“Non tutti hanno la stoffa per essere il proprio Dio”
Irriverente,
provocatore e manipolatore: in breve, il “MindFucker" per
eccellenza.
Il
prossimo ospite di Intervyou, il privé di Untitled Magazine, è
STEFANO RE.
Esperto
di metacomunicazione e Criminologia di omicidi sessuali e seriali, scrive e insegna
tutto ciò che c’è da sapere sul Mindfucking, anche perché, vi piaccia o meno,
lo ha inventato lui.
Nel tempo libero si occupa di cinema e politica e tiene corsi su sessualità alternativa, quella "roba" strana chiamata BDSM e Fetish.
Stefano Re you are in, then you are cool.
1. Scrittore, esperto in metacomunicazione e
criminologia di omicidi sessuali e seriali, intellettuale provocatore. Premesso
che pretendo risposte che vanno in profondità, non in lunghezza, chi è, a parte
tutto questo, Stefano Re?
Stefano Re è un atto di volontà: volevo la
responsabilità di essere e per questo io sono.
Che due persone abbiano scopato per generarmi, che un
contesto sociale mi sia stato attorno per darmi spunti per misurarmi mentre
crescevo e che oggi un universo mi faccia da sfondo è del tutto incidentale e,
a tutti gli effetti, non mi riguarda. Ho deciso chi sono, ho deciso in che
realtà esisto, e me ne prendo tutta la responsabilità.
Ah giusto, poi ci sono gli altri. Beh, se sanno
prendersi la responsabilità di esistere, si facciano avanti. Posto ce n’è.
2. Se dico “Mindfucking”, tu dici…
«Credimi, sto mentendo»
3. Stefano le parole sono importanti?
La parole sono strumenti. Si possono usare come
graziosi fiocchetti con cui decorare quel che han pensato altri, oppure per
creare le regole con cui si costruiscono realtà e identità. Io le uso per
definire continuamente chi sono, cosa succede e come succede.
Ah cazzo, è vero, gli altri. Con gli altri, le parole
per me sono coltelli, fragole e occasioni. E l’innocenza non esiste.
4. Hai detto: “Se non ti osservi non esisti”
Colpevole. Capiamoci: non ti piace il tuo lavoro? E
chi è che si alza ogni mattina per andarci? Tua moglie è insopportabile? E chi
è che la ha sposata? Non hai tempo? E chi è che guarda l’orologio per decidere
quanto tempo devi usare in questa o quella cosa?
Chi si osserva, si giudica. Chi si giudica, è
responsabile di ciò che attua di se stesso. Troppo complicato? Troppo faticoso?
Allora continua pure a raccontarti che sono gli altri a decidere, che è stato
il mondo, il primo ministro, le multinazionali, i rettiliani, dio. Continua
pure ad obbedire se lo trovi tanto comodo, ma non chiedermi di compatirti, per
me sei un codardo.
5. La realtà si costruisce o si eredita?
La realtà non
esiste. Se chiudi gli occhi, i colori cessano di esistere. Due più due fa quattro
comunque? Certo, come no. Cos’è “due” se non una immagine mentale? In che mente
esiste questa immagine se non nella tua che lo pensi? Sostituisci “due” con
“cippalippa” ed ecco che cippalippa più cippalippa fa quattro. E ora voglio il
Nobel per la matematica.
Quel che si
eredita sono regole percettive che altri han pensato e che altri, pochi o
tanti, attorno a te, condividono. Lo facessero per convenzione,
consapevolmente, sarebbe non solo comprensibile ma necessario. Ma lo fanno
quasi tutti senza nemmeno capire che senza la loro accettazione le regole non
esistono, e dunque sono *loro* responsabilità. La realtà è un atto di volontà,
come l’identità.
6. Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
Paese non vuol dire niente. Giudico una cultura in
base al livello di responsabilità consapevole che manifesta chi la sostiene e
propaga. Nella cultura in cui vedo vivere chi parla italiano leggo un oceano di
codardia. Arriva un tizio tutto nero che puzza e mi cerca di rubare la
borsetta? Voto per un tizio che grida “a casa loro!” senza stare a pensare che
casa loro brucia perché una multinazionale possa ottenere materie prime a basso
costo e costruirci il mio cellulare. Mi alzano le tasse e non riesco più a
pagare il mutuo? Voto per un ballista sorridente che si smentisce da solo ogni
due giorni solo perché dice “faremo ripartire il paese” senza nemmeno
chiedergli “come”, stando a quali regole europee e internazionali, e nemmeno
controllando che non abbia votato proprio lui, proprio ieri, una legge che le
tasse me le alza per pagare un debito inesistente a qualche banca privata. Le
strade son piene di disperati che si drogano? Chiedo più polizia che li
manganelli e poi vado in chiesa a pregare un dio che ha lasciato detto “ama il
tuo nemico”. Gridano tutti “politici ladri” e poi li votano lo stesso. Trovano
noioso chi gli spiega che la mafia interra veleni radioattivi sotto terreni
agricoli i cui frutti poi mangiano pure loro e scendono in piazza per protestare
solo se la squadra del cuore perde la finale di qualche coppa.
Vogliono tutti soluzioni veloci e confortanti e
nessuna responsabilità. Vogliono tutti un mondo diverso e non si sognano
nemmeno di iniziare a cambiarlo partendo da se stessi.
7. E a Milano, che scena vedi? Cosa sta succedendo in
questa città?
