Prosegue
la rassegna "Venere in Teatro"organizzata dall'associazione culturale
Live arts cultures a Spazio Farma Mestre (VE), in collaborazione con
Farmacia Zoo:è.
I
prossimi tre appuntamenti del mese di aprile toccheranno il mondo della
danza e della performance - anche al confine tra le due arti - e del
teatro.
Ospiti
le danzatrici-performer Lucia Palladino e Alice Ruggero (13 aprile), la
regista e performer Silvia Costa e la danzatrice Laura Pante (20
aprile), infine il Teatro del Lemming (21 aprile).
Tutti gli spettacoli iniziano alle 21.00; apertura porte ore 20.00
Ingresso riservato a soci Spazio Farma. Info e prenotazioni: project@livearts cultures.org
Venerdì 13 aprile, ore 21.00 - due azioni
RIVOLUZIONE
COME UN CANE CON IL SUO PADRONE
di e con Lucia Palladino, con Alice Ruggero
a seguire MAPPAMONDO. Intervento teorico-performativo a cura di Lucia Palladino e Alice Ruggero
COME UN CANE CON IL SUO PADRONE
di e con Lucia Palladino, con Alice Ruggero
a seguire MAPPAMONDO. Intervento teorico-performativo a cura di Lucia Palladino e Alice Ruggero
Selezione di ascolti: Electronicgirls
RIVOLUZIONE. COME UN CANE CON IL SUO PADRONEregia Lucia Palladino
realizzazione Lucia Palladino e Alice Ruggero
video Cesare Ronconi
documentazione video Stefano Martone
realizzazione Lucia Palladino e Alice Ruggero
video Cesare Ronconi
documentazione video Stefano Martone
Non
vogliamo rappresentare niente. Non vogliamo sedurre. Vogliamo accendere
il desiderio di vedere, di accogliere immagini, di mantenere viva la
tensione verso qualcuno o qualcosa. Nell’incontro accettiamo di perdere
una parte e qui ci perdiamo in tentativi di traduzione. Vogliamo sostare
in questo attraversamento. L’inevitabile indefinito tra il punto di
partenza e il luogo d’arrivo è lo spazio di attenzione che ci offriamo,
il luogo in cui la comunicazione avviene.
“Sono nel lato del buio.
Mi vedi?
Ti vedo.
Non dire niente.
Ti ascolto.”
MAPPAMONDOIntervento teorico-performativo a cura di Lucia Palladino
con Lucia Palladino e Alice Ruggero.
LUCIA PALLADINO si è formata in maniera autonoma viaggiando tutto il mondo per seguire i propri maestri. Ha studiato musica fin da giovanissima (chitarra classica, viola da gamba) fino a quando ha deciso di passare allo strumento corpo. Ha studiato in Spagna, Portogallo e Belgio.
È insegnante certificata Axis Syllabus (Frey Faust) e fa parte del gruppo di ricerca internazionale Axis Syllabus International Research Community. Insegna a danzatori professionisti e pre-professionisti in Italia e all'estero (Vienna/ WUK, Tanzquartier, Parigi/Canaldanse, Bruxelles/Hybrid Studio, USA/Earthdance). É ricercatrice e attenta osservatrice del metodo Composição em Tempo Real (CTR) che raccoglie gli strumenti per la composizione identificati dal coreografo João Fiadeiro.
Tra i maestri: Frey Faust, Baris Michi, Kira Kirsch, David Zambrano, Peter Michael Dietz, Sophia Neuparth e João Fiadeiro.
Lavora come danzatrice e performer dal 2003. Importante la collaborazione con Daniele Albanese_Stalk, (Something about today, The vicious circle), progetto vincitore del FondoFare Anticorpi. E' finalista al Premio GD'A Emilia-Romagna. Nel 2012 con "Kiss" e' di nuovo finalista al Premio Equilibrio, sotto la direzione artistica di Sidi Larbi Cherkaoui. Nel 2013 e' assistente artistica e performer del nuovo lavoro di ricerca con Daniele Albanese "Preliminary Discourse".
