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venerdì 30 gennaio 2015

La Materia dell’Assenza. Al Museo Civico Umberto Mastroianni di Marino di Roma, la mostra di arte contemporanea degli artisti Sergio Angeli e Corrado Delfini, a cura di Lorenzo Canova.

La limpida architettura gotica del Museo Civico Umberto Mastroianni di Marino (Roma) – unico esempio presente nel territorio dei Castelli Romani, ospiterà dal 7 al 28 marzo 2015 “La Materia dell’Assenza ”, mostra di arte contemporanea che vede protagonisti gli artisti Sergio Angeli e Corrado Delfini.
L’esposizione - curata da Lorenzo Canova, promossa e patrocinata dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma e dal Comune di Marino- Assessorato alla Cultura - presenta un percorso alla scoperta di nuove suggestioni e sperimentazioni, dove un impotente senso di disperazione di fronte ai problemi della società, diventa il leit motiv dei lavori presenti in mostra.
Le opere esposte al Museo Mastroianni raccontano, come afferma il curatore: “Un mondo industriale e un mercato mondializzato che per sopravvivere debbono creare oggetti destinati a diventare presto rottami, un sistema delle merci che non potrebbe perpetuarsi se le sue produzioni non si trasformassero in rifiuti e carcasse da sostituire con altre produzioni più aggiornate, un vortice inarrestabile che determina un mondo parallelo di scorie e di scarti e che dà vita a distese di cose che non riescono tutte a essere riciclate e che compongono una delle testimonianze più efficaci della civiltà dei consumi globali”.
L’esposizione mostra ai visitatori un lavorio di palcoscenici, un dialogo continuo tra i due artisti, da una visione più intimistica, quasi metafisica che combatte, si rigenera e diventa impenetrabile, enigmatica di Sergio Angeli a una sconcertante presa di coscienza di “un’umanità riprogettata dalla mano dell’artista e sospesa tra l’oblio della sparizione e la speranza della rinascita” in Corrado Delfini.
Un vero e proprio ciclo itinerante, che offre ai suoi fruitori un fagocitante universo industriale, il quale non si limita a creare ma che distrugge e/o dimentica gli oggetti stessi che ha prodotto; un tentativo di trasmettere tale consapevolezza anche a chi li osserva, “celebrando cose assenti nella loro fisicità ma ancora più presenti nella fissità fluida della tessitura cromatica, macchine inutili per l’industria ma esseri pulsanti del sangue vibrante e misterioso di una materia esistenziale che si fa pittura”.

Corrado Delfini, Senza Titolo N 9 dal ciclo Figura Meccanica. Tecnica mista su tela cm 180x200 2014

Sergio Angeli, Fin dentro me dal ciclo Embryo. Tecnica mista su tela cm 180x200 2014

La mostra, inoltre comprende una video-installazione di Angelo Secondini che raccoglie i vari step di realizzazione delle opere degli artisti. Una mostra fotografica di Marcella Persichetti che documenta gli artisti al lavoro nei propri studi e l’artista Giorgio Capogrossi in arte “Montez”, che parteciperà al progetto “La Materia dell’Assenza” con una serie di opere create ad hoc ed in fase di realizzazione.
Un particolare ringraziamento al Comune di Marino nella persona del Sindaco Fabio Silvagni e dell’Assessore alla Cultura Arianna Esposito per la disponibilità e la sensibilità con la quale hanno accolto il progetto.
Prossime esposizioni del 2015:
Aratro (Archivio delle Arti Elettroniche) Museo dell’Università di Campobasso Ex GIL Museo di Arte Contemporanea – Roma

*Catalogo
“La Materia dell’Assenza”, catalogo della mostra, sarà in vendita presso il Museo Civico Umberto Mastroianni e disponibile sul sito dell’editore.
Rubbettino Editore - www.rubbettinoeditore.it 



La Materia dell’Assenza

Museo Civico Umberto Mastroianni, Marino (Roma) Vernissage 7 marzo 2015 ore 18

A cura di Lorenzo Canova

Artisti: Sergio Angeli, Corrado Delfini www.sergioangeli.it; www.corradodelfini.it; Video installazione: Angelo Secondini https://it-it.facebook.com/cometa1958 Fotografie: Marcella Persichetti www.marcellapersichetti.it
Sculture: Montez www.montez.it

Sede:

Museo Civico Umberto Mastroianni, Marino (Roma)
Piazza G. Matteotti, 13
00047 Marino (RM)
Tel: 06 938 5681
E- mail: museocivico@comune.marino.rm.it
Sito internet: http://www.comune.marino.rm.gov.it


mercoledì 28 gennaio 2015

Serata multidisciplinare per sancire la nuova collaborazione tra MAU Museo d'Arte Urbana di Torino e l'Associazione HulaHoop Torino/Roma. Mostra personale "Sublimazioni” _ “INANIMA” _ “Le Regioni dell'Anima” di Flavio Parente, a cura di Togaci ed Edoardo Di Mauro.


