STAY COOL. BE SOCIAL.

giovedì 25 marzo 2021

Dikotomica. Alla Galleria Sacca di Pozzallo, la bipersonale degli artisti Simone Stuto e Giuseppe Vassallo, a cura di Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone.

 


Dikotomica

Simone Stuto – Giuseppe Vassallo

a cura di Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone

Dal 17 aprile al 29 maggio 2021

Opening: sabato 17 aprile ore 10-13 / 15-20

 

SACCA gallery – Contenitore di sicilianità 

Via Mazzini, 56 – Pozzallo (RG)



Fervono i preparativi per la prossima mostra targata SACCA. Appuntamento a Pozzallo fissato per sabato 17 aprile 2021 con “Dikotomica”bipersonale degli artisti Simone Stuto e Giuseppe VassalloCurata da Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone, sarà accompagnata da un testo critico di quest’ultima. 

Per permettere una visita in tutta calma e sicurezza è stato pensato un opening spalmato nel corso di tutta la giornata, dalle ore 10 alle 20 (con una pausa fra le 13 e le 15). In ogni caso la galleria dispone anche di un ampio spazio esterno in cui poter sostare. 

Dikotomica è un progetto che ha i suoi cardini nella ricerca figurativa e nella condizione esistenziale dell’uomo. I due artisti in dialogo affrontano il tema della relazione con l’alterità, cioè con il mondo esterno e con l’estraneità, attraverso due modalità contrapposte nel rapporto fra soggetto e oggetto. Da un lato l’introspezione e lo scavo psichico rivelatori delle profondità dell’io, dall’altro la melanconia estatica ed estetica che scaturisce dall’incontro/scontro col reale. 



A rendere manifeste queste polarità concorrono due linguaggi differenti: da una parte la distorsione di un disegno nervoso e spezzato come quello di Stuto, dall’altra la sequenza di frames dalla controllata struttura formale che si dipanano in un’incredibile varietà di grigi in Vassallo. Espressionistico, grafico e pittorico il primo, impressionistico foto-grafico e cinemato-grafico il secondo, entrambi però procedono seguendo un moto bidirezionale che va dall’interno all’esterno e dall’io al mondo. Al cospetto di queste opere, scrive la Zagone, sono rintracciabili dei richiami alla tradizione visiva e alla Storia dell’Arte, da Bosh ad Hammershøi, da Bacon ad Hopper, da Pontormo a Casorati. 




Simone Stuto (Caltanissetta, 1991) vive e lavora tra Biella (BI) e Racalmuto (AG). Termina gli studi nel 2016 dopo una laurea in Pittura e una specializzazione in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Ha all’attivo già diverse collaborazioni e mostre in gallerie e spazi pubblici in Italia. 

Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990), dopo una laurea in Progettazione Allestimenti presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, termina gli studi nel 2018 specializzandosi in Grafica d’Arte presso la stessa istituzione. Collabora con diverse gallerie e partecipa a varie mostre in Italia e all’estero. È stato selezionato dalla giura presieduta da Philippe Daverio per la mostra finale del “Premio Mestre di Pittura 2020”. Nel 2018 ottiene una residenza d’artista, con mostra personale finale, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. 



Contatti

web. www.sacca.online 

email. info@sacca.online 

tel. 338 1841981 (Giovanni Scucces)



"Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti contemporanei a confronto", a cura di Nadia Stefanel e Matteo Galbiati.

 


LIGABUE, LA FIGURA RITROVATA
11 artisti contemporanei a confronto

A cura di Nadia Stefanel e Matteo Galbiati
Con la consulenza scientifica di Francesco Negri
Palazzo Bentivoglio, Gualtieri (RE) 
8 maggio - 14 novembre 2021

Orari e modalità di accesso saranno comunicati sul sito www.museo-ligabue.it
Per informazioni e prenotazioni: T. +39 0522 221853, M. +39 349 2348333, info@museo-ligabue.it



La Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri (RE) riparte da Antonio Ligabue, presentando a Palazzo Bentivoglio, dall'8 maggio al 14 novembre 2021, un nuovo corpus di opere dell'artista, scelte da Francesco Negri.