Dal 2013 lavora con Teatro Valdoca come danzatrice ("Cage's parade, Ustica, Happening") e come leader del lavoro fisico nei laboratori tenuti dal regista Cesare Ronconi fino a diventare parte strutturale della compagnia Teatro Valdoca (Giuramenti, 2017).
Dal 2013 al 2015 svolge un intenso studio teorico sulla ricerca stessa consolidando le linee del proprio percorso e della propria posizione in quanto artista.
È laureata in Lettere e Filosofia presso l'Università di Roma Tre con una tesi in letteratura portoghese sulle "Figure del corpo in Goncalo M. Tavares".
“Sono nel lato del buio.
Mi vedi?
Ti vedo.
Non dire niente.
Ti ascolto.”
MAPPAMONDOIntervento teorico-performativo a cura di Lucia Palladino
con Lucia Palladino e Alice Ruggero.
LUCIA PALLADINO si è formata in maniera autonoma viaggiando tutto il mondo per seguire i propri maestri. Ha studiato musica fin da giovanissima (chitarra classica, viola da gamba) fino a quando ha deciso di passare allo strumento corpo. Ha studiato in Spagna, Portogallo e Belgio.
È insegnante certificata Axis Syllabus (Frey Faust) e fa parte del gruppo di ricerca internazionale Axis Syllabus International Research Community. Insegna a danzatori professionisti e pre-professionisti in Italia e all'estero (Vienna/ WUK, Tanzquartier, Parigi/Canaldanse, Bruxelles/Hybrid Studio, USA/Earthdance). É ricercatrice e attenta osservatrice del metodo Composição em Tempo Real (CTR) che raccoglie gli strumenti per la composizione identificati dal coreografo João Fiadeiro.
Tra i maestri: Frey Faust, Baris Michi, Kira Kirsch, David Zambrano, Peter Michael Dietz, Sophia Neuparth e João Fiadeiro.
Lavora come danzatrice e performer dal 2003. Importante la collaborazione con Daniele Albanese_Stalk, (Something about today, The vicious circle), progetto vincitore del FondoFare Anticorpi. E' finalista al Premio GD'A Emilia-Romagna. Nel 2012 con "Kiss" e' di nuovo finalista al Premio Equilibrio, sotto la direzione artistica di Sidi Larbi Cherkaoui. Nel 2013 e' assistente artistica e performer del nuovo lavoro di ricerca con Daniele Albanese "Preliminary Discourse".
Dal 2013 lavora con Teatro Valdoca come danzatrice ("Cage's parade, Ustica, Happening") e come leader del lavoro fisico nei laboratori tenuti dal regista Cesare Ronconi fino a diventare parte strutturale della compagnia Teatro Valdoca (Giuramenti, 2017).
Dal 2013 al 2015 svolge un intenso studio teorico sulla ricerca stessa consolidando le linee del proprio percorso e della propria posizione in quanto artista.
È laureata in Lettere e Filosofia presso l'Università di Roma Tre con una tesi in letteratura portoghese sulle "Figure del corpo in Goncalo M. Tavares".
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LABORATORIO CON LUCIA PALLADINO14/15 aprile: con Lucia Palladino
Sabato e Domenica dalle 11 alle 17
PERCORSI PER UNA CARTOGRAFIA PERFORMATIVAIn questo laboratorio attraverso un uso primario del corpo come interfaccia esploreremo diversi strumenti e dispositivi per osservare il processo con cui operiamo delle scelte sia nell'improvvisazione che nella composizione in ambito performativo. Il laboratorio è aperto a tutti coloro che siano interessati alla pratica artistica come forma di conoscenza e non è richiesta previa esperienza di movimento o teatro.
Nessun paesaggio è interamente raccontabile. Quando vogliamo riportare un'esperienza ci troviamo sempre a dovere rinunciare a qualcosa, a sottrarre.
