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sabato 24 febbraio 2018

“Vita sommersa”. Alla Galleria Statuto13 di Milano, la mostra personale d'arte di Claudia Stra', a cura di Massimiliano Bisazza.



“Vita sommersa”

Mostra personale d'arte di:

Claudia Stra'

A cura di Massimiliano Bisazza

Opening:  7 marzo 2018 dalle h 18,30 alle h 21,00
In mostra fino al 20 marzo 2018 mattino

Presso: Galleria d’Arte Contemporanea STATUTO13
Via Statuto, 13 (corte int.) – 20121 Milano

Apertura al pubblico: dalle h 11 alle h 19 dal martedì al sabato

L'artista Claudia Strà torna ad esporre in Brera in Galleria STATUTO13 e presenta un progetto molto intimo ed introspettivo: il ricordo. Esso rimanda la memoria anche  alla figura materna generativa e feconda; quel ricordo che silenziosamente ci lascia accedere a una sorta di “avvallamento dell'anima” nel nostro “sentire” - da cui si evince il titolo della mostra – più sommerso.
Tutta la mostra si focalizza su un progetto di pitture su tela, acquerelli e installazioni, che è diviso in un percorso che si dipana nei tre ambienti della galleria:

All'ingresso: il tema dei “Silenzi” con evidente riferimento al tema artistico/letterario settecentesco del “Sublime”; dove cieli e montagne e spazi infiniti, grandi dirupi e la natura, acque profonde piene di vita fanno da soggetti portanti, come del resto gli spunti  metaforici dei soggetti sono osservati dall' artista e dal fruitore  che osserva tali spettacoli.
“Réverie 2” con le sue nebbie e “Sulla soglia”  con cieli e montagne ci accolgono e introducono l'effetto ispirato al romanticismo artistico.

Acquerelli azzurri ci conducono nella sala più ampia, il secondo spazio dedicato all'itinerario della mostra, dove incontriamo i “Campi di lavanda a sera”, il tema della notte, del mistero dove la presenza umana risulta solo vagamente ammiccata.
A seguire, nella seconda sala dunque ci imbattiamo nella “Vita sommersa”, nella zona dedicata alla profondità della terra, che vive, dove due installazioni attirano la nostra attenzione più che mai: “Memoria di Proserpina” - una piccola ceramica che rappresenta il grembo di una donna che sa far germogliare allegoricamente le pagine di un libro - , che secondo la mitologia faceva fiorire proprio la terra, e “Potessi parlarti stasera”, un omaggio alla memoria della madre dell'artista, al tema della nostalgia e del ricordo.




Il concetto della fecondità è ripreso e approfondito ampiamente in “Terra fiorita”  e “Terra libera” concludendo così la tematica in modo volutamente leggiadro.

Infine nel terzo ambiente, sotto al soppalco, ci sentiamo piacevolmente sprofondare nel tema dell' “Acqua”. Nelle opere “Sulla soglia”, “Acquitrino” , “Acque profonde” e infine “Estate” e  “Metamorfosi” notiamo come la pittrice Strà sia totalmente a suo agio e come celi un atteggiamento quasi ludico, disponendo delle tonalità del verde e dell'azzurro con grande spontaneità.
Grazie a queste cromie e rimandi “sublimi” l'artista ci dona così un finale ricco di emozioni piacevoli e intimamente profonde; senza mai tralasciare l'intensità dei temi discussi in tutto il percorso della mostra.


Per informazioni:

Cell. +39 3314791859 (mart-sab h 11/19)
finy_96@hotmail.it

BELLE DI NATURA. Allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, la mostra tra arte e natura, a cura di Francesca Bacci e Maria Fratelli.


BELLE DI NATURA
a cura di Francesca Bacci e Maria Fratelli

9 marzo - 4 aprile 2018
inaugurazione giovedì 8 marzo, ore 17.30

STUDIO MUSEO FRANCESCO MESSINA
Via San Sisto 4/A - Milano


saranno presenti
Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura
Maria Fratelli, direttore Studio Museo Francesco Messina
Francesca Bacci, storico dell’arte
Gianluca Balocco, Zachari Logan, artisti

ospiti d’onore
Aida Accolla, Carla Fracci, Luciana Savignano


Al Messina un momento storico e culturale di unione tra arte e natura.