Curata da Nadia Stefanel e Matteo Galbiati, la mostra "Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti contemporanei a confronto", propone un inedito dialogo tra il segno di Antonio Ligabue e quello di undici artisti contemporanei che operano, prevalentemente, in ambito figurativo: Evita Andùjar, Mirko Baricchi, Elisa Bertaglia, Marco Grassi, Fabio Lombardi, Juan Eugenio Ochoa, Michele Parisi, Ettore Pinelli, Maurizio Pometti, Giorgio Tentolini e Marika Vicari.

Agli artisti invitati, i curatori hanno chiesto di porsi in dialogo con le opere di Antonio Ligabue selezionate per l'esposizione, testimonianza di un percorso in cui la figura, in una prima fase caratterizzata da una precisa connotazione, viene successivamente sottoposta ad una estrema sintesi, fino a dissolversi nel colore.



«Il progetto - spiega Nadia Stefanel - nasce dall'incontro fra Antonio Ligabue e undici artisti contemporanei. Fra un artista, che ha unito Arte e vita in modo così stretto da districarne difficilmente la giunzione, che ha realizzato opere sempre sul filo dell'immaginazione e con la sola necessità di dipingere per esistere, e la contemporaneità dell'arte di oggi. Chi lo vide dipingere rimase fortemente colpito dalla libertà e sicurezza di esecuzione senza pentimenti o titubanze, un modus operandi istintivamente guidato da una ricca fantasia visionaria, che lo portava alla immediata realizzazione figurativa, senza abbozzi preliminari. Ligabue possedeva la sapienza di modulare il colore per ricreare quelle forme appartenenti ad un viaggio nomade e in solitaria, il suo, ma guardava anche alla natura con ammirazione sincera e sguardo limpido, per trovare alla fine un riparo dagli attacchi del mondo nella bellezza minuziosa dei dettagli dei suoi animali, nei manti delle sue fiere, nei piumaggi impalpabili dei rapaci, nelle forme descritte anatomicamente dal colore».

Ripercorrendo le sensazioni e le emozioni suscitate dalle opere e dall'espressività di Ligabue, per la prima volta il Salone dei Giganti accoglie un peculiare dialogo tra il maestro di Gualtieri e undici artisti contemporanei in un inedito confronto di reciprocità e convergenze che testimoniano come, anche nell'attualità dei linguaggi dell'oggi, sia presente un simile spirito trascendente e una pari centralità di riflessione posta sull'uomo, il suo sentire ed essere nel mondo.

«La scelta di questi artisti - spiega Matteo Galbiati - guarda alla specificità delle loro ricerche che, senza condizionamenti o scelte d'occasione, hanno sempre posto l'essenza della loro visione proprio sull'animo come centro di valore per le loro esperienze estetiche. Il tema e il concetto di figura rappresentata è il mezzo per oltrepassare l'immediatezza del resoconto visibile e lasciar affiorare la tensione e la passionalità di immagini che trasfigurano esperienze comuni e condivise. Il loro linguaggio consacra la potenza dell'immaginazione che sa guidare lo sguardo di ogni osservatore ben oltre la singolarità del racconto specifico e rende ciascuna opera una soglia spalancata sulla sincerità del pathos umano. In questo senso Ligabue non rivive in loro, non è spunto per una "ricopiatura", ma in loro prosegue l'ideale di coinvolgimento dell'altro, la connessione della realtà con un altrove denso di mistero e di tutta la sua trepidante speranza».




La mostra comprende 16 dipinti di Antonio Ligabue, molti dei quali non esposti negli ultimi anni, che Francesco Negri ha personalmente selezionato e studiato, ed una trentina di opere realizzate dagli artisti invitati, la maggior parte delle quali inedite.

Il percorso espositivo si articola in due sezioni: la prima si sviluppa intorno all'energia epidermica, carnale e fisica del colore e del suo realizzarsi attraverso il farsi concreto nella pittura; la seconda pone l'accento sul potere trasfigurante dell'arte, che coglie l'immagine nell'istante in cui diventa memoria, sogno, miracolo, apparizione, fissandola prima di una sua inesorabile sparizione.