Possiamo però creare un mondo nuovo, che esiste ed è reale. In questo mondo esistiamo, attraverso un'esperienza che colloca la nostra percettività in un luogo altro e che prevede ordini variabili di relazioni possibili. Attraverso la pratica artistica abbiamo la possibilità di resistere alla tentazione di "sapere già" di cosa si parla, e alleniamo il nostro corpo a confrontarsi con gli eventi come se davvero si mostrassero lì per la prima volta.
"Lo scopo della cognizione non è quello di risolvere problemi attraverso la rappresentazione, ma quello creativo di un 'porre innanzi' un mondo in cui la sola condizione richiesta e' quella della sua azione effettiva"
(Varela, in Ceruti, Mauro, La danza che crea, Feltrinelli, Milano, 1989. )
Siete sempre benvenuti.
Sabato e Domenica dalle 11 alle 17
PERCORSI PER UNA CARTOGRAFIA PERFORMATIVAIn questo laboratorio attraverso un uso primario del corpo come interfaccia esploreremo diversi strumenti e dispositivi per osservare il processo con cui operiamo delle scelte sia nell'improvvisazione che nella composizione in ambito performativo. Il laboratorio è aperto a tutti coloro che siano interessati alla pratica artistica come forma di conoscenza e non è richiesta previa esperienza di movimento o teatro.
Nessun paesaggio è interamente raccontabile. Quando vogliamo riportare un'esperienza ci troviamo sempre a dovere rinunciare a qualcosa, a sottrarre.
Possiamo però creare un mondo nuovo, che esiste ed è reale. In questo mondo esistiamo, attraverso un'esperienza che colloca la nostra percettività in un luogo altro e che prevede ordini variabili di relazioni possibili. Attraverso la pratica artistica abbiamo la possibilità di resistere alla tentazione di "sapere già" di cosa si parla, e alleniamo il nostro corpo a confrontarsi con gli eventi come se davvero si mostrassero lì per la prima volta.
"Lo scopo della cognizione non è quello di risolvere problemi attraverso la rappresentazione, ma quello creativo di un 'porre innanzi' un mondo in cui la sola condizione richiesta e' quella della sua azione effettiva"
(Varela, in Ceruti, Mauro, La danza che crea, Feltrinelli, Milano, 1989. )
Siete sempre benvenuti.
Venerdì 20 aprile, ore 21.00 - due azioni
A SANGUE FREDDOdi e con Silvia Costa, con Laura Pante
ALLA TRACCIAun progetto di Silvia Costa e Silvia Boschiero
con Laura Pante e Silvia Costa
ALLA TRACCIAun progetto di Silvia Costa e Silvia Boschiero
con Laura Pante e Silvia Costa
A SANGUE FREDDOcreazione Silvia Costa
con Silvia Costa e Laura Pante
suono Lorenzo Tomio
e la collaborazione di Silvia Boschiero
co-produzione Uovo Performing Arts
La performance A sangue freddo trae la sua origine da una serie di immagini realizzate per un progetto fotografico di Silvia Costa e Silvia Boschiero, come una sorta di appendice temporale, nel quale il corpo immortalato si fa materia di studio di un processo di disgregazione degli strati. Dal bianco e nero si passa al colore, ci si stacca dal piano per rivolgerci a un tutto tondo. Il pubblico è chiamato a osservare come in una sala anatomica, il corpo umano nelle sue parti e nella sua morfologia. Il suo sguardo è come un bisturi tagliente e impietoso, che disseziona, penetra e sconvolge l'adesione fra interno ed esterno, fra superficie e volume, tra massa e forma. Il corpo vive, ma implora il ritorno all'inorganico.
A sangue freddo nasce come appendice temporale di un progetto fotografico di Silvia Costa e Silvia Boschiero, nel quale il corpo si fa materia di studio di un processo di disgregazione degli strati. Il pubblico è chiamato a osservare il corpo umano come in una sala anatomica. Il suo sguardo è un bisturi impietoso che disseziona, penetra e sconvolge l'adesione fra interno ed esterno, massa e forma. Il corpo vive, ma implora il ritorno all'inorganico.