Io odio le città. Sono labirinti di cemento pieni di
gente che nemmeno sa perché stia lì ad affannarsi una sulle orecchie
dell’altra. Milano poi è davvero comica: grancassa per eventi di rilevanza internazionale
e barboni che crepano di freddo per le strade. Alta moda e alta finanza che
sembrano uscite dalla Francia prerivoluzionaria ma soprattutto pubblicitari:
tutti pubblicitari. Dittatori inconsapevoli che vendono regole per esistere e
nemmeno sanno di esistere loro stessi. Vogliamo parlare del divertimento?
Sabato sera sui navigli: passare due ore in macchina per fare tre chilometri,
altre due ore per trovare parcheggio su un marciapiede in sosta vietata per poi
fare la coda per entrare in un bar in cui fare la coda per pagare dieci euro un
bicchiere di birra annacquata e passare il resto della serata urlando per poter
parlare tanto è alto il volume della musica, sempre che in quel locale ci sia
qualcosa che possiamo chiamare musica.
Milano è quel centro urbano pieno di persone che
vanno di gran fretta da nessuna parte, sito a nord di dove abito. E a casa mia
si può fumare.
8. Chi riconosci come tuoi simili?
Chi pensa.
Pensare non è un hobby, è un lavoro. E non ha niente
a che vedere con quel che fanno quasi tutti. Te lo insegnano fin da bambini, a
scuola. Studiamo altrui pensieri e li ripetiamo fingendo che siano cose che
abbiamo pensato noi. Chi ci prova, a pensare, viene punito: il coraggio non va
di moda. Questo prosegue per tutta la vita: delle ragioni di una guerra in
Medioriente o di cosa sia l’amicizia, se occorra esser fedeli e di come
dovrebbe vestirsi un professionista sono tutte cose che *non abbiamo pensato*,
ma fingiamo di averlo fatto e le ripetiamo come bravi alunni davanti alla maestra.
Pensare è tutt’altra faccenda: consiste nel
raccogliere delle percezioni, degli elementi, e poi elaborarli. Masticarli,
rifletterci sopra, cambiarli di posto, trovare tra essi nuove e diverse
relazioni e connessioni, e trarne un quadro *nostro*. È roba faticosa, richiede
impegno.
9. Cosa intendi per “sessualità alternativa”?
È un termine diffuso per indicare forme di sessualità
non canoniche, cioè non strettamente legate all’atto riproduttivo. In teoria
anche il sesso orale o anale sarebbe sessualità alternativa, ma nell’uso più
comune il termine rappresenta quella roba strana chiamata BDSM e Fetish. Per
chi non sapesse di che si tratta: BDSM sta per Bondage e Disciplina,
Dominazione e sottomissione, sadomasochismo. Non starò qui a farci un trattato sopra,
in rete si trovano tutte le informazioni possibili sull’argomento, dico solo
che sono giochi per persone adulte che usano l’eros in modo ludico ed
esplorativo, e che nel farlo si scoprono molti interessanti spunti evolutivi.
10. Pensi davvero che oggi sia più facile?
Dipende cosa intendi per facile. Due secoli fa avevi
una chance su tre di sopravvivere oltre i cinque anni, in questo è più facile.
Meritarsi questa chance? No, quello non è più facile.
11. Cosa accadrà in futuro? Hai qualche progetto o
libro in programma?
Come potrei non avere progetti o libri in programma?
Io penso e scrivo anche mentre dormo. Ma non sono uno che ama le schedule, gli
orologi e i calendari. Mi piace desiderare, immaginare e attuare le cose man
mano che ne ho voglia e energia.
Ah, cazzo, volevi qualche titolo e anteprima? Va
bene: una roba che si chiama Morte della Vittoria, in cui sostengo che
l’istinto a competere non è solo la causa del 90% dei problemi di chi vive ma
che, in quest’epoca, è anche un paradigma del tutto superato, inutile e
stupidamente tenuto in piedi in modo illusorio. Più semplice? Ok: i soldi non
esistono, noi esistiamo. Abbiamo creato i soldi per renderci la vita più
comoda, e ci distruggiamo la vita per accumulare soldi. Furbi, vero?
12. Tre aggettivi che ti rappresentano.
Come mi vedo o
come mi voglio vedere? Come penso mi vedano gli altri, e nel caso, quali altri?
Gli aggettivi
sono roba scivolosa. Ti do tre parole che mi piacciono: Indaco, Complessità,
Spietatezza.
13. Cosa fa Stefano quando non è un
"MindFucker"?
Beh, i casi sono due: o sono sempre un
"MindFucker", qualsiasi cosa sia, o non lo sono mai.
Ok, volevamo qualche pettegolezzo su come passo il
mio tempo libero? Beh, io non ho tempo libero, occupo tutto il mio tempo in
qualche modo. Scrivo (di tutto); insegno (mindfucking ovviamente); cazzeggio in
internet; mi masturbo (anche senza internet); ascolto sempre musica (molto
varia, ma ho una predilezione per il Southern Rock e le colonne sonore); in
certi periodi gioco per giorni interi a qualche videogame, rigorosamente su PC
(amo gli strategici, ma anche qualche spara spara a volte mi capita);
ultimamente mi è capitato diverse volte di avere vita sociale, nel senso che
accetto o propongo inviti a cena; gioco coi gatti (quattro, esperti in
demolizioni).
Cazzarola, non ho detto un bel niente sui miei libri,
sui miei corsi, sui gruppi FaceBook, sul mio sito nuovo nuovo! Possiamo
ricominciare?
"Quando guardo nell'abisso, mi viene un sonno bestia" - Stefano Re - Photographer Credits – Persefone Zubcic |
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