8 - 20 marzo 2016, sala Fassbinder, Elfo Puccini
GYULA
UNA
PICCOLA STORIA D’AMORE
scritto e diretto
da Fulvio Pepe
con Ilaria Falini, Orietta Notari,
Gianluca Gobbi, Enzo Paci, Alberto Astorri, Nanni Tormen,
Ivan Zerbinati, Alessia Bellotto, Pietro
Bontempo, Laura Cleri, Massimiliano Sbarsi
Regista assistente Carlo Orlando
spazio scenico Mario Fontanini
luci Pasquale Mari
produzione Fondazione Teatro Due
Gyula è quasi una favola, immersa in un clima immaginifico,
povero e puro. In un paese lontano, sospeso nel tempo e nello spazio, vive un
ragazzo diverso, amorevolmente cresciuto e protetto da mamma Eliza; il vicinato
è raccolto intorno a poche strade, un bar e una vecchia falegnameria. I
personaggi di questa storia, divisi fra personalità pragmatiche, terrigne e
caratteri eterei, poetici, conducono una vita semplice: Bogdan e Adi sono
operai, Messi è capo cantiere, Yury fa il tranviere, Viku il barista, Nina
l’ubriacona, il Maestro Jani è un violinista con l’artrite alle mani, sposato
con Tania…
Complici una serie di prodigiose coincidenze, Gyula,
personaggio di lacerante purezza e di tenera ingenuità, riuscirà a incidere la
grevità della realtà che lo circonda, divenendo l’artefice di un piccolo,
grande miracolo che convincerà tutti che è possibile librarsi in alto e credere
che esista sempre un’altra possibilità.
Con questi elementi, Fulvio Pepe mette in scena le
piccolissime avventure della vita quotidiana di una comunità: le speranze, i
timori, le gioie, persino l’amore si raccolgono in una storia popolare, nel
senso più alto del termine, in una favola minima e poetica che riesce a parlare
agli spettatori, rivelando in pochi tratti un intero universo.
Protagonista assoluta di questo vivace racconto corale è
la piccola storia d’amore del sottotitolo, quella fra la madre e il figlio
disabile, ma anche quella fra l’autore del testo e la musica, elemento che
attraversa la narrazione e permea di sé lo spettacolo.
Note del regista
C’è qualcosa nella musica che mi ricorda l’amore. La sua
capacità di aggirare la mia sfera cosciente le permette di far emergere delle
parti di me profonde e sconosciute soprattutto, delle parti dell’io talmente
pure da essere spudorate.
Ecco, credo che la spudoratezza sia la prima
caratteristica dell’amore, come la verità. Di entrambe le cose io ho estrema
paura, eppure so che entrambe (non so come, non saprei spiegare in che modo)
sono intimamente legate al testo messo in scena.
Gyula richiama la struttura narrativa di una favola,
una sorta di grammatica infantile che trova il suo culmine in un lieto fine
nato quasi involontariamente. Nella scrittura sono stato guidato dalla sola
volontà di scrivere belle parti, ruoli gustosi, croccanti da recitare per
attori di cui conoscevo già le caratteristiche e con cui desideravo lavorare.
Lo spazio del Teatro Due è stato l’alveo naturale di un processo di creazione
che mi ha portato, nella fase di messa in scena, a constatare come un’opera
dell’ingegno diventi naturalmente patrimonio di tutti, anzi meglio, patrimonio
degli altri! E’ stato facile notare come in teatro un testo appartenga
immensamente di più all’attore che lo interpreta che all’autore che lo ha
scritto.
Il mio compito da regista si così è ridotto a una
semplice funzione di controllo di un possibile arco narrativo, tutto il resto
del lavoro è stato una pura questione personale fra l’attore e il suo ruolo. La
scoperta di questa verità preistorica mi ha commosso e ha così materializzato
il primo miracolo di Gyula: proiettarmi in una dimensione più matura del mio lavoro.
Fulvio
Pepe (Bari, 1972) si è diplomato al Teatro Stabile di Genova
e ha lavorato in teatro con registi come Peter Stein (I demoni),
Giuseppe Patroni Griffi (Il Vizietto), Valerio Binasco (Nocciolne,
Romeo e Giulietta, La Tempesta, Il Mercante di Venezia), Jurij Ferrini (Cymbeline),
Marco Sciaccaluga. Attore cinematografico per Fulvio Ottaviano (Una talpa al
bioparco) e Citto Maselli (Il fuoco e la cenere) e in diversi film
televisivi e serie Tv (Romanzo Criminale, Montessori, Borsellino, Nati ieri),
nel 2008 ha vinto al Torino Film Festival il premio come migliore
cortometraggio con A chi è già morto a chi sta per morire, da lui
scritto e diretto.
Dalla rassegna stampa
Uno spettacolo di
raro equilibrio, un lavoro davvero di altissimo livello da parte di Fulvio
Pepe, regista e autore. Con un testo che vive dentro uno strano respiro,
atmosfere sospese per il luogo e il tempo in cui si svolge, ma ugualmente
concrete, situazioni che possiedono una loro densa realtà, con tante battute
che suscitano la risata immediata, calda, piena; ogni personaggio con una sua
intima verità, anche se data solo per piccoli frammenti, battute spesso brevi,
una straordinaria coralità d’insieme...
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
Al suo esordio da regista e autore
Fulvio Pepe ha creato con Gyula un
piccolo gioiello, un racconto delicato, mai stucchevole, grazie al giusto
equilibrio tra grandi sentimenti, miserie umane e umorismo. La storia scorre
senza ostacoli, il pubblico ride, partecipa, si entusiasma; quel piccolo mondo
attrae semplicemente al suo interno, nel cuore dei personaggi ai quali ci si
affeziona già dalle prime battute, perché ognuno di loro ha una personalità
compiuta, mai approssimativa, e ottima è la prova degli undici attori in scena.
Si vede il mestiere di Fulvio Pepe, è chiara la scelta di costruire ogni
personaggio e l’intera drammaturgia sul singolo interprete, come lui stesso
spiega, ognuno col suo ruolo cucito addosso, su misura, in un’idea di teatro
come arte dell’attore.
Giulia Foschi, la Repubblica
Elfo
Puccini Sala Fassbinder,
c.so Buenos Aires 33, Milano
Martedì/sabato ore
21.00, domenica ore 16.30
Intero € 30.50 - Ridotto giovani e anziani € 16 -
Martedì €20
Prenotazioni e prevendita: tel. 02.0066.06.06, biglietteria@elfo.org, www.elfo.org
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