Testo a cura di Gianluca Marziani
Fate attenzione alle immagini femminili di D'Amore. Il freddo blu scotta come una fiamma gialla. L'emozione lì nascosta surriscalderà gli osservatori attenti. Personalmente, tutte le presenti parole nascono da un ghiaccio che brucia.
Scorrendo le immagini avrete sensazioni altalenanti, dubbi feroci sul soggetto della vostra visione. Potreste pensare ad una donna costretta, tenuta in uno stato carcerario da qualche entità di cui non sappiamo nulla. Oppure potrebbe cogliervi un radicale rispetto per queste femmine grintose, folli e atletiche dentro una casa che diventa il loro campo di gioco/battaglia. O ancora, chissà che non subentri la consistenza del dubbio, mancandovi sicurezze su quanto accade dentro il blu ambientale. A voi il beneficio di ogni scelta possibile, ricordando che i loro gesti ci intimano sempre qualcosa. Le figure agiscono nel privato per comunicare una loro forza. Sono se stesse fino in fondo, senza limiti se non quelli di nascondere le emozioni negli occhi. Non far vedere lo sguardo significa mettersi a nudo e non rischiare l'identità.
Si scoprono ambienti chiusi, svuotati da qualsiasi mobilio ingombrante. Vediamo mattonelle, muri monocromi, ombre turbative, scorci che concedono il minimo all'immaginazione architettonica. I luoghi, però, restano lo specchio di chi li abita col proprio corpo, con le abitudini quotidiane, coi ritmi di veglia e sonno, azioni e immobilità, pensieri e vuoto profondo. Anche uno scorcio ridotto, insomma, ci dirà poco della casa ma racconterà molto delle persone. Bastano due metri, in fondo, per sintetizzare tensioni, ansie, emozioni, voglie.
Dentro gli spazi naviga la psicologia dell'artista, il suo ipotizzabile controsenso emotivo, il rapporto tra se stesso e il corpo femminile. Eccola, improvvisa e ben raccolta, l'intimità domestica che diventa luogo mentale, camera dove accadono pure proiezioni dell'istinto. La ragione mette in ordine i risultati di tali istinti, formalizzando le emozioni, i desideri e le paure che un artista porta a giusta sintesi. Oggi come ieri, spetterà alla fotografia il compito di decifrare l'analisi interiore. Qui sono aumentati i formati e il colore viene immerso nelle varianti tonali del blu profondo. Un solo lavoro ha utilizzato il colore caldo per spezzare il ritmo: dicendo che il corpo e l'istinto hanno sempre macchie imperfette, tanto nel quadro quanto nelle vita individuale. Più volte avrete l'impressione che il soggetto ripreso slitti verso i toni acrilici, secondo gli impasti piatti di un iperrealismo pittorico.
In realtà le immagini prendono la flessibilità del mezzo fotografico e ne usano il calore emotivo. L'opera chiede una vitalità sentimentale che animi i soggetti freddi dell'inquadratura.
Qualcosa di straniante, quantomeno poco comune tra i ritmi domestici più consolidati. Un busto femminile dentro una carrozzina, alcuni funghi che escono da un addome, una figura in piedi dentro una grande uccelliera, varie forchette conficcate in un corpetto che sembra pelle, due gambe in plastica che diventano braccia, gli stessi arti che escono da un cubo contenente una donna. La fantasia ha pieno potere su parti vive della realtà decifrabile. E' una donna che vive la condizione estrema della solitudine coltivata, tra la degenerazione di un mondo maschilista e una bella coscienza della libera sessualità.
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