Nelle sale dello Studio Museo Francesco Messina si ammira la mostra Belle di Natura a cura di Francesca Bacci e Maria Fratelli, aperta dal 9 marzo al 4 aprile, in cui le sculture del maestro dedicate ad Accolla, Fracci e Savignano negli anni Cinquanta, entrano in dialogo con le fotografie delle tre danzatrici ritratte oggi da Gianluca Balocco e con gli arazzi disegnati di Zachari Logan, che si esprime sulle affinità del creato.

La mostra inaugura l’8 marzo con Aida Accolla, Carla Fracci, Luciana Savignano, in occasione della giornata dedicata alla donna, e invita a una riflessione sulla bellezza, su come la costruiamo all’interno della nostra cultura e del nostro giudizio e su come esiste in natura. Una riflessione che coinvolge tutti gli esseri umani, di qualunque sesso, e che a partire dalla rappresentazione delle donne ritratte da Messina sottolinea come quel paradigma si sia evoluto negli anni diventando oggi più complesso.

L’esposizione organizzata dal Comune di Milano, Assessorato alla Cultura – Studio Museo Francesco Messina, voluta dalla direttrice del museo Maria Fratelli, è inserita nel ciclo di appuntamenti “Il lato della scultura” dedicato al rapporto tra scultura, l’immagine bidimensionale, che la rappresenta, la evoca o le risponde, sia essa fotografia o disegno.

La selezione di 18 scatti di Gianluca Balocco, realizzati con un apposito set fotografico nelle storiche sale di Palazzo Reale per ritrarre tre celebri ballerine di fama internazionale, sono il risultato di un lavoro in cui le tre donne emergono per la loro forza, esperienza e vigore nel corpo esile e flessuoso come un giunco, modellato dal tempo. Si tratta di un’opera concettuale in cui il vestito indossato viene considerato come elemento di collegamento fra la realtà e una dimensione astratta e assume un ruolo e un peso diverso e del tutto personale per ogni danzatrice. Aida Accolla, con creatività e ironia indossa costumi di scena, e con essi diversi ruoli, immedesimandosi in una pianta che attraversa le differenti stagioni; Carla Fracci indossa un abito ideato per la mostra insieme all’artista, lungo 11 metri a indicare lo scorrere del tempo e di colore verde, in sintonia con la natura; Luciana Savignano con abiti lisi e consumati usati nell’allenamento di una vita, viene ritratta come una guerriera samurai, fisica e vitale. 


Le tre figure femminili incarnano tre modi diversi di essere donna e di definire la bellezza, suggerendo riflessioni sull’omologazione estetica diffusa nella società contemporanea; in mostra le fotografie di piante sacre indiane riprese nella loro interezza, comprensiva di radici, rimandano alla unicità di ciascuna ballerina.
La loro bellezza naturale, frutto di esperienza e di maturità è paragonata dalla curatrice Francesca Bacci a quella presente nel regno vegetale: “in natura, infatti, vengono lodate le piante mature che, arrivate a quota, hanno rallentato la crescita per investire nella gestione della propria complessità. È la bellezza di una forma data dal tempo, fatta di forza e slancio, di resistenza e flessibilità, che esige rispetto. Bellezza permanente, non transeunte, perché sublime, nel senso etimologico del termine: che giunge e incalza fin sotto alla soglia più alta, al limite estremo della grandezza, punto di non ritorno, oltre il quale anche il pensiero si perde”.

