15 - 23 marzo 2016, sala Shakespeare
Ti regalo la mia morte, Veronika
traduzione e adattamento
di Antonio Latella e Federico Bellini
tratto dal film Veronika
Voss
di Rainer Werner
Fassbinder
regia Antonio Latella
con Monica Piseddu
e in o.a.: Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina
Carpio, Sebastiano Di Bella,
Nicole Kehrberger, Estelle Franco, Fabio Pasquini, Annibale Pavone,
Maurizio Rippa
Utilizzo della
sceneggiatura Die Sehnsucht der Veronika Voss di Peter Märthesheimer e Pea
Fröhlich, da una bozza di Rainer Werner Fassbinder, per gentile concessione
della Fondazione Rainer Werner Fassbinder - Berlino e di Verlag der Autoren –
Francoforte sul Meno / Germania.” “Per
gentile concessione di Arcadia & Ricono Srl a socio unico, via dei Fienaroli,
40 - 00153 Roma - Italy”
scene Giuseppe Stellato costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre Altretracce
assistente alla regia Brunella Giolivo
Emilia Romagna
Teatro Fondazione nell’ambito di Progetto Prospero
ll
lavoro di indagine sulla drammaturgia contemporanea, che Emilia Romagna Teatro
Fondazione persegue da anni, segna una nuova tappa grazie a questo allestimento
di Antonio Latella. Il regista napoletano consolida il suo rapporto con ERT
dirigendo Ti regalo la mia morte,
Veronika, lavoro che Latella ha riscritto con il drammaturgo Federico
Bellini ispirandosi al film Veronika Voss
di Reiner Werner Fassbinder.
Dopo
il pluripremiato Un tram che si chiama
desiderio, Latella prosegue l’analisi nell’universo femminile con uno
spettacolo che rilegge i miti del cinema occidentale e ne indaga le icone che
essi hanno regalato alla memoria collettiva, senza dimenticare Francamente me ne infischio, personale
rilettura di Via col vento che ha
recentemente impegnato il regista nel confronto con un film chiave della storia
popolare del cinema occidentale.
Latella
ritrova qui la poetica di Rainer Werner Fassbinder a distanza di quasi dieci
anni: era infatti del 2006 la sua rilettura teatrale di Le lacrime amare di Petra von Kant. La base di questo nuovo lavoro
parte dell’opera cinematografica che Fassbinder ha dedicato alla
rappresentazione e all’analisi della donna. Partendo dalla rievocazione della
vicenda di Veronika Voss, ultima tra le protagoniste del suo cinema interpretata
qui da Monica Piseddu, che proprio per questo ruolo si è aggiudicata il premio
Ubu come ‘Migliore attrice’, lo spettacolo incontra alcune tra le figure
femminili grazie alle quali il regista ha consegnato forse una grande, unica
opera, una lavoro il cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono
inevitabilmente a coincidere. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata
allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi indistinguibili. Entriamo
così nella mente di Veronika, diva sul viale del tramonto e vittima della
morfina somministrata da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi
rievocati diventano apparizioni in bianco e nero, il nero come forma perfetta
che fagocita gli altri colori e il bianco della purezza ma anche del lutto. E,
inevitabilmente, il bianco della morfina che trasforma le memorie in
gratificazioni, deforma ogni percezione fino a rendere accettabile la morte
come possibilità, o liberazione. Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine
del cinema fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro ideatore, il
regista, il medico ma anche il carnefice Fassbinder, a sua volta,
probabilmente, personaggio del suo stesso dramma.
“È da tempo ormai che il tradizionale arcoscenico
va stretto a quel regista perennemente alla ricerca di nuovi linguaggi che è
Antonio Latella, che si ingegna a superarlo in tutti i modi senza mai, però,
abbandonare i teatri, dilatando magari all’inverosimile lo spazio sopra, sotto,
dietro il palcoscenico.