Venerdì 6 febbraio 2015, dalle 19.00 alle 00.00 in via Rocciamelone 7 c a Torino, presso la sede del Museo d'Arte Urbana, serata multidisciplinare che sancisce la nuova collaborazione tra il MAU e l'Associazione HulaHoop Torino/Roma

Il Museo d'Arte Urbana, dopo la collaborazione con la galleria Pow di Alessandro Icardi, inizia una nuova collaborazione con l'Associazione HulaHoop Torino/Roma, all'insegna della comunanza progettuale, della multidisciplinarietà e dell'apertura verso il territorio e la città.
L'Associazione HulaHoop, e relativo progetto, nascono a Roma nel 2009 dallo spirito spontaneo e appassionato di Gerlanda Di Francia, pittrice, Elisabetta Trova, filosofa, Togaci, critica e curatrice artistica, e Ottavia Starace, architetto.
L'HulaHoop è il nome comune di un gioco di forma circolare, privo quindi di gerarchie, che gira intorno alla vita, quando riesce. Un gioco che può passare da semplice a complesso, da divertente a spettacolare. L'HulaHoop è un movimento che si compie intorno all'arte, in tutte le sue forme espressive. Arte visiva, teatro, concerti, cabaret, mostre, costituiscono l'offerta culturale ampia ed articolata di HulaHoop che, tramite la collaborazione con il Museo d'Arte Urbana, troverà in Torino un nuovo e stimolante palcoscenico.

Programma della serata: 

Personale di Flavio Parente

“Sublimazioni” _ “INANIMA” _ “Le Regioni dell'Anima”

a cura di Togaci ed Edoardo Di Mauro

Apertura della serata a cura della danzatrice e performer Noemi Valente, crotonese e torinese d'adozione.
Noemi Valente ha la capacità di filtrare l’aspetto individuale per farne un tema universale.

A seguire le “Let's Combo” (Torino)
Elisa Aragno al flauto e la selezione musicale della dj Beatrice Tarantino creeranno un tappeto musicale trovando ispirazione nei video frattali di Flavio Parente.
Il risultato è un vivace e trascinante dialogo tra dj e flautista, all'insegna della libera improvvisazione di suggestioni sonore.

Per finire Michele Papa, musicista romano e scrittore, presenterà il progetto musicale “Lande” e il suo libro, raccolta di poesie, “Ottantotto dita meccaniche”, edito da Ensemble. L'attrice Matilde Vigna, di Rovigo e torinese d'adozione, leggerà alcuni brani più significativi.

MAU Museo d'Arte Urbana di Torino 
L'Associazione HulaHoop Torino- Roma
via Rocciamelone ,7 Torino
orari chiuso il lunedì
martedì al sabato 13:00 alle 20:00