Il legame con il mondo vegetale si fa concettualmente imprescindibile anche nei lavori policromi di Zachari Logan che propone The Gate, un disegno realizzato ad hoc che si sviluppa in verticale come un arazzo sui tre piani del museo. Le tre sezioni dell’opera, in cui sono rappresentate  differenti varietà di vegetazione che si rarefanno nella parte superiore, assumono la valenza di fondale scenico alle opere di Messina la cui presenza è evocata dagli spazi vuoti che alludono a un immaginario posizionamento delle sculture tra le foglie e dall’utilizzo di tutti i toni di verde presenti nelle patine metalliche dei lavori del maestro. Una metafora dell’ascesi spirituale che Logan mette in parallelo alle cantiche dantesche, un viaggio che si intraprende varcando un cancello, come cita il titolo stesso, e che dà accesso a un nuovo mondo. Come per Balocco, in Logan la natura è metafora da leggere con attenzione per allontanarsi da paradigmi deviati e devianti di bellezza che spesso si impongono nella società. Questo arazzo disegnato e scultoreo, fluttuante nello spazio vuoto al centro del museo, rifiuta il ruolo di sfondo, imponendosi come protagonista, facendoci sentire la nostra insignificanza nel confronto con il sublime, con l’infinita varietà di  alberi, di piante tropicali e di erbe infestanti che, indifferenti al nostro giudizio di valore legato solo al possibile uso o sfruttamento per fini umani, sono fondamentali  all’ecosistema per il loro ruolo legato al bio-equilibrio del pianeta terra. 


Per completare il sovvertimento dei valori, al piano sotterraneo, a raccogliere il messaggio di questo spettacolare arazzo disegnato, chiude concettualmente la mostra l’autoritratto Naked in the rose in cui le foglie si scansano e si intravede nel giardino la figura dell’artista che cammina nudo. È una risposta ai corpi rappresentati da Messina, corpi in cui l’identità dei nudi atletici maschili contrasta con quella aggraziata e sensuale femminile propria dell’epoca, in una dicotomia risolta e armonizzata nel nudo di Logan, concettualmente al centro di una linea ideale tra questi due poli - maschile e femminile -, reso in monocromo rosa fuxia con uno stile realista che esprime unione, affinità con il creato, appartenenza al mondo come le radici delle piante al terreno. Una figura, questa, che chiude il cerchio delle identità possibili, fisiche, espressive e potenti, modulate da Messina nel vigore della giovinezza, riprese nei corpi potenti e naturali dalle ballerine di Balocco e risolte nel nudo profondamente umano di Logan.

Maria Fratelli commenta: “In mostra risalta la capacità di Messina di cogliere l’essenza immutabile dei suoi ritratti oggi rivisitati da Balocco con altrettanta attenzione e forza interpretativa. Le fotografie delle tre artiste, accanto ai disegni di Logan ricompongono la continuità e l’armonia della natura di cui l’uomo è parte, a significare che il pianeta terra è un tutt’uno, all’arte il compito di unirlo in un abbraccio”.   

Coordinate mostra
Titolo BELLE DI NATURA
A cura di Francesca Bacci e Maria Fratelli
Sede Studio Museo Francesco Messina, via San Sisto 4/A - Milano
Date 9 marzo - 4 aprile 2018
Inaugurazione giovedì 8 marzo, ore 17.30
Orari da martedì a domenica, ore 10-18. Lunedì chiuso
Ingresso libero
Info pubblico Tel. 02 86453005  - c.museomessina@comune.milano.it
www.comunedimilano.it/museomessina - www.facebook.com/museomessina

IBC Irma Bianchi Communication
Tel. +39 02 8940 4694 - mob. + 39 328 5910857 - info@irmabianchi.it
testi e immagini scaricabili da www.irmabianchi.it

COMUNE DI MILANO | CULTURA
Ufficio Stampa | Elena Conenna

martedì 20 febbraio 2018

“ECLETTICHE ARMONIE. Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione". A Palazzo Giustiniani di Roma, in mostra 55 opere tra dipinti, incisioni e disegni, ideata e curata da Marco Moretti.

