Lele “chef” si nasce o si diventa?
Chef si diventa. Dopo anni di
impegno, dedizione, grande passione e abnegazione.
Partiamo dalle origini, quando è nata questa tua
“passione” per L’Arte Culinaria e qual è stata la spinta per intraprendere
questo percorso lavorativo?
Le mie nonne. Le loro mani che
ancora ricordo. L’emozione di ogni gesto che il solo pensiero mi riempie gli
occhi. Ho cominciato a sudare in cucina quando nella mia vita ero stanco di
investire attendendo che il risultato arrivasse, sentivo il fuoco dentro e
sapevo che qualcosa poteva rendermi libero, mostrarmi i risultati
immediatamente.
Cosa ti piace del cibo?
Del cibo amo la passione che lo
circonda ed i suoi contrasti. Amo i Dessert. Amo il dolce che collocherei
nell’ordine sensoriale in primis cosi come adoro il gusto amaro delle cose.
Lele i sensi sono importanti? Qual è il tuo preferito?
Molto importanti soprattutto
nella loro interezza: per questo non credo negli eventi dove si castra uno dei
sensi. Ndr BlindDinner.
Anche se sono dichiaratamente
un auditivo, Il mio senso supremo è l’Olfatto. Sono un naso.
Se io dico “Gusto”, tu dici…
Non dico, strofino
semplicemente la lingua sul palato e cerco il sapore ZERO, ovvero l’amaro.
Ogni Chef ha un segreto, qual è il tuo?
Sono sempre stato un convinto
sostenitore che il segreto dello chef è quel qualcosa che tutti vorrebbero non
conoscere. Non vi sono segreti, compro il meglio e lo manipolo meno possibile.
Qual è il cibo, o l’ingrediente, di cui non puoi fare a
meno?
L’amore.
Chi riconosci come tuoi simili?
Gordon Ramsey, Antonino
Cannavacciulo, Alain Ducasse (con il quale ho in comune la data di nascita
09/13).
Tra le tue varie città, in cui hai vissuto, lavorato, amato,
mangiato, ce n’è una cui sei più legato, diciamo per “affinità elettive”?
Non sono avvezzo ad un unico
“amore”. Amo Montecarlo per il senso di ordine e pulizia, amo Los Angeles
perché abbraccia diverse culture con la giovialità della buona educazione, amo
Torino perché mi ha cresciuto nutrendo con la sua cultura la mia passione e si
è prestata ad essere trampolino di lancio
Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
FuckedUP
E a Siracusa, dove vive e lavori, che scena vedi? Cosa
sta succedendo in questa città?
Una piccola Italia. Siracusa è
un posto splendido che racchiude un mare di opportunità. Purtroppo è ancora
ancorata a vecchi dogmi, ad una cattiva gestione che non si prodiga per
ampliare le proprie opportunità canalizzando il turismo tutto l’anno. Non
investe sul territorio in termini di qualità, in termini di internazionalità e
poco in termini di ricerca e sviluppo. Un'economia turistica stagnante che
definisce solo sette mesi di florida attività. Un panorama dove l’offerta
locale sembra essere un continuo rimpasto di professioni, ristoranti con menu
enciclopedici e copiati uno dall’altro. Pochissima attenzione al territorio,
pochezza di contenuti in termini di professionalità ed accoglienza. Il cliente
è aggredito per strada invece che invitato a vivere quella che potrebbe essere
una esperienza senza eguali. Un luogo dove è troppo semplice confondere la
bontà con l’abbondanza (abbordabile).
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Photographer Credits Maria Pia Ballarino |
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Photographer Credits Maria Pia Ballarino |
Quali sono state le tue collaborazioni più importanti?
Gordon Ramsey, Alain Ducasse e
Carlo Cracco ai tempi di CraccoPeck mi hanno visto sudare da comis, ultima
ruota del carro in un percorso di Stage, mentre pulivo ogni cosa e nel mentre
con gli occhi “rubavo” maestria. Da Gordon ho appreso la tenacia, da Alain la
grazia, da Carlo le parolacce.
Come sono cambiati i clienti, ed i loro gusti, negli
ultimi anni?
I clienti sono tornati a voler
vedere il cibo, la fame stessa è rientrata alle origini. D’accordo ci sia
voglia di ricerca e cura dei particolari ma anche che il piatto debba esprime
cibo nella sua concretezza e non la proiezione di esso. Qualità e non quantità
in un prodotto che parla chiaramente di cibo chiaramente identificabile.
Cosa accadrà in futuro? Cosa è scritto nell’agenda di Lele?
Dopo la pubblicità
internazionale per il gruppo Campari che mi ha visto rappresentare la Sicilia
in America, sono pronto a girare un film sulla mia vita dal titolo “Lele
Torrisi, the #sicilychef” per una produzione newyorkese. Successivamente mi
trasferirò in via definitiva a Los Angeles per cercare di lanciare un format
televisivo. Ricominciare naturalmente. Crescere sempre.
Tre aggettivi che ti rappresentano, o ti definiscono.
Appassionato, Diabolico, Mentalista.
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Photographer Credits Maria Pia Ballarino |
Qual è il tuo motto?
Buy the best, touch as less. No more than three elements in my food.
Ed il tuo vizio preferito? O hai solo virtù?
Ma quali vizi, sono un ragazzo
serio: non mi fidanzo con tutte quelle che mi porto a letto.
Qual è la tua più grande paura?
Tornare a casa la sera e non
trovare amore intorno a me.
Cosa fa Lele quando non è un “Chef”? Come trascorri i tuoi giorni, e, soprattutto,
le tue notti?
Food Seeking. Sono
costantemente alla ricerca di materia prima, studio e ricerca della stessa. La
notte? Cerco di sconfiggere i miei demoni…
SPECIAL MENU’ PER
INTERVYOU
Gambero di Mazara,
cotto nel burro di cacao scorza di limone Siracusa IGP su base di melograno
marinato allo zenzero
Siciliani al ragù
di tonno in bianco su esplosione di bufala e datterino condito in freddo
Risottino carnali
al cantalupo, mantecato al miele dell'Etna e yogurt Bio con spinacino all'agro
e fondue di ragusano DOP
Quenelle di mare in
crosta, passeggiando nell’orto di primavera
Il corteggiamento
degli amari. Budino classico di cioccolato fondente, arancia amara e amaretto.
Lo zabaione
artigianale diventa cappuccino, nel ricordo di mia nonna
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Se volete sapere di più su Lele Torrisi, seguitelo nei suoi canali social...