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ALLA TRACCIAlode a ciò che è stato rimosso
un progetto di Silvia Costa e Silvia Boschiero
con Laura Pante e Silvia Costa
suoni di Beatrice Goldoni
realizzazione dei costumi Laura Dondoli
Alla Traccia segue A sangue freddo.
Lo segue in senso cronologico ma anche processuale, come proseguimento di una pratica di ricerca che inizia dalla creazione di una composizione statica e bidimensionale, l’immagine fotografica, e che da quella si sviluppa nella dinamica di un gesto, nella tridimensionalità del corpo, nel tempo della scena. Si procede dunque all’inverso. Prima di muoversi il corpo si cristallizza, si ferma in un attimo unico, lo scatto, per diventa icona: solo dopo aver preso coscienza della struttura fissa della posa, del suo imprimersi, e restare, anche oltre il momento dell’immobilità dello scatto, il corpo si scioglie, si declina e si rivela nello scorrere aperto della scena. Se in A sangue freddo il cardine della ricerca era legata all’anatomia delle parti separate, alla successione degli strati epidermici, sovrapposti l’uno all’altro, ai primi passi di un movimento originario, in Alla Traccia la superficie si è chiusa, suturata, e ci spostiamo all’esterno del corpo, verso la composizione di un supporto dove esso possa agire, tracciare, modellare la sua ombra, la sua scia scura di presenza.
C’è alla base un’idea di fabbricazione, quasi artigianale, delle posture del corpo, pezzo dopo pezzo, incastro dopo incastro. Il corpo si sposta solo dove trova sostegno, su un campo dove possa esistere, solo o in relazione ad corpi altri, estranei. Simbolici. Pesanti. Oggetti che a loro volta si imprimono, lasciano tracce, segni, marcature. In essi cerchiamo il lato grafico-meccanico (segno che lasciano attraverso la pressione sulla pelle), e il loro portato mnemonico-metaforico (trauma non rimosso).
Alla traccia vuole essere un omaggio a ciò che marchia, che lascia il segno quando lo si rialza; a ciò che persiste come ombra quando lo si decolloca; a ciò che s’imprime nel tempo e sprofonda per pressione nelle cose.
Silvia Costa (Treviso, 1984)
Regista e performer. Nel 2007 inizia un personale lavoro di creazione per la scena. L’origine della sua ricerca parte da un’affezione all’immagine, da una volontà di discesa, là fino a dove essa conduce. I suoi lavori sono stati presentati in alcuni dei principali festival italiani e internazionali. (Festival Uovo, Milano; Es.terni Festival, Terni; Contemporanea, Prato; Festival delle Colline Torinesi; Crisalide Festival, Forlì; Operaestate, Bassano; Zoom Festival, Scandicci; Natura dei Teatri, Parma) e internazionali (Festival de la Cité Internationale, Parigi; Euro-scene, Lipsia; BIT Teatergarasjen, Bergen; Drugajanje Festival, Ljubljana). Dal 2012, in seguito ad una commissione da parte del festival UovoKids di Milano, è iniziato anche un percorso di creazione di lavori installativo-performativi dedicati all’infanzia.
Dal 2006 è la collaboratrice artistica del regista Romeo Castellucci.
con Silvia Costa e Laura Pante
suono Lorenzo Tomio
e la collaborazione di Silvia Boschiero
co-produzione Uovo Performing Arts
La performance A sangue freddo trae la sua origine da una serie di immagini realizzate per un progetto fotografico di Silvia Costa e Silvia Boschiero, come una sorta di appendice temporale, nel quale il corpo immortalato si fa materia di studio di un processo di disgregazione degli strati. Dal bianco e nero si passa al colore, ci si stacca dal piano per rivolgerci a un tutto tondo. Il pubblico è chiamato a osservare come in una sala anatomica, il corpo umano nelle sue parti e nella sua morfologia. Il suo sguardo è come un bisturi tagliente e impietoso, che disseziona, penetra e sconvolge l'adesione fra interno ed esterno, fra superficie e volume, tra massa e forma. Il corpo vive, ma implora il ritorno all'inorganico.
