui il tempo si ferma, resta sospeso in attimi di atemporalità, dove tutto è immobile in modo perfettamente perpendicolare.



La fotografia digitale (o analogica ??) è figlia di quel dagherrotipo da cui tutto si dipana e ci narra di città in italia, ci mostra New York e scatti del Giappone, dove l'uomo è quasi del tutto assente in quanto la sua “mancanza”, all'interno delle opere di Zibret, è la vera indagine antropoligica che vuole condurre.


Priva di interesse nei confronti della compresenza umana, bensì attratta dalla persistenza architettonica in quanto anima, involucro, contenitore narrante, dove la non-presenza, i non-luoghi giocano da ruolo fondamentale e da protagonista, mentre l'uomo ha solo la funzione di attraversamento del non-luogo, è quindi marginale, ma indispensabile al contempo tanto da risuonare come un vero e proprio ossimoro.



Il mondo sta diventando un'immensa città e il potere demiurgico dell'architetto è un segno dei

tempi.

- Marc Augé -


18 sono gli scatti presentati nella mostra milanese articolati con un ordine visivo, un rigore della costruzione dello spazio che molto è stata influenzata da quella che in arte è denominata sezione aurea come risultato di una divisione secondo la proporzione matematica e divina che Fidia ci ha trasmesso dalla lontana antichità greca. Proporzione che ha regolato tutta l'arte in divenire anche nel rinascimento e sino ai giorni nostri.

Non resta dunque che avventurarsi su questi sentieri caduchi ma liberi nella loro espressività fotografica ed artistica; in questi ambienti, ricchi di costruzioni, che nel loro ordine compositivo ci accolgono con eleganza e raffinatezza; dove tutto è luminoso ed adombrato; dove ogni dove è il contrario del tutto.


(Testo critico a cura di Massimiliano Bisazza)




BIO
Lara Zibret
, classe ’83, ha conseguito la Laurea Magistrale in Fotografia Accademia di Belle Arti di Bologna. Fotografa per passione e per professione, riflette con sensibilità sulle potenzialità dell’immagine, sulla sua presenza all’interno dell’ambiente urbano nel quale vive e opera, e dal quale è circondata, traendo da esso ispirazione, indagandolo e catturandone quella bellezza che spesso è nascosta ad un occhio impreparato.
Attualmente svolge attività professionale per Fashink Architecture Magazine e precedentemente con RedBull "Wooden Energy station".
Dal 2004 espone regolarmente in Italia e all'estero.



M. 389 5693638 - Email: info@manifiestoblanco.com