FILIPPO
ROBBONI, CORPO E NON ALTRO
Testo critico a cura di Emanuele Beluffi
Storici
dell’arte e non, operatori del settore e maverick assoluti, filosofi di
professione e lettori di inserti culturali della domenica concorderanno più o
meno tutti nel riconoscere nella complicità uno dei tipi se non il tipo
fondamentale delle relazioni che si instaurano fra un quadro e il suo
osservatore. No, L’Urlo di Munch
non occasiona nessun invito autocompiacente, ma qui non si sta parlando della
complicità nel senso erotofilo del termine, né si sfruculia sugli
intenti pedagogici di un quadro, che per sua natura non deve tener bordone a
niente e a nessuno. Però. Però una relazione di partecipazione fra
l’opera d’arte e il suo fruitore sussiste, fissa ed effettiva nel corso
dei secoli, fedele a se stessa nelle variabili interpretazioni che pensatori e
artisti e critici hanno teorizzato nei loro tomi prima e nelle lezioni
conservate via podcasting poi. Si potrebbe ciurlar col manico citando come
esempio il sommo Arthur Schopenhauer che dedicò all’arte visiva e alla sua relazione con l’osservatore un
intero libro del suo capolavoro ottocentesco Il mondo come volontà e
rappresentazione, si potrebbe sfangarla con Gombrich e la sua psicologia
dell’arte nonché le ultime acquisizioni in filosofia e scienza cognitiva
relative alla filosofia della percezione, ma la vita è breve e va corretta. E
d’altro canto siamo stanchi di apporti metateorici al lavoro d’arte neutralmente complici del citazionismo extra
artistico che si profondono in circonvoluzioni dotte su letteratura e cinema ma
che del lavoro del pittore in questione non dicono nulla.
Bando
alle ciance, Filippo Robboni è un pittore che spacca e se qualcuno fosse
alla ricerca di una pittura consacrata
al corpo e alla corporeità nella sua produzione pittorica ci
sguazzerebbe. In modo particolare fa specie che in una congerie artistica in
cui il corpo va via come il pane (pittura, scultura, video e fotografia
e ovviamente esperienze performative, ma in quest’ultimo caso la corporeità è
un po’ come il mix vodka e vermouth, senza i quali non esisterebbe il vodka
martini), il lavoro d’arte di Filippo Robboni si fonda sul corpo
negandolo (insomma come la teologia negativa che descriveva Dio definendo cosa
Dio non fosse): i soggetti di questo ciclo pittorico sono corpografie dei
proprietari assenti della corporeità, privati della loro parte cosciente
per mezzo del “toglimento” della parte oculare e di tutto il resto della
storia, solo volti dai quali la pittura fa sgorgare la loro stessa essenza
carnale trasfigurando la figuratività in una corporeità onnilaterale.
La pittura di Filippo Robboni imprigiona i soggetti nella loro carne
facendoli corpo totale e silente: l’identità è surdeterminata,
non hanno alcunché da comunicare all’esterno né hanno bisogno di occasionare
relazioni d’alcun tipo con l’osservatore. Nessuna empatia, nessun messaggio, il
film pittorico di Filippo Robboni è ineffabile e lascia i soggetti
prigionieri di se stessi in un rapporto tra finitezza umana e ciò che tale
finitezza trascende: sono soli, non hanno appercezione, non hanno io cosciente,
non cercano te che guardi, sono il microcosmo transitorio ed effimero ed
enigmatico rispetto al quale persiste il ciclo del Tutto, il macrocosmo
con le sue leggi eterne e oltreumane. Insieme all’essenza carnale, è l’accadimento
(un tramonto, per esempio), che in questa nuova serie pittorica di Filippo
Robboni sta lì e sopravviene in una maniera niente affatto
tranquillizzante, in un circolo descrittivo dalla composizione “altra” (ciò che
è evidente nella serie “geometrica” dei lavori in mostra, laddove il gruppo di
opere a carattere “descrittivo” non fa che reiterare lo stesso concetto ma per
mezzo di una figurazione eminentemente simbolica), negando fortemente
qualsivoglia grado di empatia e relazione con l’osservatore, rispetto al quale
anzi i soggetti stanno fissi e sussistenti in un tempo che non altrimenti si
può definire se non eterno presente.
Filippo Robboni – Dusk #1 |
Filippo Robboni | Missing
3 luglio>30 agosto 2013
Piccola Galleria
Piazza dell’Angelo 2, Bassano del Grappa, Vicenza
info@piccolagalleria.com
www.piccolagalleria.com
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