"Pietro tetro" (Autoritratto) 2009 Pastelli ad olio su cartoncino 48x33 |
Pietro Gargano nasce a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, nel 1979. Pittore informale autodidatta e ceramista, si definisce un artista "antiaccademico" che dipinge per pura passione creativa e spirito di rivoluzione.
Gargano, sempre attratto dalla pittura d'azione e dall'astratto informale, dipinge con gesti istintivi immediati, senza premeditazione. I suoi "graffi", rapidi e decisi, sono guidati dal suo inconscio slegato e dal suo intuito molto sensibile, da cui prende spunto, facendo esplodere tutta la sua rabbia, le sue paure, i suoi fantasmi, con lo scopo di inquietare e turbare la coscienza di chi osserva i suoi dipinti ma, soprattutto, di scardinare la falsa morale che inquina la società contemporanea.
Iscritte al segno dell’aggressività e della conflittualità, spiriti, ossa e tendini del bestiario di Pietro Gargano
presentano un’intensa forza di rilascio improvviso dell’energia aggressiva accumulata, come se, a lungo
trattenuti e prigionieri, fossero catapultati all’esterno per digrignare i denti contro il mondo. Sono creature
scarnificate e ridotte alla sintesi, dovuta alla progressiva consunzione della carne, felini risorti al ciglio della
strada dopo esser stati svuotati d’ogni vitalità e ora parzialmente consegnati a una dimensione spettrale per un
piano di sterminio e di vendetta, relitti di dinosauri come chiglie di barche sfasciate che all’improvviso si ergono
dalla sabbia con il desiderio di trasmettere il bacillo del Nulla a coloro che incontreranno lungo la strada. Non è
una vita autentica, quella che attraversano, post mortem, le forze animali telluriche di Gargano, ma un
risentimento elettrico, che li ricompone. Assetati di male e di vendetta divorano il cuore di tenebra che domina
la società umana. Sinistre proiezioni dell’inconscio collettivo, sensi di colpa, peccati di sopraffazione commessi
quotidianamente all’interno delle nostre comunità, a cui non diamo più una connotazione riconoscibile,
un’incarnazione personificata, se non rilevandoli come puri concetti, a differenza dei nostri antenati che li
iscrivevano nella negatività demoniaca.
Sotto il profilo stilistico, ciò che colpisce in Pietro Gargano è l’unicità di un segno che non si misura con il
graffito metropolitano, ma ne diventa il suo vibrante antipode. Mentre infatti nei disegni dei writers ogni segno
è depurato e trascinato ad una sintesi simbolica, l’opera dell’artista siciliano è profondamente ancorata alla
trasfigurazione di una realtà esplorata con massima capacità di analisi cosicchè queste inquiete squadracce di
predatori notturni non divengono mai un geroglifico, un lemma sospeso, una pura convenzione linguistica. Gli
animali dei pittori delle metropoli hanno perso ogni contatto con la realtà per divenire forme manierate di un
linguaggio, che trae origine dall’amplificazione psichedelica dei personaggi dei fumetti. Nella pittura di Pietro
Gargano, invece, i modelli sorgono direttamente dalla terra; sono immagini ossessive di carcasse che
imputridiscono sui cigli della strada, accanto a fossi o negli angoli in cui il moto ondoso rivolta, sulla sabbia, il
peso indesiderato di conchiglie, sassi, lacerti di pelliccia che tengono ancorati in sè mucchi di ossa. Ma queste
creature si rialzano all’improvviso nel momento in cui avvertono la possibilità di trarre energia da ogni pensiero
d’aggressione e di sopraffazione espresso dall’umanità. E l’energia a disposizione non è poca. Sono i fiori risorti
del male. Bestie senza considerazione, reiette, abbandonate e morte che risalgono all’improvviso dalla china di
un vallone per avventarsi sullo spettatore.
