Giovane e bell’attore, si descrive come un uomo determinato, espansivo e solare proprio come la
sua terra, la Sicilia.
Una passione travolgente per il teatro, suo primo amore,
ma non disdegna di cimentarsi anche in ruoli per la televisione. D’altronde, ogni proposta
di lavoro per lui è una sfida, un’occasione per mettersi in gioco, per fare
meglio.
Ha un’estrema consapevolezza di dove vuole arrivare, ma sempre con
molta umiltà e tanto cuore.
Turi Moricca è l'ospite di INTERVYOU, il privé di Untitled Magazine.
Siciliano, nato attore di
teatro dove riscontra un successo non indifferente, ma si fa notare anche
quando recita per il piccolo schermo, come nella fiction “Squadra Antimafia 8”
o nella pubblicità della TIM. Premesso che pretendo risposte che vanno in profondità,
e non in lunghezza, chi è, a parte tutto questo, Turi Moricca?
Ti ringrazio per questa meravigliosa
descrizione... A parte tutto...
Credo che sia una persona determinata
e credo anche che questa non sempre sia una cosa positiva, per se stessi
intendo, non sempre porta alla vittoria, ma se si ha anche il coraggio e la
forza di sopportare delusioni e amare sconfitte allora si che la determinazione
fa di te un vincente. Eraclito diceva: "Il carattere di un uomo è il suo
destino", come a dire che in ognuno di noi c'è un talento da scoprire, ma
se non c'è un carattere che faccia si che questo talento emerga, resterà sempre
nascosto; una ghianda che non diventerà mai quercia. Mio padre mi ha sempre
detto che io ho più determinazione che talento, un po' scherzando un po'
seriamente, non l'ho mai capito e sinceramente non ne voglio una conferma.
Fortunatamente ho avuto due genitori
che in maniera educativa mi hanno sempre buttato giù quando andava fatto e allo
stesso modo mi hanno sostenuto. Tre volte ho provato il mio ingresso
all’accademia Silvio D'amico, la prima volta arrivai subito in terza fase, tre
mesi di esami, da 800 che eravamo mi ritrovai tra gli ultimi trenta. Un sogno,
subito dopo la delusione: ne entravano solo 20. Ho pianto, tanto, vedevo
infrangersi un progetto di vita a cui inesorabilmente la mia famiglia ne faceva
parte e il peso aumentava. Quella capacità di sopportare, di non mollare, mi ha
portato alla vittoria: dopo due anni entrai. Adesso rido pensando a quel
ragazzo in lacrime con accanto una confezione di merendine kinder delice. A
proposito, Turi Moricca è un fanatico ossessivo di dolci, li adoro!
Turi chi o cosa ti ha portato a recitare?
Del detto "ogni male non viene
per nuocere" ne ho fatto uno stile di vita. Fui bocciato al IV ginnasio
del liceo classico Gargallo, come vedi non ci so fare molto con gli esami. Restai
nella stessa scuola cambiando sezione ed ebbi la fortuna di incontrare la
professoressa Rosa Peluso, incubo di molti ma maestra di vita di tanti, era lei
che si occupava del laboratorio teatrale e da li è iniziato tutto. Il primo
tassello di un mosaico, mi auguro, senza fine!
Qual è la tua idea di
teatro?
Oddio!
Come chiedere ad un ragazzo innamorato
cosa sia l'amore. Non ho un’idea esatta di cosa sia il teatro, come ogni forma
d'arte., per me è in continua evoluzione, non lo si può sigillare in una idea
rigida. Posso dire, invece, cosa dovrebbe essere: innanzitutto, impegno civile
ed educazione, dovrebbe essere un accusatore indiretto dei nostri errori, delle
nostre paure, delle nostre incertezze, senza escludere le debolezze.
Se dico “Tragedia greca”,
tu dici…
Spaventosamente attuale.
Per quanto mi riguarda rappresenta il
mio inizio in questo settore . Essendo di Siracusa, penso di avercela nel
sangue, in Sicilia credo che si respiri nell'aria. Dal 1914 è un evento in
città, si organizza ormai come quasi fosse una festa da celebrare. Ho mossi i
miei primi passi sui testi greci, a scuola fui scelto per il personaggio di
Ippolito, l'Ippolito di Euripide, è un genere a me caro. Ricordo che lo portai
pure in accademia come prova d'ingresso, diciamo che mi porta fortuna. L'anno
scorso durante la tournée di "Dopo il silenzio" (testo sulla mafia
scritto da Pietro Grasso) fui scelto dal regista Federico Tiezzi per
interpretare il ruolo del messaggero ne "L'Ifigenia in Aulide. A soli 29
anni mi sono ritrovato a dover sostenere un ruolo di grande responsabilità in
uno spazio scenico che ho sempre osservato dall'alto, e mai dal centro, e vi
assicuro che è un punto di vista assolutamente diverso. Alla prima di Ifigenia
mi sentivo quasi senza fiato, mi sentivo quasi schiacciato da quella bellezza, ma
per fortuna è andata.
Ho parlato prima di destino e ci credo
tanto in questo. Quella è stata la mia
prima esperienza al Teatro Greco ed Ifigenia in Aulide non veniva rappresentata
dal 1972 e, per ironia della sorte, in quell'anno mia madre, appassionata anche
lei a questo mestiere, entrò a far parte di quel cast, sempre Ifigenia in Alide.
