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martedì 29 gennaio 2019

A.semu tutti devoti tutti? La Compagnia Zappalà Danza in coproduzione con il Teatro Stabile di Catania, porta in scena S. Agata, una storia vera e una danza al maschile piena di energia.


Compagnia Zappalà Danza in coproduzione con Teatro Stabile di Catania
Teatro Stabile di Catania/ Teatro Verga, 6-10 febbraio 2019
A.semu tutti devoti tutti ?
3° tappa dal progetto “re-mapping Sicily”
Ripresa dello spettacolo in programma nel 2019 in occasione dei 10 anni dal debutto, per il progetto Antologia di Roberto Zappalà. In coproduzione con il Teatro Stabile di Catania
coreografia e regia: Roberto Zappalà
musica originale (eseguita dal vivo): Puccio Castrogiovanni (Lautari)
altre musiche Dire Straits, Rosario Miraggio, Gustav Mahler, Burt Bacharach
drammaturgia: Nello Calabrò e Roberto Zappalà

danzatori: Adriano Coletta, Maud de la Purification, Alain El Sakhawi, Akos Dozsa,
Salvatore Romania, Antoine Roux-Briffaud, Fernando Roldan Ferrer,
Massimo Trombetta

musicisti  Lautari : Giovanni Allegra, basso | Puccio Castrogiovanni, corde, marranzani e fisarmonica | Salvo Farruggio, percussioni | Peppe Nicotra, chitarre

video: regia Nello Calabrò e Roberto Zappalà/ interprete Carmen Consoli

scene e luci: Roberto Zappalà - costumi: Marella Ferrera, Roberto Zappalà - testi: Nello Calabrò
assistente ripetitrice: Ilenia Romano - realizzazione scene e costumi e assistente: Debora Privitera
direttore tecnico: Sammy Torrisi - ingegnere del suono Gaetano Leonardi
direttore di produzione e tour manager Maria Inguscio

Una coproduzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro di Produzione della Danza e Teatro Stabile di Catania in collaborazione con il Festival MilanOltre
la compagnia è sostenuta da MIBACT e da Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
VINCITORE PREMIO DANZA&DANZA 2009 MIGLIOR SPETTACOLO ITALIANO 



La “A” sta per Agata, la santa patrona della città di Catania. La santa martire a cui sono stati strappati i seni per punizione ai rifiuto delle avances del proconsole. A lei Catania dedica ogni anno una festa, che figura tra le più importanti del mondo cattolico. Quel giorno la città si riempie di un solo grido martellante, “siamo tutti devoti tutti!”. Nell’aggiungere un punto interrogativo (siamo tutti devoti tutti?) Roberto Zappalà pone delle domande che disturbano e affrontano il non-detto.
Immaginare, concepire e costruire uno spettacolo su S. Agata, la sua immensa processione e festa a Catania, (fra le più grandi dell’intero mondo cristiano/cattolico) oltre a proporre un’identificazione città /popolo/ santa che trova appunto a Catania uno dei luoghi al mondo dove questo avviene in maniera inestricabile, è volere, più di ogni altra cosa, indagare a fondo un aspetto fondamentale dell’oggi.  Il rapporto che si ha con il sacro, la religione, la religiosità. E Agata, una santa, la cui immagine devozionale, (le tenaglie, i seni straziati), in bilico fra erotismo e sadismo splatter, tra le più immediatamente riconoscibili di tutta l’iconografia religiosa cattolica, è “solo” un punto di partenza. Si utilizza un apparato iconografico tradizionale per farlo sposare con il moderno, con la contemporaneità, per dare origine a contrasti e cortocircuiti; per proporre nello scenario arcaico e contemporaneo della festa religiosa le contraddizioni di un mondo dove a essere “straziati”, non sono solo i seni ma intere tipologie umane e concettuali.
Se lo spettacolo non può avere l’ambizione e la capacità dell’Aleph borgesiano di «contenere tutti i punti, tutti i luoghi, visti da tutti gli angoli», ha senz’altro quella di dare, attraverso e partendo da Agata, figura storica e mito, festa religiosa e di popolo, teatro della devozione e della finzione, luogo d’amore e di furore, spazio del riscatto e dello sfruttamento, palcoscenico dove l’individuo si perde (beatamente?) nella massa, uno sguardo profondo e rivelatore su quello che ci fa essere, nel bene e nel male, quello che siamo, che siamo stati, che rischiamo di essere.
La missione: A. nasce dalla necessità, sofferta, e a lungo rimandata, per timore e pudore artistico, non religioso, di affrontare una serie di nodi cruciali riguardanti il vivere in una comunità e l’esserne parte integrante; di indagare e sviscerare il sentimento di appartenenza che una società secolarizzata e medializzata prova verso Dio, la religione, il trascendente. Un rapporto che si configura in due aspetti opposti e complementari; quello privato e quello pubblico, due facce della medaglia di un’ambiguità fondamentale che non è possibile chiarire. Come se il credente (siciliano e non) fosse condannato a questo paradosso: rendere pubblico il proprio fervore mistico, la propria devozione come l’unico modo di manifestare la propria religiosità, ma così facendo rischiare di snaturarla o addirittura di cancellarla. Non si poteva, quindi, tralasciare in un progetto come re-mapping sicily – percorso che Roberto Zappalà ha intrapreso diversi anni addietro con l’intenzione di rileggere la Sicilia attraverso il suo linguaggio scenico - l’aspetto della religiosità popolare, un apparato che nell’isola e in Italia diventa cartina di tornasole per quasi tutto, un teatro d’operazioni che investe e riassume, facendoli esplodere, tutti gli aspetti che interessano l’appartenenza ad una collettività.
 
Teatro Verga: Via G. Fava 35, Catania
Botteghino tel. 095.7310856 (lun 15/19, mart - sab 10/ 19, dom dalle 16:30 se spettacolo in scena).
Orari spettacolo: 6, 8, 9 febbraio ore 20.45  | 7, 9 febbraio ore 17.15 | 10 febbraio ore 17.30
www.teatrostabilecatania.it
DATE: 27 settembre 2019, MilanOltre Festival, Teatro Elfo Puccini, Milano (apertura Festival)

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