Tra concretezza e levità, il racconto di questa mostra ripropone non solo l'aspetto più iconico di Ligabue, ma ne vuole anche ripercorrere l'umanità dirompente e sensibile, capace di ritrovare nella sua spontaneità la lungimiranza di un sentire ben più profondo di quanto emerge da una superficiale apparenza. Attraverso gli undici artisti presenti si propone un altro modo per leggere la "figura" - dell'uomo e del suo ambiente - che, accompagnandosi alla semplicità vera di Ligabue, sa riconciliare il nostro sguardo con presenze che sanno ritrovare se stesse e il proprio essere al di là del tempo. 

L’esposizione "Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti contemporanei a confronto", promossa dal Comune di Gualtieri e dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue, è realizzata in collaborazione con Regione Emilia-Romagna e Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori, con il contributo dei Soci della Fondazione Museo Antonio Ligabue - Emilbanca(main sponsor), Landi RenzoBooreaCoopservice -, di Padana Tubi e Apart Art Advisory.

Nel corso della mostra sarà pubblicato un catalogo Vanillaedizioni con i testi dei curatori ed un ricco apparato iconografico. I pannelli esplicativi che accompagnano la visita dello spettatore, introducendo le ricerche degli artisti contemporanei, così come le schede presenti nel catalogo, sono realizzati dalle studentesse del corso di "Didattica dei Linguaggi Artistici" (prof. Matteo Galbiati) dell’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia

"La ferita della carne e la Resurrezione". Alla Galleria Lo Magno arte contemporanea di Modica la mostra personale di Giovanni Viola, a cura di Giuseppe Lo Magno.


"La ferita della carne e la Resurrezione"

Mostra personale
di
 Giovanni Viola

A cura di Giuseppe Lo Magno

Dal 2 aprile al 15 maggio 2021
Inaugurazione: venerdì 2 aprile alle ore 16:00



Lo Magno Arte contemporanea 
Via Risorgimento 91-93, Modica

info@gallerialomagno.it - 0932 763165 - 3396176251

Dal 2 aprile al 15 maggio la Galleria Lo Magno arte contemporanea ospiterà nei propri locali di via Risorgimento 91-93 la personale di Giovanni Viola dal titolo "La ferita della carne e la Resurrezione" (inaugurazione venerdì 2, ore 16; visite su prenotazione). La mostra è a cura di Giuseppe Lo Magno.


L'artista, in occasione della Pasqua, propone una riflessione sul tema della Resurrezione attraverso la rilettura di due tra le più celebri opere di CaravaggioL'incredulità di San Tommaso e la Cena di Emmaus. Sarà pure presente un lavoro dedicato alla luce del cielo, tematica cara all'artista e che connette l'intero progetto alla sua ricerca pittorica più nota.

La mostra offre numerosi motivi d'interesse allo spettatore. Tra i principali, si segnala il fatto che a distanza di undici anni dalla sua prima personale (Viola su tela e su carta, aprile 2010), l'autore torna a esporre nella galleria che per prima lo ha lanciato e fatto conoscere, proponendo i risultati della sua più recente evoluzione pittorica. Accostatosi al mondo dell'arte attraverso lo studio dei maestri italiani e stranieri del passato e approdato allo studio del paesaggio per il contatto con l'opera e l'amicizia del maestro Salvatore Paolino, Viola in questo lungo arco di tempo, quasi in sordina, ha percorso anche un originale cammino di studio e di ricerca su tematiche di natura filosofica attraverso la rilettura delle opere di quei grandi Maestri dell'arte che mai hanno smesso di accompagnarlo.

La mostra è accompagnata da due testi critici, uno del teologo Francesco Brancato; l'altro dello storico dell'arte Vito Chiaramonte. Brancato mette in evidenza la «delicata originalità» con cui Viola rilegge Caravaggio. Un atteggiamento di «originale imitazione», il suo, che «rispetta l’opera d’arte di riferimento reinterpretandola, ridandole vita per l'oggi, per l'uomo contemporaneo, lasciandosi condurre per le strade, i vicoli, gli scorci che ininterrottamente apre ogni autentica opera d'arte che è tale non perché tutto-dice e tutto-risolve, ma in quanto tutto-indica». 

