"Che Dio vi fulmini"
Comico, attore, autore e fondatore di Satiriasi Stand Up, uno fra i primi, e ben riusciti, esperimenti italiani di Stand-Up Comedy.
Professore del pensiero anti retorico, ama provocare con i suoi monologhi satirici e dissacranti e mettere in luce evidenti criticità della società contemporanea, derivanti, principalmente, dal disastro culturale che stiamo vivendo e subendo.
O lo si ama o lo si odia, visceralmente, senza mezze misure.
Filippo Giardina è l'ospite di INTERVYOU, il privé di Untitled Magazine.
1. Comico, attore, autore, scrittore, professore del pensiero
anti retorico e provocatore. Premesso che pretendo risposte che vanno in
profondità, non in lunghezza, chi è, a parte tutto questo, Filippo Giardina?
Una persona che ha trasformato il suo
dolore esistenziale in un lavoro a tempo pieno e oggi è meno triste.
2. Se dico
“Satiriasi”, tu dici…
1) Finalmente in Italia c'è una forma di comicità contemporanea che ridà
dignità al per troppo tempo bistrattato mestiere del comico.
2) Satiriasi per me è stata un master in satira e comicità. Grazie a
Satiriasi ho lavorato, mi sono confrontato e ho litigato con i comici più
talentuosi presenti in Italia (De Carlo, Montanini, Raimondo, Fratini,
Sparacino, Lalli). Il prezzo da pagare per un'esperienza così bella è stato il
dover sopportare per 6 anni le nevrosi e gli squilibri di persone egocentriche
quasi quanto me.
3) La stand-up comedy in Italia.
4) Un esempio che i giovani comici dovrebbero seguire per ritornare al
concetto fondamentale di imparare un mestiere prima di cercare fama e
popolarità in tv.
5) Una grandissima soddisfazione.
3. Chi riconosci come
tuoi simili?
Tutte
le persone con significativi problemi psicologici, quindi i comedian di
Satiriasi.
4. Cosa
intendi quando dici: “La satira non è mai popolare”?
La satira da sempre si basa sul dubbio e sulla messa in discussione dei
luoghi comuni.
Ogni volta che un autore satirico scrive “I Politici dovrebbero...”
uccide un po' la satira.
Perchè con l'illusione di andare contro un presunto potere, di fatto si
consolida un luogo comune e spesso lo si fa solo per ottenere un facile e
populistico consenso.
Che vuol dire i politici dovrebbero? Di quali politici si sta parlando?
Sono tutti uguali? Vuoi dire che la maggior parte dei politici è disonesta? Non
trovi che suona molto simile a i neri hanno il ritmo nel sangue?
Quindi, i giornalisti facciano il loro mestiere di inchiesta, denuncia e
informazione e gli autori satirici ritornino a far ridere dei drammi umani, tra
i quali c'è anche la politica che è uno dei tanti temi della satira.
In Svezia c'è onestà, trasparenza, uno stato sociale molto forte ma ci si
suicida molto più che in Italia.
5. Cosa non è per te
“satira”?
Tutto
ciò che non fa ridere. Per anni in Italia la satira è stata violentata e
trasformata in una sottospecie di organo di informazione e di lotta politica.
Il valore politico della satira è indiretto. La satira deve ridere di se stessa
e del mondo che la circonda. Lo scopo della satira non è far riflettere il
pubblico, sennò sarebbe una forma fascista di manipolazione di massa, la satira
nasce per far riflettere l'autore satirico che decide di condividere queste
riflessioni paradossali con un pubblico. E la prova provata è che la satira non
ha mai cambiato la storia, ha semplicemente fatto sentire meno soli il pubblico
e lo stesso autore.
6. Filippo
ridere è importante? E saper far ridere?
Ridere è fondamentale per la vita di ciascuno di noi. Maggiore è il
livello di stress al quale si è sottoposti e maggiore è la necessità di ridere.
Purtroppo in Italia ci si prende tanto sul serio e il ridere è stato
relegato a bene di consumo.
La comicità nostrana negli ultimi 20 anni si è cristallizzata. E' come se
si fosse messa a inseguire il passato. I luoghi comuni sono stati la benzina
della risata degli ultimi anni. E' stata un'operazione spregevole, perché
quella che apparentemente è sembrata una risata leggera e di distrazione in
realtà in maniera sotterranea ha contribuito a consolidare i più beceri
pensieri violenti.
Raccontare il milanese come un lavoratore impegnato, il romano come uno
scansafatiche cafone e il siciliano come un omertoso è un modo per legittimare
le discriminazioni. E un comico che nel 2015 non si pone questi problemi,
semplicemente dovrebbe smettere di fare il comico.
7. Come giudichi il
Paese ITALIA in genere? Sta cambiando il modo di ridere degli italiani?
L'Italia
è un paese culturalmente in ginocchio. Il dibattito pubblico oscilla
insopportabilmente tra il bieco razzismo e conservatorismo dell'italiano medio
e la retorica vuota e consolatoria dei professionisti dell'indignazione. I
social network stanno amplificando questa deriva tra le persone over 20 e
stanno disintegrando le dinamiche sociali tra gli under 20, rendendoli sempre
più cinici e disillusi.
All'interno
di questo contesto vive una nicchia di persone, altrettanto disadattate ma più
consapevoli della propria condizione di disagio, che sta iniziando a ridere in
una maniera diversa e meno consolatoria.
Nei
prossimi anni cambierà molto il modo di ridere in Italia e ci sarà sempre di
più uno scollamento tra giovani e anziani perché hanno vissuto e vivono vite
completamente diverse.
