In foto MARLA LOMBARDO |
C'è un ragno in agguato lungo la cornice del soffitto, a un palmo dalla nostra verticale, fuori sono le 4.29 e ancora teneri alcuni lenzuoli calano musica di temporale ormai lontano, a goccioloni.
Dublino appare da questa camera svuotato come da un elettrochoc, rigido, distante, ma coinvolge senza l'aver deciso, senza che i lampioni sui ponti e il barbaglio d'acqua nera del Liffey mi lasci dimenticare questo tuo stato di grazia...
Azzarderei quasi felice.
“Che cosa credi”, mi dici, “non esiste donna al mondo che non si sia mai chiesta come sarebbe a fare la madre.”
“Anche”, ti rispondo, appoggio la testa sul cuscino, sprofondo pur lasciando uno spiraglio dove appoggiare l'occhio e guardarti.
Sei un po' bevuta, sei decisamente bella.
“E non c'è altro?”, domando.
Seduta, cerchi l'accendino tintinnando con quelle unghie mangiucchiate a misura.
“Con tutto il rispetto da quando ti devo rendere conto?”
Ridi, il perizoma fa capolino dai jeans appoggiati al limite dei fianchi, un fumo comincia a gonfiare la stanza.
“Con tutto il rispetto, Marla, ma me l'hai nascosto.”
Frusciano stoffe appena smosse, destate dal torpore dei ricami, io resto fermo e aspetto che ti sistemi sul letto facendo uso di un'eleganza che ben conosco e pare custodire il tuo corpo.
“Sì, ciascuno ha i suoi difetti, il mio è amarti e magari...”
Fai una smorfia baciata da mille pensieri sempre più nitidi e capaci di dare sapore alle cose.
In questo periodo la tua vita di in esperta incatenata sognatrice vuol trarre dal passato un oroscopo sul presente.
E' che tu metti in atto una trama poetica. Un fuori scena intimo, scoperto.
Un “ tu per tu “ che resta in sospensione tra il non detto (profondamente appartenente al tuo restar segreta) e la giocosità aperta che sa farti rotolare.
Tu accenni, nella quotidianità, all’attimo misterioso e fertile che l’attraversa.
“Vieni qui.”
Ti avvicini.
Il tuo seno mi riceve in questo primo reciproco gioco di mani, dispersione di calori, profumo corporale, emozione che lascia subito spazio all'amore.
Per un attimo guardo su, il ragno si è mosso di venti centimetri verso la finestra... le tue dita iniziano a raccontarsi ancora, il cuore mi batte…
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