“Lasciarsi morire di
fame. Sottrarsi al mondo.
Farlo con coscienza. Sceglierlo, ogni giorno,
con vocazione.
Oggi: 475
Kilocalorie.”
Trasformare in arte la patologia.
Fare in modo che il corpo – per anni ostaggio di rituali
ossessivi, per anni contenitore di vuoti affettivi, di assenze e di mancanze –,
diventi racconto espressivo di una tra le più paradossali malattie: il disturbo
anoressico-bulimico.
Mangiare niente come mangiare tutto. Svuotarsi come ingombrarsi.
Mangiare niente come mangiare tutto. Svuotarsi come ingombrarsi.
Mettere dentro il mondo intero, o il mondo intero rifiutare.
Sbranare pulsionalmente l’amore che non si ha o scegliere
stoicamente la rinuncia.
Controllare il corpo per illudersi di controllare la vita
intera.
Operare calcoli minuziosi, e istituire una vera e propria
aritmetica del desiderio.
Sottrarsi chili per sottrarsi ai desideri. Scarnificarsi per
rendersi visibili.
E tutto questo per sopravvivere ad altro.
Donne che si sfondano di cibo e vomitano infilandosi due
dita in gola,
al fine di espiare una colpa che si radica molto più in là
di una folle orgia alimentare.
Donne che si sfondano di cibo e non vomitano, creando – con un corpo in dilatazione –
barriere con le quali difendersi dal mondo e da una
dimensione dell'affettività, che genera in loro
inadeguatezza e panico.
Donne che non mangiano per dimostrare a se stesse e al mondo
che le terrorizza,
quale alto dominio siano capaci di esercitare su sé stesse e
sui propri appetiti.
Autocontrollo, perdita patologica di controllo.
Dispercezione, devastazione, perfezionismo e inibizione.
Donne che si riempiono di cibo. Donne che si svuotano di sé.
Perché il dolore che le fa agire è in verità un dolore
profondissimo. Che a volte neppure loro conoscono.
Al di là della fame e della sua negazione, esiste un’altra
fame. Più feroce, più legittima, più importante. Una fame del cuore. Che ha il
diritto di essere ascoltata.
Il corpo di un’anoressica-bulimica, è un corpo rotto.
È corpo-contenitore di vuoti e di parole. Troppi vuoti e troppe parole.
Tutto nasce da una frattura nella relazione, da una crepa
tellurica nella comunicazione.
Digiunare e divorare sono prese di posizione estreme.
Punizioni. Penitenze.
Il corpo si trasforma in una conca sgombra o una pattumiera.
E il cibo-non-cibo diventa il solo
strumento capace di mettere a tacere ciò che si agita dentro.
L’anoressia è una fame infinita, tenuta in catene. La
bulimia è invece, una legione di appetiti che sconfina. Attacca la roccaforte
dell’ipercontrollo, l’abbatte, e disintegra ogni impalcatura scenica.
Cibo negato. Cibo abusato. Cibo-veleno. Cibo-eroina. Cibo
non-più-cibo.
È la paura che ci allontana dal cibo. È la paura che ci
spinge verso il cibo.
È la paura di quel vuoto d’amore che ci impone di dilatarlo,
per abituarci ad esso.
Anoressia, Bulimia, Binge Eating e Obesità sono espedienti
autodistruttivi, ricercati per sopravvivere a tutto il resto. Per tentare di
governare il vuoto. Per provare a non sprofondare.
Presto però diventano vere e proprie dipendenze. Fino a
trasformarsi in mortali patologie.
IO SOTTRAGGO è un grido contro il silenzio di chi non sa e non
vuole vedere, di chi ignora e superficializza. Di chi sceglie di non capire. IO
SOTTRAGGO vi costringe a guardare nel perimetro triangolare di questa verità. IO SOTTRAGGO è un
atto di coraggio che mira a combattere la vergogna e l’omertà. In nome di una verità che vive
rovesciata dall’altra parte dello specchio.
"IO SOTTRAGGO. La triangolazione cibo-corpo-peso"
dopo la tappa Veneziana in concomitanza con l'apertura della 56a Biennale - arriva a SASSUOLO (MO) per la 13^ tappa.
Con il Patrocinio del Comune di Sassuolo, presso i Magazzini Criminali | Paggeria Arte
in Piazzale della Rosa, di fronte al Palazzo Ducale.
Sabato 30 maggio - ore 19,00
Un evento a cura di Carlo Alberto Zini
IO SOTTRAGGO. LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO
Performance Confessional di e con Giovanna Lacedra
Live Performance
Sabato 30 maggio 2015 - ore 19.00
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