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martedì 10 aprile 2012

RELITTI: STORIE DI MARE, LEGGENDE E ALTRE DICERIE | All'Acquario Civico di Milano un incontro/dibattito in occasione del Centenario dall'affondamento del Titanic (1912-2012)

Alberto Storari - Shipwreck - 130x80 cm -
mixed media on damask fabrik - courtesy Alberto Storari
Nonostante siano passati cento anni da quella notte di aprile del 1912, il naufragio del Titanic conserva ancora un grande potere avvincente, anzi col passare del tempo aumentano appassionati e studiosi di questo tragico avvenimento, mentre naufragi più gravi sono totalmente dimenticati. Raramente un evento riunisce in modo così completo elementi così disparati come tragedia, allegoria, metafora, eroismo, dignità, classismo, uguaglianza e pregiudizio.Fin dall’inizio della sua costruzione sembra che il destino abbia governato la catena degli eventi in modo da condurre la nave e 1.500 persone in fondo al mare. Il naufragio del Titanic segnò la fine di un’era, quella della cosiddetta belle époque. Insieme al più grande transatlantico in esercizio affondarono la sicurezza, la vanità e l’illusione che non ci fossero limiti al progresso dell’uomo e alla sua tecnologia. Insieme alla nave dichiarata inaffondabile, in due ore e 40 minuti affondò lo status symbol galleggiante del lusso, dell’esclusività e del privilegio. Emigranti e miliardari – fino allora rigorosamente separati -  si trovarono a fianco nelle lance di salvataggio o nelle acque gelide dell’Atlantico nello stesso modo in cui due anni dopo avverrà nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Il Titanic fu la premonizione di tutto questo.

Presentano la serata con proiezione di fotografie ed immagini d’epoca:

Giancarlo Costa, scrittore e giornalista, autore del libro “Dal Titanic all’Andrea Doria, storie di naufragi del 20 secolo” (Ed Gribaudo 2010)
Mauro Mariani, già Direttore del Polo dei Musei Scientifici di Milano
Interverranno:
Alessandra Ciceri, psicologa; Massimo Rizzardini, filosofo; Alberto Storari, artista
Coordina:Claudio Composti

Inaugurazione Gioved 12 Aprile 2012 ore 21 | Ingresso libero

CONTATTI:





Catalogo: Alberto Storari. MARE MAGNUM – a cura di Claudio Composti – testi di Emanuele Beluffi, Massimo Morasso, Tiziana Cera Rosco – in collaborazione con mc2gallery e Acquario e Civica Stazione Idrobiologica Milano
Curatore/i:Claudio CompostiEmanuele Beluffi
Artista:Alberto Storari




TESTO DI PRESENTAZIONE/CRITICO
ALBERTO STORARI, ANCORA a cura di Emanuele Beluffi

Se si volesse collocare la produzione di Alberto Storari in una temperie culturale determinata, il riferimento immediato non potrebbe non essere rappresentato dalla koinè romantica. D’altro canto non gli si farebbe giustizia se lo si interpretasse sic et simpliciter alla stregua d’un romantico redivivo, fermo restando che l’inattualità è un’opzione culturale assai feconda, perchè tempus fugit e la scelta controcorrente contiene in sé il rischio pressante dell’anacronismo. Ma, si sa, la verità è senza tempo e aliena alla contingenza, anche alla contingenza dell’arte contemporanea. Quindi, una medesima verità può essere declinata attraverso differenti linguaggi, ciascuno egualmente all’altezza del proprio tempo. I mostri di ferro spiaggiati e carichi di memoria che Storari immortala nella loro fissità e sussistenza su scabre superfici damascate rinnovano quei sentimenti che sono alla base di buona parte della storia del pensiero e dell’arte occidentali (la cultura orientale declina differentemente i luoghi concettuali fondamentali dell’essere e del principio di non contraddizione [A e non-A], anche se alla fine ci si ritrova tutti, sia a est che a ovest, allo stesso punto, basti pensare a quanto la dialettica hegeliana sia debitrice del Tao), legati allo stupore platonico per ciò che vi è e al sublime romantico tematizzato da Immanuel Kant in filosofia e Caspar David Friedrich in pittura. La composizione complessiva in cui si risolvono i relitti di Alberto Storari ricorda molto da vicino quella stimmung di cui parlava Giorgio De Chiricovia Friedrich Nietzsche, che nella fattispecie denotava l’atmosfericità ravvisabile nell’Enigma dell’oracolo del pictor optimus e in Monaco in riva al mare di Caspar David Friedrich, dove il soggetto si ergeva nella sua sussistente immane fissità sul debordare dell’infinito, circonfuso dall’enigma dell’immensamente grande. Nell’opera di Alberto Storari l’enigma è disvelato nella sua possente nudità e fisicità: questi relitti sono vite silenti nell’esatta traduzione delle espressioni inglese e tedesca still life e stilleben, che denotano il nostro concetto di “natura morta”. Cadaveri di navicelle senza nocchiero, immobili oltre il tempo, carichi della memoria di un passato che purtuttavia STA, inchiodato al qui e ora: la vita, schopenhauerianamente intesa come eterno presente, oggettivata nell’adesso immobile di animali di ferro spiaggiati che conservano in sé le vestigia di un tempo passato, il loro tempo. E che, per un rovesciamento di prospettiva, hanno davanti a sé il nostro sguardo stupefatto, osservatori dell’immensamente grande, viandanti sul mare di nebbia che in questo caso non stanno “nel” quadro ma al di là di esso. Dinanzi ai quali si ergono questi giganti, portatori di una storia che è tuttavia il resoconto di molte storie, divagazioni e suggestioni, recando in sè il valore simbolico di un universo di discorso che, come nell’epopea di Moby Dick, trascende i limiti della narrazione legata al qui e ora per lambire i territori della scienza, della filosofia e dell’arte.




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