A sangue freddo nasce come appendice temporale di un progetto fotografico di Silvia Costa e Silvia Boschiero, nel quale il corpo si fa materia di studio di un processo di disgregazione degli strati. Il pubblico è chiamato a osservare il corpo umano come in una sala anatomica. Il suo sguardo è un bisturi impietoso che disseziona, penetra e sconvolge l'adesione fra interno ed esterno, massa e forma. Il corpo vive, ma implora il ritorno all'inorganico.
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ALLA TRACCIAlode a ciò che è stato rimosso
un progetto di Silvia Costa e Silvia Boschiero
con Laura Pante e Silvia Costa
suoni di Beatrice Goldoni
realizzazione dei costumi Laura Dondoli
Alla Traccia segue A sangue freddo.
Lo segue in senso cronologico ma anche processuale, come proseguimento di una pratica di ricerca che inizia dalla creazione di una composizione statica e bidimensionale, l’immagine fotografica, e che da quella si sviluppa nella dinamica di un gesto, nella tridimensionalità del corpo, nel tempo della scena. Si procede dunque all’inverso. Prima di muoversi il corpo si cristallizza, si ferma in un attimo unico, lo scatto, per diventa icona: solo dopo aver preso coscienza della struttura fissa della posa, del suo imprimersi, e restare, anche oltre il momento dell’immobilità dello scatto, il corpo si scioglie, si declina e si rivela nello scorrere aperto della scena. Se in A sangue freddo il cardine della ricerca era legata all’anatomia delle parti separate, alla successione degli strati epidermici, sovrapposti l’uno all’altro, ai primi passi di un movimento originario, in Alla Traccia la superficie si è chiusa, suturata, e ci spostiamo all’esterno del corpo, verso la composizione di un supporto dove esso possa agire, tracciare, modellare la sua ombra, la sua scia scura di presenza.
C’è alla base un’idea di fabbricazione, quasi artigianale, delle posture del corpo, pezzo dopo pezzo, incastro dopo incastro. Il corpo si sposta solo dove trova sostegno, su un campo dove possa esistere, solo o in relazione ad corpi altri, estranei. Simbolici. Pesanti. Oggetti che a loro volta si imprimono, lasciano tracce, segni, marcature. In essi cerchiamo il lato grafico-meccanico (segno che lasciano attraverso la pressione sulla pelle), e il loro portato mnemonico-metaforico (trauma non rimosso).
Alla traccia vuole essere un omaggio a ciò che marchia, che lascia il segno quando lo si rialza; a ciò che persiste come ombra quando lo si decolloca; a ciò che s’imprime nel tempo e sprofonda per pressione nelle cose.
Silvia Costa (Treviso, 1984)
Regista e performer. Nel 2007 inizia un personale lavoro di creazione per la scena. L’origine della sua ricerca parte da un’affezione all’immagine, da una volontà di discesa, là fino a dove essa conduce. I suoi lavori sono stati presentati in alcuni dei principali festival italiani e internazionali. (Festival Uovo, Milano; Es.terni Festival, Terni; Contemporanea, Prato; Festival delle Colline Torinesi; Crisalide Festival, Forlì; Operaestate, Bassano; Zoom Festival, Scandicci; Natura dei Teatri, Parma) e internazionali (Festival de la Cité Internationale, Parigi; Euro-scene, Lipsia; BIT Teatergarasjen, Bergen; Drugajanje Festival, Ljubljana). Dal 2012, in seguito ad una commissione da parte del festival UovoKids di Milano, è iniziato anche un percorso di creazione di lavori installativo-performativi dedicati all’infanzia.