Info : 335 6398351-320 3542037 

Grafica :Chiara Luzi

Ufficio stampa :Galleryhulahoop 


Testo critico a cura di Edoardo Di Mauro

Il concetto e la pratica della rappresentazione artistica intesa come mimesi naturalistica ed il conseguente predominio della pittura entrano in crisi proprio dall’avvento della fotografia nella prima metà dell’ 800, estrema e conclusiva propaggine della modernità. Inizia da allora, e prosegue lungo il crinale novecentesco, quello che alcuni teorici definirono un vero e proprio “combattimento per un’immagine”, una tenzone tesa a stabilire il dominio sulla riproduzione del reale, con gli Impressionisti primi a scendere massicciamente in campo pronti a sfidare la tecnica fotografica nell’impari cimento della rappresentazione naturalistica. In realtà si tratta di un combattimento privo di senso e teso, semmai, a raggiungere un pareggio, una sostanziale pacificazione, come appare evidente analizzando le vicende storiche del Novecento, i cui effetti si prolungano ad occupare anche la prima parte di questo nuovo millennio. Come sostenuto da uno dei più preparati storici italiani della fotografia, Claudio Marra, con una tesi che mi sento di condividere, in realtà solo in parte la fotografia è stata un prolungamento della pittura con altri mezzi, più semplici ed immediati, al punto, in certi casi, da non richiedere neppure una particolare preparazione e professionalità nell’uso dello strumento, adoperato come una vera e propria protesi. In realtà la fotografia è dotata di uno statuto linguistico proprio e di un diverso livello referenziale nella rappresentazione della realtà, tali da apparentarla, semmai, alle modalità “extra - artistiche” introdotte nella teoria delle avanguardie storiche e portate a piena diffusione tra gli anni ’50 e ‘ 70 del secolo scorso, con la fuoriuscita dell’arte dal tradizionale alveo bidimensionale tipico della pittura per procedere verso una volontà di contaminazione con l’ambiente esterno inteso come piena omologia con il mondo, nel perseguimento di una esperienza estetica, quindi polisensoriale, totalizzante. Non che la pittura si sia arresa, tutt’altro. Ritornata prepotentemente sulla scena nella seconda metà degli anni ’70, dopo che il Concettuale l’aveva bandita come pratica manuale, quindi non totalmente asservita ad una dimensione noetica tipica dell’ala più radicale di quello stile, essa ha saputo rinnovarsi stante la sua innata capacità di metabolizzare, con procedimento metamorfico, tutto quanto proviene dall’esterno, interpretandolo con l’ atteggiamento tipico della dimensione simbolica ed allegorica, mediano tra pulsione interiore e distacco concettuale. La fotografia, nell’ultimo trentennio, si è avvalsa della disinibizione formale cifra stilistica del postmoderno per riversarsi massiccia nel panorama eclettico della contemporaneità privilegiando la funzione piuttosto che l’oggetto e diventando, negli anni ’80 ma ancora di più nel decennio successivo, la dimensione narrativa maggioritaria, in compagnia di quello che è stato il suo primo derivato tecnologico, il video. L’atteggiamento si è manifestato nella duplice accezione di una partecipazione “fredda”, tendente a privilegiare una classificazione impersonale ed asettica dell’esistente e della banalità quotidiana, ed un’altra dimensione “calda”, “psicologica”, in cui gli artisti hanno adoperato il mezzo come estensione del proprio io, per calarsi nel reale con atteggiamento di empatica partecipazione. Flavio Parente adopera il linguaggio della fotografia e, più in esteso, quello della tecnologia, per sfruttarne appieno le potenzialità di allargamento delle facoltà sensoriali, in una accezione autenticamente “estetica”, in pieno rispetto dell'etimologia del termine. La sua eclettica ed irrequieta ricerca sulle nuove frontiere dell'immagine lo porta a spaziare dalla fotografia, alla videoarte, alla regia cinematografica e documentaristica, dove l'esigenza di sperimentare si coniuga all' impegno sociale.I suoi scatti fotografici non si manifestano come casuali e puramente documentari, ma testimoniano un'accuratezza formale mai fine a se stessa, frutto dell'importanza che l'artista dà ad un effetto finale che vuole essere il più preciso possibile. Quindi Parente coniuga una attenzione evidente ai temi del disagio individuale e collettivo, all'eclissi del sacro nella nostra dimensione sociale, con una resa estetica estremamente rigorosa ed appagante. Nei vari filoni di indagine visiva perseguiti dall'artista negli ultimi anni figurano volti umani resi con rara efficacia espressionista e senso della reatralità, adoperando i toni sfumati ed evocativi del bianco e nero ed una tecnica che si collega alla lezione delle avanguardie storiche, in particolare il fotodinamismo di Bragaglia. Una linea di ricerca recente vede Parente intento a scandagliare paesaggi, persone ed immagini, per dare conto ed evidenza della presenza della dimensione visiva del frattale. Il frattale è, in sintesi, un oggetto geometrico che si replica nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, presente in natura. Questa evidenza viene indagata da Parente, ad esempio con immagini subacquee di rara suggestione, dove la figura umana, insieme all'oggetto, assume pose di ineccepibile regolarità geometrica. Di grande interesse anche l'ultima serie di opere. L'artista gira per chiese e musei di Roma, sua città di residenza, alla ricerca dei significati e dei simboli riposti tra le pieghe talvolta ermetiche dei grandi capolavori del passato, in particolar modo di quei dipinti e sculture del Cinque e Seicento dove gli artisti, per aggirare le imposizioni della Controriforma, insinuavano tra i meandri della composizione tracce di un ispirazione che non poteva manifestarsi in maniera diretta, ma doveva celarsi dietro nascoste allegorie, che la tecnologia contemporanea, così abilmente adoperata da Parente, è in grado di svelare ai nostri occhi, donandoci un'autentico reincanto dell'immagine. 

“Essenzialismo astratto” | Alla Galleria Statuto13 di Milano la mostra personale di Giovanni Citro, a cura di Massimiliano Bisazza.

L'essenza è uno dei concetti filosofici più complessi da illustrare, in virtù dei suoi profondi significati, nonché affascinanti, oggetto di speculazioni fin dalle origini della filosofia; già lo stesso Platone prima di Aristotele ci illustrò l’indivisibilità delle idee che hanno permeato tutto la filosofia greca fina dalle sue origini.

Con la su arte, Giovanni Citro, riesce con grande abilità a contaminare i due concetti – astrazione ed essenzialità – che sono così collegabili tra loro nei contenuti. Riesce a disegnare amabilmente su tele bianche delle immagini elementari e semplici che, a parer mio, sono ampiamente riconducibili ai disegni primitivi (si pensi a quelli scoperti nelle note grotte di Lescaux, uno degli esempi più belli di arte preistorica).

