Il mito di Tina Modotti, la fotografa e attrice friulana che
conquistò con la sua arte l’America d’inizio Novecento, rivive a Casarsa
della Delizia il 14 dicembre con lo spettacolo “Ode a Tina”, in scena
al teatro comunale Pier Paolo Pasolini alle 21.00 all’interno della
rassegna di prosa dell’Ert in collaborazione con il Comune. Un progetto
della Corale Polifonica di Montereale Valcellina che oltre alla piece
per la regia di Ferruccio Merisi, proporrà in quella serata altre due
iniziative culturali: nel foyer del teatro la mostra fotografica dal
titolo “Tinissima a nostra immagine” realizzata dal Circolo fotografico
L’Immagine di Maniago e la presentazione del libro che raccoglie varie
testimonianze della vita di Tina Modotti scritte appositamente da vari
studiosi nonché funge da catalogo sia per lo spettacolo che per la
mostra.
“Immensa e passionale è stata la vita
di Tina Modotti - spiega Gianni De Pol responsabile della produzione -:
friulana di nascita e cittadina del mondo, ha incarnato nella sua vita
una delle possibili prospettive di libertà nonché di realizzazione della
donna nell’era moderna. Povera eppure ricca di doti fisiche e mentali,
provinciale e cittadina del mondo, emigrante e conquistadora, libertina e
disciplinata, artista e donna comune, anarchica e politica,
appassionata ed ambigua, sincera e giocatrice: in queste molteplici
dialettiche il suo destino, di volta in volta fortunato o beffardo,
resta maggiore delle sue pur notevoli opere fotografiche o epistolari”.
A
questo destino la Corale Polifonica di Montereale Valcellina ha
dedicato un’ode, ovvero una composizione poetica complessa, con più
registri e ritmi, in cui anche le parti di teatro d’attore sono tessere
organiche di un mosaico di atmosfere e di emozioni, grazie alla
rilettura dei testi della sua vita, effettuata dal drammaturgo
Horacio Almada, con l’essenziale apporto dello studioso Gianni Pignat e
del citato regista Ferruccio Merisi i quali hanno ridisegnato l’enigma
di quella vita lasciando queste contraddizioni vera, esemplare, a
cavallo di un onda di svolta della civiltà. In sintonia con la
drammaturgia il maestro Maurizio Baldin ha ideato una colonna musicale
del tutto originale che trova in buona parte ispirazione dalla
tradizione messicana.
Lo spettacolo vede
come interpreti principali Marta Riservato nel ruolo di Tina Modotti,
Max Bazzana, Stefano Ferrando. Cantanti solisti sono Gina Ianni e
Rodolfo Vitale. Orchestrali Maurizio Baldin, Lucia Clonfero, Josè
Gutierrez, Fabio Serafini, Romano Todesco, ai quali si aggiungono i
cantori della Corale Polifonica di Montereale Valcellina.
Scheda della piece.
Lo spettacolo dal taglio fine ed equilibrato e con la scelta dei colori
“bianco e nero” da il senso di partecipare alla storia attraverso una
specie di fotografia parlante o cantante. Un racconto dal fermo immagine
alle volte in positivo ed alle volte in negativo come per esempio
quando si vedono la falce ed il martello di colore bianco che vanno a
sembrare strumenti direttamente collegati alla pace, avendo già superato
la lotta. Il colore rosso della rosa dai petali delicati ad un certo
punto ha dovuto per forza rivelarsi per testimoniare e imprimere la
passione e l’ideologia politica che ha contraddistinto la vita di Tina
Modotti, vissuta fino alla fine dei suoi giorni e trova conclusione
ideale anche nella finzione teatrale, dove gli interpreti si lasciano
prendere da vera emozione al passaggio del corpo morto di Tina portato a
spalla in un ultimo tributo che trascina anche il pubblico presente in
un unico sincero applauso.
Tina Modotti. La leggenda di una donna e di un'artista emancipata.
Nata a Udine nel 1896 e morta a Città del Messico nel 1942, Tina
Modotti ha una storia che merita di essere raccontata e conosciuta, dopo
che, per tanti anni in Italia, è stata celata dietro un velo d'oblio a
causa del suo impegno civile e dell'attività sociale e politica, letta
come sovversiva. In realtà sono molte le lenti attraverso cui è
possibile guardare la vita di un personaggio poliedrico come Tina
Modotti. Donna forte e decisa, che dal Friuli emigra prima in Austria,
poi negli Stati Uniti e da lì viaggia seguendo la sua passione politica,
la sua vena artistica, il suo credo civile, sperimentando, sempre
secondo quell'umanità che la caratterizzava, il teatro, il cinema, la
pittura e la fotografia. E “Ode a Tina” racconta un po' tutte le fasi
della vita di questa donna, dalla adolescenza come operaia in filanda in
Friuli, alla sua emigrazione negli Stati Uniti, l’esordio
nell’industria del cinema di Hollywood e di seguito in Messico che ne
divenne il suo paese adottivo, senza tralasciare il breve ritorno in
Europa che la portò dalla Russia alle barricate della guerra civile
spagnola, e il rocambolesco definitivo ritorno in Messico, dove morirà a
46 anni in un taxi a Città del Messico.
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