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mercoledì 30 ottobre 2019

GUY HARLOFF (1933-1991). Alchimie e sinestesie. Al Centro Culturale di Milano, in mostra il simbolismo, la filosofia e l'esoterismo del poliedrico artista Guy Harloff, a cura di Serena Redaelli.

 
GUY HARLOFF (1933-1991). Alchimie e sinestesie
a cura di Serena Redaelli

7 novembre – 5 dicembre 2019

Centro Culturale di Milano
Largo Corsia dei Servi, 4 - Milano

Inaugurazione mercoledì 6 novembre ore 18.30
con performance jazz del quintetto Jazz Rain e voce di Sania Gargano



Simbolismo, filosofia ed esoterismo, ma anche arte, musica e cinematografia: tutto questo compone il multiforme universo del poliedrico artista Guy Harloff, autore di spicco del secolo scorso a cui è dedicata la mostra “GUY HARLOFF (1933-1991). Alchimie e sinestesie” presentata al Centro Culturale di Milano dal 7 novembre al 5 dicembre 2019.

L’importante rassegna, curata da Serena Redaelli, è organizzata dallo Studio d’arte Nicoletta Colombo, sede dell’Archivio Guy Harloff, e si avvale dei prestigiosi patrocini di Commissione Europea, Regione Lombardia, Comune di Milano
L’evento è inoltre inserito nella programmazione di BOOKCITY MILANO 2019 e nella rassegna JAZZMI 2019.



Il percorso espositivo nelle sale del CMC offre al pubblico oltre quaranta opere su carta realizzate dalla metà degli anni Cinquanta fino a tutti gli anni Ottanta, in dialogo con i più stimolanti temi culturali e artistici coltivati da Guy Harloff a testimonianza dell’evoluzione della sua complessa quanto inconfondibile poetica, espressa in un trentennio attorno ad alcuni soggetti prediletti: i mandala, le lettere dell’alfabeto, i vascelli del Grande Viaggio, i libri della conoscenza, gli ampi tappeti persiani, il cuore, l’Albero della Vita, l’alchemica Voie Royale, accompagnati da locuzioni, scritte e datazioni volte a rafforzarne il profondo messaggio.
Avvicinatosi alla Beat Generation, il “mite gigante, pittore e alchimista” - come lo definì Dino Buzzati - si dedica alla pittura, tra collage e chine colorate che, all’insegna dell’accumulazione neo-barocca di segni, seguono un’ispirazione simbolica da miniaturista moderno, giocata sull’ibridazione surreal-simbolista e neo-dadaista con l’allegoria ebraica, orientale e araba.

Per una più completa comprensione del “pianeta” Harloff, la mostra propone inoltre fotografie di Roberto Masotti, importanti ritrovamenti dall’Archivio Lelli e Masotti che ritraggono l’artista sul suo galeone a Chioggia e in occasione dell’apertura della personale alla Permanente di Milano, quando l’amico sassofonista e compositore Ornette Coleman, con la sua band, allestisce un memorabile concerto jazz. E ancora si possono ammirare cover di dischi jazz disegnate da Harloff, foto documentarie, libri e cataloghi particolarmente rari, un prezioso esemplare di tappeto caucasico (courtesy Mirco Cattai FineArt&AntiqueRugs, Milano), a confronto con i Tapis harloffiani, ed una serie di riletture pittoriche dell’opera di Guy Harloff realizzate dalla giovane artista Linda Caracciolo Borra, in arte Linda Orbac. L’esposizione prevede, infine, la proiezione di due cortometraggi realizzati da Harloff, appassionato cinefilo, finora rimasti inediti e concepiti dall’autore come integrazione della sua produzione pittorica.


Inoltre, in occasione dell’inaugurazione di mercoledì 6 novembre il quintetto Jazz Rain, accompagnato dalla voce di Sania Gargano, propone un ricercato repertorio jazz anni Cinquanta e Sessanta per rievocare l’atmosfera dello straordinario concerto milanese dedicato ad Harloff dall’amico Coleman nel 1974.