L’artista ricerca nel profondo l’essenza dell’essere umano grazie al “grafismo”, volutamente elementare, che ha deciso di utilizzare scientemente per condurci quasi per mano a ragionare - in modo aulico - sulla cagionevolezza delle cose, sulla caducità della vita, sulle molteplicità di esseri e di caratteri.


I disegni e i dipinti di Giovanni Citro sono frutto di quello spirito che parte da una profonda ricerca di purezza, di minimale, di esistenziale; di essenziale più che mai.





“Essenzialismo astratto”

Mostra personale di pittura di:

Giovanni Citro

A cura di Massimiliano Bisazza

Opening:  25 febbraio 2015 dalle h 18,30 alle h 21,00
In mostra fino al 10 marzo 2015 mattino

Galleria d’Arte Contemporanea Statuto13
Via Statuto, 13 (corte int.), Milano

Apertura al pubblico: dalle h 11 alle h 19 dal martedì al sabato

INFO
Cell. +39 347 2265227 | info@statuto13.it

martedì 27 gennaio 2015

GIORNATA DELLA MEMORIA 2015. "K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti", un libro di Arturo Benvenuti, edizioni BeccoGiallo

L’Uomo, tu uomo, sei stato capace di far questo; la civiltà di cui ti vanti è una patina, una veste: viene un falso profeta, te la strappa di dosso, e tu nudo sei un mostro, il più crudele degli animali”. Sono le parole con le quali Primo Levi, in una prefazione inedita del 1981, introduce K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti, un libro di Arturo Benvenuti, a cura di Roberto Costella, Edizioni BeccoGiallo, già nelle librerie dal 22 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, e dedicato “alle vittime innocenti della barbarie di tutti i tempi”. L’acronimo K. Z. rimanda a Ka-tzetnik, ovvero “prigioniero del campo di concentramento”, con riferimento al detenuto piuttosto che al luogo o alla forma di detenzione. Ka-tzetnik associato al numero era il modo abituale con cui venivano chiamati i prigionieri nei campi, simbolo per eccellenza di spersonalizzazione.
250 disegni originali fatti da internati durante il periodo di prigionia nei lager nazifascisti, il capitolo più tragico del Novecento, “opere nate là, per mano di chi ha visto e subìto, opere che sostituiscono la parola con vantaggio, dicono quello che la parola non sa dire”, spiega Primo Levi nella prefazione frutto di un intenso carteggio con Benvenuti. “Alcune – continua lo scrittore torinese – hanno la forza immediata dell’arte, ma tutte hanno la forza cruda dell’occhio che ha visto e che trasmette la sua indignazione”.

Benvenuti ha rinunciato a “sovrapporsi” ai disegni, ritenendo opportuno non aggiungere alcun tipo di testo per dare la massima visibilità e il massimo rispetto alle vittime. Ha inserito solo 5 poesie, scarne ed essenziali, espressione di solidarietà per i prigionieri e di riprovazione per i carnefici. Inoltre, ha voluto anteporre l’etica all’estetica scegliendo i disegni senza fare distinzioni di fede, ideologia, nazionalità, età, stato sociale e, soprattutto, la selezione non è stata fatta per temi, tecnica o qualità artistica, ma solo per la cruda testimonianza che ogni immagine rappresenta. Le opere, infatti, sono pubblicate per autore seguendo l’ordine alfabetico, e di ciascuno sono segnalati i dati essenziali: nome, cognome, data e luogo di nascita.



sabato 24 gennaio 2015

Missione AmArte | Tutti all'HulaHoop Club di Roma, zona Pigneto, per la stesura del manifesto culturale e artistico della rete di creatività della Periferia romana.


Mercoledì 4 febbraio 2015, alle ore 20.30, presso l’HulaHoop Club, zona Pigneto, si terrà “Missione AmArte” il laboratorio creativo dedicato alla stesura del manifesto culturale di AmArte e all’organizzazione di progetti futuri, finalizzati alla nascita di una rete di creatività nella Periferia romana.
Tale laboratorio, nato dall’iniziativa di Mariangela Saliola, è aperto a tutti gli artisti e intellettuali, in modo da poter essere una fucina di idee e di iniziative, capaci di rifondare e ricostruire il Futuro.

Questa carica innovativa si sposa con l’HulaHoop Club, il principale punto di riferimento dell’avanguardia e dell’underground romano.

*Tessera Associativa obbligatoria

INFO & CONTATTI
Carlo Figliacconi, organizzatore Laboratorio: 3346384048
Alessio Brugnoli, presidente Associazione AmArte: 3316002678
Emanuela Cinà, Ufficio Stampa: 3921216678 | Sury1980@gmail.com