Nello spettacolo, dal titolo melodrammatico Ti regalo la mia morte, Veronika
l’arcoscenico è superato più volte da un personaggio femminile che indossa una
cappa color fucsia, figuretta nervosa che percorre a lunghi passi, per tutta la
sua lunghezza, il palcoscenico chiedendo aiuto, a noi, gli spettatori, che ce
la troviamo improvvisamente di fronte mentre alle sue spalle una fila di
poltrone di legno da vecchio cinema vengono occupate a poco a poco da scimmioni
con il pelo bianco, che hanno alle loro spalle uno schermo sul quale poi verranno
proiettate delle immagini. Un inizio dal sapore pirandelliano che presuppone
diversi piani narrativi per una storia costruita da Rainer Werner Fassbinder attorno
a un’attrice famosa negli anni Trenta, stella cinematografica del Reich, caduta
in disgrazia dopo la caduta del potere hitleriano. Il suo nome è Veronika Voss
protagonista del penultimo film di RWF girato in un rapinoso bianco e nero,
figura ispirata al celeberrimo regista da Sybille Schmitz.
Dunque c’è un’attrice, lì al proscenio, che invoca
il nostro aiuto, fotogramma impazzito di un film che conosciamo ma che potrebbe
tranquillamente essere sconosciuto, mentre gli scimmioni albini che poi –
spogliandosi a poco a poco della loro veste bestiale e rimanendo letteralmente
in mutande -, si trasformeranno in tanti altri personaggi prendendo spesso la parola.
Alle loro spalle c’è uno schermo, che potremmo definire della memoria, dove appaiono
ombre, l’immagine di Fassbinder e quella dell’attrice ispiratrice, Sybille
Schmitz. Gli scimmioni sono il coro di una storia che viene a sua volta ripresa
da una macchina che percorre anch’essa per tutta la lunghezza il palcoscenico
avanti e indietro e che idealmente ci trasmette i fotogrammi di questa storia
che ci raccontano rispettando la scrittura delle sceneggiature
cinematografiche, spesso interrotta dalle vicende e dal peregrinare di Veronika
che se ne sta seduta aprendo e chiudendo le gambe con un movimento che più che
erotico è nevrotico.
Nella storia siamo coinvolti anche noi perché,
seduto in mezzo al pubblico, c’è uno dei personaggi principali della vicenda: è
Robert Krohn, giornalista sportivo specializzato in corse di cavalli, che,
invaghito della diva vittima della morfina che le viene somministrata in una
compiacente clinica di lusso, portandola a un progressivo disfacimento ,
vorrebbe salvarla sostenendola nel momento in cui viene scritturata per una
piccola parte che potrebbe essere per lei una rinascita e, invece, è un fallimento,
la sua fine definitiva.
Latella, che di Fassbinder ha giù messo in scena un
bellissimo Le lacrime amare di Petra von
Kant e che con il passare del tempo fisicamente assomiglia sempre più al
suo regista feticcio, firma un omaggio allo stesso tempo appassionato e
rigoroso al grande cineasta tedesco condividendone la predilezione per un mondo
di sconfitti, di vinti, di cosiddetti “rifiuti della società”, che indaga con
amore e passione dichiarando di vederci dei riflessi cechoviani. E cechoviana,
del resto, è la pistola che Robert K. porta con sé, pronta a sparare quando meno
te lo aspetti, perché si sa, come scriveva Oscar Wilde e come cantava Jeanne Moreau
in Querelle, che “ogni uomo uccide
ciò che ama”. E cechoviano è il bellissimo finale con un ciliegio che scende
dalla soffitta attorno al quale si raccolgono molti degli amatissimi personaggi
femminili di RWF: Maria Braun, Martha – vittima di un incidente che la condanna
alla carrozzella, schiava di un marito padrone -, il transessuale Elvira di Un anno con tredici lune… un mondo dove
Veronika potrà trovare finalmente la pace insieme a queste donne amate/ odiate da Fassbinder,
ispiratrici di un cinema e di un teatro carico di tensione che non permette sconti.
Spettacolo non semplice ma affascinante,
lucidamente impietoso, Ti regalo la mia
morte Veronika è interpretato da un gruppo affiatato di attori. Veronika
Voss è interpretata da una bravissima Monica Piseddu.”
Maria Grazia Gregori, delteatro.org
Elfo Puccini, sala Shakespeare – corso
Buenos Aires 33, Milano
LUN-SAB: 20:30 / DOM: 16:00 ATTENZIONE: lo
spettacolo va in scena anche lunedì 21 marzo.
PREZZI: Intero
30.50 € - Ridotto 16 € - Martedì 20 €
Info e prenotazioni:
tel. 02.0066.06.06, www.elfo.org
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