L’anima da apolide, la vastità degli interessi, gli spostamenti ininterrotti tra Parigi, New York, Milano, il Marocco e l’Iran, hanno infatti portato Guy Harloff a studiare il mondo del jazz, del cinema, della filosofia - è stato cultore di alchimia, tantra, sufismo e cabala ebraica - della letteratura e della critica d’arte, e ad avvicinarsi ad esponenti del grande collezionismo e dell’arte internazionale, come Peggy Guggenheim, Philip Martin, Alberto Giacometti, Francis Bacon. Tra le sue amicizie si ricordano i musicisti Ornette Coleman e Charles Mingus, gli scrittori Giovanni Arpino ed Henry Miller, il poeta Alain Jouffroy, lo storico dell’arte Franco Russoli, il curatore Harald Szeemann e i critici Michel Tapié e Patrick Waldberg, oltre alle collaborazioni con l’attore Vittorio De Sica e l’artista Arsenije Jovanović. L’attuale esposizione al Centro Culturale di Milano, che segue le recenti mostre milanesi alla Galleria San Barnaba del 2016 e alla Galleria Anna Maria Consadori del 2018, prosegue quindi il progetto di riscoperta dell’articolata figura dell’artista-filosofo di fama negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.

Accompagna la mostra un approfondito catalogo con testimonianze inedite e curiosità sulla vita e la produzione dell’artista.

Cenni biografici. Guy Harloff nasce a Parigi il 4 giugno 1933 e passa l’infanzia viaggiando per l’Europa con i genitori. Trascorre l’adolescenza a Parigi e, ribelle e pieno di rabbia, appena adolescente abbandona la famiglia e gli studi, e nel 1950 si trasferisce a Roma dove lavora al Centro Sperimentale Cinematografico. Inizia a disegnare nei primi anni Cinquanta, avvicinandosi al surrealismo ed eseguendo i primi collages con materiali di recupero. È qui che entra in contatto con gli esponenti storici della Beat Generation e inizia a interessarsi alla musica jazz, di cui successivamente diviene un profondo cultore. Tra il 1959 e il 1960 la sua produzione artistica è sostenuta in Italia da Carlo Cardazzo e Arturo Schwarz. 
Quindi viaggia e soggiorna nel Golfo Persico, si stabilisce in Marocco, visita l’Africa e il Sudan. Nei primi anni Sessanta frequenta Milano e gli amici di Brera, Roberto Crippa e Lucio Fontana, e sottoscrive un contratto con Renzo Cortina. Verso la fine degli anni Sessanta vive tra Milano, Parigi e Londra, mentre dal 1970 abita e lavora a New York.
Nel corso degli anni Sessanta e Settanta partecipa a svariate collettive e tiene numerose personali in Italia, Francia, Stati Uniti, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Germania, tra cui ricordiamo le gallerie del Cavallino a Venezia e del Naviglio, Schwarz, Cortina e Carini a Milano. Nel 1972 espone a Documenta 5 a Kassel presentato da Harald Szeemann, quindi è omaggiato nel 1974 dall’antologica alla Permanente di Milano; nel 1977 partecipa alla X Quadriennale di Roma.
Nel decennio successivo, dopo alcuni anni di viaggi negli Stati Uniti e di residenza a New York, torna in Italia, a Galliate (Novara) dove scompare prematuramente per un infarto nel 1991. 