Dal 2006 è la collaboratrice artistica del regista Romeo Castellucci.
Selezione di ascolti - per entrambe le serate - a cura di:
Electronicgirls è un'etichetta discografica indipendente dedicata alla sperimentazione elettronica con distribuzione web. Electronicgirls distribuisce gratuitamente al pubblico le sue opere realizzate in formato digitale. L'etichetta nasce a Venezia nel 2010 grazie all'incontro tra alcune compositrici di musica elettronica ed elettroacustica. L'attività prende avvio sotto forma di collettivo dedicato alla trasmissione della storia della musica elettronica al femminile, delle nuove proposte sonore e del concetto di una cultura tecnologica paritaria.
Electronicgirls è un'etichetta discografica indipendente dedicata alla sperimentazione elettronica con distribuzione web. Electronicgirls distribuisce gratuitamente al pubblico le sue opere realizzate in formato digitale. L'etichetta nasce a Venezia nel 2010 grazie all'incontro tra alcune compositrici di musica elettronica ed elettroacustica. L'attività prende avvio sotto forma di collettivo dedicato alla trasmissione della storia della musica elettronica al femminile, delle nuove proposte sonore e del concetto di una cultura tecnologica paritaria.
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Sabato 21 aprile, ore 21.00
DIONISO E PENTEO. Tragedia del teatro
di Teatro del Lemming
di Teatro del Lemming
Evento a cura di CONNESSIONI - Rete Veneta per la Ricerca Teatrale
DIONISO E PENTEOTragedia del teatro
con Alessio Papa, Chiara Elisa Rossini, Boris Ventura, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Fiorella Tommasini, Maria Grazia Bardascino, Marina Carluccio, Giovanni Refosco
elementi scenici Ulrico Schettini e Martino Ferrari
aiuto regia Roberto Domeneghetti
musica e regia Massimo Munaro
Forse non è un caso che "Le Baccanti" di Euripide si configuri come l'ultima delle grandi tragedie che ci sono rimaste. Per certi aspetti essa si pone come fine di un genere, e più in generale di un pensiero (quello tragico appunto), ma anche come inizio di quella diversa visione del mondo che sta alla base della tradizione che conduce fino ad oggi e a quel che rimane del teatro moderno. Implicitamente, mettendo in scena come protagonista lo stesso dio del teatro - Dioniso, essa si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, sulla sua crisi, sulla sua impossibilità.
Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configurava essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità ("io ti vedo mentre tu mi vedi"), come rito collettivo il cui skopòs era quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto.
Questa relazione si dà invece come impossibilità ne "Le Baccanti". La relazione è qui oppositiva, lo sguardo si fa distaccato, voyeuristico e ciò rende impossibile ogni reciprocità, ogni tensione ad una reale unione. Le tensioni si polarizzano senza dar luogo a nessuna congiunzione. Agave e Penteo sono madre e figlio. Accomunati dalla stessa hybris che infondo consiste nel non riconoscimento del proprio lato numinoso (Dioniso era un loro stretto consanguineo).
Fra l'isteria della menade Agave che giunge a non riconoscere il figlio e a sbranarlo, e il presunto bisogno di ordine razionale di Penteo che giunge a desiderare di vedere senza essere visto (prototipo dello spettatore moderno) quelle che per lui sono solo agognate sconcezze erotiche, c'è una uguaglianza di segni: entrambi sono strumenti inconsapevoli della vendetta del dio.
Pensare a uno spettacolo su "Le Baccanti" significa ridurre il dionisiaco soltanto al lato oscuramente irrisolto della sua natura. DIONISO e PENTEO non può essere così uno spettacolo compiutamente e felicemente dionisiaco, perché qui esso potrà manifestarsi soltanto come vendetta. Vendetta contro attori e spettatori, polarizzati in uno statuto che, per quanto potrà apparire abolito, verrà riaffermato proprio mentre sembrerà capovolgersi.