Chiaramonte riflette sul procedimento e sul significato che l’immagine assume per l’artista. «La linea che taglia le scene caravaggesche – scrive - l’ironia che sostiene lo sguardo geometrico di un Antonello, le cancellazioni-rimozioni dalla cena in Emmaus, le luci di perla che attraversano i cieli delle sue marine, sono l'esito di uno stesso procedimento in cui la citazione, imprecisa, variata, mancante, sferra sempre un colpo di coda subliminale (ancora una volta sotto la soglia), e introduce all'incontro con un elemento inatteso, con un'alterità che non può essere descritta e che non prende forma».

La mostra potrà essere visitata da lunedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, previa prenotazione all'indirizzo di posta elettronica info@gallerialomagno.it oppure telefonando ai numeri 0932 763165 / 3396176251. Ingresso gratuito.


venerdì 19 marzo 2021

Nutrire di bellezza lo sguardo. Dal 27 marzo 2021, al via la programmazione di danza contemporanea a cura di Sosta Palmizi.

 


Nutrire di bellezza lo sguardo

dal 27 marzo al via la programmazione di danza contemporanea 

a cura di sosta palmizi



Associazione Sosta Palmizi
info@sostapalmizi.it | 0575 630678 |393 9913550

Ufficio stampa Alessia Casini | press@sostapalmizi.it | 3384688673
www.sostapalmizi.it 





Nonostante le grandi difficoltà che stiamo vivendo in questo singolare periodo storico, dopo numerosi slittamenti ed incertezze, l'Associazione Sosta Palmizi annuncia il programma delle rassegne Invito di Sosta e Altre Danze, abbracciate in questa speciale edizione, all’interno di un'unica programmazione: Nutrire di bellezza lo sguardo.

Per coltivare e custodire l’arte coreutica il programma si apre a nuovi spazi diffusi sul territorio aretino integrando al suo interno una necessaria modalità di fruizione in streaming.  

Il corpo rimane una delle forme più alte di espressione evolutiva, un mezzo di consapevolezza, veicolo cardine che conduce verso il presente e la sua comprensione; gli artisti ospiti accompagneranno lo sguardo dello spettatore nelle dimensioni del gioco fantastico, del potere, del sogno, della morte, del buio come culla della luce e dell’altro da sé.






In seguito alla sospensione degli spettacoli dal vivo, preceduta dalla prima nazionale di Esercizi di Fantastica di Giorgio Rossi presentato al Teatro Petrarca di Arezzo, il programma delle rassegne riparte il 27 marzo presentando in prima nazionale l’assolo della coreografa Elisabetta Lauro, Regenland - Elogio del buio, sostenuto e coprodotto da Sosta Palmizi. Una danza interpretata con grande maestria e sensibilità, che affronta un tema particolarmente attuale: la sovraesposizione alla luce fisica e metaforica. Un rito di esfoliazione che rivela l'invisibile addentrandosi in profondità nelle crepe dell’essere, nel punto più buio, dove sorge la luce. 

Lo spettacolo verrà presentato in streaming alle ore 21 all’interno della piattaforma Sonar.







La rassegna prosegue nel mese di aprile con il duetto creato e interpretato da Zoè Bernabéu e Lorenzo Covello, Un po’ di più, vincitore del premio “Spirito Fringe” al Roma Fringe Festival 2019; un lavoro fortemente teatrale che esprime una ricerca continua di armonia, nell’incontro quotidiano con l’altro. Al centro del palco troviamo un tavolo in equilibrio su un solo asse e Il suo oscillare continuo simboleggia le incertezze e le fragilità affrontate nel tema.

A seguire due appuntamenti dedicati alle famiglie e al pubblico dei più giovani con Blackout – nel meraviglioso mondo di Uoz (app), dell'Allegra Brigata Cinematica; “dove ogni cosa è digitalmente perfetta e lo storico spettacolo Storia di un uomo e della sua ombra di Giuseppe Semeraro. Una trama semplice e diretta, sull’eterna lotta tra bene e male, morte e vita, amore e odio, raccontata attraverso il linguaggio del teatro fisico e della clownerie. 

Si proseguirà con uno spazio dedicato allo spettacolo selezionato dal gruppo dei Visionari della Danza 2020: Oriri di Paolo Rosini/ Bambula Project. Il titolo, il cui termine latino significa “sorgere”, è quel momento che definisce la partecipazione dell’individuo all’esistenza, in un continuo processo che plasma nuove forme dell’umano, attraverso percezioni ed esperienze.