Guy Harloff Official Website: guyharloffartist.com



Coordinate mostra
Titolo GUY HARLOFF (1933-1991). Alchimie e sinestesie
A cura di Serena Redaelli
Sede Centro Culturale di Milano, Largo Corsia dei Servi 4, Milano
Date 7 novembre - 5 dicembre 2019
Inaugurazione mercoledì 6 novembre ore 18.30
Orari lunedì-venerdì ore 10-13; 14-18.30 | sabato ore 15.30-19 
Ingresso gratuito 

Info pubblico 
Studio d’arte Nicoletta Colombo, Archivio Guy Harloff, Milano
Tel. +39 02 875617 - mob. +39 333 3931516

Centro Culturale di Milano
Tel. +39 02 86455162 - www.centroculturaledimilano.it

Ufficio Stampa 
IBC Irma Bianchi Communication
Tel. +39 02 8940 4694 - mob. +39 328 5910857 - info@irmabianchi.it

Al teatro Elfo Puccini di Milano, torna in scena lo spettacolo "La lingua langue Ovvero come imparare la lingua italiana e vivere felici", di Francesco Frongia con Nicola Stravalaci.


5 - 24 novembre | sala Bausch

La lingua langue
Ovvero come imparare la lingua italiana e vivere felici
uno spettacolo di Francesco Frongia
con Nicola Stravalaci
collaborazione a scene e costumi Saverio Assumma
luci Giacomo Marettelli Priorelli
produzione Teatro dell’Elfo

Torna in scena lo spettacolo sulla lingua italiana, un divertissement sulla grammatica e sul lessico che nella scorsa stagione ha fatto ridere e riflettere gli spettatori di ogni età. 
«Ci lamentiamo molto dell’imbarbarimento del linguaggio – dice il regista – scopriamo che i politici, i presentatori, i personaggi famosi storpiano l’Italiano senza rendersene conto. Bisognerebbe invitarli a corsi di rieducazione o forse basterebbe spiegar loro che con la lingua giocare è bello. Portando in teatro la grammatica proponiamo agli spettatori di tutte le età di divertirsi a giocare con le parole per imparare la potenza esplosiva del linguaggio».

Lo spettacolo-lezione, un’ora divertente d’interrogazioni senza debiti né verifiche, ha come complici pensosi e arcaici articoli di Eco, Calvino, Bartezzaghi, Roscia e il sito dell’Accademia della Crusca (sembra un ossimoro) oltre a una sana ignoranza dialettale che provoca ilarità pop automatica. La virgola, l’elisione, il periodo ipotetico, gli articoli alla milanese, sono elementi di fantascienza per l’italiano medio che manda messaggini. Il sadico Nicola Stravalaci, o meglio Stravalcioni, con lavagna, frustini, video, laptop, gessetti, tubi, focaccine, fischietti, pistole, caramelle, ci aiuta con smisurata sapienza interpretativa (nel senso che è sempre consapevolmente fuori misura) a sorridere sulla tragedia vera della perdita del valore etico e lessicale delle parole.
 Maurizio Porro, Corriere della Sera

Protagonista è il professor Stravalcioni Nicola Stravalaci, anche noto al grande pubblico come il temibile professor Strozzi della serie tv Alex & Co che, in una vera e propria lezione di un'ora, cerca di far comprendere ai suoi studenti (in questo caso al pubblico) come imparare, o re-imparare, la lingua italiana e vivere felici. 
Si comincia con l'appello e si prosegue sugli elementi di base come l'articolo, che diventa esempio di politicamente corretto e scorretto sulla questione del genere, la virgola, l'apocope, l'elisione o il periodo ipotetico, che prende la forma di una seduta spiritica per parlare di realtà e irrealtà. E il pubblico ci sta, si stupisce delle sue lacune e si inorgoglisce per quel che sa, ride e gioca con la nostra bellissima lingua senza soggezione, vittima consenziente delle ‘angherie’ del professore sempre sull'orlo di una crisi di nervi. Merito di Stravalaci, dei suoi ottimi tempi comici, del suo piglio autoritario al tempo stesso raccapricciante ed esilarante. Ma merito anche dell'intelligenza garbata con cui Frongia ha costruito un testo, adatto a tutte le età, per imparare a ridere dei nostri errori e per farci riflettere sull'importanza della curiosità nel comprendere il senso e l'uso della nostra lingua.
Claudia Cannella, Hystrio



TEATRO ELFO PUCCINI
corso Buenos Aires 33, Milano 
 Orari: mart/sab 19:30, dom 15:30  
Prezzi: intero € 33 / martedì posto unico € 22 / rid. giovani e anziani € 17,50 / under18 € 13.50 Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org

Eschatology - opere monumentali sul mistero ultimo. Al Museo Michetti una grande mostra dell'artista Mario Vespasiani, a cura di Giuseppe Bacci.


