AmArte è nata come risposta a una fame di
cultura e creatività che pervade le nostre periferie, strumenti necessari per
renderle più vivibili e a misura dei loro abitanti, qualsiasi sia la loro
origine. Per questo, il progetto si è configurato come un cammino, un percorso
in cui ogni tappa, con maggiore o minore consapevolezza, è stata una presa
d’atto e una riflessione sulla realtà che ci circonda.
Nella terza edizione, si va oltre, passando
dall’analisi alla proposta: ciò che caratterizza l’Avanguardia, parola abusata
in Passato, ma che nel nostro Presente ce ne sarebbe tanto bisogno, non è solo
la proposizione di nuove forme estetiche, cosa che tra l’altro AmArte con
impegno e dedizione, grazie agli artisti che collaborano al progetto e
all’ottima curatela del buon Rodolfo Cubeta, ma il guardare il mondo con altri
occhi, definendo nuovi strumenti per interpretare e costruire la Realtà.
AmArte, in questa nuova edizione, ha proprio questa ambizione. Una sfida forte,
che si articola in diversi momenti, che meritano di essere evidenziati.
Giovedì 31 marzo, si terrà il convegno “La
città del Futuro, il Futuro della città” che è qualcosa di più e di diverso
della raccolta di buone intenzioni o di ipotesi futuribili. E’ la presentazione
di un modello partecipato di definizione della Città, in cui i cittadini si
trasformano da oggetti passivi dell’Urbanistica, le cui esigenze possono essere
anche trascurate, a soggetti attivi, cambiando così anche il ruolo
dell’Architetto, non più demiurgo, ma facilitatore. Un modello che non è
utopia, ma che ha avuto già applicazioni concrete nella stessa Roma e che,
proponendo un approccio bottom-up, permette di fare rendere partecipe il
cittadino dello spazio urbano, non visto più come qualcosa di estraneo, ma come
una proiezione dei suoi sogni e delle sue aspettative.
Venerdì 1 aprile, dopo aver esplorato
l’immaginario cinematografico, sarà il turno del convegno su “Arte, artigianato
e microimpresa”; troppo spesso si dice che la poesia non da il pane. Nella
realtà, però, in un società post industriale, la creatività si sta coniugando
con il business, esplorando anche nuove forme artistiche, materiali e
immateriali, secondo una visione che risale al Futurismo di Depero. Tuttavia, a
differenza di quanto avviene in altre parti del mondo, tale fervore si scontra
sempre con la burocrazia, con leggi contorte e una tassazione predatoria. E’
necessario che la politica abbia l’umiltà di ascoltare le esigenze e necessità
di chi ogni giorno crea nuovi mondi e abbia la forza di dare delle risposte e
prendersi delle responsabilità. Il convegno non è che lanciare un guanto di
sfida.
Sabato 2 Aprile, con il Convegno “Forza del
Linguaggio, identità della Città” si giunge al climax di AmArte: linguaggio che
non è solo parola, racchiusa nei romanzi presentati durante l’evento, sgorgata
nell’esperienze di teatro di Claudia Caoduro o nei laboratorio di poesia di
Tiziana Mezzetti. E’ musica, come quella del maestro Marco Abbondanzieri e
danza, come ne Le danze di Piazza Vittorio. Perché il linguaggio, come diceva
il saggio Wittgenstein, non funziona come una nomenclatura; le parole non sono
cioè un insieme di etichette che è possibile apporre idealmente agli oggetti a
cui si riferiscono. Il linguaggio non è neppure un gioco, un associare caotico
di analogie e assonanze. Il linguaggio è una pratica terapeutica di
chiarificazione dei nostri concetti ordinari, lo di vedere le cose rettamente,
cambiando in modo sostanziale l'aspetto sotto cui il mondo ci appare. E questo
in un città complessa, barocca e multiforme, generatrice di storie, specchio
del Reale, diviene necessario, per non affogare nelle sue contraddizioni.
Domenica 3 Aprile, con il Tolkien Day,
organizzato dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, il cerchio si chiude,
con il guardarsi allo specchio, riflettendo sulle nostre radici. E così è
giunto il tempo di salutarci, in attesa della prossima edizione.
Info: Via Casilina 665
contatti: carlo.figliacconi@libero.it
- 3346384048
Ufficio stampa
Emanuela Cinà Tel 3921216678
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