Si aboliscano le barriere solo per ripristinarle con più forza, i confini che sembrano dissolti sono sempre stati lì - era solo la nostra vista ad essersi offuscata.
La distorsione relazionale - che qui porta al suo dissolvimento completo - nasce dal rifiuto di riconoscere l'altro in noi, dal rifiuto e dalla negazione dei nostri istinti e desideri profondi che tornano a sbranarci non appena rifiutiamo di riconoscerli come tali.
In questo senso, il rapporto attori-spettatori si fa mimetico di rapporti esperiti sempre più spesso nelle relazioni col mondo che si stabiliscono appunto sotto il segno dell'opposizione e del non riconoscimento.
http://www.teatrodellemming.it
Il Teatro del Lemming, fondato a Rovigo nel 1987 e da subito segnalatosi come uno dei gruppi di punta dei cosiddetti Teatri Novanta, è oggi riconosciuto come una delle formazioni artistiche più innovative e singolari della scena teatrale italiana. Oltre che per i suoi spettacoli “per pochi spettatori” che hanno animato con i loro profumi e sapori molti teatri e festival italiani ed europei, il Lemming è noto anche per la sua peculiare attività pedagogica, fondata su un originale metodo denominato I cinque sensi dell’attore.
Come ha scritto il filosofo Giacomo Fronzi su Micro Mega a proposito del lavoro del gruppo:
“Questo teatro, diverso, anti-tradizionale, che quotidianamente lotta per la propria sopravvivenza, rappresenta una piccola rivincita nei confronti di quel segmento di realtà che tenta silenziosamente di narcotizzare la coscienza di un uomo che, per poter comprendere e interpretare il proprio mondo, sembra volersi avvalere sempre di meno del potenziale ermeneutico ed euristico delle arti.”
con Alessio Papa, Chiara Elisa Rossini, Boris Ventura, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Fiorella Tommasini, Maria Grazia Bardascino, Marina Carluccio, Giovanni Refosco
elementi scenici Ulrico Schettini e Martino Ferrari
aiuto regia Roberto Domeneghetti
musica e regia Massimo Munaro
Forse non è un caso che "Le Baccanti" di Euripide si configuri come l'ultima delle grandi tragedie che ci sono rimaste. Per certi aspetti essa si pone come fine di un genere, e più in generale di un pensiero (quello tragico appunto), ma anche come inizio di quella diversa visione del mondo che sta alla base della tradizione che conduce fino ad oggi e a quel che rimane del teatro moderno. Implicitamente, mettendo in scena come protagonista lo stesso dio del teatro - Dioniso, essa si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, sulla sua crisi, sulla sua impossibilità.
Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configurava essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità ("io ti vedo mentre tu mi vedi"), come rito collettivo il cui skopòs era quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto.
Questa relazione si dà invece come impossibilità ne "Le Baccanti". La relazione è qui oppositiva, lo sguardo si fa distaccato, voyeuristico e ciò rende impossibile ogni reciprocità, ogni tensione ad una reale unione. Le tensioni si polarizzano senza dar luogo a nessuna congiunzione. Agave e Penteo sono madre e figlio. Accomunati dalla stessa hybris che infondo consiste nel non riconoscimento del proprio lato numinoso (Dioniso era un loro stretto consanguineo).
Fra l'isteria della menade Agave che giunge a non riconoscere il figlio e a sbranarlo, e il presunto bisogno di ordine razionale di Penteo che giunge a desiderare di vedere senza essere visto (prototipo dello spettatore moderno) quelle che per lui sono solo agognate sconcezze erotiche, c'è una uguaglianza di segni: entrambi sono strumenti inconsapevoli della vendetta del dio.