"L'Ifigenia in Aulide"- Teatro Greco di Siracusa, 2015
Photographer Credits - Franca Centaro
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"L'Ifigenia in Aulide"- Teatro Greco di Siracusa, 2015
Photographer Credits - Franca Centaro
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"L'Ifigenia in Aulide"- Teatro Greco di Siracusa, 2015
Photographer Credits - Franca Centaro
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Quando sei in scena,
quanto conta il pubblico per te?
Da uno a dieci? Cento!
È un elemento insostituibile, è la
dinamo del teatro.
In scena, o durante le repliche, avviene
uno scambio silenzioso tra il pubblico e me, quasi magico direi. Sento che
l'atmosfera si fa densa, come se entrassimo tutti insieme in una bolla. Non a
caso, il regista russo Mejerchol'd sosteneva che uno spettacolo è costituito
principalmente da tre elementi fondamentali: Autore, Attore e Pubblico.
"DOPO IL SILENZIO" di Francesco Niccolini e Margherita Rubino Photographer Credits - Tommaso Le Pera |
"DOPO IL SILENZIO" di Francesco Niccolini e Margherita Rubino Photographer Credits - Tommaso Le Pera |
Chi riconosci come tuoi simili?
Vado molto a sensazioni, come dire a
pelle. Li individuo fra mille: persone molto aperte, non mascherate, persone
pronte a mettersi a nudo e che, a volte, fanno dei propri difetti, o dei propri
errori, un’occasione di ironia. Diciamo quelle persone che non si prendono
troppo sul serio, che vivono di e con leggerezza, che non vuol dire assolutamente
essere superficiali.
Credi che in un mondo
sempre più pieno di tutto, come di niente, sia ancora percepibile la necessità
del teatro nelle giovani generazioni?
Sì, assolutamente. Credo sia
essenziale!
Teatro è anche dibattito, confronto, e
questo fa si che la tua mente si apra ad orizzonti mentali nuovi ed
inesplorati, ti porta a formulare un pensiero facendo crescere in te la necessità
di comunicarlo all’altro. Davanti alla tv tutto ciò non accade, la tv fa tutto
per te: mastica e digerisce al posto tuo. Ti esclude dalle diversità di sapori
fino a farti credere che tutto quello che stai mangiando abbia lo stesso
sapore. Ti dirò anche che è un piacere recitare davanti ad un pubblico di
giovanissimi; loro sono il pubblico più spietato, senza filtri, ti criticano in
diretta, se devono farlo, senza alcun problema. Grazie a loro, al loro
feedback, ho perfezionato più di un personaggio.
Come è recitare in
televisione? Ogni set è uguale?
È totalmente diverso. Ci sono codici
diversi, lì il pubblico è la telecamera. Sarebbe come recitare a teatro con lo
spettatore a 5 cm dal volto ed inevitabilmente, volume, intensità ed espressione
cambiano. Quello che mi manca quando recito in un set è il rischio della performance
dal vivo, quell'ebbrezza di lanciarsi nel vuoto, e a teatro non sempre il
paracadute si apre.
Come giudichi il Paese ITALIA in genere?
Nel 2013 ho debuttato al Festival dei
Due Mondi di Spoleto con "Dopo il silenzio" di Pietro Grasso, spettacolo
che racconta le vicende mafiose che hanno coinvolto tragicamente i giudici
Falcone e Borsellino; ebbene, in questo spettacolo si fa parecchio uso della
parola "Memoria". Ecco credo che nell'Italia della mia generazione, e
dei giovanissimi, ci sia poco rispetto per la Memoria che, a parer mio,
rappresenta il mezzo primario di “conoscenza”.
Pensi davvero che oggi sia più facile?
Assolutamente no.
Si fa una tale fatica ad emergere, e non
sempre il talento basta.
Cosa accadrà in futuro? Hai qualche progetto o spettacolo in
programma?
Sicuramente una nuova tournée teatrale,
ma non voglio svelare nulla, per adesso pensiamo a quest’ultima… Sto in scena
con L'Ulisse di Valerio Massimo Manfredi, con la compagnia Sicilia Teatro di Sebastiano
Lo Monaco persona che mi ha "partorito per la terza volta" dopo mia
madre e le sorelle Peluso.
"L'Ulisse - Il mio nome è Nessuno", di Francesco Niccolini tratto dai romanzi di Valerio Massimo Manfredi |
"L'Ulisse - Il mio nome è Nessuno", di Francesco Niccolini tratto dai romanzi di Valerio Massimo Manfredi |
"L'Ulisse - Il mio nome è Nessuno", di Francesco Niccolini tratto dai romanzi di Valerio Massimo Manfredi |
Tre aggettivi che ti rappresentano.
Solare, espansivo, umile.
Cosa fa Turi quando non è uno "Attore"?
È complicato rispondere a questa
domanda, sarebbe come chiederti "chi è Marla quando non è Marla? Credo che
tu lo sia sempre da quando ti svegli a quando ti risvegli, un ciclo unico
direi, anche quando sogni continui ad esserlo, in veste diversa, sembianze
strane, ma il tuo essere “Marla” è sempre quello. Questo succede quando fai del
tuo mestiere la tua passione, credo sia il privilegio più prezioso ricevuto.
Se proprio devo rispondere, quando non
sto sul palco, cucino. Cucino molto, adoro farlo per la famiglia e per i miei
amici.
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