Sarà inaugurata venerdì 15 settembre 2023 alle ore 18:00 a Noto, presso l'Ex Convento di Santa Chiara (Corso Vittorio Emanuele), la mostra personale di pittura dal titolo "Bianche Lenzuola" dell'artista Angela Forte. La mostra con testo critico a cura di Michele Romano, docente dell'Accademia di Belle Arti di Catania, sarà visitabile fino al 15 ottobre 2023 con i seguenti orari: Tutti i giorni, dalle ore 10:00-12:30 e dalle ore 14:30 -22:00, escluso il lunedì.
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Fisiognomica dell’anima
Testo critico a cura di Michele Romano
Imago animi vultus est.
Cicerone, De oratore,III,59,221
Il volto è l’immagine dell’anima, è il segno rivelatore presente nella creatività segnica e pittorica di Angela Forte. Una fantasmagoria di immagini delicate e diafane, che dalla materia umana si trasmutano in trasparenze cromatiche: il suo narrare per grafie corporali ci conduce ad un’interiorità dell’anima, uno svelare sé stessa, il suo essere nella scena dell’esistenza umana.
La fisiognomica è la pura scienza dell’essere e dell’esistere, della grammatica visiva, quella sperimentazione che Leonardo traduce in gesti e azioni “perché l’occhio è finestra dell’anima” (Leonardo, Codice Atlantico). La poliedricità dei volti o delle maschere della Forte (Uno, nessuno, centomila) rievocano un canovaccio scenico, quel Mistero buffo del giullare istrionico che Dario Fo traduce in immagine e parola, in cambiamenti segnici e facciali, che la nostra artista reinterpreta in una natura autobiografica. Una messa in scena, una platea, una piramide di corpi e di volti che ci invitano a riflettere sulla vita vissuta o interpretata, sull’essere e non essere, sull’agire o recitare, una poliedricità della commedia umana. I personaggi della Forte sono di una elegante e istrionica ironia di sé stessi, sono delicate umanità che conducono all’intrinseca narrazione dell’artista, genio delicato e “forte”: ogni grafia e segno, ogni tatto cromatico e acquerellato ci conduce in un dedalo di figure apparentemente astratte, ma che ci invitano ad una realtà altra, il mondo fantastico dell’artista.
“Diede Iddio nell’uomo la faccia levata e ordinò che mirasse il cielo acciocché cosi il volto dell’anima del corpo fosse al cielo drizzato” (Dante, La vita Nuova, 22,27). La letteratura e le arti visive inducono l’uomo e l’artista a delle sinestesie del sentire umano, per questo le iconografie di Angela Forte ci guardano e ci invitano a sentire l’immagine e il segno, uno scrivere o trascrivere il sentire dell’anima; ogni figura segnica e cromatica sono tessere di una realtà nascosta, un sentire che vuole emergere, un mostrare sé stessa senza o con le maschere di una verità indefinibile. Il suo mostrare figure essenziali, figure dalle forme libere e snodabili, profili di realtà urbane, il suo genius loci (Noto), fanno emergere un mondo di pensiero e filosofia dell’immagine. Una figura eterea e irreale, la forma essenziale delle cose, mancanza di forma e materia, una insaziabile ricerca dell’interiorità ancestrale, scavare e vedere dentro, un sicuro richiamo alle forme essenziali di Egon Schiele. La cifra stilistica del maestro viennese mette a nudo l’inconscio, come le forme, meno aguzze, dell’artista netina, un segno di richiamo all’essenza delle cose, della vita, ma soprattutto del sue essere “altro”.
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