MARIO VESPASIANI 
Eschatology - opere monumentali sul mistero ultimo
a cura di: Giuseppe Bacci

sede: MuMi Museo Michetti
indirizzo: Piazza San Domenico, 1 - Francavilla al Mare (CH)
inaugurazione: Venerdì 1 Novembre ore 17:00
periodo espositivo: 1 - 19 Novembre 2019
 
orari: tutti i giorni da martedì a domenica dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00
informazioni: Tel. 085 4913719 ● ‭339.8895499 (Giuseppe Bacci)  info@fondazionemichetti.it

INGRESSO LIBERO


Venerdì 1° novembre 2019 alle ore 17:00 presso il MuMi Museo Michetti, Piazza San Domenico, 1 - Francavilla al Mare (CH), sarà inaugurata la mostra personale di Mario Vespasiani dal titolo Eschatology - opere monumentali sul mistero ultimo a cura di Giuseppe Bacci con il patrocinio del Comune di Francavilla al Mare. Un progetto site specific dal forte impatto installativo-ambientale in quanto verranno esposti due inediti dipinti ad olio, di circa 10 metri di larghezza per 2 di altezza, realizzati appositamente per il luogo. Opere che si relazionano non solo con l'imponenza dello spazio museale e con quei riferimenti allo spirituale presenti fin dagli esordi nella ricerca di Vespasiani, ma anche con le due splendide tele, analoghe per tema e dimensioni conservate al piano terra, realizzate da Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 1851 - Francavilla al Mare, 1929) per l’Esposizione Universale di Parigi dell’anno 1900. L’esito che ne deriva è stupefacente: non solamente per le misure delle tele, per quanto eccezionali, ma per il taglio cinematografico e per la pittura aurorale di sublimazione spirituale che avvolge lo spettatore, ampliandogli le percezioni emotive. 


Le due opere-installazione di grandissime dimensioni sono attuali non tanto per l’esito pittorico quanto per lo stato d’animo generato, che si colloca a trapasso della postmodernità. Sul palcoscenico di Vespasiani la scenografia sembra disegnata dalla fantasia di un mistico: il paesaggio appare ora lunare ora tibetano; il racconto passa da una rappresentazione antropologica ad una religiosità ancestrale, per approdare a soluzioni che non sono semplicemente pittoriche, ma intravvedono il tentativo di condurre lo spettatore ad ulteriore attraversamento. Anche in questa esposizione Mario Vespasiani si conferma uomo-artista visionario, mostrando una ulteriore tappa che si innesta in un percorso ventennale di notevole complessità. 
La mostra va ben oltre i consueti e pur altissimi riferimenti chiamati in causa dal prestigio del luogo espositivo. Sul piano dei contenuti e dell’aspetto formale, il valore e l'attualità dell'evento sta nell'ardua scelta di approfondire il tema escatologico mediante l'uso originale e sapiente di simboli e metafore. 
In teologia e nelle religioni l’escatologia è una dottrina tesa a indagare il destino ultimo del singolo individuo, dell’intero genere umano e dell’universo. E in quanto legata alle aspettative fondamentali dell’uomo, influisce (o potrebbe farlo) sulla visione del mondo e sulla condotta quotidiana, Mario Vespasiani parte da questa riflessione per approfondire la personale indagine interiore in rapporto agli avvenimenti odierni e che le menti più sensibili riescono già ad intuire dai molteplici segnali che affiorano dall'osservazione del panorama mondiale.