Infine la chiusura della programmazione, nel mese di maggio, è affidata alla coppia di giovani e talentuosi Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, vincitori di numerosi premi fra i quali il Premio Danza & Danza 2019 come coreografi emergenti. In Harleking portano in scena l'ipnotico demone dall’identità ambigua e multipla si diverte a decostruire in maniera spiritosa e grottesca la figura del servo Arlecchino della commedia dell’arte, la cui rappresentazione è capace di far ridere lo spettatore ma allo stesso tempo farlo riflettere sulla tragicità dell’esistenza umana.


PROMO VIDEO

Regenland - Elogio del buio  > https://vimeo.com/518961381


THE CURE. A Corato l'arte in mostra nelle farmacie come "cura" contro gli effetti della pandemia, a cura di Alexander Larrarte.

 


THE CURE

mostra diffusa di arte contemporanea

 

a cura di Alexander Larrarte

promossa da CoArt Gallery, Studio Esther Tattoli Architetto,

con il Patrocinio dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti Bari e Bat

 

Corato (Ba)

20/28 marzo2021

 

Artisti:

Anuar Arebi, Emanuele Dainotti, Locuratolo, Maria Pizzi, Valeria Secchi, Gregorio Sgarra, Mat Toan


presentati dai curatori:

Giuliana Benassi, Giusy Caroppo, Carmelo Cipriani, Azzurra Immediato, Alexander Larrarte, Laura Tota


Una mostra diffusa nella città di Corato (Ba), dal 20 al 28 marzo: 5 farmacie, 1 parafarmacia, 7 ledwalls, 6 curatori, 7 artisti e 7 interventi di videoarte, per cercare una “cura” contro gli effetti della pandemia. 

The Cure è un progetto promosso dalla CoArt Gallery, per rileggere spazi e modalità, oltre le chiusure, oltre le limitazioni ed il silenzio, attraverso la propensione comunicativa dell’arte contemporanea. 

 

 

 

 

 

 

Le Farmacie

Lo spirito di servizio dei farmacisti di comunità, durante l’epidemia da Covid19 funge da esempio, insieme con quello degli altri operatori sanitari, sempre in prima linea.  Le farmacie in Italia, ma anche negli altri Paesi europei, sin dall’inizio, sono state il solo presidio sanitario direttamente aperto al pubblico. 

Oltre al garantire una costante fornitura di farmaci e prodotti necessari alla protezione, come le mascherine, i farmacisti hanno avuto la responsabilità di informare, consigliare ed educare la comunità sulla situazione pandemica. Ad oggi, le farmacie sono il punto di riferimento nella situazione emergenziale e il ruolo del farmacista si amplia anche nelle forme di controllo e gestione della paura.

 

The Cure

Affrontiamo da un anno un periodo storico senza precedenti, abbiamo messo in atto strategie per un’emergenza che ha radicalmente modificato il nostro modo di vivere.  Il mondo dell’arte e della cultura è il settore più colpito, ma artisti, musei, fondazioni, curatori, non hanno mai fatto mancare la propria presenza, sperimentando e proponendo visioni nuove per la fruizione dell’arte.

Il curatore Alexander Larrarte, con la Galleria CoArt e lo studio di architettura Esther Tattoli, individuano nel ledwall delle farmacie un potenziale strumento per tornare ad avere un contatto con l’opera, nel pieno rispetto delle normative eppure oltre le limitazioni e le chiusure.

La curiositas è lo stimolo che potrebbe mantenere in vita l'arte nel nostro contesto. Essa nasce con finalità di comunicazione ‘sociale’, veicola attitudini e sensibilità di una determinata epoca e di un territorio. Le nuove forme artistiche, pertanto, necessitano di spazi alternativi al museo tradizionale.

The Cure nasce con l'intento di approfondire la relazione tra contenitore e contenuto, in particolare, rispetto alle dinamiche di attribuzione di significati all'opera d'arte, e dall'idea che il contenitore conferisca un valore semantico ulteriore alle opere esposte, creando nuovi livelli interpretativi da parte dello spettatore.

