CHOKORA – IL BARATTOLO CHE VOLEVA SUONARE.
Di Mario De Santis, Valentina Tamborra e Amref
Di Mario De Santis, Valentina Tamborra e Amref
Con
la partecipazione di Luca Artioli, Andrea Greco, Tom Porta e Alessandro
Spadari All’inaugurazione presenzierà Paola Magni – area programmi
Amref
Galleria Mario Giusti HQ-HEADQUARTER
Via Cesare Correnti 14 Milano
22 giugno/20 luglio - lu/ve 10.30-18.30 (orari differenti su appuntamento)
www.mariogiustihq.com- info@mariogiustihq.com
Instagram: @mariogiusti_hq_headquarter
Via Cesare Correnti 14 Milano
22 giugno/20 luglio - lu/ve 10.30-18.30 (orari differenti su appuntamento)
www.mariogiustihq.com- info@mariogiustihq.com
Instagram: @mariogiusti_hq_headquarter
“Chokorà - Il barattolo che voleva suonare “ è un progetto fotografico e
narrativo di Mario De Santis, Valentina Tamborra e Amref Italia, nato
per testimoniare la condizione delle migliaia di bambini di strada che
portano quel nomignolo, che in kiswahilii vuol dire proprio rifiuto, e
raccontare il percorso di un oggetto- magari un semplice barattolo- e la
sua trasformazione da rifiuto abbandonato in una discarica a strumento
musicale.
Il progetto verrà esposto in una mostra fotografica che verrà inaugurata il prossimo 22 giugno, presso la Galleria Mario Giusti HQ-HEADQUARTER di Milano.
Le immagini raccontano una storia a suo modo di riciclo, di arte manuale e creativa, ma anche un percorso di vita, un processo di rieducazione e valorizzazione delle persone riportate alla dignità con il lavoro fatto nei centri di Amref, in cui i bambini di strada vengono aiutati nel reinserimento sociale e famigliare. La musica e il canto sono dappertutto nel contesto sociale del Centro Africa, come in Kenya e gli stessi “Chokorà” hanno imparato a fare canzoni e filastrocche con questo loro nome, agitandolo come un vessillo di infamia che viene usato come bandiera di identità. Mantenuto come memoria e riutilizzato nel suo valore iconico e musicale, così come recuperato e valorizzato è poi l’oggetto tra le loro mani.
Un barattolo che da sozzura diventa cultura, un pezzo di latta che si fa tamburo. Valentina Tamborra e Mario De Santis li hanno incontrati, in strada, negli slum, nelle discariche, soli o ancora in famiglie, e hanno documentato con foto e testi tutto il viaggio dai primi contatti con i social worker al primo arrivo per gioco nei centri alla decisione di restare, di studiare e di partecipare ai laboratori artistici.
Si sono soffermati sulla musica perché il ri-uso che in quell’esperienza viene fatto del materiale di platica e metallo trovato nelle discariche appariva particolarmente simbolico per riportare agli occhi e alla mente di chi osserverà e leggerà, questa realtà, dura, difficile, e la difficile ed efficace sfida lanciata da Amref: dare a questi bambini una seconda opportunità di vita, salvarli dall’essere burattini di spazzatura sociale trasformandoli in bambini che vivono nel mondo.
Il progetto verrà esposto in una mostra fotografica che verrà inaugurata il prossimo 22 giugno, presso la Galleria Mario Giusti HQ-HEADQUARTER di Milano.
Le immagini raccontano una storia a suo modo di riciclo, di arte manuale e creativa, ma anche un percorso di vita, un processo di rieducazione e valorizzazione delle persone riportate alla dignità con il lavoro fatto nei centri di Amref, in cui i bambini di strada vengono aiutati nel reinserimento sociale e famigliare. La musica e il canto sono dappertutto nel contesto sociale del Centro Africa, come in Kenya e gli stessi “Chokorà” hanno imparato a fare canzoni e filastrocche con questo loro nome, agitandolo come un vessillo di infamia che viene usato come bandiera di identità. Mantenuto come memoria e riutilizzato nel suo valore iconico e musicale, così come recuperato e valorizzato è poi l’oggetto tra le loro mani.
Un barattolo che da sozzura diventa cultura, un pezzo di latta che si fa tamburo. Valentina Tamborra e Mario De Santis li hanno incontrati, in strada, negli slum, nelle discariche, soli o ancora in famiglie, e hanno documentato con foto e testi tutto il viaggio dai primi contatti con i social worker al primo arrivo per gioco nei centri alla decisione di restare, di studiare e di partecipare ai laboratori artistici.
Si sono soffermati sulla musica perché il ri-uso che in quell’esperienza viene fatto del materiale di platica e metallo trovato nelle discariche appariva particolarmente simbolico per riportare agli occhi e alla mente di chi osserverà e leggerà, questa realtà, dura, difficile, e la difficile ed efficace sfida lanciata da Amref: dare a questi bambini una seconda opportunità di vita, salvarli dall’essere burattini di spazzatura sociale trasformandoli in bambini che vivono nel mondo.
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