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lunedì 7 novembre 2016

La vera storia di “Laura Lanza”. Dallo scrittore fiorentino Pietro Trapassi tutti i segreti della Baronessa di Carini.

Una mano insanguinata sul muro… È soltanto questo quello che rimane di Laura Lanza, la bellissima baronessa di Carini, sacrificata dal padre in nome dell’onore. Nota a tutti è la sua storia - ricordata come il primo “femminicidio” d’Italia, narrata dai cantastorie sin dalla notte dei tempi e restituita al pubblico con lo sceneggiato del 1975, con la straordinaria partecipazione di Ugo Pagliai e Janet Agren.
Pochi, invece, dopo la novella di Luigi Natoli composta nel 1892, si sono preoccupati o avventurati a indagarne le origini della sua misteriosa vicenda, che si confonde e si sbriciola nell’alone di una bella leggenda siciliana.
Adesso con “Laura Lanza, la Baronessa di Carini – Romanzo di Cappe e Spade”, in tutte le Mondadori, negli store online e nelle migliori librerie d’Italia per Bonfirraro editore, lo scrittore fiorentino, di origini palermitane, Pietro Trapassi tenta di gettar luce sulla tragica storia della sfortunata giovane di Carini, con un appassionante racconto storico che diventa narrazione di una forte passione, rivisitato con una scrittura colta e morbida, calda e avvolgente, che saprà ammaliare il lettore alla ricerca di una vicenda unica, ambientata in Sicilia in pieno Rinascimento. È questo il periodo – siamo in piena dominazione Aragonese - nel quale l’onore, inteso nel senso più rigido, ha la precedenza sui sentimenti: niente può macchiarlo, pena la decadenza della rispettabilità della persona e del Casato, che deve conservare integro il suo prestigio e la sua potenza. Innumerevoli gli spunti di attualità, considerando che il “delitto d’onore” nella penisola è stato abolito soltanto nel 1981.
Con grande acribia storica, Trapassi compie le sue ricerche d’archivio in maniera precisa e scientifica, che lo porteranno a sviluppare il nucleo narrativo, ma lo spunto principale gli arriva dai ricordi della sua adolescenza, quando guardava il bel Castello di Carini: tante volte gli avevano raccontato che proprio lì, su una roccia, rimase impressa la mano insanguinata della povera Laura. Da qui comincia a snocciolarsi una bella storia d’amore e d’onore…
Laura, infatti, è purtroppo il mezzo per fare aumentare il prestigio del Casato: occorre uno sposo, almeno di pari grado nobiliare. L’autorità paterna la spunta sulla scelta, che cade sul figlio, Vincenzo, della famiglia La Grua, baroni di Carini. Ma Laura ama Ludovico Venagallo: i due devono tacitare i loro sentimenti e diventano amanti. Scoperta la relazione, il barone di Carini, consigliato da un parente religioso e inviso a Laura, riesce a fare intervenire don Cesare per avere soddisfazione del tradimento della moglie. La storia ci consegna, infatti, l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563, conservato nell’archivio della Chiesa Madre di Carini, insieme a quello di Ludovico.
Soltanto il tocco sorprendente dell’autore, che segue tutto il libro con leggiadria e tenerezza, esplode nel finale, travolgente e originale, riuscirà a squarciare le tenebre dell’odio.
«Si è scelto di intitolare il romanzo proprio alla ragazza – dicono congiuntamente l’editore Salvo Bonfirraro e l’autore – perché abbiamo voluto dare rilievo a questa figura fiera di donna del Rinascimento che paga con il proprio sangue la sua verità, il suo essere sua e di nessun altro».
Una scelta completamente coerente con la linea tematica di Bonfirraro, che si prefigge di riservare “al femminile” un ampio spazio della propria produzione editoriale e un’attenzione particolare proprio alle pubblicazioni dal carattere di denuncia nei confronti di qualsiasi forma di maltrattamenti e di ingiustizie e di lottare per l’affermazione di valori ritenuti inalienabili.




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