Per individuare una cura, sei curatori sono stati invitati a presentare, ognuno, un singolo artista, con piena libertà di ricerca, ed a cui è stato assegnato un monitor a led (ledwall) delle farmacie di Corato, con formati diversi, per sette interventi di videoarte

È un progetto sperimentale” – dichiara Alexander Larrarte – “un progetto in progress, che prende forma grazie ai farmacisti che hanno accolto la nostra idea e la nostra richiesta, grazie al meraviglioso lavoro di squadra con i curatori, ma grazie, soprattutto agli artisti che hanno accolto il nostro invito, per creare un percorso di riflessione articolato, che inserisce l'arte in una dialettica nuova con lo spazio e con i suoi abitanti, affinché susciti fermenti emotivi e critici, valorizzandoli.”


Artisti |Curatori |Farmacie


Farmacia Cantatore/ Viale Ettore Fieramosca, 176

Curatore: Giusy Caroppo / Artista: Maria Pizzi

Titolo: QUARANTINIAN  ENDEARING / 1’:30’’ / 2021


“Quarantinian endearing” di Maria Pizzi è un’animazione composta durante il confinamento: una sequenza di fotocopie dell’opera di William-Adolphe Bouguereau “Preghiera a Sainte Anne d'Auray” del 1869. L’artista manipola le immagini in solitudine e le mette in posa, incorniciate come in un inquietante teatro delle marionette. Nel protagonismo delle mani, riprese e costrette dalla cornice, c'è la parodia dell'azione. Le inquadrature scorrono mute, percepite di visione in visione, da un occhio all'altro; senza testimoni, “tutto in digitale terrestre e celeste e claustrale”. È chirurgia di inchiostro senza bisturi nè carne, solo fantasmi pellicolari, esangui e sottili, nella sala delle manipolazioni. 


Farmacia Casalino / Piazza Vittorio Emanuele, 32

Curatore: Azzurra Immediato / Artista: Anuar Arebi

Titolo: Cercate l’incanto dove c’è tormento – adattamento 2021 / 1’:00’’/ 2019


Inizio e Fine. Fine ed inizio. Una semiotica composita, una Bellezza spuria, sincopata metafora immaginifica per una accidentata superficie lirica, ove assenza e presenza dialogano, in un perpetuo climax, sublimato da una pars destruens celante l’alterità della perdita catartica. Luoghi e confini sono demoliti, l’opera (con)fonde stratificazioni plurime, divenendo ‘archeologia umana’; l’immagine, fissa o in movimento, si traduce quale simbolo che avvicina ed allontana le dimensioni intrinseche e concettuali, trascinando l’osservatore in una allegoria esistenziale, sul filo del suono scritto dall’artista, al fine di ‘cercare l’incanto dove c’è il tormento’, per ossimoro e meraviglia, oggi più che mai, nonostante tutto. 



Farmacia del Corso / Corso Garibaldi, 148

Curatore: Laura Tota / Artista: Valeria Secchi

Titolo: What I do when you don’t watch: performing my favourite sport / 0:38’’ / 2020


Chi siamo davvero quando nessuno ci guarda?

È questo il quesito che si pone Valeria Secchi, artista visuale di origine sarda di base a Berlino nel video “WHAT I DO WHEN YOU DON'T WATCH: PERFORMING MY FAVOURITE SPORT”.

La linea sottile tra voyeurismo e morbosità si liquefa nell'anonimato e nello spegnimento della presenza virtuale per lasciare l'individuo solo con sé stesso e la sua inadeguatezza sociale. Così Valeria porta in scena la tragedia umana e la contemporaneità con quell’autoironia propria di chi gioca con i mille volti degli archetipi umani. 

L'imperativo è unico: cercare di avvicinarsi all'immagine migliore di sé e darla in pasto al proprio pubblico. Le scene, spesso approssimative, grossolane e dai colori abbaglianti, sono il tributo a una società che, seppur colta da emorragia e in caduta libera, tenta costantemente di apparire splendida e raggiante.

