La galleria d’arte contemporaea
CoArt è lieta di proseguire la sua stagione espositiva con Lascia che cada il foglio, mostra personale di Francesca Loprieno.
Un lavoro tanto evocativo quanto suggestivo quello che si dipana fra le mura
della galleria, con un ciclo di fotografie di piccolo formato che, come dei
delicati scrigni, sprigionano tutto il loro suggestivo potere narrativo,
attraverso scorci di cielo, rubati probabilmente fra Parigi e Roma luoghi assai
cari all’artista, e frammenti di mare della sua terra di origine: la Puglia.
Un racconto che procede e
sollecita lo sguardo dello spettatore attraverso spazi vuoti (o forse no, come
suggerisce il curatore Alexander Larrarte) che “nell'insieme codificano il suo
immaginario interiore, la ricerca di spazi immensi, di straniamento,
contemplativi. Frammenti di realtà sezionate” quasi monocrome, dove questi
“spazi di “vuoto” perdono inconsistenza e si rivelano”. Un lavoro delicato e
silenzioso, ma non per questo meno incisivo, quello della Loprieno,
perfettamente inserito in una ricerca artistica che, seppur giovane, già si
afferma con coerenza e determinazione in nome della contaminazione fra mezzi
espressivi (in passato con successo l’artista si è confrontata con la
performance come in Stato di necessità
(2010) e la video arte, come in Next
Station (2012)) e riferimenti teorici/concettuali e che ha visto nel suo ultimo anno di
attività dedicarsi con particolare attenzione allo studio dell’habitat
contemporaneo e del paesaggio naturale in relazione all’individuo che lo vive (Paesaggi/Passaggi, (2012)). E’ proprio
seguendo queste indicazioni che si inserisce il lavoro presentato, in cui lo
spazio personale, del ricordo autobiografio, diventa, allo stesso tempo, quello
condiviso della memoria collettiva.
INTERVENTI CRITICI
a cura di Roberto Lacarbonara
La collera
sembrava svanita
La collera sembrava svanita.
Rimaneva il risentimento, quello sì, tutt’uno con la carta da parati ancora
sottovuoto e le due ciminiere ingolfate, una del camino, l’altra della caldaia
ormai spenta da vent’anni. E nevicava da ore, Parigi aveva le brache infilate
in un torbido grumo di fango e di ghiaccio, era grigia, limacciosa però
soffice, e aveva la poca luce dei suoi occhi.
Prima o poi bisognava tornare.
Far le valigie, il biglietto, le scale, tutto per l’ultima volta. Se solo lo
avesse massacrato di botte - pensava - adesso ogni cosa sarebbe più giusta, al
suo posto, risolta per sempre. Per sempre per sempre: maledettamente nella
testa questa ostinazione all’eternità. Forse era colpa del mare, o di suo padre
che diceva, in ogni occasione, tanto qua devi tornare.
L’ultima volta che le aveva
parlato era al Pont Neuf, con i sacchetti della spesa traboccanti e con le dita
ghiacciate al vento di dicembre. Il dubbio su quel “forse” nervoso con cui si
erano salutati era diventato ancora più pungente dopo la notizia del fallimento
di Le Jardin, la libreria dove lei lavorava al pomeriggio. L’anziana
proprietaria aveva venduto sei mesi fa a due coniugi spagnoli e da allora solo
grane.
Ma di Elodie e di sua sorella
adesso non le importava più nulla. In fondo era colpa loro se tutta questa
storia aveva preso il sopravvento sulle loro vite. Rimaneva il rimpianto per
non aver detto subito e coraggiosamente la verità e per aver buttato all’aria
un’occasione per dimostrare che quella donna era davvero la loro mamma.
3 dicembre 2012, Roberto
Lacarbonara
Lascia che
cada il foglio
Serie di frammenti, immagini prendono forma da una necessità [forse
personale o forse no], un bisogno di alzare gli occhi verso il cielo o di
abbassarli verso il mare, uno “strappo” della realtà con la speranza che la
linea dell'orizzonte possa confondersi e non esistere più.
Un percorso autobiografico,
quello di Francesca Loprieno, cominciato nel gennaio 2012
[in progress o forse no], e non ci è dato sapere quando terminerà, forse
con questa mostra o forse mai così come tutte quelle domande che non avranno
mai risposta.
Due serie di immagini si
sovrappongono tra cielo e mare e ne offrono una narrazione sottraendo uno
spazio dallo sguardo d'insieme della realtà.