Betto Lotti - Dame au parapluie, 1925

Palazzo Giustiniani, Sala Zuccari
Senato della Repubblica
Roma

ECLETTICHE ARMONIE
Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo
e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione

ideata e curata da Marco Moretti

20 febbraio - 16 marzo 2018
inaugurazione lunedì 19 febbraio, ore 16 - 19 

con il Patrocinio di
Senato della Repubblica
e
Museo Soffici di Poggio a Caiano


La mostra “ECLETTICHE ARMONIE. Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione”, progettata e curata da Marco Moretti sotto il patrocinio del Senato della Repubblica e del Museo Soffici di Poggio a Caiano con l'organizzazione della Lotti Art di Como, riguarda l'esposizione di 55 opere tra dipinti, incisioni e disegni aperta dal 20 febbraio al 16 marzo a Palazzo Giustiniani, Sala Zuccari, Senato della Repubblica a Roma.

Ventisei gli artisti rappresentati, attraverso i quali viene documentato con l'ausilio bibliografico di libri e riviste un percorso figurativo che, iniziato tra estetiche simboliste e la rinascita culturale avviata a Firenze nel 1903, si è snodato attraverso il periodo fra le due guerre fino alla nascita della Repubblica e della Costituzione.

La prima sezione è dedicata alla "nascita della modernità", con l'avvento di "Leonardo", rivista d'idee fondata a Firenze dal ventiduenne Giovanni Papini e graficamente caratterizzata dall'opera incisa di Adolfo De Carolis, Armando Spadini, Giovanni Costetti e Ardengo Soffici che, ancora a Parigi, fornì il suo apporto come scrittore e incisore alla terza e ultima serie della testata. Oltre all'opera incisa, nella sezione è presente il ritratto di Gianfalco eseguito da Costetti nel 1902, pseudonimo con il quale Giovanni Papini si firmerà sulla rivista. Presente anche un importante dipinto di Soffici, La raccolta delle olive eseguito nel 1908, anno successivo al suo definitivo rientro in Italia dopo sette anni trascorsi a Parigi tra le avanguardie artistiche e letterarie, in ricordo delle quali è in mostra una delle tre figure acquerellate che Picasso donò nel 1907 all'amico italiano.

La seconda sezione, presentata da un saggio in catalogo da Emanuele Bardazzi, prende spunto dall'interesse moderno scaturito a Firenze per l'incisione grazie all'attività didattica dell'umbro Celestino Celestini. Oltre ad essere ottimo incisore, per la sua capacità d'insegnamento e doti umane Celestini portò la scuola a una fioritura di talenti. I risultati della scuola vennero presentati nella Prima Mostra di Bianco e Nero tenuta nell'estate del 1913 a Pistoia: folta rassegna di acqueforti e xilografie, eterogenee per contenuti, forme e espressioni, dalle quali si evidenziavano le specifiche personalità degli allievi, quali Ottone Rosai, Betto Lotti, Francesco Chiappelli, Ferruccio Pasqui, le cui opere figuravano esposte assieme a quelle di maestri come Romeo e Giovanni Costetti, Adolfo De Carolis e dello stesso Celestini. Una scelta di quelle grafiche costituisce il nerbo di questa sezione composta anche da dipinti coevi, come il ritratto di Costetti fatto al poeta Dino Campana nel '13, entrato coi suoi Canti Orfici da protagonista nell'ambiente artistico e letterario fiorentino; presente in mostra, una delle rarissime copie della famosa prima edizione del 1914.
Assai interessante è il raffronto tra le opere di Betto Lotti e Ottone Rosai, che dopo avere esposto nella mostra d'incisione a Pistoia, terranno nel novembre-dicembre 1913 un'esposizione nella fiorentina via Cavour, poco distante da quella futurista di "Lacerba". I pittori futuristi, condotti da Papini, visiteranno l'esposizione ed esterneranno il loro incoraggiamento ai due giovani artisti.
I dipinti di Lotti e di Rosai risentivano del clima tardo simbolista influenzato dalla letteratura di Mallarmé e Baudelaire, autori cari ad una cerchia ristretta di artisti e d'intellettuali facenti capo ai ritrovi culturali nei caffè cittadini. Di Lotti sarà in mostra la grande tela delle Anime; di Rosai, I miei amici della notte, due dipinti che tornano ad incontrarsi 104 anni dopo la comune esposizione.

