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giovedì 10 maggio 2012

Acrofobia. Dissacranti vertigini | Open Call per artisti emergenti.


"Acrofobia_dissacranti vertigini" è un bando promosso dalla CoArt gallery di Corato e rivolto ad artisti emergenti, la cui finalità è la realizzazione di una mostra collettiva curata da Alexander Larrarte e Giuliana Schiavone e patrocinata dal Comune di Corato e da La Gazzetta del Mezzogiorno, che si svolgerà dal 29 giugno all'8 luglio, all'interno della suggestiva cornice dell'ex Chiesa San Francesco, in via Carmine a Corato (Ba).
L'obiettivo dell'iniziativa è promuovere giovani artisti, creando un momento di confronto e aggregazione attraverso l'esposizione di opere edite o inedite, ispirate alla tematica del sacro e alla sua attuale valenza o ribaltamento semantico, al suo ruolo nell'ambito del momento storico e culturale attuale. Da qui il sottotitolo dissacranti vertigini, riferito all'effetto di straniamento che la dimensione iconografica e concettuale del sacro può ricreare all'interno di una società in continua trasformazione.
Quella del sacro è una dimensione costante, che accompagna l'esistenza umana in ogni epoca e luogo, una componente che affida all'arte la sua espressione più autentica sin dall'epoca primitiva e che nella società occidentale ha coinciso per secoli con l'espressione di una fede esclusiva e legata al cosiddetto homo religiosus, di cui parla Cicerone nel suo "De natura deorum".  Ma cosa accade quando in seguito all'allentamento di questa secolare fusione provocata dalle trasformazioni del contesto culturale, è proprio quest'ultimo a orientare tutte le operarazioni di assegnazione semantica alle immagini e ai simboli della trascendenza, ai loro ruoli e alla loro interpretazione?
Nel percorso di ritracciamento dei campi concettuali del sacro, di quali valori aggiuntivi si carica l'originario Qadosh della tradizione ebraica, in cui la sacralità di qualcosa o qualcuno coincide con la sua funzione, quali ne perde? Cosa è sacro e cosa non lo è? Dov'è il crinale labile e mutevole tra sacro e dissacrante? Appunto, una risposta potrebbe celarsi nella funzione e nella reazione emotiva che il sacro ancora suscita.
Una riflessione attorno al "quid" che spiritualizza l'oggetto elevandolo al rango di parola visiva della trascendenza.
Dal senso di sacro tradizionale, monito visivo di insegnamenti scritti, cristallizzato negli anfratti dei dogmi, degli scrigni architettonici della santità  e dalle interpretazioni dominanti, l’uomo contemporaneo prende le distanze attraverso il ripensamento della sua relazione  primigenia, soggettiva con la divinità.
Nella poliforme e caledoscopica liturgia del postmoderno la sacralità assomiglia dunque a un concetto tangibile e trasgredibile, e per nulla statico o assoluto, non più espressione di un'ideologia monolitica ma che incrocia, accoglie il disorientamento dell'uomo moderno, guarda alle culture passate,  all'oriente e irrompe nel campo della quotidianità, dialogando coi suoi oggetti e paradigmi concettuali.
Svincolata strictu sensi dall'espressione di una religione dominante, la sacralità si riappropria della sua componente umana, e nella sua traduzione artistica diviene per questo suscettibile ad essere percepita come "dissacrante vertigine", in controtendenza rispetto ai suoi esordi d'uso, in una dimensione più raccolta e psichica.
La questione attorno al sacro è sempre aperta e accompagnata da movimenti psicologici ed emotivi. Non era stata la stessa incursione dell'iconografia nei territori della sacralità a destare reazioni di disorientamento e vertigine emotiva? Contro l’uso delle immagini e contro la prassi idolatra d’Israele, l'apostolo Paolo scrive:
«Hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Dio in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, e d’uccelli e di quadrupedi e di rettili» (Rm 1,23).
La selezione degli artisti avviene secondo il seguente bando di partecipazione. La giuria sarà composta da:
- Alexander Larrarte, curatore indipendente
- Giuliana Schiavone, curatore indipendente
- Ruggero Maggi, artista e direttore del Milan Art Center
- Gianpaolo Balsamo, giornalista de "La Gazzetta del Mezzogiorno"





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