Lo sguardo si concentra in due
spazi, [di vuoto o forse no] dove i cieli rappresentano le città di Roma e
Parigi, il mare la sua terra d'origine,
la Puglia e nell'insieme codificano il suo immaginario interiore, la ricerca di
spazi immensi, di straniamento, contemplativi.
Un'installazione con foto di
piccoli formati delinea frammenti di realtà sezionate in inquadrature tra cielo
e mare, dove spazi di “vuoto” perdono inconsistenza e si rivelano.
dicembre 2012, Alexander Larrarte
Biografia
Francesca Loprieno vive e lavora tra Bari e Roma.
Affianca l'attività di fotografia a numerose
collaborazioni in ambito teatrale e della comunicazione.
Si forma presso l' Accademia di Belle Arti di Foggia e
Roma e presso l' ENSAD di Parigi dove conclude i suoi studi.
Numerose le esposizioni collettive e personali tra cui
citiamo la presentazione di un suo progetto alla “54° Esposizione
Internazionale Biennale di Venezia”, alla rassegna internazionale “Shades of
Women, la fotografia a colloquio con le arti” a Roma e l'esposizione al Museo della Storia e dell' Immigrazione di
Parigi.
Predilige il linguaggio fotografico e video per
analizzare le problematiche dei non-luoghi (luoghi del disagio sociale e
dello straniamento) e della non-identità (temi della mancanza dei
diritti umani), spesso coniugati ai temi del Viaggio inteso come
attraversamento dello spazio fisico ma anche dello spazio mentale (lo spazio
del ricordo personale e della memoria collettiva), e come occasione di perdita
del senso della condizione del tempo che non appartiene più all'interiorità
dell'individuo ma si fa condizione essenziale della vita..
Ad esempio l'articolato work in progress Identi-Kit
(2008-2011) raccoglie le duplici immagini fotografiche di donne ritratte in
dittici. Il titolo riconduce a un metaforico Kit d'identità costituito da
oggetti dell'universo simbolico femminile. Il tema è quello dell'identità o
meglio della non-identità dell'altra
metà del cielo soffocata da stereotipi occidentali e condizionam,enti della
cultura occidentale tra tabù religiosi e inumani riti tribali. E' incentrato,
invece, sulla precarietà delle relazioni umane il progetto fotografico dedicato
all'immigrazione Soi meme pourtant condotto nel 2010 nei quartieri
multietnici di Parigi.
Del 2009 è Transizioni, lavoro focalizzato
sulla perdita della condizione stabile dello spazio e della condizione certa
del tempo. Spaesamento, incertezza, perturbanza, le strade e le piazze della
metropoli (in questo caso Roma) sono condizionate dalla mutante presenza umana.
Nel video Next Station, Loprieno indaga il non
– luogo di una stazione ferroviaria abbitata dal vuoto, dalla velocità,
dall'impersonalità, dall'impermanenza di
spazi/tempi/narrazioni/volti/nomi/corpi/immagini/suoni/eventi.
Mentre il ciclo di Autonarrazioni visive (2010)
si affida alle sperimentazioni di flussi
con-fusidi di storie intime vissute
al margine tra corpo e scrittura. Insistendo sul concetto di tempo all'interno della narrazione contemporanea,
Loprieno approfondisce il tema del non-racconto quotidiano. Influenzata
dal lavoro di Sophie Calle, dal cinema dei fratelli Coen, dalle scritture di
Pessoa, Auster, Sarah Kane e molti altri si interessa di meta-narrazione.
In Francia sviluppa Appunti per caso, che ben rappresenta gli aspetti
del vivere quotidiano. Ciò che conta è il mentre, momenti diversi e
storie che si sovrappongono fino a costituire una narrazione priva di inizio e
senza una fine. Eppure ciclo vitale di spazi alcune volte privati e altre volte
condivisi.
Attualmente dirige la propria ricerca fotografica
verso lo studio dell'habitat contemporaneo e del paesaggio in relazione
all'individuo che lo vive. Qui, il soggetto (quasi sempre soggetto femminile)
sembra tessere una trama invisibile, vitale che lega ampi panorami, dettagli
ogettuali, semplici azioni, gesti surreali, magici stati d'attesa.
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INFO
Francesca Loprieno
Lascia che cada il foglio
a cura di Alexander Larrarte
con intervento di Roberto Lacarbonara
Vernissage: Domenica 16 Dicembre, ore 19.00
Apertura: 16 Dicembre 2012 – 25 Gennaio 2013
CoArt Gallery, Vico San Francesco 4/6 - Corato (Ba)
Orari: tutti i giorni 10.00/12.00 - 18.00/22.00
info: +39 349.6141159 | e-mail: coartgallery@hotmail.it
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