Centro Saint-Bénin
via Festaz, 27 - Aosta
Leonard Freed. Io amo l’Italia
a cura di Enrica Viganò
21 maggio - 20 settembre 2016
inaugurazione venerdì 20 maggio, ore 18
Un importante corpus di cento opere, omaggio alla fotografia internazionale d’autore, è esposto
al Centro Saint-Bénin di Aosta dal
21 maggio al 20 settembre, nella mostra “Leonard Freed. Io amo l’Italia”.
La rassegna proposta dall’Assessorato dell’Istruzione e Cultura della
Regione autonoma Valle d’Aosta, curata da Enrica Viganò e realizzata in
collaborazione con il Leonard Freed Archive e Admira, offre al pubblico una ricca
selezione di immagini scattate dal fotografo americano, membro della celebre
agenzia Magnum Photos, in diverse città
fra cui Firenze, Milano, Napoli, Roma, Venezia e in piccole località italiane,
a partire dalla metà del Novecento agli inizi del nuovo secolo.
Gli scatti, tutti
in bianco e nero, raccontano il rapporto fra Leonard Freed e l’Italia - terra che
ha amato profondamente e che lo ha ospitato per oltre quarantacinque soggiorni -
tappa importante della sua autorevole carriera.
Emerge dai suoi
lavori, colmi di sentimento, una colossale forza che si scorge nei volti e
nelle inquadrature, ritratti in maniera realistica e liberi da stereotipi, ma
dotati di grande sensibilità ed umanità.
“La storia d’amore”
con l’Italia, così come lui stesso la definiva, ha inizio tra il 1952 e il
1958, quando, mosso dall’interesse per l’arte, compie i primi viaggi in Europa
e scopre la passione per la fotografia.
Da sempre attratto
dallo studio della natura umana, dei comportamenti, dei caratteri, s’innamora
da subito degli italiani che ne incarnano le differenti tipologie e che ha modo di osservare anche nella Little Italy di New York, dove si
trasferisce nel 1954. Passano quindi in secondo piano i paesaggi, l’arte,
l’architettura, la politica, che rappresentano lo sfondo della sua
personalissima analisi della società.
La ricerca di
Leonard Freed, sensibile
all’antropologia culturale e all’indagine etnografica, scaturisce dalla
necessità di ritrovare il senso delle proprie origini attraverso lo studio di
comunità tradizionali. Ne deriva il suo esser affascinato dalla vita della
gente comune, dal calore e dalla spontaneità che si osserva negli scatti che
immortalano lavoratori siciliani, persone che passeggiano, bambini che giocano
o che vanno a scuola, uomini e donne che compiono i gesti tipici della loro quotidianità,
soldati, aristocratici veneziani e romani.
La sua analisi
trasversale della società offre uno spaccato di 50 anni di storia, dove se da
un lato sono evidenti i cambiamenti e le differenze socio-economiche legati al
trascorrere degli anni, dall’altro si percepisce una continuità gestuale che
esula dal passare del tempo. Gli atteggiamenti, le espressioni, i gesti appaiono
come cristallizzati in un passato che diviene presente.
Il suggestivo
percorso espositivo offre quindi una minuziosa descrizione della popolazione
italiana, dove a scene di uomini che spingono carretti di legno - per il trasporto
di frutta nella Little Italy di New
York degli anni ’50 o nel frettoloso spostamento di un enorme pesce
nell’assolata Sicilia degli anni ’70 - si alternano scene di semplice
rilassatezza. Lo si scorge negli scatti con persone sedute davanti alla propria
abitazione o nell’immagine di un uomo intento ad offrire prodotti tipici (Sicilia, 1974), secondo i costumi
dell’ospitalità mediterranea.
Spiccano opere dal
gusto vivace e ironico in cui i preti giocano a tirarsi palle di neve in Piazza
San Pietro (Roma, 1958), o dove tre
cani attendono di entrare in una Farmacia (Venezia,
2004) o, ancora, una movimentata panoramica su un gruppo di ragazzini, divertiti
dall’esplosione di petardi (New York, 1955).
Il carattere poetico e riflessivo, ma al contempo di estrema forza, è trasmesso
da Napoli, 1956: il ritratto di una
ragazza dallo sguardo espressivo fisso in camera si staglia sullo sfondo di un
gruppo di donne che guardano all’orizzonte. Della stessa carica emotiva, seppur
priva di sguardi e di espressioni dirette, è Firenze, 1958, che cattura un momento di riposo di tre giovani
soldati seduti su un ponte della città, avvolta da una leggera foschia.
Del rapporto con la
fotografia e con i suoi soggetti Leonard Freed
aveva un’idea molto chiara e affermava infatti: “Sono come uno studente
curioso, che vuole imparare. Per poter fotografare devi prima avere
un’opinione, devi prendere una decisione. Poi quando stai fotografando, sei
immerso nell’esperienza, diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi
immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui
pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale”. E ancora: “Voglio una
fotografia che si possa estrapolare dal contesto e appendere in parete per
essere letta come un poema”.
La mostra Leonard Freed. Io amo l’Italia è
corredata da un volume italiano-inglese,
riccamente illustrato, edito da Admira Edizioni.
Coordinate mostra
Titolo Leonard
Freed. Io amo l’Italia
A cura di Enrica
Viganò
In collaborazione con Leonard Freed Archive, New York e Admira, Milano
Sede Centro Saint-Bénin - Via Festaz 27, Aosta
Date 21
maggio – 20 settembre 2016
Inaugurazione venerdì 20 maggio, ore 18
Orari tutti
i giorni dalle 9 alle 19
Catalogo italiano-inglese,
edito da Admira edizioni (in mostra € 34)
Ingresso €
6 intero, € 4 ridotto, € 3 per i soci del Touring Club Italiano e Alpitur,
gratuito per minori di 18 anni e scuole
Ingresso cumulativo
con la mostra Enrico Baj. L’invasione
degli ultracorpi, (11 giugno - 9 ottobre 2016) al Museo Archeologico
Regionale di Aosta al costo di € 10 intero e € 6 ridotto.
Informazioni al pubblico
Regione autonoma Valle d’Aosta -
Assessorato Istruzione e Cultura
Attività espositive: tel.
0165.274401 / u-mostre@regione.vda.it
Centro Saint-Bénin: tel. 0165.272687
www.regione.vda.it
Ufficio Stampa mostra
IBC Irma Bianchi Communication
Tel. +39 02 8940 4694 - mob. + 39
328 5910857 - info@irmabianchi.it
testi e immagini
scaricabili da www.irmabianchi.it
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