La terza sezione documenta il ritorno all'ordine della forma iniziato nel 1918 dalla rivista romana "Valori Plastici" di Mario Broglio; richiamo ribadito da Soffici nel 1920 su "Rete Mediterranea" e otto anni dopo su Periplo dell'arte; riflessioni che, pur con diversi distinguo, riflettevano un comune sentimento di chiarezza precisate da Giovanni Costetti come «nativa purezza dell'arte».
La sezione annovera venti dipinti di artisti, tra cui Felice Carena, Betto Lotti, Ottone Rosai, Giovanni Colacicchi, Ardengo Soffici, Lorenzo Viani, che con la loro eterogenea attività di pittori e scrittori vivacizzarono la Firenze degli anni tra le due guerre, mantenendola a ruolo di baricentro culturale tra Roma e Milano. Città che tra le due guerre ebbero come noto grande vivacità : nella capitale fiorì il cenacolo artistico della "Scuola romana" animata da Mario Mafai e dalla moglie Antonietta Raphael, della quale in mostra è un ritratto fattole nel '28 dal consorte. A Milano era attivo il gruppo Novecento, rappresentato in mostra da un paesaggio di Arturo Tosi e da un ritratto di Mario Sironi fatto allo scultore Giacomo Manzù.
Il ruolo culturale di Firenze si era intensificato grazie anche alla fiorente attività editoriale di Attilio Vallecchi, e per tale riferimento la città era luogo residenziale di scrittori e poeti, da Montale a Landolfi, oltre che di artisti come il piemontese Felice Carena, l'anagnino Giovanni Colacicchi, gli emiliani Costetti e Lega, il ligure Betto Lotti che vi era tornato dopo il rilascio dalla prigionia austriaca durante la quale trovò il modo di fare una mostra a Vienna, e la cui attività ripresa a Firenze (dove sarà anche critico d'arte e condirettore di riviste), venne incentrata su una raffinata creazione di affiches interpretativa della propria epoca, come la Dame au parapluie, assurta a logo della mostra, eseguita nel 1925 data 'ufficiale' della nascita dell'art déco.

La quarta sezione, presentata in catalogo da un saggio di Costanza Contu, conclude la mostra con dipinti di Renato Guttuso, Armando Pizzinato, Betto Lotti, Fernando Farulli, Alvaro Cartei, Raffaele Leomporri riguardanti la tematica del lavoro, omaggio al 70° anno dell'entrata in vigore della Costituzione. Nei primi anni del dopoguerra, con le libere circolazioni delle idee molti giovani artisti sperimentarono nuove interpretazioni figurative derivate dal cosiddetto neo cubismo picassiano. Attraverso la loro opera, maturata dopo il 1948 nella linea dettata del P.C.I ispirata al realismo sociale, venne virtualmente documentato il lavoro dei milioni d'italiani che si erano rimboccati le maniche per restituire a se stessi e al paese la dignità materiale e morale umiliate dalla guerra. Lavoro contemplato come fede laica e religiosa insieme, idealizzato con una ruota dentata nell'emblema della Repubblica e sancito come fondamento di progresso dal primo articolo della Costituzione.

Accompagna la mostra un esaustivo catalogo pubblicato da Masso delle Fate Edizioni con testi critici di Emanuele Bardazzi, Costanza Contu e Marco Moretti.

Coordinate mostra
Titolo ECLETTICHE ARMONIE. Percorsi figurativi tra rinnovamenti inizio secolo
e nuove frontiere del realismo al tempo della Costituzione
A cura di Marco Moretti
Sede Palazzo Giustiniani, Sala Zuccari, Senato della Repubblica
ingresso da via della Dogana Vecchia 29, Roma
Date 20 febbraio - 16 marzo 2018
Inaugurazione lunedì 19 febbraio, ore 16-19
Orari lun-mer ore 10-12:30 / 14-18; gio-ven ore 10-18. Sabato e domenica chiuso
Ingresso libero
Info pubblico Tel. +39 338 7276041 - info@lottiart.it

Ufficio stampa per Lotti Art
IBC Irma Bianchi Communication
Tel. +39 02 8940 4694 - mob. + 39 328 5910857 - info@irmabianchi.it - www.irmabianchi.it