Sotto il profilo stilistico, nonostante alcune citazioni delle icone mass-mediali come quelle di robot- animali, che
sono qui frutto di un accoppiamento insano tra Mazinga e una laida bufala, il segno di Gargano trae forza dagli
archetipi più antichi. Le sue opere, realizzate con tecnica mista su cartone, con derivati dei colori a olio,
presentano arti anti-realisticamente ampliati dalla funzione preponderante che essi hanno nel corpo, mandibole
scardinate, code, denti, tutti osservati nel momento in cui la forza li proietta rapinosamente contro lo
spettatore.
Pietro Gargano sceglie una via sciamanica. Si identifica con lo spirito dei felini, che appaiono ampiamente citati,
fino alla sigla triglifa che l’artista pone come marchio delle proprie opere:tre profondi, paralleli graffi. Gargano
risale e ridiscende nei luoghi degli animali mitici e, trasformandosi in felino, ha la possibilità di agire sul quadro
con le proprie unghie. Ne escono opere di sicuro rilievo, di grande impatto e di ottima costruzione che rendono
l’autore siciliano uno dei più interessanti giovani artisti europei.
(Testo critico a curra di Curuz)
***
Il mio primo approccio alla pittura è stato qualche anno fa, anche se da fin da piccolo a volte mi piaceva
disegnare e colorare. Ma grazie al mio inconscio slegato e alla visione della mia aura spirituale avuta in
sogno ho sentito l'impulso e il desiderio naturale di iniziare a dipingere in maniera più assidua e
frequente, è stata come una magia che anno dopo anno viveva con me rendendomi sempre più
consapevole ed evolvendo in maniera rapida la mia arte. A volte il mio inconscio mi consiglia o mi fa
vedere cosa dipingere tramite il sogno, il mio mondo onirico e fantastico che poi rappresento in maniera
istintiva e pura con la mia fantasia come farebbe un bambino usando solo le sue mani e nel mio caso
anche le unghie con gesti rapidi e incisi come un felino sulla superficie creando cosi un nuovo
linguaggio pittorico e per avere un contatto più diretto con la mia arte. Cosi facendo esorcizzo le mie
paure e quelle collettive usando l'inconscio puro del bambino, senza contaminazioni da forze esterne
che mi circondano, cosi facendo risalgo all'archetipo e all'essenza dell'arte stessa che è senza artifici.
La mia fonte di ispirazione è di sicuro la rabbia che ho dentro per la superficialità dell'umanità che vive
male, accompagnata da una follia unita alla consapevolezza che la società è mostruosa e
autodistruttiva che vive la sua esistenza in modo troppo materialista e per nulla a contatto con la sua
spiritualità, per questo uso molte volte queste iconografie mostruose per rappresentare la società e
l'essere umano.
Nel mio caso la pittura informale è qualcosa che esce fuori dagli schemi, è un modo di essere e di
vivere la propria vita non è solo dipingere e basta. Un “vero” artista sente quella passione, quella
scintilla che ha dentro e che convive con lui tramite il suo inconscio, la sua fantasia, il suo intuito molto
sviluppato, e a volte anche alla chiaroveggenza, che utilizza poi in maniera naturale ed istintiva quando
dipinge e che nelle accademie non posso mai insegnarti o trasmetterti, artisti si nasce non si diventa e
non si può insegnare qualcosa che hai già dentro e d'innato. Invece l'arte figurativa sta al di fuori
dell'essere e dallo spirito è quella che vediamo intorno a noi è per rappresentare questo ormai vi è la
fotografia da moltissimi anni,quindi per me è solo un bravo pittore ma non un “vero” artista che sente e
dipinge quello che ha dentro di se,le sue emozioni più profonde, no quello che vede al di fuori di se e
che si trova intorno a lui.
I miei dipinti in alcuni casi rispecchiano l'umanità, la società in cui viviamo che non vive in armonia con
il mondo e il suo prossimo, quindi è “cattiva”, ma alcuni soggetti rappresentano anche il mondo interiore
di ognuno di noi, quello più nascosto ed oscuro che con si conosce bene e che io esorcizzo tramite la
mia arte. Quindi la mia arte anche se rappresenta “il male” dei nostri giorni, ha lo scopo sia per me che
per lo spettatore di esorcizzare e di liberarci dal male e da chi vuole controllare e comandare l'umanità.
Pietro Gargano
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