Addio alle tradizionali zippole di San Martino in piazza a Solarino? Il Maestro pasticcere Pippo Mangiafico: "Decisione triste ma obbligatoria."

Le tradizioni consistono nel mantenere viva una fiamma e come tali, nei loro significati più reconditi, non si toccano e vanno rispettate. A volte, però, i buoni propositi si scontrano con la realtà quotidiana che non aiuta e delude ed è così che si perdono.

Solarino rischia di perdere una di queste tradizione, quella gastronomica decennale delle zippole di San Martino in piazza Plebiscito. L'amministrazione comunale ha, infatti, diffidato il maestro pasticcere Pippo Mangiafico a montare il suo usuale gazebo per le zippole nella piazza principale del paese per una questione, si dice, di "decoro urbano".

C'è rammarico e molta delusione nelle parole di uno dei più bravi pasticceri della provincia di Siracusa per questa decisione: 
"In passato - racconta Pippo Mangiafico - ho sempre fattole zippole in piazza, più per non perdere una tradizione che per soldi e, soprattuto, per attirare gente durante un periodo dell'anno morto, dove la sera in paese sembra esserci il coprifuoco. 
L'amministrazione comunale mi ha chiesto di montare un gazebo confacente con l'ambiente, ma le cose non si fanno con le parole. Ci vogliono investimenti e bisogna venirsi incontro e collaborare.
Io personalmente mi sono sempre speso per la comunità, non negando mai il mio aiuto quando richiesto e cercando con pazienza e corettezza di fare al meglio il mio lavoro, creando lavoro ed oppurtunità per il paese. Ma adesso che non intravedo le dovute condizioni, mi vedo costretto a dire basta: Quest'anno niente zippole in piazza!
Sono certo che i solarinesi e l'opinione pubblica tutta - conclude Mangiafico - sapranno ben cogliere il significato ed il valore umano e morale di questa mia triste decisione ma di fatto obbligatoria."

lunedì 28 ottobre 2019

re-FLOW. All' Ex Ospedale Militare A.Riberi di Torino debutta, in prima assoluta, il progetto di danza transmediale, curata da Coorpi.


31 Ottobre 2019 - ore 20.30 | The Others | Ex Ospedale Militare A.Riberi – Torino

re-FLOW 
un progetto di COORPI

Direzione artistica/ Coreografia Chrysanthi Badeka 
Direzione Sistemi Interattivi Emanuele Lomello
Produttore Esecutivo Lucia Carolina De Rienzo

Ricerca e Sviluppo Chrysanthi Badeka, Vincenzo Cuccia, Emanuele Lomello, Simone Sarasso, Guido Tattoni, Erato Tzvara
Drammaturga applicata ai New Media Erato Tzavara 
Sound Design Guido Tattoni
Visual Design Nima Gazestani
Motion Capture Samuele Cigardi
Documentazione Video Vincenzo Cuccia
Storytelling Simone Sarasso

performer Maria Carpaneto, Francesco Dalmasso, Elisa D’Amico, Gloria Dorliguzzo, 
Caterina Genta, Edoardo Mozzanega, Francesca Saraullo, Marta G.Tabacco
e con Laura Caspani, Rosa Cerri, Sofia Chiarelli, Giorgio Colombero, Vanessa De Petris, Mattia Gennaro, Jenny Gotta, Ilaria Lillo, Patrizia Longo Vaschetti, Marzia Magnanini, Sara Mancino, Francesca Ostorero, Maria Elena Seidenari

Production Manager Valeria Palma | Web&Social Media Manager Laura Cappelli


un progetto di COORPI, realizzato in collaborazione con NABA (Milano) e Belleville ngo (Atene) con il sostegno di Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ ORA! Produzioni di cultura contemporanea” e di Mibac e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Per Chi Crea”, con il contributo di Regione Piemonte, TAP – Torino Arti Performative e Fondazione Piemonte dal Vivo e in partnership con TFF - Torino Film Festival, FCTP - Film Commission Torino Piemonte, SYS - SeeYouSound International Music Festival, Torinodanza Festival, AVDP - Athens Video Dance Project, Associazione Augenblick (Genova)
prima assoluta
durata: 3 h (accesso in qualsiasi momento, tuttavia) si consiglia la partecipazione di almeno 50 minuti.

