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giovedì 23 gennaio 2020

Arlecchino servitore di due padroni. Al Teatro Elfo Puccini di Milano, in scena lo spettacolo di Carlo Goldoni, per la regia di Valerio Binasco, con Natalino Balasso.



28 gennaio - 4 febbraio | sala Shakespeare

Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
regia Valerio Binasco
con Natalino Balasso, Fabrizio Contri, Michele Di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati

scene Guido Fiorato
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino l’8 ottobre 2018
Durata: 1 h e 15 minuti primo tempo / intervallo / 1 h e 10 minuti secondo tempo



Valerio Binasco ha stupito critica e pubblico frantumando la tradizione con un Goldoni che guarda più alla commedia all’italiana che alla commedia dell’arte, dando voce a un’umanità vecchio stampo, paesana e arcaica, che ha abitato il nostro mondo in bianco e nero. Famelico, bugiardo, disperato e arraffone, l’Arlecchino ‘contemporaneo’ di Binasco è un poveraccio che sugli equivoci costruisce una specie di misero riscatto sociale. Dopo il Don Giovanni di Molière, Binasco, cinque volte premio Ubu, scrive: «A chi mi chiede: come mai ancora Arlecchino? rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile e l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola».
Il suo stile cinematografico, fatto di sintesi, unità di azione e suspense, è al servizio del testo di Goldoni, un perfetto congegno che dal 1745 non smette di funzionare e incantare il pubblico. La commedia della stravaganza diventa così un gioioso viaggio nel tempo, alle origini del teatro italiano e della sua grande tradizione comica, con un cast molto affiatato di attori, molti dei quali collaborano da tempo con il regista. Personaggio dalle molteplici contraddizioni: meschino e anarchico, irriguardoso e servile, Arlecchino riesce a portare scompiglio nell’ottusa società borghese, con una carica che suo malgrado si può perfino dire ‘sovversiva’.


Valerio Binasco, con questo suo Arlecchino realizza quanto nelle sue considerazioni, annotazioni, intenzioni, intuizioni, sperava di fare: un nuovo tassello del neorealismo italiano, quello che nasce dal cinema di De Sica e Rossellini, passa alla commedia cinematografica, e in alcuni casi, qui pienamente, si rimanifesta in forma nuova nel teatro. Perché la storia di Arlecchino è anni luce più profonda della figura del doppio, banale in Plauto, nevrotizzante in tanto romanzo e nel teatro moderno: lo sdoppiamento che Goldoni realizza con l’ingenuità giocosa e avventurata del genio, è rappresentazione della natura umana stessa. Non scissa, ma informata da almeno due anime, in realtà molte anime, come attesta il costume di Arlecchino. Mettere in scena questa commedia significa affrontare un mito: l’Arlecchino di Strehler è uno dei capolavori in cui l’opera dell’autore e quella del regista si fondono indissolubilmente. […] Binasco sa che un capolavoro teatrale, come poetico, conosce molte letture, che non si escludono vicendevolmente, conglomerandosi, invece, come avviene per le galassie. E quando umilmente sottolinea di scegliere, nell’opera di Goldoni, una dimensione umana, che inscrive nel dramma e modula in un moderno stile neorealista, offre un’altra, nuova, necessaria lettura di questo capolavoro. Che non è esclusivamente il prodigio fanciullesco e sulfureo della maschera di Arlecchino (qui un Balasso piegato, franto, bolso e avvilito testimone della cognizione del dolore). […] Magistralmente animata dal regista, coralmente eseguita da interpreti, alcuni eccellenti, come, oltre al citato Balasso, il Pantalone Michele Di Mauro, un Fabrizio Contri che nel ruolo del Dottore ha anche inserito una magnifica reincarnazione di Edmondo Vianello (reincarnazione, non calco), una Elisabetta Mazzullo, Beatrice straordinaria, lei sì sdoppiata in se stessa, per finta, tragicamente. Arlecchino deve dividersi per sopravvivere, lei fingere per affrontare lo spettro della morte e il sogno della vita. E in tutto questo, lo spettacolo ci fa anche, sanamente, ridere.
Roberto Mussapi, Avvenire





 
TEATRO ELFO PUCCINI
corso Buenos Aires 33, Milano 
Orari: mart/sab 20:30, dom 16:00 
Prezzi: intero € 33 / martedì posto unico € 22 / rid. giovani e anziani € 17,50 / under18 € 13.50 - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org.



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