3 - 31 dicembre | sala Shakespeare
L’importanza di chiamarsi Ernesto
di Oscar Wilde
regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
con Riccardo Buffonini, Giuseppe Lanino, Elena Russo Arman, Elena Ghiaurov, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
produzione Teatro dell’Elfo
Sabato 14 e domenica 15 dicembre: repliche con proiezione di sovratitoli per persone con disabilità dell’udito.
Il capolavoro di Oscar Wilde torna in scena nella regia divertita e complice di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia: un successo del 2017 che restituisce tutta l’allegra cattiveria di questa ‘commedia frivola per gente seria’. Qui, più ancora che in altri testi, l’ironia caustica del grande autore irlandese riesce a svelare la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale. L’espediente più usato è il rovesciamento paradossale del senso, che, a una prima lettura, sembra preannunciare il teatro dell’assurdo. In realtà Wilde è più che mai impegnato a ‘smontare’, con sorridente ferocia, i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
Dalla rassegna stampa
L'alta società che Oscar Wilde fa vivere nella sua commedia più fortunata L'importanza di chiamarsi Ernesto, è una società formale e futile, un mondo chiuso nelle sue sciocche regole di ‘bon ton’, paradossale nella sua ipocrisia, ridicolo nel suo ‘colto’ dialogare, feroce nel suo conservatorismo. […] E virata decisamente all'assurdo è questa regia molto ben sostenuta da tutti gli attori capaci di far riverberare ogni battuta, chiusi in personaggi sopra le righe che dicono il nulla e hanno questo nulla come sostanza. Si nutrono di paradossi, divorano parole a ritmo sostenuto, si aggrovigliano nella trama per poi districarsene con lievità in questa sarabanda assurda, esilarante specchio di una società vacua e spietata che costò l'ostracismo, la galera e la vita a Wilde.
Magda Poli, Corriere della Sera
E se ancora una volta non possiamo che godere della superba scrittura di Wilde, delle battute folgoranti, della sapienza ironica a servizio di una commedia degli equivoci dove tutti fanno finta di essere quel che non sono, le fanciulle perbene scelgono i fidanzati in base al nome e sfaccendati giovanotti si gingillano tra Londra e la campagna grazie a doppie identità che salvano le apparenze e permettono fughe ben poco virtuose, a funzionare è un’intuizione precisa: Wilde come anticipatore del pop alla Andy Warhol. Ne viene fuori uno spettacolo sfrontatamente camp, con esplicite allusioni all’immaginario queer, lisergico e coloratissimo. Nei costumi pacchiani, nel ritmo indiavolato, negli inserti dove non stonano né I’ll survive né la Pantera rosa, nel piglio spumeggiante di una recitazione che insiste su effetti quasi cartoon. Niente psicologia, ma giochi pirotecnici. Riccardo Buffonini, in forma strepitosa, e Giuseppe Lanino guidano il cast con le loro improbabili giacche scozzesi. Un Hollywood party vittoriano che consacra Wilde gran maestro di cerimonie teatrali per il massimo dell’entertainment intelligente.
Sara Chiappori, la Repubblica
La fantasia immaginifica dei registi colloca la piéce in una swinging London, evocata con precisione dagli arredi, dai costumi e dalle citazioni musicali. […] Il tono è graffiante ma leggero, la recitazione è garbatamente sopra le righe e recupera i migliori stilemi dell’Elfo. La ricchezza del testo – archetipo dell’umorismo queer – e la sapienza della realizzazione danno vita a uno spettacolo pregevole e divertente, cui un pubblico partecipe e giovanile tributa finali acclamazioni.
Bruno Olivieri, Ilsole24ore.com
TEATRO ELFO PUCCINI, corso Buenos Aires 33, Milano
Martedì/sabato ore 20.30, domenica ore 16.00
Prezzi: intero € 33 / martedì posto unico € 22 / rid. giovani e anziani € 17,50 / online da € 16,50 - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org.
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