La parola asilo è etimologicamente prodotta dall'antico aggettivo "άσυλο/asylo" = inviolabile, sicuro
La parola casa è associata alla parola asilo che è etimologicamente prodotta dall'antico aggettivo "άσυλο/asylo" = inviolabile, sicuro


re-FLOW è un‘opera di danza transmediale, vincitrice dell’edizione 2018 del bando “ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea" della Compagnia di San Paolo di Torino e con il sostegno del Mibac e di SIAE, nell’ambito del programma Per Chi Crea, che si sviluppa attraverso una performance dal vivo di lunga durata (ottobre 2019) e di una successiva installazione, realizzata con i dati raccolti nella prima parte del progetto (maggio 2020).
Lo spettacolo debutta il 31 ottobre alle ore 20.30 all’ex Ospedale Militare A.Riberi di Torino nell’ambito di The Others ed è una performance che lega danza e intelligenza artificiale, corpi e macchine che trasforma battiti, fiato, sudore e storie in suoni e videoproiezioni in tempo reale, mappandoli direttamente sulle pulsazioni e sui movimenti dei performer e del pubblico.



L’atto performativo è ispirato dal flusso dei migranti del pianeta, dalle rotte che da sempre graffiano il planisfero dal Sud al Nord del mondo. E diventa flusso di muscoli, parole, pulsazioni: un dialogo serrato tra essere umano e intelligenza artificiale. La trasmigrazione, la mutazione e l’interpretazione algoritmica sono il perno della ricerca artistica e tecnologica del progetto che fonde insieme coreografia, videografia, arti visive e plastiche, robotica e software interattivi.
I 25 performer indossano dispositivi che rilevano i dati biometrici durante la performance.
Un algoritmo multimediale, che agisce da “portale di accesso” ad un mondo digitale, coinvolgente e interattivo, genera una struttura performativa dinamica in grado di condurre artisti e audience attraverso un’esperienza inedita. Realizzato in collaborazione con NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, il progetto è ideato e concepito dalle artiste ateniesi Chrysanthi Badeka, coreografa e videomaker e Erato Tzavara, antropologa visiva.


L’atto performativo di re - FLOW è ispirato dall’idea di flusso inteso sia come atto collettivo, sociale, politico (flusso dei migranti del pianeta), sia come atto di pensiero e di azione (flusso di coscienza, intuizione) che come atto biologico vitale (flusso sanguigno, flusso elettrico neuronale, muscolare). L’atto performativo vuole creare un dialogo serrato tra essere umano e intelligenza artificiale. 
La trasmigrazione, la mutazione e l’interpretazione algoritmica sono il perno della ricerca artistica e tecnologica del progetto che fonde insieme coreografia, videografia, arti visive, creative coding e sistemi interattivi. re - FLOW travalica così i confini della messa in scena, incoraggiando il pubblico a sperimentare insieme ai performer e alle macchine un cambiamento progressivo degli stati emotivi e percettivi.
Un processo sperimentale volto alla trasformazione dei biodati, rilevati in tempo reale dai perfomer, delle loro relazioni e dei loro ritmi in uno spazio multimediale avvolgente in cui coesistono insieme a pubblico e macchine. Nella performance sono impiegate le più moderne tecniche di biodata analisys, motion capture, computer vision, machine learning, composizione algoritmica, computazione musicale e generazione visiva in tempo reale. 
Chi decide? Chi ha il controllo? Gli artisti, i programmatori, i performer, le macchine, gli spettatori, o tutti insieme? 
In re-FLOW la centralità dell’Intelligenza Artificiale e di sistemi interattivi quali strumenti di composizione per la generazione di suoni e visual, avvicina l’audience al processo decisionale. 