8. Pensi davvero che
oggi sia più facile?
A
livello creativo credo che l'Italia sia il paese più semplice al mondo nel
quale fare il mio lavoro. Non è stato fatto quasi niente e quel poco che è
stato fatto è stato fatto male. A livello pratico ci si scontra contro un
consolidato sistema di incapacità, corruzione morale, clientelarismo e
leccaculaggio vario.
9. Cosa accadrà in
futuro? Hai qualche progetto o spettacolo in programma?
A
novembre debutterò a Milano con “Contumelie” il mio settimo monologo satirico e
poi lo porterò un po' in giro per l'Italia. Sempre a novembre partirà una sorta
di pubblicità progresso online che mi è stata commissionata dall'Ordine degli
Psicologi del Lazio con quattro video che ho prodotto e realizzato.
Poi
ho scritto i soggetti di un paio di film e una serie e sono in cerca di
produttori, che non troverò.
10. Tre aggettivi che
ti rappresentano.
Affascinante,
misterioso e sensuale.
11. Cosa fa Filippo
quando non è uno "Stand-up Comedian"?
Cerca
di salvare se stesso da se stesso.
IL MANIFESTO
Nel Manifesto, pubblicato sul sito di Satiriasi, Filippo Giardina ha spiegato quali sono i doveri di uno stand-up comedian che si rispetti.
Premesso che siamo umoristi, comici e comunque abbiamo scelto, per esprimerci, la strada della risata.
Premesso che abbiamo dentro l'urgenza di "dire qualcosa" ma proprio perché siamo professionisti non possiamo farlo da "pubblico" ma dobbiamo farlo da persone che stanno al di qua del palco.
Premesso che siamo persone che si ritengono intelligenti e dotate di buon senso, proprio per questo dobbiamo dimostrarlo con i fatti.
1) La risata è il mezzo e non il fine.
2) Niente travestimenti, si entra col proprio nome e cognome un asta un microfono e il proprio bagaglio di vissuto.
3) La libertà è assoluta ma non sono permessi pezzi che ispirino forme di violenza intolleranza o razzismo.
4) Non è uno spettacolo di cabaret.
5) Il pubblico può essere coinvolto all'interno di un pezzo ma deve rappresentare una parte accessoria - Qualora fosse una parte fondante va giustificato in maniera chiara.
6) Non si fanno comizi politici. Se in un pezzo non si ride (o comunque non c'è l'intento comico) il servizio di satira viene a mancare.
7) Non si fanno giochi di parole a meno che non siano frutto di uno studio tale da giustificarne il senso.
8) Bisogna sforzarsi di proporre pezzi originali, ci repelle la baggianata: "ormai è stato gia' detto tutto" ( tutto quello che è stato già detto può essere ridetto, ribadito e migliorato).
9) Non tutti i milanesi corrono, non tutti i romani sono cafoni non tutti i napoletani sono furbi, non tutte le suocere sono cattive.
10) Maria De Filippi è mascolina, Rocco Siffredi ce l'ha grosso ma a noi non interessa.
11) Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato i nostri spettacoli si rivolgono a un pubblico adulto.
12) Il populismo e il parlare alla pancia delle persone creano grasse risate e facili consensi ma uccidono la qualità dello spettacolo.
13) La satira è intelligente chi la fa non sempre.
14) La satira necessita di punti di vista, per questo motivo ognuno di noi è autore dei propri testi.
15) Se il pubblico è già d'accordo con quello che stai per dire forse non c'è bisogno che tu lo dica.
Premesso che abbiamo dentro l'urgenza di "dire qualcosa" ma proprio perché siamo professionisti non possiamo farlo da "pubblico" ma dobbiamo farlo da persone che stanno al di qua del palco.
Premesso che siamo persone che si ritengono intelligenti e dotate di buon senso, proprio per questo dobbiamo dimostrarlo con i fatti.
1) La risata è il mezzo e non il fine.
2) Niente travestimenti, si entra col proprio nome e cognome un asta un microfono e il proprio bagaglio di vissuto.
3) La libertà è assoluta ma non sono permessi pezzi che ispirino forme di violenza intolleranza o razzismo.
4) Non è uno spettacolo di cabaret.
5) Il pubblico può essere coinvolto all'interno di un pezzo ma deve rappresentare una parte accessoria - Qualora fosse una parte fondante va giustificato in maniera chiara.
6) Non si fanno comizi politici. Se in un pezzo non si ride (o comunque non c'è l'intento comico) il servizio di satira viene a mancare.
7) Non si fanno giochi di parole a meno che non siano frutto di uno studio tale da giustificarne il senso.
8) Bisogna sforzarsi di proporre pezzi originali, ci repelle la baggianata: "ormai è stato gia' detto tutto" ( tutto quello che è stato già detto può essere ridetto, ribadito e migliorato).
9) Non tutti i milanesi corrono, non tutti i romani sono cafoni non tutti i napoletani sono furbi, non tutte le suocere sono cattive.
10) Maria De Filippi è mascolina, Rocco Siffredi ce l'ha grosso ma a noi non interessa.
11) Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato i nostri spettacoli si rivolgono a un pubblico adulto.
12) Il populismo e il parlare alla pancia delle persone creano grasse risate e facili consensi ma uccidono la qualità dello spettacolo.
13) La satira è intelligente chi la fa non sempre.
14) La satira necessita di punti di vista, per questo motivo ognuno di noi è autore dei propri testi.
15) Se il pubblico è già d'accordo con quello che stai per dire forse non c'è bisogno che tu lo dica.
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