 


Farmacia Musci / Via Don Minzoni, 165/167

Curatore: Alexander Larrarte / Artista: Gregorio Sgarra (performer Giuseppe Mintrone)

Titolo: Screening / 2’:20’’ / 2014


L’opera dell’artista Gregorio Sgarra indaga desideri e psicosi nascoste dell’essere umano. Gli effetti personali, resi visibili tramite body-scanner, ci raccontano del proprietario, consentendoci di rovistare nella sua vita, oltre la propria privacy. Il ritmo incalzante delle immagini non lascia tregua, un uomo (il performer Giuseppe Mintrone) intento nell’inquietante e affannosa ricerca di svestirsi, di denudarsi anche della propria pelle e del proprio corpo, alla ricerca di elementi che sono stati sottratti allo sguardo dell’altro - nemico invisibile e incontrollabile - e di liberarsi dal giudizio. Sgarra ci invita a riflettere sull’ambivalenza e sull’impossibilità di essere padroni del proprio corpo, ispirato dalla formula artaudiana CsO (Corpo senza Organi).


Farmacia Sant’Elia / Via Sant’Elia Architetto, 135

Curatore: Carmelo Cipriani / Artista: Mat Toan

Titolo: Keep Rolling / 1’:10’’ / 2021


Opera video in stile gaming dedicata al complesso rapporto tra arte, natura e tecnologia, non senza allusione al presente pandemico.La croce verde, tradizionale simbolo della farmacia e metafora della conoscenza scientifica, precipita al suolo. Rotolando si trasforma in una sfera, cellula ma anche virus. Il glitch che la caratterizza da un lato testimonia il processo di trasformazione in atto, dall’altro si rivela errore di sistema attraverso cui scrutare i processi interni al sistema stesso. La sfera si allarga fino a mutarsi in orizzonte. Il notturno si trasforma in paesaggio diurno. Il cielo richiama alla memoria il desktop di Windows ma il tradizionale prato verde è qui sostituito da un orizzonte glitch, paesaggio in definizione e inquietante allusione ad un futuro incerto. 




Farmacia Sant’Elia / Via Palermo

Curatore: Giuliana Benassi/ Artista: Emanuele Dainotti

Titolo: Una parata di spiriti stanotte / 1’:00’’/ 2021


Nell’opera video Una parata di spiriti stanotte l’artista Emanuele Dainotti immagina uno spazio di interferenza digitale del futuro, luogo di una nuova mitologia: una parata di demoni pixellati, divinità URL, spiriti VR / XR, spettri digitali appaiono in paesaggi urbani contemporanei come virulenti momenti epifanici. A questo bestiario big data si alternano figure antropomorfe come l’immagine di Sant’Elia, profeta biblico dell’azione - che in questa presentazione fa riferimento al nome della Farmacia di Corato-  la cui apparizione richiama la condanna del culto idolatrico nella paradossale realtà digitale dove egli stesso è tra gli idoli autogenerati come un codice binario.



Parafarmacia Sant’Elia / Viale L. Cadorna, 45

Curatore: Alexander Larrarte / Artista: Locuratolo

Titolo: The Rhythm of the Heart beat is Earth / 0:57’’ / 2020


La scena si apre con un mappamondo in una mano.  Di un uomo o di una donna? Non ci è dato sapere l’identità, ma la mano stringe e rilascia un antistress, per scaricare le proprie tensioni, paure, rabbia, dell’attuale periodo. Locuratolo ci dimostra come ogni nostra azione ha effetti su tutto il mondo, siamo tutti connessi e mai come in questa emergenza, abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro.  

Siamo nelle mani della ricerca del farmaco che può salvarci la vita: il vaccino “nuovo dio del XXI secolo”. L’artista ci invita a ridefinire il nostro rapporto con il pianeta che ci ospita, perché il ritmo del battito cardiaco è la terra. 





INFO

The Cure 

mostra diffusa di arte contemporanea

a cura di Alexander Larrarte

Corato |dal 20 al 28 marzo 2021


Promossa da: CoArt Gallery, Studio Esther Tattoli Architetto

Patrocinio dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti Bari e Bat


Artisti: Anuar Arebi, Emanuele Dainotti, Locuratolo, Maria Pizzi, Valeria Secchi, Gregorio Sgarra, Mat Toan

presentati dai curatori: Giuliana Benassi, Giusy Caroppo, Carmelo Cipriani, Azzurra Immediato, Alexander Larrarte, Laura Tota

Farmacie: Farmacia Cantatore, Farmacia Casalino, Farmacia del Corso, Farmacia Musci, Farmacia Sant’Elia, Parafarmacia Sant’Elia.

Con la collaborazione di: CoratoLive, Lo Stradone, Apulia Center for Art and Technology

tel. 3496141159