«Siamo nel mezzo di una rivoluzione di dati. E’ noto che, nella loro forma attuale, gli algoritmi siano fallibili a discriminazioni sociali, pregiudizi culturali, razzismi, segregazioni e altre costrizioni socio - culturali. Basandosi su un nuovo sistema di relazioni confondono i confini tra ingegneria, scienza e etica, tentando di mascherare forme di potere e di controllo sociale che appoggiano su sistemi computazionali. Le differenze umane, in tal senso, diventano proiezioni di un immaginario già chiuso in categorie precostituite a carattere razziale, sociale e di genere, utilizzate quali criteri per classificare l’organizzazione sociale e ad alto tasso di potenziale discriminatorio.
re-FLOW  vuole esplorare il corpo in stato di emergenza. L'obiettivo non è quello di limitare il movimento solo in uno schema prestabilito, ma piuttosto di fornire una dimensione di partenza affinché il movimento trovi i propri schemi, i propri adattamenti, ancora e ancora.
Il focus coreografico è sulla "mobilitazione del termine coreografia", incentrata su una visione interdisciplinare della ricerca e composizione, volta a spingere i processi coreografici su un terreno sempre più ibrido, in grado di raggiungere e coinvolgere un pubblico eterogeneo e più esteso. Inoltre, le ricerche in ambito tecnologico-creativo e la focalizzazione sui processi decisionali aprono prospettive interessanti, sull'attuale dialettica di distribuzione del potere politico-sociale, con particolare riferimento alle “web democrazie” e ai fenomeni blockchain, in cui possiamo osservare uno spostamento del potere decisionale dall’ambito umano verso i sistemi interattivi». 
Chrysanthi Badeka (note coreografiche)


Grazie alla rinnovata collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo e The Others, oltre a re-FLOW, l’1 novembre la fiera ospita dalle ore 20.30 alle ore 23.30 quattro coreografie appositamente selezionate da Fondazione Piemonte dal Vivo (20.30/23.30): Il secondo paradosso di Zenone di Elisabetta Consonni; Argon di Fabrizio Favale; Wie Soll Ich Das Erklären di Dagmar Dachauer e OPACITY #1 di Salvo Lombardo.



BIOGRAFIE ARTISTI
Chrysanthi Badeka è una coreografa, videographer, danzatrice, montatrice video, e co-direttore artistico dell'AVDP - International Dance Film Festival in Atene. Come artista multidisciplinare, la sua ricerca sulla danza e sulla composizione si incontrano in una cornice transmediale, che fonde il corpo umano e le sue potenzialità con le nuove tecnologie. 


Erato Tzavara è una video artista specializzata in Scenografia Digitale e Nuove Tecniche Media per la Live Performance. Collabora a livello internazionale lavorando sulla plasticità dell'Immagine in Movimento nello Spazio Performance e sull'utilizzo dei media digitali come strumento per la Drammaturgia. 


Emanuele Lomello Interaction designer e docente, fonda la propria formazione professionale nel mondo delle arti performative come video scenografo e light designer. Direttore del Triennio di Nuove tecnologie per le Arti Applicate presso la Naba di Milano. Considera la tecnologia come estensione del corpo umano, come un nuovo strumento di conoscenza, come un nuovo confine esperienziale per il corpo e la mente. 



LUOGO:Ex Ospedale Militare Alessandro Riberi, Corso IV Novembre, 80a, 10136 Torino TO
PREZZI: re-FLOW: performance gratuita con ingresso a fiera The Others (7€ intero - 5€ ridotto)
INFO: Tel. 333.8050749 – www.coorpi.org