Pensare a uno spettacolo su "Le Baccanti" significa ridurre il dionisiaco soltanto al lato oscuramente irrisolto della sua natura. DIONISO e PENTEO non può essere così uno spettacolo compiutamente e felicemente dionisiaco, perché qui esso potrà manifestarsi soltanto come vendetta. Vendetta contro attori e spettatori, polarizzati in uno statuto che, per quanto potrà apparire abolito, verrà riaffermato proprio mentre sembrerà capovolgersi.
Si aboliscano le barriere solo per ripristinarle con più forza, i confini che sembrano dissolti sono sempre stati lì - era solo la nostra vista ad essersi offuscata.
La distorsione relazionale - che qui porta al suo dissolvimento completo - nasce dal rifiuto di riconoscere l'altro in noi, dal rifiuto e dalla negazione dei nostri istinti e desideri profondi che tornano a sbranarci non appena rifiutiamo di riconoscerli come tali.
In questo senso, il rapporto attori-spettatori si fa mimetico di rapporti esperiti sempre più spesso nelle relazioni col mondo che si stabiliscono appunto sotto il segno dell'opposizione e del non riconoscimento.
http://www.teatrodellemming.it
Il Teatro del Lemming, fondato a Rovigo nel 1987 e da subito segnalatosi come uno dei gruppi di punta dei cosiddetti Teatri Novanta, è oggi riconosciuto come una delle formazioni artistiche più innovative e singolari della scena teatrale italiana. Oltre che per i suoi spettacoli “per pochi spettatori” che hanno animato con i loro profumi e sapori molti teatri e festival italiani ed europei, il Lemming è noto anche per la sua peculiare attività pedagogica, fondata su un originale metodo denominato I cinque sensi dell’attore.
Come ha scritto il filosofo Giacomo Fronzi su Micro Mega a proposito del lavoro del gruppo:
“Questo teatro, diverso, anti-tradizionale, che quotidianamente lotta per la propria sopravvivenza, rappresenta una piccola rivincita nei confronti di quel segmento di realtà che tenta silenziosamente di narcotizzare la coscienza di un uomo che, per poter comprendere e interpretare il proprio mondo, sembra volersi avvalere sempre di meno del potenziale ermeneutico ed euristico delle arti.”
SERATA A CURA DI CONNESSIONI - RETE VENETA PER LA RICERCA TEATRALE
Teatro Studio Rovigo :: AB23 Vicenza :: Spazio Farma Mestre :: Carichi Sospesi Padova :: inCircolo Cittadella
Progetto nato nel 2016, che mette in rete alcuni spazi teatrali veneti a favore dell'ospitalità di artisti che operano in direzione della ricerca teatrale. Il progetto è aperto, virale e in espansione. La prima sezione ha messo in relazione cinque spazi teatrali indipendenti con artisti e compagnie teatrali come Farmacia Zoo:È, Teatro del Lemming, Carichi Sospesi, Roberto Latini / Fortebraccio Teatro, Sotterraneo, Ilaria Drago e molti altri. CONNESSIONI è un progetto ideato da Teatro del Lemming, Carichi Sospesi e Farmacia Zoo:È e prodotto dal Centro Internazionale di Produzione e Ricerca "Il Teatro dello Spettatore".
Teatro Studio Rovigo :: AB23 Vicenza :: Spazio Farma Mestre :: Carichi Sospesi Padova :: inCircolo Cittadella
Progetto nato nel 2016, che mette in rete alcuni spazi teatrali veneti a favore dell'ospitalità di artisti che operano in direzione della ricerca teatrale. Il progetto è aperto, virale e in espansione. La prima sezione ha messo in relazione cinque spazi teatrali indipendenti con artisti e compagnie teatrali come Farmacia Zoo:È, Teatro del Lemming, Carichi Sospesi, Roberto Latini / Fortebraccio Teatro, Sotterraneo, Ilaria Drago e molti altri. CONNESSIONI è un progetto ideato da Teatro del Lemming, Carichi Sospesi e Farmacia Zoo:È e prodotto dal Centro Internazionale di Produzione e Ricerca "Il Teatro dello Spettatore".
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